martedì 10 ottobre 2017

La Catalogna e le incognite di una indipendenza unilaterale

Con la dichiarazione unilaterale di indipendenza il governo catalano dovrà affrontare una serie di problemi di ordine, giuridico, politico, economico e sociale dalle conseguenze imprevedibili.
Il cosiddetto referendum per l'indipendenza del 1 ottobre era infatti già stato dichiarato illegittimo dal Tribunale costituzionale. La conseguente secessione sarebbe per giunta una flagrante violazione dell'articolo 2 della Costituzione spagnola che si fonda sulla “unità indissolubile della Nazione spagnola” e darebbe mano libera al governo di Madrid per applicare le misure previste dall'art. 155 della Costituzione in caso di attentato all'interesse della Spagna che potrebbero arrivare fino alla sospensione dell'autonomia catalana.
Le rivendicazioni di Barcellona non sono ricevibili nemmeno sul piano del diritto internazionale. Infatti il principio di autodeterminazione dei popoli trova un suo limite nel diritto degli Stati a tutelare la propria sovranità ed integrità territoriale e può affermarsi autonomamente solo in casi specifici di dominio coloniale, di invasione di uno stato estero e di negazione al popolo della possibilità di accedere a una forma di autogoverno. Ma nessuno di questi casi può estendersi alla Catalogna che ha visto riconoscersi una consistente autonomia, con esecutivo, legislativo e forze di polizia proprie.
Sul piano politico Madrid ha dunque il coltello dalla parte del manico: può utilizzare gli strumenti previsti dal diritto interno e godere della solidarietà degli altri Stati che, non avendo intenzione di creare un precedente pericoloso per la loro sovranità, saranno indotti a considerare le tensioni catalane una faccenda interna alla Spagna.
La secessione avrebbe importanti implicazioni anche in campo economico. La Catalogna indipendente si troverebbe da un giorno all'altro fuori dall'Unione europea, senza la possibilità di entrarvi a breve per il veto spagnolo. Le sue attività produttive sarebbero soggette ai dazi doganali previsti per i paesi extracomunitari e dal punto di vista logistico andrebbero incontro a tutte le complicazioni conseguenti alla creazioni di nuovi confini. Dovrebbe inoltre ridiscutere con la Spagna la redistribuzione del debito pubblico che graverebbe comunque sulle sue finanze per una cifra oscillante tra i 160 e i 220 miliardi e finché non onorasse tali impegni farebbe fatica a trovare sui mercati internazionali le risorse per sostenere la nascente macchina statale.
Infine le recenti manifestazioni a favore della Spagna, mostrano come anche a Barcellona ci sia un consistente movimento unionista che considera le identità catalana e spagnola strettamente intrecciate per cui gli indipendentisti qualora vogliano portare a realizzazione il loro progetto separatista dovranno muoversi tenendo conto anche delle possibili lacerazioni interne al tessuto sociale.

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