Nicola Calipari era colui che si può definire senza timore di eccedere nella retorica, un servitore dello Stato. Lo è stato nella sua silenziosa attività di agente del SISMI, culminata nell'episodio fatale in cui fece del proprio corpo scudo per proteggere dai proiettili esplosi da soldati americani di un checkpoint a Baghdad la giornalista Giuliana Sgrena, appena liberata dalla prigionia in cui un commando di jiahdisti la teneva da quasi un mese.
Un cablogramma redatto dall'allora ambasciatore americano Sembler e pubblicato da Wikileaks diffonde ora l'atroce sospetto che il governo italiano ( anche allora presieduto da Berlusconi) abbia preferito insabbiare le indagini su quell'episodio per evitare tensioni diplomatiche nei rapporti bilateriali con gli Stati Uniti.
Da Palazzo Chigi è arrivata una secca smentita ma i dubbi permangono forti: se la versione del documento americano fosse vera ciò vorrebbe dire aver ucciso una seconda volta Calipari. Dopo l'eliminazione fisica, anche l'oblio della verità.
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