Qualunque sia l'esito finale del ballottaggio, già al primo turno le presidenziali francesi hanno offerto un risultato storico. Per la prima volta nella V repubblica il Presidente non sarà un esponente dei due partiti tradizionali, gollisti e socialisti. Il leader dei Les repubblicaines Fillon giunto terzo con il 20% dei voti è rimasto invischiato negli scandali personali ( i presunti compensi illeciti ricevuti dalla moglie come assistente parlamentare) che ne hanno inesorabilmente indebolito la candidatura mentre il socialista Hamon non è riuscito a ribaltare la pessima impressione lasciata dalla presidenza Hollande ed è andato incontro a un'autentica disfatta raccogliendo appena il 6% dei consensi. Una Caporetto da cui forse i socialisti potrebbero non rialzarsi più, tanto più grave se si considera il sorpasso operato all'estrema sinistra da Melenchon con il 19,6% dei voti. La Francia rurale che ha premiato la candidata dell'estrema destra Marine Le Pen e quella delle grandi città che ha preferito il centrista indipendente Macron sembrano manifestare la volontà di dare un taglio netto con il passato. Ma forse potrebbe trattarsi di un cambio rivoluzionario solo apparente, in cui l'alternativa tra un'opzione xenofoba e populista e il più rassicurante riformismo europeista di Macron nascondono le inquietudini di un Paese che ha voluto dare un segnale punitivo alla sua tradizionale classe di governo, portatrice di una cultura politica che però continua a mantenere solide radici nell'opinione pubblica e che potrebbe già rialzare la testa nelle legislative di giugno.
lunedì 24 aprile 2017
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