lunedì 28 febbraio 2011

Quando l'Occidente tollerava Gheddafi in nome del dio petrolio

Finalmente l'ONU ha deciso di assumere delle sanzioni contro Gheddafi: la risoluzione 1970 votata ieri prevede il blocco dei beni del colonnello e dei suoi familiari, l'embargo sulla vendita della armi alla Libia, e la possibilità che il rais possa essere chiamato a rispondere davanti alla Corte dell'Aja delle violenze commesse ai danni della popolazione.
Una blanda presa di posizione ma sempre meglio del nulla assoluto che si era registrato fino ad ora. Nè ci si deve sorprendere di tanta reticenza visto che alcuni Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza per cercare di spartirsi la torta delle risorse energetiche libiche nel corso degli anni hanno avuto un atteggiamento sin troppo tollerante verso il colonnello . la Francia ha venduto quegli aerei Mirage che oribabilmente sono stati utilizzati per bombardare i manifestanti antiregime. la Gran Bretagna nel 2009 ha liberato l'agente libico Abdelbaset al Megrahi, colui che ha compiuto l'attentato di Lockerbie, accampando ragioni umanitarie rivelatasi menzognere. Gli Stati Uniti che nel 1986 avevano cercato di uccidere Gheddafi, una volta che questi rinunciò ad armarsi con il nucleare tolsero la Libia dalla lista dei c.d "Stati canaglia".
Molti Paesi occidentali quando si tratta di fare lucrosi affari hanno chiuso un occhio di fronte ai misfatti di Gheddafi facendo buona compagnia al baciamano di Berlusconi

giovedì 24 febbraio 2011

Le Eco minchiate: il paragone tra Hitler e Berlusconi


Umberto Eco a Gerusalemme risponde a chi gli domandava di fare un confronto tra Berlusconi e Gheddafi: "il paragone potrebbe essere fatto più con Hitler: anche lui giunse al potere con libere elezioni". Peccato che Berlusconi una volta al potere non abbia bruciato il parlamento, fatto la guerra al mondo intero e sterminato milioni di ebrei.
Per un verso da acceso critico di Berlusconi sono sconcertato: considero l'uscita di Eco un colossale regalo al Cavaliere che potrà così ergersi a vittima dell'odio della sinistra.
Peraltro ci si può anche consolare: i fini intellettuali possono dire colossali bischerate come i comuni mortali.

martedì 22 febbraio 2011

Corte dei Conti: cresce del 30% la corruzione nel 2010

All'inaugurazione dell'anno giudiziario il procuratore della Corte dei Conti Restuccia ha lanciato l'allarme: la corruzione è aumentata del 30% nel 2010. Restuccia ha anche aggiunto che disegno di legge sulle intercettazioni e processo breve non aiutano la lotta alla corruzione: le intercettazioni sono "uno dei più importanti strumenti investigativi utilizzabili allo scopo". Ugualmente dannoso l'aver ridotto da 15 a 7 anni e mezzo i tempi di prescrizione per il reato di corruzione "con il risultato che molti dei relativi processi si estingueranno poco prima della sentenza finale, sebbene preceduta da una o due sentenze di condanna e con conseguenze ostative per l'esercizio dell'azione contabile sul danno all'immagine".
Ovviamente le priorità del governo Berlusconi in tema di giustizia sono ben altre

Il baciamano di Berlusconi al sanguinario Gheddafi


Non si mette bene Per Gheddafi: defezioni nell'esercito, ambasciatori che si dimettono, piloti di caccia che chiedono asiulo all'estero per chè si rifutano di obbedire agli ordini di bombardare la folla che protesta. Il rais ne è consapevole e in un intervento alla tv di Stato ha minacciato di fare una strage dei rivoltosi.
Berlusconi finalemtne si degna di dire qualcosa "spare sulla folla è inacettabile". Ovvietà , ma che si pretende di più? Andretti osservava giustamente che "i vicini non li possiamo scegliere" però si poteva evitare di fare il baciamano a un dittatore sanguinario. Auguriamoci che certe scene non ce le rinfaccino.


lunedì 21 febbraio 2011

Il divario tra Nord e Sud nella qualità dei servizi pubblici

La qualità dei servizi pubblici in Italia è molto inferiore al Sud rispetto al resto del Paese: gli studenti meridionali ottengono peggiori risultati nei test scolastici dell'Ocse-Pisa; un procedimento civile di primo grado dura in media 306 giorni al nord e 590 giorni nei tribunali del Mezzogiorno e delle isole; i servi pubblici di trasporto vengono utilizzati meno al Sud; nonostanre la spesa sanitaria al Sud sia talvolta anche superiore a quella del Nord la qualità dei servizi e risultati è inferiore. Ad esempio la mortalità infantile in Calabria è del 5,5 per mille, in Lombardia del 2,6 per mille. Questi e altri dati in un paper della Banca d'Italia curato da Francesco Bripi, Armanda Carmignani e Raffaella giordano di cui consiglio vivamente la lettura.



domenica 20 febbraio 2011

BCE: l'Economist sponsor di Mario Draghi

L'Economist lancia Mario Draghi alla presidenza della BCE: l'autorevole settimanale britannico sostiene che il governatore di BankItalia ha tra tutti i candidati il miglior curriculum e sarebbe opportuno premiare la meritocrazia nelle istituzioni europee. Il fatto che sia italiano suscita i timori tedeschi , diffidenti per la tendenza nel nostro Paese a incoraggiare l'inflazione. Ma si sostiene nell'articola nulla fa sospettare che Draghi sia un fautore di comportamenti proinflazionistici.
Anche l'esperienza in Goldman Sacks che oggi risulta un marchio dei titoli tossici è oggetto di critiche, ma non vi è prova che Draghi abbia responsabilità in questa degenerazione; anzi proprio nel corso di quell'esperienza ha dato dimostrazione di competenza


La rivolta in Libia mette a rischio il potere di Gheddafi?

L'onda della protesta raggiunge la Libia e minaccia di travolgere Gheddafi. L'epicentro è la Cirenaica a est del Paese. Bengasi e El Beida sarebbero sotto controllo degli insorti. la contestazione si è trasferita anche a Tripoli dove nei giorni scorsi si erano svolte manifestazioni pro regime. La situazione vede decine di morti ( forse centinaia) tra i manifestanti,la tv di stato assaltata, il Palazzo del Popolo uno dei principali edifici del governo, in fiamme. Il problema degli insorti è che sono disorganizzati. Difficile trovare chi svolgere un ruolo di guida L'esercito non reprime, sono i mercenari assoldati da Gheddafi a sparare contro la folla. il rais libico può contare sui proventi delle rendite petrolifere e del gas da redistribuire per crearsi una vasta clientela con cui dividere gli oppositori. A differenza di Tunisia ed Egitto, la Libia è un Paese che conosce un relativo benessere economico con PIL pro capite di 10000 $ annui
L'unico a parlare al Paese è stato uno dei figli di Gheddafi, Saif al islam ( la spada dell'islam), la faccia presentabile del regime, nel quale ha svolto il ruolo di coscienza critica: ha promesso riforme ma ha anche minacciato una violenta repressione con la possibile morte di decine di migliaia di persone nel caso in cui la protesta prosegui. Saif recita la parte di veicolo del dissenso al governo; non è invece criticabile la forma di Stato , la Jamāhīriyya (un sistema populista-autoritario con venature socialiste che si basa sulla partecipazione popolari alle assemblee) perché ciò equivarrebbe a mettere in discussione la figura di Gheddafi
In questo quadro l'Europa si muove ancora una volta in maniera incerta. E l'Italia si distingue per immobilismo, stretta tra gli interessi economici e il timore che il crollo di Gheddafi provochi un massiccio flusso di profughi . Gheddafi ha imposto il silenzio, altrimenti l'orda dei clandestini si abbatterà sulle nostre coste. Il nostro governo diligentemente obbedisce.

CSM e Corte Costituzionale ad personam




Berlusconi declina la sua idea di riforma della giustizia: creazione di due CSM, uno per i magistrati inquirenti , uno per quelli giudicanti, modifica del sistema di elezione dei membri del CSM, riforma della Corte Costituzionale.
Alcuni provvedimenti come la separazione delle carriere tra pm e giudici non sarebbero in se nemmeno sbagliati. In molti paesi in cui la giustizia funziona meglio che in Italia vige questo tipo di organizzazione della magistratura. E' certo però che Berlusconi voglia fare queste modifiche non nell'interesse dei cittadini ad avere una qualità della giustizia migliore. Gli obiettivi sono altri: sottoporre i pm al controllo dell'esecutivo in modo che i pm non possano più portare avanti azioni penali come quello dei casi Mills e Ruby. Se poi la Corte Costituzionale boccia il Lodo Alfano e sancisce la discrezionalità dei giudici nell'applicazione del legittimo impedimento, ecco allora disvelarsi la necessità di modificarne la composizione
Insomma l'ennesimo mattone di un progetto di edificio giudiziario costruito ad uso e consumo del Cavaliere che con le esigenze dei comuni mortali ha ben poco a vedere. Un'altro tentativo di attentare allo stato di diritto, al principio secondo cui la legge è uguale per tutti

venerdì 18 febbraio 2011

Benigni: lectio magistralis alla famiglia Bossi e alla Lega


Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
" La Vittoria e non l’Italia è schiava di Roma. Umberto, hai capito? Che c'è lì pure tuo figlio Renzo?"

(Roberto Benigni, esegesi dell'inno di Mameli, Sanremo, 17 febbraio 2011)

giovedì 17 febbraio 2011

17 marzo: una festa che s'ha da fare!

Leghisti e confindustriali proprio non la vogliono. Ma riusciremo a sapere se il 17 marzo si festeggierà o no la proclamazione dell'Unità d'Italia?
negli altri stati simili ricorrenze si celebrano in pompa magna; da noi non ci si riesce a mettere d'accordo nemmeno sull'opportunità di fermarsi un giorno per riflettere assieme sulle nostre comuni origini.

p.S: il governo ha approvato il decreto che istituisce il 17 marzo come festa nazionale per il 150° anniversario dell'unità. I legisti votano contro. Per accontentare i confindustriali ed evitare di inserire maggiori oneri per lo Stato si abolisce per quest'anno la festa del 4 novembre.
Ci si è finalmente tolti dall'impiccio: questo sembra essere l'umore prevalente nella maggioranza. Tra 50 anni si farà contento Bossi ( non Umberto, ma Renzo la Trota che allora sarà il nuovo leader del Carroccio) e non ci sarà bisogno di festeggiare il diuecentesimo dell'Unità: l'Italia non esiterà più. Viva la Padania e lo stato Borbonico.

Ruby: la strategia della difesa di Berlusconi

Uno dei più illustri avvocati d'Italia, Carlo Federico Grosso, in un editoriale su "La Stampa" spiega come Berlusconi nel processo Ruby-gate ha parecchie carte da giocare per evitare la condanna penale


ne riporto uno stralcio significativo:

La difesa potrà infatti utilizzare un vasto arsenale di operazioni dilatorie: innanzitutto fare leva sul legittimo impedimento dell’imputato. Questo «rimedio» non è più così agevole com’era fino a ieri, in quanto la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la legge che riconosceva a Palazzo Chigi il potere di certificare in modo vincolante la condizione di soggetto impedito del primo ministro. Berlusconi pertanto, come ogni altro cittadino, se vorrà rinviare il processo dovrà di volta in volta addurre uno specifico, documentato, impegno istituzionale, la cui consistenza potrà essere valutata dal giudice. Non è peraltro difficile immaginare quali e quante tensioni e polemiche potrà suscitare, ad ogni udienza, l’eventuale decisione del premier di ostacolare la prosecuzione del suo processo. E soprattutto, quanto effettivo ritardo essa potrà concretamente causare all’ordinato svolgimento della giustizia nei suoi confronti.

In via preliminare, i difensori di Berlusconi potranno d’altronde dispiegare un complesso articolato di eccezioni. Innanzitutto potranno eccepire l’incompetenza del tribunale ordinario, affermando che la concussione, in quanto reato ministeriale, deve essere giudicata dal Tribunale dei ministri, ed affermare che la prostituzione minorile, a questo punto necessariamente separata dalla concussione, deve essere a sua volta assegnata al suo giudice naturale, cioè il Tribunale di Monza (in quanto Arcore, luogo nel quale sarebbero state commesse le condotte costitutive di tale delitto, si trova in quel circondario). In secondo luogo potranno sostenere l’illegittimità della richiesta di giudizio immediato, eccependo che di tale rito difettava taluno dei presupposti, magari, addirittura, l’evidenza delle prove. In terzo luogo potranno cercare, fra le pieghe della burocrazia giudiziaria (eventuali avvisi difettosi, termini non rispettati, altre incombenze processuali trascurate), la strada per ottenere in qualche modo annullamenti, ripetizioni di atti, comunque ritardi.

martedì 15 febbraio 2011

Ruby-gate: Per Berlusconi rito Immediato. Ma Alfano progetta la via d'uscita?

Berlusconi dovrà presentarsi in aula a Milano il 6 aprile per rispondere delle imputazioni di concussioni e prostituzione minorile in merito al caso Ruby. Il gip ha accolto la richiesta dell'accusa di un rito immediato. Particolare non irrilevante: il collegio giudicante sarà composto esclusivamente da donne.
Il ministro della giustizia Alfano ha parlato di attentato alla sovranità del Parlamento ricordando il mandato che il Cavaliere più volte ricevuto dagli elettori eil voto dell'assemblea contro le ispezioni ai locali di Giuseppe Spinelli, contabile di fiducia del premier, . Un modo nemmeno tanto velato per dire che chi presidente del Consiglio è legibus solutus. Per la Casta dei politici di cui Berlusconi il più illustre esponente lo stato di diritto non esiste. Un salto indietro di secolo nella civiltà giuridica del nostro Paese.
Per questo motivo non ci sarebbe da sorprendersi se la maggioranza con un ennesimo blitz approverà una nuova legge ad personam, magari per decreto, per consentite al premier di sfuggire al giudizio dei magistrati. I tempi sono stretti ma quando c'è da salvare il Capo si possono fare miracoli. E' auspicabile invece che per una volta, come suo diritto ma anche come dovere di trasparenza, Berlusconi si difenda in tribunale dalle accuse rivoltegli. Senza accampare privilegi e comportandosi come al suo posto dovrebbe fare qualsiasi altro cittadino.

Con Fini nè Futuro nè Libertà. I malumori di Urso e Viespoli


Futuro e libertà il giorno dopo il congresso di Milano rischia già la scissione. Fini ha affidato ai suoi fedelissimi, Italo Bocchino in primis, la gestione del partito, mettendo all'angolo la minoranza. Adolfo Urso viene ridotto a portavoce togliendogli l'incarico di capogruppo alla Camera a favore di Benedetto della Vedova. Viespoli rimane capogruppo al Senato ma non nasconde il mal di pancia per non essere stato coinvolto nella creazione dell'organigramma del partito. Barabreschi è a un passo dall'addio.
Fini se ne era andato dal PDL lamentando la scarsa democrazia interna ma ora sta agendo con il piglio del capetto nel piccolo partitino che si è creato a sua immagine e somiglianza . Un errore che aveva già ripetuto ai tempi di AN e che gli era costata l'ostilità dei suoi colonnelli. FLI si configura come partito di dissidenti che al suo esordio conosce già dissidi. Se il buon giorno si vede dal mattino...

domenica 13 febbraio 2011

La rivolta delle donne deminettizzate

Dicono di essere un milione. In ogni caso sono state tantissime le donne che si sono ritrovate in 230 piazze d'Italia per urlare il proprio rifiuto di un modello femminile ridotto a trastullo dei piaceri del potente. Insomma: non ci sono solo le Ruby , le Noemi e le Minetti. Giulia Bongiorno, deputato FLI, in un lucido intervento ha sottolineato che non si tratta di essere moralisti o puritani ma di rifiutarsi di sottostare all'idea che il Bunga Bunga possa diventare un criterio di selezione della classe politica.
L'Italia ha bisogno come il pane del contributo della sensibilità femminile e questa manifestazione, al di là della contingente contestazione allo stile harem del Cavaliere, è positiva proprio perchè segna la volontà delle donne di volersi prendere con forza lo spazio che spetta loro nella società
Con buona pace degli Ostellino e dei Ferrara, sostenitori di una libertà declinata al maschile. Difensori di un regime in piena agonia.

venerdì 11 febbraio 2011

L'Egitto dopo Mubarak: le incognite della transizione e i timori dell'affermazione dell'islam politico

Il popolo ha detronizzando il Faraone. Dopo diciotto giorni di ininterrotta protesta di piazza Mubarak è stato costretto alle dimissioni. Le diplomazie occidentali si sono presentate impreparate di fronte alla rivolta delle masse egiziane al regime di Mubarak, il cui carattere repressivo è risultato ancora più insopportabile a causa di una crisi economica. Un incertezza manfestata da Hillary Clinton che aveva parlato di neccesità di un ordinata transizione, confidando nel vicepresidente Suleiman che stando ai cablogrammi pubblicati da Wikileaks veniva considerato un possibile successore di Mubarak. La confusione dell'amministrazione americana veniva evidenziata alcuni giorni prima dalla dichiarazioni di Franck Wisner inviato usa in Egitto in un intervista aveva dichiarato che Mubarak sarebbe dovuto rimanere per gestire al transizione. L'amministrazione si era affrettata a definire come personali le opinione di Wisner, mentre il giornalista dell'indipendent Robert Fisk scopriova che Wisner lavorava per unos tudio legale che che ha tra i suoi clienti il governo e l'esercito egiziano.
L'epilogo dell'era Mubarak consegna all'esercito il compito di gestire una transizione carica di incognite: con un Paese di 80 milioni di abitanti sospeso tra le speranze dei giovani (il 70% della popolazione ha meno di 30 anni) e il timore di una una evoluzione politica in senso islamista. Sullo sfondo gli influenti Fratelli Musulmani, che controllano il sindacato dei medici, degli ingegneri, degli avvocati e gestiscono l'assistenza agli strati più poveri della società egiziana. Un modello di presenza sociale che ricalca quello di Hamas, nato non a caso proprio dalla costola palestinese dei Fratelli Musulmani

sabato 5 febbraio 2011

Lo scivolone sul federalismo municipale e gli scenari di crisi di governo


Napolitano rispedisce al mittente il decreto delegato sul federalismo municipale che il governo gli aveva inviato ,contro ogni prassi costituzionale e in violazione della stessa procedura prevista dalla legge delega, nonostante il parere espresso dalla commissione parlamentare . Il capo dello Stato nella lettera che motivava il rinvio non ha mancato di esprimere tutto il suo disappunto per un comportamento che minava il corretto rapporto di collaborazione tra le istituzioni invitando l'esecutivo a presentarsi al Parlamento per fare approvare in Aula quanto respinto dalla Commmissione.
Un'esito ampiamente previsto. Un'autogoal procedurale che rivela le tensioni all'interno della maggioranza con il Cavaliere che ha deciso di procedere nonostante tutto: la necessità di fornire un segnale tangibile agli alleati leghisti ha finito per prevalere su ogni logica. L'effetto è stato quello di un boomerang. La base del Carroccio è infastidita dall'insuccesso e comincia a pensare che il Connubio con Berlusconi non porti ad alcun risultato. Quasi certamente il provvedimento verrà approvato dalle Camere ma è evidente che il governo naviga a vista: se si dovesse ripetere un nuovo incidente magari con il ben più rilevante decreto sul federalismo della sanità sarà difficile per Bossi spiegare ai suoi militanti che ci sono ancora ragioni per stare assieme con Berlusconi.