Niente canzoncine "meno male che Silvio c'è" o celebrazione plebiscitarie del culto della personalità del Capo alla direzione nazionale del PDL svoltasi giovedì. Ma per la prima volta dopo 17 anni di politica berlusconiana, una vera dialettica interna al partito e un aperto dissenso nei confronti della linea della maggioranza. Basterebbe questo per benvolere l'azione intrapresa da Gianfranco Fini. La realtà invece si presenta critica per il presidente della Camera, isolato con pochi fedelissimi che ancora lo sostengono e quasi considerato un traditore del partito dell'Amore. Il Cavaliere ha reagito alla contestazione minacciando di ostracismo Fini; l'invito a dimettersi da presidente della camera come precondizione per essere legittimato a esprimere critiche è stato un espediente per metterlo a tacere. Giustamente Fini, nel suo ruolo super partes di presidente di assemblea parlamentare non ha preso parte a un comizio elettorale, ma fino a prova contraria ( quella dell'eventuale sua espulsione) rimane membro fondatore del PDL e le sue prese di posizioni sulle prospettive future del partito sono non solo auspicabili, ma doverose. Un diritto al dissenso che però Berlusconi ha voluto pervicacemente negare, forte di una maggioranza schiacciante di adulatori. Ma un partito per definirsi democratico può fare a meno di questa dialettica interna? E quanto sarebbe più utile al Paese una destra in cui sia presente un pluralismo di voci ? Domande banalmente retoriche, certo; ma a cui nel PDL non sia ha voglia di dare risposta. Eccezion fatta per pochi , sparuti "scomunicati".
P.S: a sinistra stupidamente gongolano per il dissidio tra i due cofondatori del PDL. Ma almeno a destra le coltellate se le sono tirate a viso aperto, e non alle spalle com'è abitudine nel PD
sabato 24 aprile 2010
Nel PDL Fini contro tutti. E' possibile a destra dissentire da Berlusconi?
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