domenica 27 novembre 2016

Referendum costituzionale e propaganda terroristica

In vista del referendum costituzionale del 4 dicembre i due opposti schieramenti così profondamente divisi nella valutazione della riforma appaiono invece del tutto simili nel metodo con cui hanno impostato le loro rispettive campagne: terrorizzare i cittadini elettori lanciando messaggi in cui si prefigurano scenari apocalittici qualora a vincere sia il campo avverso; con la conseguenza che la discussione nel merito dei contenuti della revisione costituzionale viene messa sovente in secondo piano. Cosi per coloro che promuovono la riforma Votare No condannerà l'Italia all'immobilismo e all'isolamento; mentre coloro che vi si oppongono insistono nel sostenere che Votare Si significhi far scivolare l'Italia verso una deriva autoritaria. La causa dei toni aspri e a tratti violenti raggiunti in questa campagna referendaria risiede nel fatto che dietro alle divergenze sulla riforma istituzionale si nasconde un conflitto per la conquista del potere tra i sostenitori di Renzi e i suoi oppositori. Uno scontro oramai degenerato fino a creare una profonda e inedita frattura nel Paese sulla stessa Costituzione, che sino ad ora pur nei suoi difetti era stata riconosciuta come elemento fondante e unificante per la civile convivenza democratica. Qualunque sia il risultato del referendum , a partire dal 5 dicembre si dovrà lavorare per ritornare a valorizzare la Carta Costituzionale come il patto fondamentale in cui si possano continuare a riconoscere la stragrande maggioranza dei cittadini italiani.

venerdì 25 novembre 2016

Trump, il TPP e la sfida aperta alla Cina

Trump considera la Cina uno dei principali ostacoli alla piena ripresa economica americana. Tuttavia conferma di voler mettere nel cassetto il TPP ,il trattato commerciale transpacifico che comprendeva 12 Paesi con esclusione della Cina che sembra dunque essere lo Stato che potrebbe maggiormente avvantaggiarsi da questa decisione del presidente eletto.
Per la verità l'utilità economica del TPP per gli Stati Uniti è stata messa in discussione in quanto il trattato sarebbe troppo complesso e farraginoso per portare effettivi vantaggi. I problemi della denuncia del trattato potrebbero nascere sul piano dei rapporti con Paesi come Giappone e Australia che non hanno nascosto la propria delusione per la decisione di Trump.
Pechino mostra comunque di voler approfittare della situazione di stallo, con un'azione su più fronti: mentre il presidente Xi Jinping si reca in America Latina per migliorare le relazioni diplomatiche con quell'area, la Cina propone un proprio accordo commerciale, la Regional Comprehensive Economic Partnership, esteso a 15 Paesi con esclusione degli Stati Uniti, e sul piano della propaganda cerca di presentare il cambio di rotta di Trump come una prova di inaffidabilità del presidente e della stessa democrazia americana.
Dal canto suo Trump sembra voler cambiare la strategia di Obama basata sui trattati di ampio respiro, indirizzandosi verso accordi commerciali bilaterali per stabilire dei rapporti di forza anche sul piano politico. Anche la Cina utilizzava l'arma degli accordi bilaterali in senso non solo commerciale, e dunque per quanto apparentemente possa gioire per l'abbandono del TPP, in realtà avverte le mosse americane come una minaccia diretta alle sue ambizioni di potenza regionale e globale. L'attivismo di Pechino è dunque anche un messaggio indiretto agli Stati Uniti per cercare di indurre Trump a più miti consigli facendogli capire che se un rapporto di maggiore collaborazione è vantaggioso per entrambi i Paesi, in ogni caso non ci sarebbero timori a raccogliere il guanto di sfida lanciato da Washington.

mercoledì 23 novembre 2016

La navetta parlamentare: un falso problema

In un sistema bicamerale, la navetta parlamentare è il passaggio ripetuto di un progetto di legge da una camera all'altra prima dell'approvazione definitiva. Secondo il procedimento di bicameralismo paritario in vigore in Italia un progetto per essere tradotto in legge deve essere approvato da entrambi i rami del Parlamento con lo stesso testo. I sostenitori della riforma costituzionale Renzi- Boschi affermano che eliminando il bicameralismo perfetto si ridurrebbero di molto le navette parlamentari, aumentando così notevolmente la produttività legislativa del Parlamento.
In realtà uno studio dell'associazione Openpolis sulle leggi approvate dall'inizio dell'attuale legislatura dimostra l'impatto già ora contenuto della navetta sull'attività parlamentare. Infatti delle 252 leggi sinora approvate nella XVII legislatura solo 50 hanno richiesto la navetta con tre o più passaggi parlamentari, mentre per le altre 202 leggi è stato sufficiente l'iter ordinario di due approvazioni. Ugualmente modesta è stata l'influenza della navetta sul complesso del dibattito parlamentare: solo il 4% del tempo in più è stato utilizzata per discussioni di leggi che sono andate oltre la seconda approvazione.

mercoledì 9 novembre 2016

Donald Trump presidente di un'America spaccata

L'impossibile è ora divenuto realtà. Contro ogni pronostico Donald Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti. Nel giudicare oramai compromessa la sua candidatura dopo le recenti e improvvide affermazioni misogine, io stesso avevo decisamente sottovalutato il peso della rabbia e della paura della classe media bianca che di fronte agli effetti della globalizzazione e della crisi economica, rischia sempre più di scivolare verso la povertà. Poco importa l'essere stato in buona compagnia con la maggior parte degli analisti nel sottostimare le dimensioni dell'involuzione populista dell'opinione pubblica di fronte alle sfide della modernità. Probabilmente gli americani hanno voluto punire l'elite rappresentata da Hillary Clinton, ma contestualmente hanno premiato un personaggio che insulta le donne, individua negli immigrati i responsabili dei problemi economici e sociali, definisce il riscaldamento climatico un'invenzione dei cinesi creata ad arte per sabotare l'industria americana. Da oggi dire delle colossali stupidaggini può diventare elemento di propaganda decisivo per diventare l'uomo più potente sulla faccia della terra.
Il verdetto elettorale in una democrazia va comunque accettato. Ma una democrazia comporta anche il diritto di critica e il dovere di esprimere preoccupazione per aver affidato un così grande potere a un individuo del tutto imprevedibile. Forse Trump da presidente abbandonerà gli eccessi della campagna elettorale ma sperare che il ruolo istituzionale lo normalizzi è illusorio. La volgarità del personaggio difficilmente lascerà spazio ad una completa responsabilità nell'azione di governo tanto più che potrà appoggiarsi sulla maggioranza del Congresso repubblicana e dunque godere di un ampio margine di manovra nel realizzare il suo programma. Fortunatamente però Trump non rappresenta tutta l'America; esisterà ancora una parte di popolazione che gli si opporrà e lavorerà per creare una valida alternativa. Forse si allargheranno le distanze anche tra le due sponde dell'Atlantico. Ma questo potrebbe essere persino un bene e indurre l'Europa ad assumersi dopo decenni di tutela a stelle e strisce quelle responsabilità in materia di difesa e politica estera sinora scansate ma che il ruolo economico e politico del Vecchio continente imporrebbero.