Qualunque sia l'esito finale del ballottaggio, già al primo turno le presidenziali francesi hanno offerto un risultato storico. Per la prima volta nella V repubblica il Presidente non sarà un esponente dei due partiti tradizionali, gollisti e socialisti. Il leader dei Les repubblicaines Fillon giunto terzo con il 20% dei voti è rimasto invischiato negli scandali personali ( i presunti compensi illeciti ricevuti dalla moglie come assistente parlamentare) che ne hanno inesorabilmente indebolito la candidatura mentre il socialista Hamon non è riuscito a ribaltare la pessima impressione lasciata dalla presidenza Hollande ed è andato incontro a un'autentica disfatta raccogliendo appena il 6% dei consensi. Una Caporetto da cui forse i socialisti potrebbero non rialzarsi più, tanto più grave se si considera il sorpasso operato all'estrema sinistra da Melenchon con il 19,6% dei voti. La Francia rurale che ha premiato la candidata dell'estrema destra Marine Le Pen e quella delle grandi città che ha preferito il centrista indipendente Macron sembrano manifestare la volontà di dare un taglio netto con il passato. Ma forse potrebbe trattarsi di un cambio rivoluzionario solo apparente, in cui l'alternativa tra un'opzione xenofoba e populista e il più rassicurante riformismo europeista di Macron nascondono le inquietudini di un Paese che ha voluto dare un segnale punitivo alla sua tradizionale classe di governo, portatrice di una cultura politica che però continua a mantenere solide radici nell'opinione pubblica e che potrebbe già rialzare la testa nelle legislative di giugno.
Francia: la lezione di Macron e Le Pen ai partiti tradizionali
Il controverso raid aereo di Trump contro Assad aiuta la lotta al terrorismo?
Per quanto Assad possa essere un dittatore detestabile, il raid aereo ordinato da Trump in reazione all'attacco compiuto dal regime siriano nella provincia di Idlib è assai discutibile per diversi motivi.
Anzitutto al momento del raid non vi era la prova certa che fosse stato il regime di Assad ad avere utilizzato le armi chimiche contro la popolazione. Le testimonianze dei sopravvissuti e le modalità dell'attacco inducono ad un forte sospetto, ma non ad avere la certezza circa le responsabilità di Assad.
Va rilevato anche come Trump abbia agito bypassando la diplomazia e il ruolo del Consiglio di sicurezza dell'ONU. La sua azione unilaterale è stata fortemente criticata dalla Russia che l'ha definita un'aggressione contro uno Stato sovrano. I rapporti tra le due potenze si complicano con conseguenze al momento non prevedibili.
Controverso è anche il fatto che Trump non abbia chiesto nemmeno l'autorizzazione al Congresso. La giustificazione addotta dai suoi sostenitori secondo cui il presidente avrebbe agito sulla base dei poteri conferitegli dopo l'11 settembre non appare del tutto convincente in quanto tali poteri sono funzionali alla lotta contro le organizzazioni terroristiche come Al Qaeda e ISIS con cui però Assad non ha alcun legame.
Trump ha così trasferito il suo tratto caratteriale imprevedibile nella politica estera americana e benché il raid aereo sembri destinato a rimanere per ora un gesto isolato e dimostrativo, rimangono però molti interrogativi sull'efficacia e utilità per gli Stati Uniti di comportamenti così estemporanei nei rapporti sia con gli alleati che con interlocutori essenziali ma più problematici come Russia e Cina. Anche perchè la prospettiva di creare divisioni tra i protagonisti del fronte antiterrorismo sembra avvantaggiare prima di tutto proprio l'ISIS che prima di questi fatti appariva destinata ad un inesorabile declino.