martedì 27 gennaio 2015

Tsipras sfida la Troika sul debito della Grecia: svolta per l'Europa o bluff?

Con la vittoria nelle elezioni greche, Syriza e il suo leader Alexis Tsipras sono la prima forza politica che contesta apertamente le politiche economiche dell'Ue ad assumere la responsabilità di governo di uno Stato membro. La sua piattaforma programmatica è semplice: rialzare il livello di qualità della vita della popolazione greca, partendo da investimenti pubblici per 4 miliardi, sussidi alimentari, elettricità, trasporti e cure mediche gratis per i più poveri, sviluppo dell'edilizia popolare, redistribuzione del peso fiscale sui più ricchi a vantaggio della classe media, introduzione di un salario minimo a 751 euro.
Il costo annunciato per questo programma è di oltre 11 miliardi, spese che non è bene chiaro come Tsipras intenderebbe coprire. Si parla di oltre 20 miliardi da prendere sul mercato e dalla lotta all'evasione fiscale. Impegni vaghi che andranno tradotti in fatti nei prossimi mesi.
Ma ciò per cui Tsipras si sta guadagnando le prime pagine della stampa mondiale è l'intenzione dichiarata di non rispettare gli accordi con Ue, BCE e Fondo monetario internazionale per riordinare gli scassati conti pubblici greci, e di chiedere la cancellazione di una gran parte del debito accumulato. E qui il neo premier ellenico si appresta a giocare una partita a poker sapendo di aver in mano la carta di un debito pubblico detenuto in gran parte dai Paesi Ue che in caso di insolvenza verrebbe scaricato sui conti pubblici dei singoli stati membri e quindi sui contribuenti. Un'ulteriore zavorra che i politici farebbero molta fatica a spiegare ai cittadini, e che potrebbe indurli a più miti consigli venendo incontro a una parte delle richieste greche sulla riconversione del debito. Tsipras però è conscio di non aver molto margine di trattativa: senza i soldi dei prestiti della Troika da qui a pochi mesi le casse greche sarebbero vuote, e ciò renderebbe effimera la sua momentanea gloria politica.

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