Domani si apre il G8 a l'Aquila mentre Berlusconi cerca di usare il summit per farsi propaganda davanti al mondo sulla sua supposta efficenza nell'affrontare l'emergenza terremoto, il capoluogo abruzzesse sprofonda nella disperazione testimoniata dalla provocazione del sindaco massimo Cialente secondo cui bisognerebbe accogliere le delegazioni estere con un "benvenuti nella città morta". A oltre tre mesi dal disastroso sisma l'Aquila è una città fantasma e gli abitanti hanno la sensazione che all'esterno non si capisca fino in fondo la portata del dramma e ciò che necessitò per uscirne fuori. Un sintomo di tale incomprensione dato dalla questione tasse: tra 5 mersi gli aquilani torneranno a dover pagare le imposte e in ventiquattro mesi dovrà essere restituito l'importo di quanto non versato in occasione dell'emergenza. "Ciò vuol dire mettere in ginocchio la città, invitare gli imprenditori e i commericanti a sbaraccare.---dice Cialente--- Non ci non si rende conto la città è ferma a causa del terremoto, completamente distrutta".
A ciò si aggiunge la precarietà della situazione abitativa: Berlusconi ha promesso che a partire da settembre non ci sarebbe stato più nessuno ad abitare in tenda. Ma i ritardi nella costruzione delle nuove case sono forti ed è difficile pensare che i tempi previsti vengano rispettati. Il grosso problema è che a L'aquila fa già freddo nella seconda metà di settembre e non è possibile tener in tenda le persone in autunno. Stando così la situazione secondo il sindaco c'è il rischio che 20-30000 persone abbandonino definitamente la città. Con buona pace dell'ottimismo del Cavaliere.
martedì 7 luglio 2009
A l'Aquila comincia il G8. Ma gli aquilani rimangono in tenda
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politica italiana,
terremoto
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