lunedì 3 febbraio 2014

Il decreto sulle quote di Bankitalia: una fregatura per il contribuente

Sono stato spesso critico nei confronti del Movimento 5 Stelle ma il linciaggio mediatico che sta subendo in questi giorni mi sembra un tentativo di nascondere fatti molto gravi all'attenzione dell'opinione pubblica. La gazzarra inscenata dai grillini alla Camera dopo la votazione del decreto Imu-Bankitalia è certamente censurabile ma non si deve ignorare il fatto che nel merito essi si opponevano alla ricapitalizzazione con le riserve statuarie della quote di Banca d'Italia in mano alle banche private, un operazione che è stata definita una "porcata" dagli autorevoli economisti di NoisefromAmerika, non certo sospettabili di collusione con i pentastellati.
Lo scopo del contestato provvedimento sarebbe quello di ricapitalizzare le banche italiane in modo da renderle più aderenti agli standard di Basilea 2 richiesti dalle autorità europee e di assicurare, attraverso la tassazione della plusvalenza derivata dall'aumento di capitale sulle quote di Bankitalia, un entrata fiscale stimabile in circa 1-1,15 miliardi di euro con cui si andrebbe a coprire il mancato ricavo erariale derivante dalla cancellazione della seconda rata IMU.
Il punto cruciale sta nel fatto che l'aumento di capitale per 7,5 miliardi di euro delle quote di bankitalia in mano anche alle banche private viene finanziato tramite le riserve statuarie, che sono pubbliche in quanto frutto dei ricavi ottenuti dalle attività che la banca centrale svolge in monopolio, come ad esempio il battere moneta. Questo denaro non arriverà direttamente alle banche ma verrà scritto come immissioni di nuovo capitale sui loro bilanci. Potrebbe rimanere come mera operazione contabile se non fosse per due fondamentali particolari:
1) i dividendi cui le banche azioniste hanno diritto, che possono arrivare fino a un tetto massimo del 6% del nuovo valore nominale delle quote. Attualmente il dividendo previsto è di circa l'1% e finchè il capitale era rimasto a 156mila euro, per il Tesoro si trattava di sborsare poche migliaia di euro l'anno. Ma con la nuova ricapitalizzazione i dividendi da versare crescerebbero in modo esponenziale. Il calcolo è presto fatto: le banche potrebbero ricevere circa 70 milioni con il dividendo attuale all'1% e fino a un massimo di 450 milioni l'anno, un vero regalo in quanto la rendita è proveniente da attività con cui i banchieri privati non hanno nulla a che fare.
2) le quote azionarie di Bankitalia diventano trasferibili e con la nuova legge che prevede per le banche private una partecipazione azionaria massima del 3% le quote in eccesso dovranno essere rivendute. Quale sarà il prezzo che l'acquirente dovrà sborsare non si sa: sarà il mercato a stabilirlo. Il problema è che l'acquirente probabilmente sarà il Tesoro che dovrà dunque sborsare soldi pubblici alle banche per riprendersi le quote ricapitalizzate con le sue riserve.
In definitiva per ricavare subito una somma sicura il governo ha esposto il contribuente al rischio di dover pagare cifre molto ingenti in futuro.
Assai discutibile è anche il modo con cui si è giunti all'approvazione del decreto tramite la cosidetta "ghigliottina", sistema con cui il presidente della Camera Boldirini ha proceduto all'immediata votazione del decreto, rendendo vano l'ostruzionismo dei grillini che cercavano di allungare il dibattito fino alla mezzanotte, termine a partire dal quale il decreto sarebbe decaduto per mancata conversione in legge entro i 60 giorni utili. La ghigliottina è prevista dal regolamento del Senato ma non da quello della Camera e nell'utilizzarla in assenza di una norma scritta che la prevedesse ci si è fatti scudo sull'interpretazione per analogia da parte della presidenza dell'Assemblea. Un'autentica forzatura delle procedure a favore del governo portata avanti da chi avrebbe il dovere di essere al di sopra delle parti.
Ma il polverone scatenato con la rissa in Parlamento scatenata dalla protesta dei 5 stelle cade proprio a fagiolo: del danno per i contribuenti provocato dal decreto Bankitalia e delle modalità con cui è stato fatto divenire legge evidentemente non è opportuno parlare troppo.

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