domenica 9 novembre 2014

Stati Uniti: il lavoro all'origine del tracollo democratico nelle elezioni di midterm

Le elezioni di midterm che hanno consegnato ai repubblicani la maggioranza in entrambi i rami del Congresso, rappresentano un atto di sfiducia del popolo americano nei confronti della politica di Obama che probabilmente va al di là degli stessi demeriti del presidente ma che lo costringerà a soluzioni di compromesso nell'ultima fase del suo mandato. Ad esempio è verosimile che verrà accantonata la riforma fiscale con cui Obama cercava di produrre un effetto redistributivo delle ricchezze a favore delle classi sociali svantaggiate. I repubblicani dal canto loro dovranno agire mostrando il loro volto responsabile e rassicurante in vista delle elezioni presidenziali del 2016: un segnale in questo senso viene già dal profilo complessivo degli eletti del Grand old party in cui risulta fortemente ridimensionata la componente più estremista del Tea Party.
I democratici sono stati penalizzati per le incertezze mostrate dal presidente nella gestione delle crisi globali ( dalla Libia, alla Siria e l'Iraq, ). Ma è sopratutto l'economia al centro dei pensieri degli americani e nonostante il PIL Usa registri un tasso di crescita elevato ( + 3.5% nel terzo trimestre), tale aumento di ricchezza non riesce a tradursi in un miglioramento del benessere dell'americano medio: il tasso disoccupazione sceso al 5,8% non deve ingannare perchè la maggior parte dei posti di lavoro creati sono precari, dequalificati e malpagati e meno della metà degli adulti ha un lavoro a tempo pieno. Molto significativo è il dato del tasso di partecipazione della forza lavoro sotto al 63%, al minimo degli ultimi trent'anni a indicare che oltre un terzo dei potenziali lavoratori è oramai scoraggiato e non cerca nemmeno più un'occupazione.
La politica espansiva monetaria attuata dalla Federal Rserve con il quantitative easing ha messo in circolo più denaro che però è andato a ingrossare le file del grande capitalismo, con effetti marginali sulla produttività reale e sul lavoro. Una controindicazione di cui dovrebbe tenere conto anche l'Europa nel suo tentativo di uscire dalla crisi

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