domenica 15 novembre 2015

Dal Bataclan al califfato: scenari per evitare lo scontro di civiltà

Dallo stadio di calcio, al teatro, ai bar e ristoranti : gli attentatori di Parigi per colpire contemporaneamente in molti punti diversi dovevano disporre di una rete logistica, di uomini e mezzi ben superiori agli otto uomini e al paio di vetture che sinora sono stati individuati. La preparazione degli attacchi terroristici deve aver richiesto un tempo di molti mesi ed è sorprendente che nel frattempo le forze di sicurezza francesi si siano lasciate cogliere così alla sprovvista senza riuscire a reperire informazioni di intelligence sufficienti a sventare, quantomeno parzialmente, l'offensiva. Tanto più che a gennaio le azioni jihadiste contro la sede di Charlie Hebdo e il supermercato kosher avrebbero potuto fornire informazioni e strumenti per rimediare alle lacune già allora emerse.
Accanto ai rilievi sulla prevenzione sul fronte interno occorre evidenziare l'incapacità della comunità internazionale nel trovare strategie condivise per contrastare la rete del terrore che sparge i suoi terribili semi di morte a Parigi, ad Ankara, come a Beirut e all'aereo russo esploso sul Sinai.
L'ISIS prolifera in Siria, Iraq, Libia dove lo Stato è un entità debolissima se non addirittura inesistente. Per combattere in modo serio il sedicente califfato non è sufficente identificare il nemico. Occorre la volontà di annientarlo trovando anche un accordo su un futuro alternativo da progettare per questi territori, e coinvolgendo le popolazioni che vi vivono. Altrimenti qualsiasi soluzione di pacificazione si rivelerà fragile ed illusoria.

domenica 5 luglio 2015

Grecia. Tsipras e l'illusione salvifica del referendum

L'economia della Grecia è molto debole: può contare solamente su un po' di turismo e agricoltura. Nonostante si trovasse in questa situazione, Atene ha deciso per decenni di finanziare a debito un reddito di gran lunga superiore alle sue possibilità produttive. Le conseguenze sono ben note: un Paese sull'orlo della bancarotta, incapace di sostenere le richieste dei suoi creditori. Oltre 10 milioni di greci sono stati chiamati in fretta e furia a raccolta dal primo ministro Tsipras per pronunciarsi con un referendum sulle condizioni poste dai creditori per ottenere un nuovo prestito. Non è detto che anche in caso di esito a lui favorevole, Tsipras ottenga ciò che spera: la possibilità di sedersi al tavolo delle trattative con la Trojka con una maggiore forza contrattuale. Perchè i creditori sanno che qualunque sia l'esito del referendum la Grecia rimane un Paese debole con un disperato bisogno di ottenere denaro in prestito per andare avanti. Anche ammettendo che il referendum veda prevalere il No al piano della Trojka la Grecia dovrà lavorare duro per recuperare autentica sovranità rendendo la sua economia sostenibile e non più dipendente dagli aiuti esteri. Una sfida che Tsipras non ha ancora saputo indicare come vincere.

sabato 2 maggio 2015

Inno al marketing

Durante l'inaugurazione dell'Expo ai bambini del coro è stata fatta recitare una versione rivista dell'Inno italiano dove la strofa "siam pronti alla morte" è stata cambiata in "siam pronti alla vita". L'idea dell'inno trasformabile come un pongo ben si adatta alla nostra storia. Ad esempio gli ultras allo stadio potrebbero ben cantare "siam pronti alle botte" e i politici corrotti al posto di "stringiamoci a coorte" intonare un "spartiamoci le torte". Sicuramente oltre al premier Renzi ci saranno molti connazionali che avranno gradito questa versione easy marketing del Canto degli Italiani. Ma è difficile immaginare francesi,inglesi o americani compiacersi per la storpiatura in un evento ufficiale del testo della Marsigliese, di "God Save the Queen" , o di "The Star Spangled Banner". A mio parere è anche da questi piccoli particolari che si giudica un popolo e la sua classe dirigente.

venerdì 6 febbraio 2015

Mitologia del Patto del Nazareno

Secondo Forza Italia il metodo che ha portato all’elezione del presidente della Repubblica ha segnato la fine del Patto del Nazareno.
Mai nome fu più adeguato: sorto per garantire una miracolosa pacificazione tra opposti schieramenti il Nazareno è ora crocifisso in omaggio al realismo politico delle mutevoli alleanze orchestrate da Matteo Renzi.
Del patto del Nazareno si favoleggiavano meraviglie: grazie a lui ci sarebbero state una Costituzione e una legge elettorale nuove di zecca, si sarebbe dovuto eleggere un capo dello Stato condiviso da tutti, avrebbe avuto inizio una nuova età dell’oro in cui benessere e felicità sarebbero state dispensate a coloro che si accostavano alla Buona Novella del Renzusconesimo.
In realtà dei contenuti di questo fantomatico Patto si è sempre saputo ben poco e per capirci qualcosa ci si doveva affidare agli oracoli cangianti di Berlusconi, Renzi e dei loro più stretti collaboratori. Siamo lontani anni luce da un accordo trasparente sul modello di quanto accade in Germania, dove il programma della Grande coalizione è scritto e firmato dai leader delle forze politiche ed è disponibile in documento pubblicato anche su Internet e consultabile da chiunque, a garanzia del diritto dei cittadini di conoscere che cosa i loro rappresentanti si impegnano effettivamente a fare .
Il patto del Nazareno non era stato progettato per tutelare le aspirazioni del popolo a un cambiamento di rotta, ma per preservare il potere della classe politica che ne variava il contenuto a seconda delle convenienze del momento. Ora il Nazareno è morto, ma risorgerà, dopo tre giorni o comunque quando farà comodo ai politici.

lunedì 2 febbraio 2015

Mattarella al Quirinale nel segno di Renzi.

L'elezione di Sergio Mattarella alla presidenza della repubblica è un'indubbia vittoria politica di Renzi che ha tenuto unito il suo partito, evitando che venisse replicata la figuraccia del 2013 quando la candidatura di Prodi venne impallinata dai 101 franchi tiratori.
Renzi ha imposto la sua scelta alle forze politiche alleate, facendo emergere malumori sia nell'Ncd che che alla fine però ha comunque votato per Mattarella, sia in Forza Italia dove invece la disciplina di partito che aveva fatto optare per la scheda bianca è stata incrinata da decine di voti a favore del nuovo presidente eletto.
Resta il dubbio se Renzi volendo stravincere non abbia danneggiato i suoi piani per il lungo periodo. Il premier ha bisogno del Nuovo centro destra per il governo , e di Forza Italia per portare avanti il progetto di riforme istituzionale, tanto più che la minoranza del Pd appare ringalluzzita dall'importante ruolo giocato nella partita del Quirinale. Ma ora si trova invece Forza italia sempre più spaccata e debole , e un Ncd con Alfano oggetto di molte critiche al suo interno.

martedì 27 gennaio 2015

Tsipras sfida la Troika sul debito della Grecia: svolta per l'Europa o bluff?

Con la vittoria nelle elezioni greche, Syriza e il suo leader Alexis Tsipras sono la prima forza politica che contesta apertamente le politiche economiche dell'Ue ad assumere la responsabilità di governo di uno Stato membro. La sua piattaforma programmatica è semplice: rialzare il livello di qualità della vita della popolazione greca, partendo da investimenti pubblici per 4 miliardi, sussidi alimentari, elettricità, trasporti e cure mediche gratis per i più poveri, sviluppo dell'edilizia popolare, redistribuzione del peso fiscale sui più ricchi a vantaggio della classe media, introduzione di un salario minimo a 751 euro.
Il costo annunciato per questo programma è di oltre 11 miliardi, spese che non è bene chiaro come Tsipras intenderebbe coprire. Si parla di oltre 20 miliardi da prendere sul mercato e dalla lotta all'evasione fiscale. Impegni vaghi che andranno tradotti in fatti nei prossimi mesi.
Ma ciò per cui Tsipras si sta guadagnando le prime pagine della stampa mondiale è l'intenzione dichiarata di non rispettare gli accordi con Ue, BCE e Fondo monetario internazionale per riordinare gli scassati conti pubblici greci, e di chiedere la cancellazione di una gran parte del debito accumulato. E qui il neo premier ellenico si appresta a giocare una partita a poker sapendo di aver in mano la carta di un debito pubblico detenuto in gran parte dai Paesi Ue che in caso di insolvenza verrebbe scaricato sui conti pubblici dei singoli stati membri e quindi sui contribuenti. Un'ulteriore zavorra che i politici farebbero molta fatica a spiegare ai cittadini, e che potrebbe indurli a più miti consigli venendo incontro a una parte delle richieste greche sulla riconversione del debito. Tsipras però è conscio di non aver molto margine di trattativa: senza i soldi dei prestiti della Troika da qui a pochi mesi le casse greche sarebbero vuote, e ciò renderebbe effimera la sua momentanea gloria politica.

mercoledì 7 gennaio 2015

Charlie è vivo

Chi ha voluto uccidere la libertà di pensiero con le raffiche di Kalashnikov ha fallito. Da oggi c'è un ottimo motivo per guardare, condividere , ripubblicare le vignette di Charlie Hebdo: perchè la satira viaggia più veloce della paura