Berlusconi ha fatto dietrofront. Dopo aver ordinato ai suoi di sfiduciare il governo Letta, il Cavaliere doveva far fronte alla più grave fronda interna della propria ventennale esperienza politica, con un manipolo di una ventina di senatori, guidati da Angelino Alfano, pronti a scaricarlo per rimanere nella maggioranza e con un altra quarantina che momentaneamente rimanevano nel partito ma che esprimevano evidenti malumori verso la linea di rottura. Evidentemente impreparato a una simile emorragia interna di parlamentari, Silvio faceva buon viso a cattivo gioco e annunciava il suo voto di fiducia al governo. Nonostante abbia cercato di limitare i danni l'indebolìmento della sua figura di leadership appare oggi ancora più marcato. Cercherà di prendere tempo e rinserrare le fila ma forse a questo punto solo la discesa in campo della figlia Marina potrebbe invertire il declino del partito-azienda. Enrico Letta invece può cantare vittoria e proseguire la sua avventura a Palazzo Chigi con rinnovata autorità, anche se per me rimangono gli interrogativi sulla effettiva capacità di portare avanti quel'azione di incisiveriforme da lui evocata nel discorso alle Camere e di cui il Paese ha indubbio bisogno.
mercoledì 2 ottobre 2013
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