domenica 15 luglio 2012

Berlusconi resta il Papi della destra italiana e si ricandida a premier

In una democrazia degna di questo nome il ricambio delle forze e delle persone al potere è una necessità. Ciò comporterebbe che un uomo, dopo aver esercitato per tanti anni responsabilità di governo, si congedi e lasci spazio a facce nuove. Invece annunciando la sua intenzione di candidarsi per l'ennesima volta a premier per le prossime elezioni Berlusconi conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, di non condividere tale esigenza di rinnovamento democratico.
Il Cavaliere ripercorre i tempi della democrazia limitata della Prima Repubblica: se Andreotti è stato per sette volte presidente del Consiglio ci può essere spazio anche per lo spirito giovanile dei suoi 77 anni suonati.Dopo il miracolo italiano e il contratto con gli italiani, sembra aver esaurito l'inventiva per gli slogan patriottici: forse riciclerà per il partito il  vecchio nome Forza Italia. E ridimensiona le sue ambizioni: si candida per salvare il PDL, la sua personale creatura, il partito azienda confezionato con il cellophane a suo uso e consumo. Silvio resta il Papi della destra: non è riuscito a trasformare l'Italia in una sua proprietà e i cittadini in suoi dipendenti ma gli è mancato poco e a giudicare dalla pletora di nani e ballerine che ha salutato con giubilo la nuova discesa in campo potrà godere ancora di molti consensi. Probabilmente non abbastanza per tornare a Palazzo Chigi, ma sufficienti per continuare a curare i propri interessi personali: in definitiva l'unica cosa che l'abbia davvero interessato in questi 18 anni di agone politico.


update: 16 luglio 2012

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