mercoledì 15 febbraio 2012

Le Olimpiadi di Mario Monti: il coraggio di un rifiuto

Le Olimpiadi quando sono ben organizzate sono un'occasione straordinaria per dare lustro, immagine a un Paese e riammodernarlo dal punto di vista infrastrutturale. Le esperienze positive di Seul 1988, Barcellona 1992 e Sydney 2000 ne sono la conferma. Ma il sogno a cinque cerchi spesso serve a nascondere sprechi e corruzione: è stato il caso di Atene 2004 che ha trascinato con se sull'orlo del baratro finanziario la Grecia intera. Purtroppo nell'organizzazione dei grandi eventi, dai mondiali di calcio a quelli di nuoto fino a giungere all'Expo di Milano, l'Italia si è più volte ispirata al modello ellenico delle mani bucate. Quando Monti, nel motivare il rifiuto del governo di appoggiare il progetto olimpico di Roma 2020, parlava di impegno finanziario imprevedibile evidentemente pensava anche a quei poco incoraggianti precedenti fatti di spese lievitate a dismisura. Cedere alle lusinghe del progetto olimpico sarebbe stato ben poco coerente con i pesanti sacrifici richiesti ai cittadini.
Le Olimpiadi oggi non sono una priorità: si potrà tornare a parlarne quando il sistema Paese avrà rimesso in ordine i suoi conti, e si sarà incamminato verso una gestione virtuosa del sistema degli appalti e della spesa pubblica.

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