giovedì 13 febbraio 2014

L'acqua calda di Friedman su Monti e Napolitano

Nell'estate del 2011 in un contesto globale di grave crisi finanziaria avevamo un governo in cui il presidente del Consiglio Berlusconi e il suo ministro dell'economia Tremonti litigavano su come portare avanti la politica economica del governo. I due si sopportano a stento e Berlusconi più tardi lo avrebbe accusato di tramare contro di lui per farlo dimettere. A giugno la banca centrale europea chiede misure che consentano al nostro Paese di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014. Ma la sfiducia dei mercati internazionali nei confronti dell'Italia cresce , si cominciano a svendere in maniera massiccia i nostri titoli di Stato, impariamo il significato del temine spread i cui livelli cominciano ad alzarsi dai 160 punti di fine giugno fino ai 350 punti di metà luglio. Le misure  italiane per arginare la speculazione vengono considerate insufficenti dalla BCE che il 6 agosto invia al governo una lettera che pur in un linguaggio diplomatico mette nero su bianco gli obiettivi che l'Italia deve obbligatoriamente raggiungere tra cui il pareggio di bilancio anticipato al 2013, l'introduzione di norme più stringenti sui licenziamenti, liberalizzazione dei servizi pubblici e delle professioni. Gli interessi sui nostri titoli continuano a salire fino ad arrivare all'8 novembre quando il rendiconto dello Stato viene approvato grazie ai soli voti dell'opposizione e lo spread raggiunge la quota record di 575 punti.
Un Paese ostaggio della speculazione finanziaria, con un governo senza maggioranza e succube degli eventi. In questa drammatica situazione il presidente della Repubblica sondò già in estate la disponibilità di Mario Monti a diventare in caso di necessità presidente del Consiglio. Secondo il giornalista Alan Friedman questi contatti riportati nel suo libro, sarebbero una clamorosa rivelazione che riscrive la storia recente italiana. Per me invece è una non notizia,data l'evidente inadeguatezza del governo Berlusconi e il dovere del Presidente della Repubblica di trovare alternative per fare uscire l'Italia dal pantano e per garantire la continuità della legislatura. Senza dimenticare che Monti ha ricevuto la fiducia per il suo governo dal Parlamento, non da Napolitano. Ma l'esercizio della memoria non è mai stato particolarmente coltivato in Italia e dunque non stupisce che non ci si ricordi cosa accadeva in quella difficilissima estate del 2011.

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