In questi giorni abbiamo visto reazioni sdegnate da parte dei politici al V-Day di Beppe Grillo e alla successiva idea di creare liste civiche con il marchio del comico genovese. Da destra a sinistra, da Casini a Bertinotti si è parlato di demagogia e di trionfo dell'antipolitica. Demagogia ce n'è stata di sicuro, ma alcune proposte rimangono valide: il no ai parlamentari condannati, il si al ritorno alla preferenza elettorale ad esempio. Ma dove i politici del “palazzo” mostrano di non capire il messaggio del V-Day è quando reagisce con arroganza parlando di antipolitica. La dimostrazione dell'antipolitica l'ha data sinora proprio la politica ufficiale con la sua litigiosità e con una inconcludenza di un teatrino che si ripete quotidianamente nei salotti dei vari Vespa, Mentana e compagnia cantante. Definire antipolitici quelle centinaia di migliaia di persone che sono scese in piazza esprimendo il loro desiderio di partecipazione e la loro richiesta di una politica diversa è l'inquietante dimostrazione di una casta arroccata nella difesa dei propri privilegi che non ha alcuna intenzione di cogliere i segnali che emergono dalla società civile.
venerdì 21 settembre 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commenti:
Sono d'accordo con te. Del resto molta gente ha sopportato e sta sopportando una Italia 'malata'. Il messaggio principale, che dovrebbe essere fonte di riflessione per i nostri politici, è che abbiamo un grande bisogno di cambiare, di lealtà, di purezza e di occasioni per poter vivere al meglio anche con uno stipendio medio.
Posta un commento