In Francia le legislative hanno confermato il successo già ottenuto da Macron alle presidenziali: il suo partito La Republique En Marche con il suo alleato Mouvement Democrate di François Bayrou possono contare sula maggioranza assoluta di 350 deputati su 577 dell'Assemblea nazionale. Un mandato chiaro, favorito dal sistema elettorale maggioritario a doppio turno, che conferisce al nuovo presidente piena libertà di azione e contemporaneamente la responsabilità di essere all'altezza delle aspettative di rinnovamento concentratesi nella sua persona. I due partiti tradizionalmente cardini della politica nella V repubblica francese escono fortemente ridimensionati, in particolare i socialisti che con soli 29 seggi sono a rischio sopravvivenza. Ma anche Les Repubblicaines con i loro 112 seggi avranno difficoltà nello svolgere un'opposizione incisiva e a portare avanti l'eredità del gollismo. L'estrema sinistra conferma le sue ataviche divisioni: tra comunisti, sostenitori di Melenchon e altri gruppuscoli di sinistra il bottino è di poche decine di deputati che li destina a un ruolo di mera rappresentanza con scarse possibilità di influenzare l'attività parlamentare. Stesso ragionamento può farsi per l'estrema destra del Front National: Marine Le Pen ottiene 8 seggi neppure sufficienti a formare un gruppo parlamentare.
Le elezioni sono state segnate dal fortissimo astensionismo: ha votato appena il 42% degli aventi diritto. Una partecipazione così scarsa è comunque un segnale di precaria salute per una democrazia. Restituirle nuovo vigore è la sfida più importante e difficile che attende Macron e il suo governo.
lunedì 19 giugno 2017
La sfida di Macron: ridare fiducia alla Francia
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