Un'inchiesta del New York Times rivela la maestria del colosso dell'hi-tech Apple non solo nel proporre sul mercato prodotti seducenti e innovativi ma anche nel trovare stratagemmi per evitare di pagare miliardi di euro al fisco americano sia a livello federale che di singoli Stati. Il tutto in maniera assolutamente legale. Secondo i calcoli del Times con una semplice strategia di delocalizzazione delle sue filiali, il gruppo Apple, registrato in California, avrebbe pagato 3,3 miliardi di dollari di imposte sul reddito nel 2011, con un tasso effettivo del 9,8%, contro il 24% del gigante della distribuzione Wal-Mart. Ad esempio ha creato Braeburn, una consociata destinata alla raccolta e all'investimento dei suoi profitti nel Nevada, Stato dove non ci sono imposte sui redditi d'impresa mentre in California l'aliquota corrispondente è dell'8,84%. Ciò consente ad Apple di avere consistenti sgravi fiscali anche in altri stati come Florida, New Jersey e New Mexico che provedono una riduzione dell'imposizione per le aziende che hanno la loro gestione finanziaria altrove. Anche altre società del settore come CISCO e Microsoft hanno seguito lo stesso schema istituendo consociate in Nevada.
E a livello globale la strategia di risparmio fiscale di Apple è ancora più sofisticata. La consociata Apple di Itunes per Africa, Europa e Medio Oriente si trova in Lussemburgo: quando un cliente residente in queste zone scarica un programma televisivo, una canzone o un'app, la vendita viene registrata in questo piccolo paese che offre una tassazione particolarmente bassa per le transazioni finanziarie che vi transitano. Quindi le tasse che altrimenti sarebbero dovute andare ai governi di Gran Bretagna, Francia, Italia Stati Uniti finiscono in Lussemburgo. Un terzo del fatturato mondiale di Apple nel 2004 ( anno a cui si riferiscono gli ultimi dati disponibili) venne assorbito dalla filiale in Irlanda il cui governo offrì agevolazioni fiscali in cambio della creazione di posti di lavoro: ciò permette di pagare in Irlanda le tasse sulle royalties dei brevetti prodotti in California. Completa il quadro il fatto che la proprietà parziale delle consociate irlandesi è di una holding situata nelle Isole vergini britanniche, un paradiso fiscale.
Nella sua replica al giornale la Apple non nega le cifre e i dati citate riportati ma pone l'accento sul numero di posti di lavoro creati negli Stati Uniti Stati, e sull'importanza delle sue donazioni a enti di beneficenza.
Dal fatto che queste pratiche sono legali si può capire come i giganti tecnologici sfruttino le lacune della globalizzazione e di un sistema fiscale progettato per un era industriale che non c'è più, in modo da rendere indisponibili alle casse degli Stati una gran parte delle tasse sui proventi della proprietà intellettuale e dei servizi immateriali da loro offerti.
sabato 5 maggio 2012
Come la multinazionale Apple risparmia miliardi di tasse
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