martedì 8 settembre 2009

Le differenze tra Dino Boffo e Silvio Berlusconi


Sono passati diversi giorni dalla chiusura della querelle tra Il Giornale e L'avvenire conclusasi con le dimissioni di Dino Boffo. Si avverte il tentativo di chiudere la vicenda e considerarla una piccola breve parentesi si sordido giornalismo che non deve intaccare la convivenza idilliaca tra i poteri. Questo tentativo di montare un clima di pacificazione nazionale fa aumentare in me l'indignazione nella convinzione che l'accaduto abbia rappresentato un episodio non isolato ma facente parte di una articolata strategia volta a ridurre gli spazi di libertà di chi osa esprimere critiche all'operato del Cavaliere.
Vittorio Feltri, giornalista specializzato nel lavoro sporco, ( già nel 1994 si prrestò a fare ciò che il suo predecessore Indro Montanelli aveva fortemente rifiutato ossia mettere il Giornale al servizio dell'impegno politico del suo editore) sostiene di aver tirato fuori gli scheletri nell'armadio di Boffo in risposta a chi faceva del moralismo sulla vita privata di Berlusconi.
Esistono però delle grandi differenze tra Dino Boffo e Silvio Berlusconi.
Dino Boffo non è il presidente del Consiglio
Dino Boffo non è stato eletto ad alcuna carica rappresentativa
Non vado a votare per eleggere il direttore de L'Avvenire, ma per contribuire stabilire chi dovrà governare il mio paese.
E per questo sono interessato a sapere che tipo di uomo è il capo del governo italiano. Mi interessa molto meno invece conoscere i retroscena del direttore de L'avvenire. Per la verità la CEi può nominare direttore del giornale de L'Avvenire chi vuole. Se lo ritenesse opportuno potrebbe dare l'incarico anche a Bernardo Provenzano. Sarebbe anzi una scelta molto opportuna per rasserenare i rapporti con Feltri e con l'editore di riferimento.
Resta il tentativo riuscendo di mettere a tacere con modi intimidatori una voce scomoda. Con la sensazione che sia il primo atto di una lunga serie

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