venerdì 13 gennaio 2012

La Corte costituzionale, il Porcellum, il capopolo Di Pietro e il boicottaggio del referendum Passigli

La Consulta ha bocciato i due referendum anti-Porcellum. L'amarezza dei cittadini che speravano di liberarsi di una legge oscena è ampiamente comprensibile ma non è sostenuta sul piano del diritto. La Corte Costituzionale ha infatti agito coerentemente con la sua sua giurisprudenza: una legge elettorale non può essere cancellata per intero come chiedeva il primo quesito referendario, nè in parte se ciò comporta la reviviscenza di una legge già abrogata( in questo caso il Mattarellum) a cui invece puntava il secondo quesito con la cancellazione delle 72 modifiche apportate dal Porcellum alla normativa precedente.
La certezza del diritto è il principio fondamentale entro cui si è mossa la Corte. E da giurista ne è pienamente consapevole Antonio Di Pietro che pure dopo aver sostenuto demagogicamente dei quesiti pasticciati, cerca di sfruttare il comprensibile malumore popolare per scagliarsi contro la stessa Corte e il Capo dello Stato che invece nel loro ruolo di istituzioni di garanzia hanno avuto il merito di tenere l'Italia, in questo periodo di tempesta, sulla giusta rotta dello Stato di diritto. Un atteggiamento irresponsabile e populista, quello del leader dell'IDV, che dovrebbe fare riflettere i cittadini amanti della vera democrazia. Tanto più che i due referendum farsa hanno finito per oscurare la proposta referendaria Passigli-Ferrara che proponendo l'abolizione di singoli e ben determinati aspetti del Porcellum ( le liste bloccate, il premio di maggioranza e la designazione del premier) aveva notevoli speranze di superare il vaglio della Corte. Anche sul mistero del boicottaggio dell'unica seria proposta referendaria varrebbe la pena di interrogarsi.
Democrazia e rappresentanza che però restano largamente offese dall'attuale legge elettorale che costringe i cittadini a dover scegliere ( si fa per dire) tra coalizioni abborracciate e composte da nominati delle segreterie di partito. E qui sussiste l'unico appunto che si può fare ai giudici costituzionali: non aver avuto il coraggio di opporre l'incostituzionalità dell'attuale normativa per costringere il Parlamento a farne una più decente. C'è da sperare che gli onorevoli agiscano in tale direzione non spinti tanto da un autonomo sussulto di dignità, ma dalla consapevolezza che il malessere dei cittadini si sta per trasformare in disubbidienza e rivolta civile.

2 commenti:

Holyriver ha detto...

Non credo che i nostri onorevoli abbiano ancora una dignità.

storico sgrz ha detto...

sono d'accordo. ma forse si stanno accorgendo che la pazienza della gente è al culmine e si daranno una mossa.
dico forse perchè spesso l'arroganza fai il paio con la scarsa intelligenza ;)