Fini sembra incline a una parziale riconciliazione con Berlusconi. Una sorta di tregua armata nata dalla consapevolezza che una rottura radicale danneggerebbe in primo luogo lui stesso e il progetto di destra che ha in mente per il futuro. Fini in questo periodo ha avuto il merito di porre all'attenzione generale temi come il rispetto degli organi di garanzia costituzionale, del ruolo del Parlamento e della necessità di una dialettica interna nel partito. Ma una scissione lo vedrebbe agire da uno posizione assai debole, con molti dei suoi stessi ex colonnelli non disposti a seguirlo. Inoltre in caso di elezioni anticipate una sua nuova ipotetica formazione politica rischierebbe addirittura di non entrare in Parlamento. La posizione più sostenibile rimane quella di mantenere una posizione di opposizione all'interno del PDl magari formando una propria corrente e riunire i suoi fedelissimi attorno a un documento politico di spessore. D'altronde lui stesso ha consegnato AN al cesarismo berlusconiano con una fusione che successivamente ha riconosciuto essere stata troppo frettolosa e legata alle elezioni politiche allora imminenti. Ma lo strappo violento che si prospettava sino a pochi giorni avrebbe agevolato la volontà del Cavaliere di liberarsi di un alleato oramai troppo scomodo.
martedì 20 aprile 2010
La scelta di Fini: costruire una minoranza interna al PDL
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