mercoledì 26 luglio 2017

Con la siccità l'Italia scopre il valore dell'acqua e il costo degli sprechi

Le scarse precipitazioni dei mesi precedenti lasciavano prevedere che per quest'estate si potesse andare incontro a un'emergenza siccità. Ciò nonostante le autorità sia a livello centrale che locale si sono fatte trovare largamente impreparate, non affrontando il problema delle rete idriche colabrodo che causano la dispersione dell'acqua.
Secondo l'Istat il primato poco onorevole degli sprechi spetta a Potenza che registra il 68,8% dell'acqua persa nella rete. Seguono Campobasso, Cagliari e Palermo con perdite superiori al 50%, ma in moltissime altre città, sopratutto al centro-sud ,comprese Roma e Firenze, si registrano perdite superiori al 40%. Secondo Utilitalia, la federazione che riunisce i gestori dell'acqua, in Italia ogni 100 litri immessi negli acquedotti ne vengono perduti 39.
La siccità sta facendo emergere le criticità lasciate irrisolte dal referendum del 2011, in cui gli italiani votarono per l'acqua pubblica pensando di avere l'acqua gratis. E invece sia che la gestione sia pubblica o privata, trasportare l'acqua dai bacini alle nostre case richiede continui investimenti sulla rete e sugli invasi. In poche parole, l'acqua in ogni caso ha un costo: se si decide di migliorare la qualità della rete gli investimenti dovranno essere finanziati dalle utenze o dai contribuenti. Se invece per ragioni politiche si decide di non investire sulla rete per mantenere basse le tariffe allora il prezzo da pagare sarà quello dello spreco dell'acqua. Salvo accorgersi nella stagione calda di quanto sia un bene prezioso da preservare.

martedì 11 luglio 2017

La morte di Doddore Meloni, ingiustizia di Stato

Non condivido le idee indipendentiste di Doddore Meloni e probabilmente le condanne penali da lui ricevute erano giuste. Ma uno Stato che lascia morire di fame e sete in carcere un uomo di 74 anni compie un crimine non solo verso la persona vittima di questa assurda tragedia ma anche verso l'idea di giustizia e civiltà di cui dovrebbe farsi massimo interprete.

mercoledì 5 luglio 2017

La soluzione per le Banche Venete: paga Pantalone

Lo Stato pagherà circa 5 miliardi per la ristrutturazione delle due banche venete. Ma il conto è assolutamente provvisorio: il governo ha messo a disposizione altri 12 miliardi da utilizzare qualora Banca Intesa nei prossimi tre anni voglia disfarsi di altri crediti acquisiti ma nel frattempo deterioratisi. Si tratta di costi che non graveranno ulteriormente sul debito pubblico in quanto già contabilizzati l'anno scorso nel fondo di 20 miliardi per le emergenze bancarie.
Intesa acquisterà la parte sana delle banche al prezzo simbolico di 1 euro. Inutile scandalizzarsi o gridare al regalo fatto ai banchieri: l'alternativa allo stato attuale sarebbe stata far fallire le banche, gettare sul lastrico i correntisti, e lanciare un drammatico segnale di instabilità sull'intero sistema bancario. Ma è assolutamente doveroso chiedersi se non si poteva far nulla per evitare di arrivare a questo punto con una vigilanza che avesse fatto il suo dovere, e con altri soldi gettati al vento in avventure spericolate e fallimentari come quella del fondo Atlante.
Inoltre, anche se la pazienza del tartassato contribuente italico pare infinita, è troppo esigere che gli amministratori che, elargendo prestiti in modo disinvolto, hanno causato questo disastro siano chiamati a risponderne? Anche perché se non si introduce una vera deterrenza contro questo genere di gestioni scriteriate, le esangui casse pubbliche potrebbero trovarsi presto ad affrontare situazioni analoghe.