Come da previsioni, il presidente brasiliano Lula, ribaltando la decisione del Tribunale supremo federale, ha negato l'estradizione del terrorista dei Proletari armati per il comunismo Cesare Battisti, responsabile di quattro omicidi, in tre dei quali è coautore materiale , mentre nel restante ha operato in qualità di ideatore e mandante. In tutti gli Stati in cui ha trovato rifugio da latitante Battisti è riuscito nel corso degli anni a proporre di se l'immagine dello scrittore perseguitato per le sue idee. Anche in Brasile una parte dell'opinione pubblica ha abboccato a questa rappresentazione e Lula da consumato politico ha gestito la vicenda badando alle ragioni del consenso più che a quelle della giustizia. Resta il fatto che la sua decisione è una presa in giro per le vittime dei crimini commessi da Battisti e evidenzia ulteriormente lo scarso peso che l'Italia ha nello scacchiere internazionale, amplificato dalla posizione di debolezza che sembra giocare nel rapporto economico a due con il Brasile in virtù delle numerose commesse e interessi che le nostre azienda hanno nel Paese latinoamericano
Questo non significa che il Nostro Paese debba seguitare a farsi dare manrovesci senza reagire. Poichè siamo di fronte a una violazione da Parte brasiliana di un trattato bilaterale sull'estradizione ci sono tutti i presupposti perché il governo assuma misure diplomatiche molto dure. E dall'opposizione ci si attende una presa di posizione altrettanto ferma, indipendentemente dalla contiguità ideologica con il presidente brasiliano.
La porcata di Lula : no all'estradizione del terrorista Cesare Battisti
L'accordo di Mirafiori e il cortocircuito tra FIAT e FIOM
L'accordo di Mirafiori conferma che le posizioni di FIAT e FIOM sono per ora inconciliabili : da una parte l'azienda automobilistica torinese che cerca tutti gli strumenti per sopravvivere in una competizione globale spietata; dall'altra il sindacato metalmeccanico che si oppone strenuamente all'estensione in Italia di sistemi di relazioni industriali e di limitazioni dei diritti a suo dire lesive degli stessi principi democratici.
La maggior parte dei commenti che troviamo nella stampa è impegnata a prendere posizione a favore di una parte contro l'altra. A mio parere occorrerebbe andare oltre per provare a immaginare delle soluzioni partendo da alcuni interrogativi. Cominciando dalla FIAT, il suo ad Marchionne pensa davvero che far fuori il più importante sindacato del settore favorisca l'incremento produttivo? O non rischia piuttosto di portare la conflittualità a livelli insostenibili?
E La Fiom come può farsi interprete di una lotta per i diritti democratici se per bocca del suo segretario Landini definisce vergognosi i comportamenti dei sindacati che hanno diverse posizioni? e come può un sistema industriale essere attrattivo per gli investimenti se un sindacato può fare ostruzionismo su un accordo su cui è stato messo in minoranza da un referendum ( come a Pomigliano)? e perché se in Francia e Germania già esiste la pausa di mezz'ora, la sua introduzione in Italia verrebbe considerata come un'intollerabile diminutio dei diritti degli operai?
Tutte queste considerazioni portano al comune denominatore di un sistema di relazioni industriali e di selezione delle rappresentanze sindacali da modificare alla radice. Altrimenti di questo passo ci potremo consolare con bellissimi diritti sulla Carta, ma con le industrie e il lavoro che scappano dall'Itralia
L'università della Gelmini: valutare il merito nodo cruciale della riforma
la non rielezione è positiva per evitare il consoldidarsi dei clinetelismi interni che hanno fatto da tempo disastri . Ma usufruendo dell'autonomia è possibile che le varie università stabiliscano delle deroghe nei loro statuti
introdotta l'abilitazione nazionale come condizione per divenire professore associato e ordinario.
i concorsi locali in Italia hanno favorito il consolidamento del potere dei baroni. La norma vorrebbe essere un tentativo di arginare questo malcostume. Tuttavia l'introduzione del sistema della chiamata locale rischia di comprometterne l'efficacia
I ricercatori avranno solo incarichi a tempo determinato.
inserimento di tre esterni nel cda degli atenei.
era davvero auspicabile l'introduzione degli esterni per un confronto con la società e gli interessi al di fuori dell'università; le migliori università al mondo , quelle inglesi e americane, seguono proprio questo criterio di gestione per porre un freno all'autoreferenzialità accademica e coloro che si oppongono all'introduzione di questa norma lo fanno con l'evidente secondo fine di mantenere lo status quo; il problema è che occorrebbero ben più di tre membri esterni perchè di fatto il consiglio di amministrazione rimane in mano agli interni e dunque non c'è la necessaria indipendenza nella valutazione del raggiungimento degli obiettivi prefissati.
valutazione meritocratica dei professori e degli atenei.
Questo è il nodo cruciale della riforma universitaria: distribuire la risorse in base alla effettiva produttività scientifica degli atenei e dei ricercatori è elemento fondamentale per far fare un salto di qualità al sistema accademico italiano. Molto dipenderà dalla serietà con cui verrà portato avanti questo sistema di valutazione,senza il quale tutte le altre novità introdotte dalla Gelmini avranno ben poco significato. Anche perché solo se vi verranno premiati i migliori studiosi, l'università potrà chiedere con credibilità maggiori risorse allo Stato, cioè ai cittadini contribuenti.
In definitiva nè i giudizi lusinghieri dei sostenitori che la considerano rivoluzionaria , nè le critiche di chi all'opposto invece vi vede un attentato all'istituzione universitaria colgono la reale portata di una riforma soastanzialmente monca che contiene elementi di dirigismo e non abolisce, come sarebbe auspicabile, il valore legale del titolo di studio. Tuttavia come sottolinea il professor Giovanni Sabbatucci , è arduo reputarla un peggioramento rispetto al desolante stato in cui versa il sistema accademico italiano.
La favola di Babbo Natale e Papi Silvio
Arriva il bianco Natale e grandi e piccini vivono ciascuno a loro modo lo spirito della Festa
I bambini piccoli aspettano che Babbo Natale, un simpatico vecchietto dalla barba bianca, di rosso vestito ( sarà mica comunista?) , guidando una slitta trainata da renne arrivi nelle loro case a portarli i doni.
I bambini grandi invece credono che Papi Silvio, un anziano signore dai capelli tinti e posticci, che si ingrifa ogni qual volta scorge una bella ragazza ( meglio se minorenne), faccia gli interessi degli Italiani e porti loro un nuovo miracolo economico.
Solo una delle due è una favola inverosimile. Chi rimarrà deluso?
Lameduck Obama si rilancia con il trattato Start e la legge sui diritti gay nell'esercito
Obama rialza la testa dopo la sconfitta elettorale delle elezioni di mid term. Dopo aver sposato la linea repubblicana sugli sgravi fiscali , il presidente prima firma la revoca della legge che proibiva ai gay dichiarati di prestare servizio militare ( il don't ask don't tell approvato da Clinton) ; quindi ottiene la ratifica dal Senato del trattato Start sulla non proliferazione nucleare. Decisiva la pressione esercitata dal segretario alla difesa Gates e dal capo di Stato maggiore congiunto Mike Mullen
Un colpo di coda prima del nuovo assetto del Congresso che da gennaio vedrà i democratici minoranza alla Camera dei rappresentanti. Questi successi personali non eliminano d'incanto i problemi sopratutto in campo economico ma forse consentiranno "all'anatra zoppa" Obama di affrontare la seconda fase del suo mandato con più slancio
Iraq: il nuovo traballante governo di Al Maliki
Dopo nove mesi dalle elezioni l'Iraq ha un nuovo governo. A presiederlo il primo ministro uscente al Maliki che ha ottenuto la fiducia del Parlamento, grazie all'appoggio dei curdi e del movimento sunnita Iraqiwa di Allawi. Nonostante il vasto sostegno gli equilibri su cui si fonda il nuovo esecutivo rimangono fragili: a dimostrarlo il fatto che Maliki detenga ancora l'interim dei tre ministeri chiavi legati alla sicurezza: Interni, Difesa e della sicurezza nazionale. In un Paese spaccato non ci si fida che questi posti chiave siano in mano ad esponenti di una fazione avversa
L'Ungheria di Orban mette il bavaglio alla libera stampa
L'Ungheria ha approvato una legge limitativa della libertà di stampa di tale gravità che a confronto i provvedimenti illiberali del nostro Paese sembrano ventate d'aria fresca.
il provvedimento fortemente voluto dal primo ministro Orban, prevede la soppressione di tutte le redazioni di news del servizio pubblico che dovranno confluire nell'agenzia di stampa MTI, finanziata dal governo e l'irrogazione di multe per coloro che pubblicheranno notizie contro un non meglio specificato "interesse pubblico". Inoltre i giornalisti saranno tenuti a rivelare le loro fonti per questioni legate alla sicurezza nazionale.
Io responsabile OCSE per la libertà di stampa ha duramente criticato le misure assunte dal Parlamento di Budapest
L'Ungheria si appresta ad assumere la presidenza di turno dell'Unione Europea. E'auspicabile che da Bruxelles giunga una forte presa di posizione contro questo tentativo di sottomettere la stampa alle logiche censorie del potere.
La pipa mundial di Enzo Bearzot.
Enzo Bearzot, il c.t del trionfo Mundial a Spagna 82, ci lascia.
Il suo era il calcio in cui la maglia azzura era un traguardo che valeva una carriera, le ripartenze si chiamavano contropiedi e le formazioni si potevano recitare come filastrocche. E resta sempre un sottile piacere nel pronunciare i nomi ( Zoff, Gentile Cabrini, Oriali, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Antognoni, Graziani) di quella squadra che si sbarazzò dell'Argentina di Maradona, del Brasile di Zico e Falcao, della Germania di Rummenigge .
Ora il "vecio" va a tenere compagnia al presidente Pertini, tra fumate di pipa e partite a scopone .
A noi quaggiù restano i dolci ricordi da coltivare e la nostalgia per un Italia, più ingenua, problematica e unita, che non c'è più.
La memoria di Nicola Calipari uccisa dallo Stato?
Nicola Calipari era colui che si può definire senza timore di eccedere nella retorica, un servitore dello Stato. Lo è stato nella sua silenziosa attività di agente del SISMI, culminata nell'episodio fatale in cui fece del proprio corpo scudo per proteggere dai proiettili esplosi da soldati americani di un checkpoint a Baghdad la giornalista Giuliana Sgrena, appena liberata dalla prigionia in cui un commando di jiahdisti la teneva da quasi un mese.
Un cablogramma redatto dall'allora ambasciatore americano Sembler e pubblicato da Wikileaks diffonde ora l'atroce sospetto che il governo italiano ( anche allora presieduto da Berlusconi) abbia preferito insabbiare le indagini su quell'episodio per evitare tensioni diplomatiche nei rapporti bilateriali con gli Stati Uniti.
Da Palazzo Chigi è arrivata una secca smentita ma i dubbi permangono forti: se la versione del documento americano fosse vera ciò vorrebbe dire aver ucciso una seconda volta Calipari. Dopo l'eliminazione fisica, anche l'oblio della verità.
Vendola, Il Messia della sinistra senza una Terra promessa
Il nuovo Messia della sinistra si chiama Nichi Vendola, ha vinto per due volte le elezioni regionali in Puglia superando la concorrenza della destra e le diffidenza all'interno della sua stessa coalizione. Punta dritto all'anima dell'elettore con slogan emozionali come : "costruire il cantiere dell'alternativa" per "dire basta ai professionisti della sconfitta". O stare assieme all'"Italia migliore fatta di cittadini che hanno preferito la fatica dell’onestà al comfort della furbizia".
Poichè il personaggio incuriosisce per la sua naturale propensione ad affascinare l'interlocutore, mi chiedo cosa Vendola abbia in mente in concreto per combattere il precariato, per attirare gli investimenti delle imprese, per rendere la scuola e l'università più efficiente e meritocratica, per avvicinare la pubblica amministrazione alle esigenze del cittadini, e via discorrendo
Da tempo cerco delle risposte nei suoi discorsi. Mi sono spulciato anche il suo sito Internet. Ma vi ho trovato ben poco.
Attendo con impazienza che il Messia Vendola delinei meglio i tratti della nuova terra promessa agli Italiani.
I motivi dell'apertura di Bersani al Terzo Polo
L'apertura di Bersani al Terzo Polo ha sorpreso la base e prodotto reazioni tra il rifiuto e la diffidenza. L'idea del segretario parte da una evidenza: il Pd perde voti al centro in direzione dell'UDC e del centro destra. E' accaduto regolarmente alle ultime politiche, europee e regionali. Non c'è più il centro-sinistra ma solo la sinistra: nella coalizione il centro è divenuta un appendice della sinistra. Da qui l'emorragia dei voti moderati che non trovano più un punto di riferimento come avveniva ai tempi di Prodi.
Eppure basterebbe dare un occhiata alle analisi dell'Istituto Cattaneo per accorgersi dello scontento che pervade una buona parte di elettori berlusconiani delusi e che si tramuta in una massiccia astensione. Bersani spera di trovare in Casini e Fini una testa di ponte per parlare a questa rilevante fetta di elettorato che se conquistata potrebbe aprire ai democratici le porte di Palazzo Chigi.
Le difficoltà di concludere questa operazione non sono dovute solo all'ostilità interna ma anche al fatto che i leader terzopolisti non saranno disposti a fare da stampella al PD. Tuttavia pur se congegnata male, resta interessante l'obiettivo di allargare la base del consenso
Su Padoa-Schioppa controcorrente
Il mondo delle istituzioni commemora la scomparsa dell'ex ministro dell'economia Tommaso Padoa-Schioppa, definendolo un servitore dello Stato.
Personalmente io il ministro dell'economia lo ricordo sopratutto per aver definito "bamboccioni" i giovani che non se ne vanno via da casa dei genitori. Dimenticandosi che parliamo della genereazione di disoccupati o precari a meno di 1000 euro al mese.
Un premio ai teppisti che hanno sfasciato il centro di Roma
Per tutti i 23 fermati responsabili delle devastazioni di martedì nel centro storico di Roma è stata riconosciuta la legittimità dell'arresto. Ma solo uno di essi avrà gli arrewsti domiciliari. Tutti gli altri sono stati rimessi in libertà.
Un fulgido esempio di come la giustizia italiana sia una barzelletta.
Già che c'erano potevano dargli dei premi, con tanto di targa celebrativa per il teppista che riesce a pestare più poliziotti.
Fini e Casini: prove di Terzo Polo o di antiberlusconismo di destra?
Fini, Rutelli e Casini si uniscono: nasce il Terzo Polo con il nome , presumo provvisorio, di Polo della Nazione. E' un modo per arginare l'offensiva di Berlusconi che mira ad acquisire a UDC e FLI i deputati necessari a puntellare la pericolante maggioranza. La mossa di Casini risponde alla sua natura logica anti bipolare. Fini invece cerca un luogo sicuro in cui poter rimarginare le ferite provocate dalla recente battaglia perduta con il Cavaliere. Dunque sono stati interessi contingenti a favorire questo matrimonio. Sinora ciò che gli unisce è sopratutto il timore di essere spazzati via dall'armata berlusconiana. Il tempo ci dirà se si tratta di qualcosa di più serio e stabile.
La dietrologia di Anna Finocchiaro: il volto peggiore del PD
Martedì Roma è stata messa a ferro e fuoco da un gruppuscolo di delinquenti. il capogruppo dei senatori PD Finocchiaro non ha perso tempo a fornire un esempio della peggiore tradizione dialettica della sinistra italiana: la tesi complottista con annessa dietrologia : "Martedì a Roma c'erano evidentemente degli infiltrati che hanno messo a rischio i manifestanti e le forze dell'ordine. Chi li ha mandati? Chi li paga? Cosa devono causare? ". Inutile dire chee la senatrice Finocchiaro non è minimamente in grado di chiarire quali siano le evidenze da cui deduce la presenza tra i manifestanti "di infiltrati".
A smentirla ci sono i 22 arrestati sul fatto mentre devastavano il centro storico della capitale e che sono stati processati per direttissima. Uno di questi è un sedicenne , simpatizzante di estrema sinistra, figlio di un ex BR.
Ho il sospetto che il PD dopo questa autentica "perla" partorita dalla mente della Finocchiaro avrà qualche problema in più ad accreditarsi come alternativa di governo. E il Papi ringrazia.