Lo Stato pagherà circa 5 miliardi per la ristrutturazione delle due banche venete. Ma il conto è assolutamente provvisorio: il governo ha messo a disposizione altri 12 miliardi da utilizzare qualora Banca Intesa nei prossimi tre anni voglia disfarsi di altri crediti acquisiti ma nel frattempo deterioratisi. Si tratta di costi che non graveranno ulteriormente sul debito pubblico in quanto già contabilizzati l'anno scorso nel fondo di 20 miliardi per le emergenze bancarie.
Intesa acquisterà la parte sana delle banche al prezzo simbolico di 1 euro. Inutile scandalizzarsi o gridare al regalo fatto ai banchieri: l'alternativa allo stato attuale sarebbe stata far fallire le banche, gettare sul lastrico i correntisti, e lanciare un drammatico segnale di instabilità sull'intero sistema bancario. Ma è assolutamente doveroso chiedersi se non si poteva far nulla per evitare di arrivare a questo punto con una vigilanza che avesse fatto il suo dovere, e con altri soldi gettati al vento in avventure spericolate e fallimentari come quella del fondo Atlante.
Inoltre, anche se la pazienza del tartassato contribuente italico pare infinita, è troppo esigere che gli amministratori che, elargendo prestiti in modo disinvolto, hanno causato questo disastro siano chiamati a risponderne? Anche perché se non si introduce una vera deterrenza contro questo genere di gestioni scriteriate, le esangui casse pubbliche potrebbero trovarsi presto ad affrontare situazioni analoghe.
mercoledì 5 luglio 2017
La soluzione per le Banche Venete: paga Pantalone
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