I greci continuano a optare per l'euro: il partito di centro-destra Nea Demokratia guidato da Antonis Samaras vince di stretta misura le elezioni in Grecia ottenendo con il 29% dei voti 129 seggi sui 300 complessivi del Parlamento, mentre la sinistra radicale antieuro di Syriza con il 26,89% ha conquistato 71 seggi. Nea DemoKratia Assieme al Pasok(Partito socialista) con 12,28% e 33 seggi e Sinistra democratica ( Dimar) con 17 seggi costituiscono una coalizione di maggioranza favorevole alla moneta unica in grado di formare un governo.
La paura di sprofondare nel baratro alla fine ha prevalso: le forze politiche che si opponevano al risanamento lacrime e sangue non sono state in grado di offrire alternative credibili. Decisivo per Nea Demokratia il premio di maggioranza che assicura al primo partito un bonus di 50 deputati. Ma il Paese resta comunque diviso e una parte dell'elettorato non ha comunque rinunciato al voto di protesta di cui hanno beneficiato formazioni estremistiche come Alba dorata, neonazista e negazionista della Shoah, che ha conquistato 18 seggi in Parlamento.
Due prestiti internazionali sono stati assegnati alla Grecia per evitare il fallimento: un primo pacchetto vale 110 miliardi di euro nel 2010, un successivo dello scorso anno vale 130 miliardi. A a ciò si aggiungono 107 miliardi euro di debito condonati da investitori privati.
Ma per continuare a ricevere gli aiuti i Greci si sono impegnati a effettuare una serie di riforme che stanno incidendo pesantemente sulla loro qualità di vita: tagli di 15.000 posti di lavoro nel settore statale di quest'anno, con un riduzione complessiva di 150.000 posti entro il 2015; tagliare del 22% del salario minimo, che dovrà arrivare a circa 600 euro; tagli alle pensioni per 300 miliardi di euro e tagli alla spesa per 3 miliardi di euro; liberalizzazioni del mercato del lavoro in modo da rendere più facile assumere e licenziare; lotta all'evasione fiscale ( La Grecia è tra i Paesi dell'Ocse il paese con la maggiore percentuale-oltre il 30% di economia sommersa) riduzione del debito pubblico al 116% del PIL entro il 2020
martedì 19 giugno 2012
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