La scelta di far entrare in vigore solo alla Camera la nuova legge elettorale - il c.d Italicum- in attesa di attuare la trasformazione del Senato in una camera non elettiva, rende impraticabile l'ipotesi di tornare al voto prima che venga realizzata tale riforma costituzionale. Si tratta di una mostruosità politico-giuridica; ciononostante i suoi sostenitori affermano che si è trattata di una scelta obbligata perchè sarebbe stato impossibile votare per due eventuali ballottaggi. Tale giustificazione è del tutto insensata visto che applicando l'Italicum anche al Senato nel migliore dei casi avremmo avuto una maggioranza con numeri molto ampi in entrambi i rami del parlamento, e nel peggiore dei casi si sarebbe dovuto far ricorso alle larghe intese, esattamente come è avvenuto con i governi Monti e Letta.
Al contrario le cose peggiorerebbero e di molto se la riforma del Senato non dovesse andare in porto: in questo caso al premio di maggioranza previsto alla Camera per la coalizione vincente, si contrapporrebbe un Senato eletto con metodo proporzionale puro - cioè il vecchio sistema del Porcellum depurato dalle parti cassate dalla Corte Costituzionale. La conseguenza sarebbe una frammentazione ancora più marcata di quella che abbiamo conosciuto finora, con una miriade di piccoli partitini con percentuali di consenso infinitesimali che avrebbero la possibilità di entrare al Senato, e di consguenza la probabile necessità per il governo di appoggiarsi anche su molti di loro per avere la maggioranza.
Tra l'altro non è affatto certo che si riesca davvero ad eliminare il Semato elettivo e il bicameralismo perfetto: il processo di revisione costituzionale richiede tempo e due passaggi in ciascun ramo del Parlamento per essere approvato. Nel frattempo c'è da attendersi che molti senatori cercheranno con ogni stratagemma di affossare quel progetto che qualora approvato significherebbe il loro suicidio politico.
venerdì 7 marzo 2014
L'Italicum solo alla Camera: escamotage per evitare il voto
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