lunedì 24 novembre 2014

L'effetto secondario della democrazia secondo Renzi

Per Renzi la bassa affluenza alle urne registrata per le regionali di Emilia-Romagna ( 37%) e Calabria (44%) è un effetto secondario, perchè non tutti hanno perso. Non credo che il presidente del Consiglio ignori come la partecipazione sia invece un elemento fondamentale della democrazia e che quando essa venga a mancare ci si trovi davanti a un sintomo patologico che andrebbe preso con molta serietà e preoccupazione. Temo piuttosto che ciò che gli interessi sia esclusivamente vincere, anche a costo di vedere sminuito il valore della sovranità popolare.

domenica 23 novembre 2014

Italicum: i nodi del premio di maggioranza e della soglia di sbarramento

Perchè i cittadini dovrebbero occuparsi di sistemi elettorali, in un contesto di grave crisi economica in cui la maggior parte deve sforzarsi in ogni modo di trovare i soldi per arrivare a fine mese? Perchè si è appunto cittadini, e dalla bontà del sistema elettorale deriva la possibilità per il governo di essere sostenuto da una maggioranza solida e stabile, che consenta all'esecutivo di assumersi le responsabilità di dare adeguate risposte alle istanze del popolo sovrano.
E da cittadino mi sento di valutare due punti del sistema elettorale in cantiere, il cosiddetto Italicum, da cui dipende a mio parere la possibilità di instaurare un sano rapporto di collaborazione tra governo e maggioranza, nonché una dialettica costruttiva con le forze di opposizione.
Il primo elemento è dato dall'assegnazione del premio di maggioranza che nel Porcellum veniva assegnato alla coalizione con la conseguenza di favorire alleanze elettorali tra forze politiche eterogenee che inesorabilmente si sfaldavano quando si doveva governare. Molto meglio che il premio di maggioranza sia assegnato alla singola lista più votata che potrà agire vedendosi ridurre di molto il potere ricattatorio delle forze politiche più piccoli, e con molti meno alibi nel caso in cui non riesca a realizzare il programma presentato agli elettori.
Sul potere dei partiti minori incide anche la soglia di sbarramento. Se fissata a una percentuale alta avremo un quadro politico notevolmente semplificato tanto più se associata al premio di maggioranza dato alla lista. Qualora invece la soglia si attestasse attorno al 3-4% in presenza di un premio alla coalizione si ripresenterebbero molte delle complicazioni già avute con il Porcellum. Con il premio di lista per lo più saremmo invece di fronte a un diritto di rappresentanza garantito alle minoranze che potrebbe coesistere con il diritto-dovere della maggioranza di attuare il proprio programma di governo.

domenica 9 novembre 2014

Stati Uniti: il lavoro all'origine del tracollo democratico nelle elezioni di midterm

Le elezioni di midterm che hanno consegnato ai repubblicani la maggioranza in entrambi i rami del Congresso, rappresentano un atto di sfiducia del popolo americano nei confronti della politica di Obama che probabilmente va al di là degli stessi demeriti del presidente ma che lo costringerà a soluzioni di compromesso nell'ultima fase del suo mandato. Ad esempio è verosimile che verrà accantonata la riforma fiscale con cui Obama cercava di produrre un effetto redistributivo delle ricchezze a favore delle classi sociali svantaggiate. I repubblicani dal canto loro dovranno agire mostrando il loro volto responsabile e rassicurante in vista delle elezioni presidenziali del 2016: un segnale in questo senso viene già dal profilo complessivo degli eletti del Grand old party in cui risulta fortemente ridimensionata la componente più estremista del Tea Party.
I democratici sono stati penalizzati per le incertezze mostrate dal presidente nella gestione delle crisi globali ( dalla Libia, alla Siria e l'Iraq, ). Ma è sopratutto l'economia al centro dei pensieri degli americani e nonostante il PIL Usa registri un tasso di crescita elevato ( + 3.5% nel terzo trimestre), tale aumento di ricchezza non riesce a tradursi in un miglioramento del benessere dell'americano medio: il tasso disoccupazione sceso al 5,8% non deve ingannare perchè la maggior parte dei posti di lavoro creati sono precari, dequalificati e malpagati e meno della metà degli adulti ha un lavoro a tempo pieno. Molto significativo è il dato del tasso di partecipazione della forza lavoro sotto al 63%, al minimo degli ultimi trent'anni a indicare che oltre un terzo dei potenziali lavoratori è oramai scoraggiato e non cerca nemmeno più un'occupazione.
La politica espansiva monetaria attuata dalla Federal Rserve con il quantitative easing ha messo in circolo più denaro che però è andato a ingrossare le file del grande capitalismo, con effetti marginali sulla produttività reale e sul lavoro. Una controindicazione di cui dovrebbe tenere conto anche l'Europa nel suo tentativo di uscire dalla crisi

martedì 4 novembre 2014

Quali prospettive per il Burkina Faso dopo la fuga di Compaorè?

Il popolo del Burkina Faso attendeva di poter finalmente scegliere nel novembre del 2015 il nuovo presidente che avrebbe dovuto succedere a Blaise Compaore in carica da 27 anni. Ma quest'ultimo ha cercato di attuare una modifica alla costituzione che gli avrebbe consentito di prolungare la sua permanenza al vertice del potere dello Stato dell'Africa centrale. Una mossa che ha scatenato la protesa popolare appoggiata dall'esercito con un colpo di Stato che ha costretto Compaore alle dimissioni e a una precipitosa fuga in Costa d'Avorio.
Ma ora non è chiaro se la situazione si evolverà in senso democratico o se i militari tenteranno di consolidare la propria posizione. E' quanto temono all'Unione Africana che hanno chiesto ai militari di cedere in breve tempo la guida del Burkina Faso a un governo civile. Nel frattempo nella capitale Ouagadougou proseguono le proteste che chiedono le dimissioni del colonnello Zida, nominato dai militari nuovo capo dello Stato ad interim.

lunedì 27 ottobre 2014

Ucraina: il fronte filoccidentale resta diviso anche dopo la vittoria elettorale

Il successo dei partiti filoccidentali nelle elezioni per il rinnovo della Rada, il Parlamento ucraino, solo apparentemente da un chiaro segnale sulle prospettive politiche che verranno seguite dal governo di Kiev. Anzitutto va registrata le massiccia defezione dal voto delle regioni orientali dove la presenza dei filorussi è più massiccia: qui anche per timore di attentati terroristici, solo un elettore su quattro si è recato alle urne.
Il quadro delle forze politiche si presenta inoltre assai frammentato: il blocco dei partiti che sostengono il presidente Poroshenko e il Fronte popolare del primo ministro Yatseniuk sono entrambi attestati al 21% dei voti. Terza forza con circa il 10 % dei consensi è il Partito Samopomich ( Auto-aiuto), guidato dal sindaco di Leopoli, Andriy Sadovyi. Si tratta di partiti accumunati dal desiderio di far entrare l'Ucraina nell'Unione Europea , ma profondamente divisi su altre tematiche non meno rilevanti: se Poroschenko è incline a una mediazione che coinvolga anche la Russia, Yatseniuk appare decisamente più orientato a una netta rottura delle relazioni con Mosca. Si potrebbero registrare anche divergenze sulle riforme economiche da realizzare per far uscire il Paese da una spaventosa recessione ( si stima una perdita del Pil tra il 7 e il 10%). Dietro l'angolo c'è l'incubo che queste divisioni portino a ripetere il fallimento di Yulia Tymoshenko e della rivoluzione arancione.

Brasile: Dilma Rousseff si conferma presidente e punta a riunire il Paese

Dopo una campagna elettorale estremamente dura in cui non sono mancati gli attacchi personali, Dilma Rousseff ottiene un secondo mandato presidenziale vincendo di stretta misura le elezioni (51,5%) in Brasile contro lo sfidante di centro destra Aecio Neves e promette di riunire con una politica di riforme un Paese spaccato. Alla fine la parte più povera della popolazione non l'ha abbandonata temendo che una sua sconfitta significasse perdere il sistema di welfare introdotto da Lula, mentre Neves è stato sostenuto principalmente dalle regioni meridionali più ricche e sviluppate del Paese. Dilma dovrà rilanciare un economia che dopo il boom dei primi anni di governo Lula è andata incontro a una profonda frenata accompagnata da alta inflazione. In più c'è da affrontare lo scoglio della corruzione, da sempre cancro del Brasile, che aveva portato alle forti manifestazioni di protesta degli ultimi mesi. D'altro canto una opposizione forte che vede in Neves un leader autorevole potrò dare il proprio contributo per rendere più solida e moderna la democrazia in Brasile.

martedì 14 ottobre 2014

Catalogna verso una consultazione per l'indipendenza alternativa al referendum

Il presidente della Catalogna, Artur Mas, ha annunciato la rinuncia al referendum per l'indipendenza già sospeso dalla Corte Costituzionale. Al suo posto verrà indetta una consultazione in cui tutti i catalani potranno esprimersi su quale futuro vogliono per la regione. La strategia di Mas prevede poi il ricorso a elezioni anticipate in cui i partiti indipendentisti si dovrebbero presentare con liste e programmi congiunti in modo da far assumere al voto il significato politico di un plebiscito sulla secessione dalla Spagna.
Un tentativo di aggirare gli ostacoli legali posti al referendum. Ma anche la consultazione alternativa appare poggiarsi su presupposti giuridici quantomeno incerti.

Bolivia: Evo Morales al terzo mandato presidenziale

La vittoria di Evo Morales, che si garantisce con il 61% dei voti il terzo mandato presidenziale, giunge in controtendenza rispetto alle attuali difficoltà della sinistra latinoamericana in particolare in Venezuela con il chavismo e in Brasile con Dilma Rousseff costretta al ballottaggio per la presidenza.
Se nei primi due mandati Morales, primo presidente indio votato in un Paese con i due terzi della popolazione indigena, aveva potuto raccogliere il consenso in virtù del forte richiamo all'appartenenza etnica, ora ad emergere sono i buoni risultati economici della Bolivia per cui si stima un PIL in crescita del 6,8% nel 2013. Secondo la banca Mondiale il reddito pro capite è cresciuto dai 1000 dollari annui del 2005 ai 2500 del 2013. Parte dei ricchi proventi delle attività petrolifere e di produzione di gas nazionalizzate da Morales sono stati investiti in programmi di sviluppo e assistenza sociale per i boliviani più poveri. Morales ha anche introdotto per la prima volta una forma di assistenza pensionistica universale anche a favore delle fasce più svantaggiate: spesso e volentieri si tratta di erogazioni per poche decine di dollari al mese ma sufficienti a farne accrescere la popolarità in un paese tra i più poveri dell'America Latina dove un boliviano su quattro vive con meno di due dollari al giorno.

lunedì 13 ottobre 2014

Il governo turco ha armato l'Isis?

Sugli ambigui rapporti tra governo turco e jihadisti dell'Isis è intervenuto Dengir Mir Mehmet Fırat, uno dei fondatori del partito per la Giustizia e lo Sviluppo ( AKP), ora al potere. Secondo Firat il governo di Ankara ha armato e finanziato gruppi estremisti in Siria, tra cui proprio l'Isis con lo scopo di impedire ilo rafforzarsi delle posizioni curde nella regione di Rojava, nel nord della Siria e di contrastare il potere del presidente siriano Bashar al-Assad. Firat è estremamente critico con questa strategia , i cui errori di calcolo, hanno condotto la Turchia a dover vedere ora nell'Isis una minaccia alla propria sicurezza.

giovedì 9 ottobre 2014

I diritti ( negati) delle coppie gay tra lo zelo di Alfano e l'inerzia del Parlamento

Il ministro dell'interno Alfano quando invia una circolare ai prefetti in cui invita a intervenite presso i sindaci per dichiarare invalide la trascrizioni dei matrimoni di coppie omosessuali celebrati all'estero non fa altro che applicare la legge dato che nel nostro ordinamento l'unico matrimonio avente valore giuridico rimane quello tra uomo e donna. Il problema dunque non sta tanto nello zelo del Viminale quanto nell'ingiustizia di una normativa che ancora oggi non riconosce alcun diritto alle coppie gay. Lo sdegno va quindi indirizzato al Parlamento cui spetta il compito di regolamentare finalmente le unioni di fatto tra coppie etero ed omossesuali colmando quel divario di civiltà che divide l'Italia dai paesi europei più avanzati.

martedì 7 ottobre 2014

Sud Sudan: guerra civile e carestia fanno strage di civili e bambini

Si tratta dello stato più giovane dell'Africa, divenuto indipendente nel luglio del 2011 a seguito di un referendum che ne ha sancito la secessione dal Sudan. Eppure il Sud Sudan è già falcidiato da un guerra civile che sta mietendo numerose vittime tra i civili, sopratutto bambini. La situazione sta diventando ogni giorno sempre più drammatica perchè al conflitto bellico si aggiunge la carestia: secondo l'Unicef, 50.000 bambini sudanesi del Sud possono morire se non riceveranno urgentemente cibo, mentre nel corso dei prossimi mesi un milione di bambini avranno bisogno di cure per gli effetti della malnutrizione.
Nel Sud Sudan ci sono 1, 7 milioni di sfollati dall'inzio della guerra civile e secondo l'IPC ,un forum di sicurezza alimentare globale, 2, 5 milioni di persone entro marzo 2015 dovranno affrontare gli effetti della carenza di cibo. Un numero destinato a crescere perchè nel Sud Sudan il picco di carestia si dovrebbe raggiungere a maggio. Carestia che però, a differenza di altre nazioni come la Somalia,non è causata dalla siccità ma esclusivamente dalla guerra. Nel Sud Sudan la pioggia è arrivata e ci sarebbeero tutte le condizioni climatiche per poter coltivare. Ciò che lo impedisce è la guerra e quando la stagione delle pioggie finirà , probabilmente entro la fine del mese, le fazioni rivali si raggrupperanno pronte a riprendere le violenze.

sabato 4 ottobre 2014

A Hong Kong i giovani chiedono democrazia e autonomia da Pechino

I migliaia di giovani di Occupy Central manifestano perchè il capo dell'esecutivo di Kong Kong sia eletto a suffragio universale e senza alcuna interferenza da parte di Pechino. Ma la Cina è di diverso avviso e ha stabilito che il capo dell'esecutivo venga scelto dagli elettori tra una rosa di tre nomi preselezionati da un comitato elettorale in larga parte composto da uomini vicini al regime cinese.
Hong Kong è un ex colonia britannica che è ritornata sotto il controllo cinese nel 1997 a seguito di un accordo siglato nel 1984 tra Cina e Gran Bretagna. La Cina ha accettato di governare Hong Kong per 50 anni secondo il principio "un Paese, due sistemi" grazie al quale la città gode di un notevole grado di autonomia con un proprio sistema giuridico e una serie di libertà per i residenti sconosciute al resto della Cina, tra cui il diritto a riunirsi e esprimere liberamente il proprio pensiero. Nella Basic-Law , la mini costituzione in vigore a Kong Kong, il sistema elettorale non è regolato esplicitamente ma è previsto l'impegno a introdurre il suffragio universale. I manifestanti ritengono che il nuovo sistema elettorale sia un tentativo delle autorità cinesi di frenare l'evoluzione in senso democratico del sistema politico di Hong Hong e di ridurne gli spazi di autonomia da Pechino.

venerdì 3 ottobre 2014

Le misure contro Ebola per il pellegrinaggio a La Mecca

Quest'anno saranno due milioni i musulmani attesi a La mecca per l'Hajj, il pellegrinaggio nella città santa che costituisce uno dei pilastri della fede islamica. Le preoccupazioni si concentrano sui rischi di contagio dal virus Ebola, ma le autorità saudite minimizzano il pericolo e annunciano di aver vietato l'ingresso a scopo precauzionale a 7.400 pellegrini prevenienti da Sierra Leone, Guinea e Liberia paesi tra cui si annidano i maggiori focolai dell'epidemia. Per aumentare ulteriormente la sicurezza tutti i pellegrini dovranno compilare delle schede per consentire uno screening medico e esporre in dettaglio i viaggi da loro compiuti nel corso delle ultimi tre settimane.
A complicare le cose la diffusione di un'altra malattia, la Mers ( sindrome respiratoria del medio oriente), di cui in Arabia Saudita sono stati registrati 740 casi con oltre 300 decessi.

giovedì 2 ottobre 2014

Il deficit della Francia di Hollande è vera sfida al rigore dell'Ue?

In occasione della presentazione della legge di bilancio la Francia ha reso noto che riporterà il suo deficit entro il parametro del 3% stabilito dall'Ue, solo nel 2017 e non nel 2015 come si era inizialmente impegnata a fare.
Va subito detto che se l'Italia seguisse la stessa strada i suoi interessi sul debito probabilmente salirebbero a livelli insostenibili, con grossi rischi di tenuta per tutto il nostro sistema di conti pubblici. Infatti la Francia rispetto all'Italia ha il vantaggio di pagare interessi molto bassi, praticamente ancorati a quelli tedeschi. Da qui quella che appare una contraddizione della politica finanziaria dell'Eliseo che lancia una sfida alla Germania, campione del rigore, nella consapevolezza che è proprio la vicinanza alla linea finora seguita da Berlino che ha consentito a Parigi di limitare gli effetti negativi dell'elevato deficit di questi anni. Solo il tempo ci saprà chiarire se i cugini d'oltralpe perseguiranno in maniera coerente la sfida dichiarata all'austerity o se imboccheranno la via del ritorno all'ovile della Merkel. Resta l'immagine di uno strappo unilaterale rispetto agli impegni europei che nell'immediato può anche risollevare l'orgoglio transalpino, ma che in una prospettiva di lungo periodo non appare in grado di intaccare la supremazia tedesca né contribuisce a dare solidità all'idea di una casa comune europea che faccia da argine al proliferare degli egoismi nazionali.

martedì 30 settembre 2014

Il referendum per l'indipendenza della Catalogna sospeso dalla Corte Costituzionale spagnola

La Corte costituzionale spagnola ha sospeso per cinque mesi il previsto referendum per l'indipendenza della Catalogna. Il giudice nel frattempo dovrà esaminare se la consultazione referendaria viola la Costituzione spagnola. Il referemdum indetto con un decreto del presidente della regione Autonoma della Catalogna, Artur Mas, doveva svolgersi il 9 novembre. Ma il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha presentato ricorso sostenendo il voto, che non ha avuto la benedizione di Madrid, non era "compatibile con la Costituzione spagnola". Molti catalani appoggiano il referendum dopo il rifiuto di Madrid di concedere loro più poteri e autonomia. Un'iniziativa stimolata anche dal recente referendum per l'indipendenza della Scozia. I catalani sono 7 milioni e mezzo, costituiscono circa il 16% della popolazione della Spagna. Ma la Catalogna è una delle regioni più ricche e più altamente industrializzate della Spagna, e in essa le spinte indipendentiste già consistenti, si sono fatte ancora più forti dopo la crisi economica che ha violentemente colpito in questi anni la Spagna.

Mille euro di multa: il valore di un'adolescenza spezzata

La procura di Roma ha accettato la richiesta di patteggiamento per quattro clienti delle due minorenni che si prostituivano in un appartamento dei Parioli. I clienti, che erano consapevoli della minore età delle prostitute, dovranno pagare 1000 euro di multa. La condanna a un anno di reclusione verrà invece sospesa con la condizionale per cui questi "signori" non si faranno nemmeno un giorno di carcere.
Si tratta di una sanzione ridicola che annulla ogni effetto deterrente per un reato così grave in cui vi è un alta possibilità di recidiva. Come rilevato dal garante per l'Infanzia e l'adolescenza, per i reati connessi alla prostituzione minorile non si dovrebbe mai ricorrere al patteggiamento. Un epilogo che lascia sconcertati, una sconfitta per la giustizia che non riesce a tutelare la parte più debole: le giovani vittime.

martedì 23 settembre 2014

Il ruolo della Turchia nella lotta contro l'Isis

Obama sta insistentemente chiedendo alla Turchia di far parte della coalizione militare contro l'Isis ma Erdogan ha rifiutato qualsiasi coinvolgimento diretto nel timore di possibili attentati jihadisti nel suo territorio. Il governo di Ankara ha sinora tenuto un atteggiamento ambiguo e si sospetta che la recente liberazione di 49 ostaggi turchi da parte dell'Isis sia la contropartita di un accordo con cui la Turchia da ai combattenti islamici il via libera di avanzare verso il nord della Siria e dell'Iraq nei suoi combattimenti contro i curdi. D'altronde il sostegno occidentale alla resistenza curda contro l'Isis non è visto di buon occhio dalla Turchia nel timore che si rafforzino le posizioni irredentiste volte alla formazione di uno stato curdo a scapito della propria integrità territoriale.

venerdì 19 settembre 2014

La Scozia rifiuta l'indipendenza

Gli scozzesi hanno scelto di rimanere nel Regno Unito. È questo l'esito del referendum in cui il no all'indipendenza ha prevalso con il 55% dei voti. Probabilmente in molti elettori la prospettiva di una secessione è apparsa un vero e proprio salto nel buio. Troppo forti i legami economico-finanziari con Londra per essere recisi così bruscamente. Troppo incerto l'attuale contesto globale per essere affrontato da un piccolo Paese di 5 milioni di abitanti che per quanto dinamico e ricco di risorse naturali, avrebbe dovuto confrontarsi con realtà imponenti ed e aggressive sul piano sia politico ed economico.
Assai poco sicure e rassicuranti si sarebbero presentate le relazioni internazionali per il neonato Stato scozzese con Paesi come Spagna, Belgio, Grecia e Cipro pronte a boicottarne l'entrata nella UE nel timore che il contagio secessionista prendesse forza anche nelle proprie rispettive realtà.
Secoli di incomprensioni e dissidi anche sanguinosi, hanno condotto inglesi e scozzesi a un passo dalla separazione. Non ci si potrà illudere che improvvisamente scoppi l'amore, ma almeno la straordinaria partecipazione popolare ( ha votato l'85% degli aventi diritto) in questo referendum ha detto chiaramente che l'interesse a mantenere in piedi il matrimonio è reciproco. Sempre che Londra mantenga le promessa di concedere maggiore autonomia alla Scozia.

mercoledì 17 settembre 2014

Aumento dell'Iva: un errore da non ripetere

Aumentare l'Iva per finanziare la riduzione delle tasse sul lavoro: si tratta di una proposta lanciata da Bruxelles al governo italiano e che troverebbe la sua giustificazione nell'attuale contesto di deflazione che ne ridurrebbe al minimo gli effetti dannosi per la popolazione.
La mia opinione è invece di decisa contrarietà a qualsiasi innalzamento dell'Iva. Anzitutto la deflazione è proprio una conseguenza della forte riduzione dei consumi e per stimolare la domanda interna tutto serve fuorchè aumentare le tasse in questa direzione. L'aumento dell'Iva interesserebbe principalmente i beni di prima necessità e andrebbe a incidere in modo pesante sul potere d'acquisto dei redditi più bassi, cioè coloro che già adesso stanno subendo in maniera più pesante gli effetti della crisi economica.
Inoltre nel recente passato per consentire allo Stato di fare cassa abbiamo già assistito ad aumenti dell'Iva che hanno portato l'aliquota 20 al 22% i cui effetti recessivi sull'economia reale stiamo per l'appunto tuttora subendo.
Per ridurre le tasse sul lavoro occorre procedere a un'azione decisa contro la corruzione e gli sprechi della macchina statale, migliorare l'efficenza delle amministrazioni pubbliche, recuperare gettito dalla lotta all'evasione. Ma sopratutto bisogna smetterla di pensare che a mettere una pezza debbano essere i soliti comuni mortali già tartassati.

lunedì 15 settembre 2014

Il referendum scozzese ha in mano il destino della finanza britannica

Il referendum sull'indipendenza della Scozia che si terrà giovedì 18 settembre si presenta dall'esito molto incerto. Circa le conseguenze di una possibile separazione, il Financial Times stima che sono circa due milioni i posti di lavoro prodotti dal legame finanziario tra Londra e Edimburgo. La prosperità del Regno Unito si fonda in buona parte sui servizi finanziari e sotto questo aspetto le decisioni prese dalla Scozia avranno effetti per tutto il resto del paese e ci si dovrà porre domande sul mantenimento dell'attrattiva per gli investitori esteri. Molte banche e società finanziarie estere infatti hanno le loro sedi a Londra ma sfruttano i vantaggi fiscali e i minori costi operativi della Scozia.

sabato 13 settembre 2014

Cia, militanti dell'Isis cresciuti a 31000

La CIA valuta che l'Isis, lo Stato Islamico dell'Iraq e della Siria, riesca a raccogliere tra i 20.000 e i 31.500 combattenti in tutto l'Iraq e la Siria, sulla base di una nuova revisione dei rapporti di intelligence ricevuti da maggio ad agosto. Questo nuovo totale riflette un aumento di adesione a seguito dei numerosi successi avvenuti a partire da giugno sul campo di battaglia e la dichiarazione di un califfato, maggiore attività bellica, e un ulteriore attività di proselitismo. Funzionari della Cia esprimono preoccupazione anche per l'altro numero di combattenti stranieri, circa 15000, di cui almeno 2000 sarebbero sicuramente occidentali.

giovedì 11 settembre 2014

Obama contro l'Isis, pensando alle elezioni di mid-term

Rivolgendosi alla nazione per presentare la campagna volta ad annientare l'Isis, Obama ha tenuto a evidenziare le differenze con le operazioni militari del suo predecessore. Al contrario di Bush, Obama cercherà di coinvolgere il maggior numero di Stati in una coalizione internazionale ( a partire dall'Arabia saudita), e verrà fatto un marginale utilizzo di truppe di terra , impiegate esclusivamente in attività di supporto, senza alcun diretto coinvolgimento in azioni belliche.
Rassicurare gli americani e distanziarsi politicamente dai repubblicani: una strategia che guarda anche alle prossime elezioni di mid-term
Ha poi sottolineato la necessità di rinforzare i ribelli moderati che combattono in Siria. Ma non è chiaro come ci riuscirà concretamente visto che queste forze sono state marginalizzate proprio dagli estremisti.
C'è poi il nodo dei rapporti con il presidente siriano Assad: Obama ha ribadito che non ci si può fidare di lui nella lotta al terrorismo ma combattere l'Isis significa indirettamente dare un aiuto al presidente siriano. Nel sottolineare come Assad abbia perso legittimità presso il suo popolo, questa volta non ha però invocato la sua estromissione dal potere. Dietro questa prudenza c'è l'auspicio di un accordo politico con i ribelli, per far fronte comune contro l'Isis?

martedì 2 settembre 2014

Mogherini a capo della diplomazia europea: ma è la persona giusta?

La nomina di Federica Mogherini ad Alto rappresentante della politica estera dell'Unione europea è stato rappresentato come un successo dell'Italia e del premier Renzi. Bisognerebbe però chiedersi sopratutto se il profilo della Mogherini sia adatto all'incarico.
Il suo curriculum fimora non è cero straordinario: prima di divenire ministro degli esteri nel governo Renzi, la Mogherini si era occupata di relazioni internazionali per il Partito Democratico.
Considerando che l'Alto rappresentante svolge per lo più un ruolo di coordinamento della politica estera concertata dai governi degli Stati membri per essere incisivo occorrerebbe una personalità con un peso specifico che in questo momento alla Mogherini manca. È auspicable che da nuovo capo della diplomazia riesca ad acquisire la necessaria autorevolezza non tanto e non solo per il prestigio dell'Italia, ma sopratutto perché l'Europa deve parlare con una voce sola e forte.

sabato 30 agosto 2014

Ucraina: soldati russi sconfinano, volontari combattono con i separatisti

Dieci soldati russi che avevano sconfinato sono stati arrestati nell'est dell'Ucraina. Per il presidente russo Vladimir Putin "si erano persi".
Il leader della Repubblica popolare di Donetsk, Alexander Zakharchenko ha detto che l'esercito russo è in realtà coinvolto nei combattimenti in terra straniera. Parlando di 4000 volontari russi che lavorano a fianco dei separatisti di Donetsk, egli riconosce apertamente la presenza tra loro di soldati "che combattono al nostro fianco, militari in congedo, che sono venuti qui, piuttosto che prendersi una vacanza, in modo da combattere per la nostra libertà. "
Il segretario generale dell'ONU, Rasmussen ha chiesto alla Russia di "cessare le sue azioni illegali".

giovedì 28 agosto 2014

Il ruolo politico di Hamas nella nuova tregua israelo-palestinese

Dopo 50 giorni di guerra, israeliani e palestinesi hanno siglato l'ennesima tregua a tempo determinato. Hamas e il governo israeliano cantano entrambi vittoria ma la realtà è che si tratta di un compromesso dovuto al logoramento delle forze in campo: la popolazione di Gaza stremata dal sangue e dalla distruzione subita, quella israeliana preoccupata che le scuole ricominciassero sotto la minaccia dei razzi di Hamas. Alcune restrizioni al commercio e agli spostamenti a Gaza saranno allentate ma ( non abolite) in modo da consentire ai palestinesi di importare grandi quantità di cemento e di altri materiali da costruzione per iniziare uno sforzo gigantesco di ricostruzione.Se la tregua resiste le parti si riuniranno il mese prossimo per negoziare le questioni più spinose, come la costruzione di un aeroporto a Gaza e la smilitarizzazione di Hamas.
Sul piano politico forse chi ha ottenuto di più è però proprio Hamas: è vero che la sua forza militare è stata seriamente colpita, ma occorre ricordare che il negoziato vede come parte il governo di unità nazionale palestinese di cui fa parte proprio Hamas. Si tratta di un riconoscimento sia pure indiretto del ruolo di Hamas: solo poco tempo fa una concessione impensabile da parte di Israele.

mercoledì 27 agosto 2014

Stabilizzazione precari della scuola. Come funziona all'estero?


Il ministro dell'istruzione Giannini ha annunciato un maxi-piano di assunzioni in pianta stabile di 100000 precari nei prossimi tre anni. ma come si assumono gli insegnati negli altri Paesi Europei?
A tal proposito segnalo un'interessante articolo a firma di Francesco Rocchi.
In particolare mi sembra degna di particolare riflessione la seguente considerazione

In definitiva, in quasi tutti questi paesi (con un sistema scolastico di migliore qualità n.d.r) , sia pure in maniere diverse e con l’importante eccezione della Germania, le scuole godono di grande autonomia e sono le prime responsabili della scelta del proprio personale docente. Ognuno dei sistemi qui descritti impone, nel riconoscere agli insegnanti lo status di insegnante abilitato, dei requisiti minimi comuni che assicurino una coerenza di fondo al sistema scolastico, ma nelle procedure di assunzione assume una importanza particolare anche il curriculum personale del docente, cui viene chiesto, in sostanza, di essere in grado di affrontare la situazione specifica in cui si troverà ad operare.
Responsabilizzazione delle singole scuole nella scelta degli insegnanti, e verifica della concreta capacità del docente di adattarsi allo specifico contesto in cui dovrà operare. Due criteri che mi sembrano importanti per selezionare bravi insegnanti per i nostri ragazzi

martedì 26 agosto 2014

Montebourg contro Hollande: la sinistra francese si spacca sull'economia

In Italia Arnaud Montebourg è balzato all'onore delle cronache per l'elogio della politica economica anticrisi di Matteo Renzi. Ma queste dichiarazioni erano parte di un più ampio ragionamento in cui l'oramai ex ministro dell'economia transalpino criticava apertamente il governo di cui ancora faceva parte perchè, a suo dire, troppo debole nei confronti della politica dell'austerity proposta dalla Ue e dalla Merkel. Parole che hanno diviso l'opinione pubblica francese tra chi condivideva le critiche al rigore e chi invece osservava lo strano ruolo di un ministro dell'economia che non solo indeboliva il proprio governo ma criticava la politica economica di cui era corresponsabile.
Logica conseguenza di questa uscita è stata l'esclusione di Montebourg dall'esecutivo a seguito del rimpasto proposto dal primo ministro Valls e condiviso dal presidente Hollande. Quest'ultimo è il vero bersaglio della critica: Montebourg sembra determinato a presentarsi alla prossime primarie socialiste per l'Eliseo. Ma quest'attacco accresce le difficoltà dei socialisti - e quindi anche sue- di fronte all'avanzata della destra estrema di Marine Le Pen.
Montebourg in Francia si è distinto come un feroce critico della globalizzazione ed è stato l'artefice di una norma che permette allo Stato francese di porre un veto nei confronti degli investimenti esteri in settori strategici. La sua politica economica vuole mettere al centro la crescita anche a costo di un rilassamento dei conti pubblici e del controllo sul deficit.

domenica 24 agosto 2014

Il proselitismo dell'Isis sfida i valori dell'Occidente

Sarebbero oltre 4000 i britannici nelle fila deIl'ISIS, il gruppo jihadista autore della macabra uccisione del giornalista James Foley. Lo stesso boia di Foley sarebbe un britannico che nel video della decapitazione parla con un forte accento del sud dell'Inghilterra. A tal proposito si è acceso nel Regno Unito il dibattito sul proselitismo operato dall'estremismo islamico tra i propri cittadini. Intervistato dall'Independent il professor Anthony Glees dell'Università di Buckingham evidenzia come le idologie estremiste islamiste sono state in grado di diffondersi con relativa facilità nel Regno Unito sotto la vopertura della 'religione', della , libertà di parola' e del 'multiculturalismo' " Un piccolo numero di musulmani britannici hanno subito il lavaggio del cervello da parte dei cosiddetti predicatori, dai valori occidentali e sono stati convinti che devono uccidere per creare un califfato globale ".
La sfida più insidiosa che questi estremismi lanciano alle società occidentali è alla loro capacità di far coesistere sicurezza, tolleranza e libertà di espressione.

giovedì 7 agosto 2014

Aumentare il prezzo del quotidiano: la strategia tafazziana degli editori

Nel 2010 il prezzo dei quotidiani in edicola si attestava a 1 euro.In pochi anni però si sono avuti una serie continua di aumenti che hanno fatto decollare il prezzo fino a 1,50 euro per La Stampa,La Nazione, il Resto del Carlino, il Sole 24 ore e a 1,40 euro per Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport e Repubblica. La strategia degli editori è chiara in tutta la sua masochistica assurdità: se diminuiscono le copie vendute e gli introiti pubblicitari la soluzione trovata è quella di aumentare continuamente il prezzo del giornale in edicola. Un modo singolare per fidelizzare i pochi lettori rimasti.

giovedì 13 marzo 2014

La svolta di Renzi, buona ma precaria

Se riuscisse davvero a mantenere quanto ha annunciato ieri, Matteo Renzi potrebbe davvero avere cominciato a far svoltare il Paese verso l'uscita da anni di crisi. Ma rimane più di qualche dubbio sulle risorse necessarie per avere le adeguate coperture finanziarie. Entro maggio ci sarà il taglio di 10 miliardi del cuneo fiscale con la restituzione in busta paga di circa 1000 euro annui per i lavoratori dipendenti con redditi medio bassi ( con stipendi fino a 1500 euro circa). I finanziamenti dovrebbero venire con 7 miliardi dalla spending review; ma qui i conti già non tornano perchè il commissario Cottarelli aveva detto che per il 2014 sarebbero stati a disposizione solo 3 miliardi. Il resto dovrebbe venire dal risparmio sul deficit e sull'abbassamento dello spread: risorse che però per definizione non possono definirsi strutturali, dato che che non si può avere la certezza che il deficit e gli interessi sul debito rimangano sempre bassi.
Poi c'è il taglio del 10% sull'IRAP da finanziare con l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 26%: ma anche in questo caso se la propensione agli investimenti finanziari dovesse diminuire per il maggior carico fiscale ci troveremo senza copertura. Renzi ha fatto la scelta di destinare la maggior parte dei soldi ai dipendenti a scapito delle imprese. Le motivazioni di ricerca del consenso elettorale a poche settimane dalle europee sono evidenti e forse per favorire una migliore ripresa economica sarebbe stato opportuno un maggiore occhio di riguardo al mando produttivo che crea posti di lavoro. Comunque almeno siamo di fronte a una scelta chiara e netta che non disperde le poche risorse in mille rivoli come è stato fatto fino al recente passato.
Su questi e altri provvedimenti ( dai pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione, al piano casa, allo jobs act) occorrerà conoscere i dettagli per valutare con più consapevolezza. Ma mi sento di dare credito al tentativo di ancorarsi alla ripresa già in atto ne resto dell'Europa. E' da augurarsi dunque che le misure presentate vengano in gran parte a concretizzarsi

martedì 11 marzo 2014

Dietro le quote rosa la battaglia della Casta per le poltrone in Parlamento

La questione delle quote rosa in parlamento è espressione di un mero conflitto di potere all'interno della Casta politica: le parlamentari donne le vogliono perchè così avrebbero più opportunità per mantenersi attaccate alla poltrona, e gli uomini le osteggiano per lo stesso istinto di sopravvivenza politica, non certo per misoginia.
La vera parità di genere si fa con buone leggi che favoriscano l'adeguato inserimento delle donne nel lavoro, per migliorare la compatibilità tra il ruolo di lavoratrice e quello di donna, moglie o madre all'interno della famiglie, e con una battaglia culturale che promuova il rispetto della donna in tutti gli ambiti della vita sociale e che demolisca gli stereotipi che ancora oggi ne ostacolano la piena affermazione e dignità.
E' ovvio che servirebbe anche una consistente quota di donne che siedano in Parlamento. Ma sarebbe auspicabile sopratutto che a rappresentarci ci fosse un altro tipo di donna: competente, autorevole, autenticamente emancipata, non certo le attuali parlamentari che per conquistarsi un posto al sole hanno per lo più scelto la strada dell'adulazione verso i capi dei rispettivi partiti. E per favorire ciò, occorrerebbe una ben diversa legge elettorale, non certo quel pastrocchio dell'Italicum che si sta andando ad approvare.

venerdì 7 marzo 2014

L'Italicum solo alla Camera: escamotage per evitare il voto

La scelta di far entrare in vigore solo alla Camera la nuova legge elettorale - il c.d Italicum- in attesa di attuare la trasformazione del Senato in una camera non elettiva, rende impraticabile l'ipotesi di tornare al voto prima che venga realizzata tale riforma costituzionale. Si tratta di una mostruosità politico-giuridica; ciononostante i suoi sostenitori affermano che si è trattata di una scelta obbligata perchè sarebbe stato impossibile votare per due eventuali ballottaggi. Tale giustificazione è del tutto insensata  visto che applicando l'Italicum anche al Senato nel migliore dei casi avremmo avuto una maggioranza con numeri molto ampi in entrambi i rami del parlamento, e nel peggiore dei casi si sarebbe dovuto far ricorso alle larghe intese, esattamente come è avvenuto con i governi Monti e Letta.
Al contrario le cose peggiorerebbero e di molto se la riforma del Senato non dovesse andare in porto: in questo caso al premio di maggioranza previsto alla Camera per la coalizione vincente, si contrapporrebbe un Senato eletto con metodo proporzionale puro - cioè il vecchio sistema del Porcellum depurato dalle parti cassate dalla Corte Costituzionale. La conseguenza sarebbe una frammentazione ancora più marcata di quella che abbiamo conosciuto finora, con una miriade di piccoli partitini con percentuali di consenso infinitesimali che avrebbero la possibilità di entrare al Senato, e di consguenza la probabile necessità per il governo di appoggiarsi anche su molti di loro per avere la maggioranza.
Tra l'altro non è affatto certo che si riesca davvero ad eliminare il Semato elettivo e il bicameralismo perfetto: il processo di revisione costituzionale richiede tempo e due passaggi in ciascun ramo del Parlamento per essere approvato. Nel frattempo c'è da attendersi che molti senatori cercheranno con ogni stratagemma di affossare quel progetto che qualora approvato significherebbe il loro suicidio politico.

lunedì 24 febbraio 2014

La proposta autogoal di Delrio di tassare i Bot

L'idea di aumentare la tassazione sui rendimenti dei Bot ( attualmente al 12,5%) proposta dal sottosegretario Delrio è alquanto inopportuna: colpirà sopratutto le famiglie e i piccoli risparmiatori, mentre i grandi investitori hanno la possibilità di acquistare i titoli emessi all'estero, in particolare in Lussemburgo dove c'è una tassazione più favorevole. Inoltre la maggiore tassazione porterebbe a un innalzamento dei tassi di interesse richiesti dal mercato, per cui potrebbe persino rivelarsi una misura in perdita per le casse pubbliche. Ma anche l'annuncio ( sia pur smentito da Renzi) potrebbe avere effetti, sia pure contenuti, di rialzo dei tassi al momento delle nuove aste per collocare i titoli. Di membri del governo che si mettono a fare dichiarazioni in libertà su temi così delicati non se ne sente proprio il bisogno. Se il buon giorno si vede dal mattino, l'esordio non è certo di quelli incoraggianti

martedì 18 febbraio 2014

Letta-Renzi a Palazzo Chigi. Staffetta in stile democristiano

Il bilancio del governo Letta è stato molto deludente: pur potendo disporre di margini di manovra ben maggiori di chi l'ha proceduto grazie all'uscita dalla procedura di infrazione comunitaria e all'abbassamento dei tassi di interesse sul debito pubblico, sono stati prodotti  risultati ben modesti sia sul piano delle riforme che della politica economica, aumentando l'IVA al 22%, incartandosi sull'IMU, non riuscendo ad incidere sul cuneo fiscale e sulla spending review.
La sua sostituzione era dunque opportuna ma lasciano molto perplesse le modalità da manovra di palazzo con cui ciò è stato fatto da Matteo Renzi: dopo aver assicurato a gennaio il suo sostegno a Letta con l'ormai celeberrima frase "Enrico stai sereno", venti giorni dopo il segretario del PD gli dava lo sfratto da Palazzo Chigi per insediarvisi a sua volta come nuovo inquilino. E poichè spesso la forma diventa sostanza non c'è da stupirsi se gli alleati di Renzi al governo, abbiano accolto la staffetta con iniziale diffidenza. Speriamo almeno che la sua smisurata ambizione  porti a risultati misurabili e positivi per gli italiani.

giovedì 13 febbraio 2014

L'acqua calda di Friedman su Monti e Napolitano

Nell'estate del 2011 in un contesto globale di grave crisi finanziaria avevamo un governo in cui il presidente del Consiglio Berlusconi e il suo ministro dell'economia Tremonti litigavano su come portare avanti la politica economica del governo. I due si sopportano a stento e Berlusconi più tardi lo avrebbe accusato di tramare contro di lui per farlo dimettere. A giugno la banca centrale europea chiede misure che consentano al nostro Paese di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014. Ma la sfiducia dei mercati internazionali nei confronti dell'Italia cresce , si cominciano a svendere in maniera massiccia i nostri titoli di Stato, impariamo il significato del temine spread i cui livelli cominciano ad alzarsi dai 160 punti di fine giugno fino ai 350 punti di metà luglio. Le misure  italiane per arginare la speculazione vengono considerate insufficenti dalla BCE che il 6 agosto invia al governo una lettera che pur in un linguaggio diplomatico mette nero su bianco gli obiettivi che l'Italia deve obbligatoriamente raggiungere tra cui il pareggio di bilancio anticipato al 2013, l'introduzione di norme più stringenti sui licenziamenti, liberalizzazione dei servizi pubblici e delle professioni. Gli interessi sui nostri titoli continuano a salire fino ad arrivare all'8 novembre quando il rendiconto dello Stato viene approvato grazie ai soli voti dell'opposizione e lo spread raggiunge la quota record di 575 punti.
Un Paese ostaggio della speculazione finanziaria, con un governo senza maggioranza e succube degli eventi. In questa drammatica situazione il presidente della Repubblica sondò già in estate la disponibilità di Mario Monti a diventare in caso di necessità presidente del Consiglio. Secondo il giornalista Alan Friedman questi contatti riportati nel suo libro, sarebbero una clamorosa rivelazione che riscrive la storia recente italiana. Per me invece è una non notizia,data l'evidente inadeguatezza del governo Berlusconi e il dovere del Presidente della Repubblica di trovare alternative per fare uscire l'Italia dal pantano e per garantire la continuità della legislatura. Senza dimenticare che Monti ha ricevuto la fiducia per il suo governo dal Parlamento, non da Napolitano. Ma l'esercizio della memoria non è mai stato particolarmente coltivato in Italia e dunque non stupisce che non ci si ricordi cosa accadeva in quella difficilissima estate del 2011.

lunedì 3 febbraio 2014

Il decreto sulle quote di Bankitalia: una fregatura per il contribuente

Sono stato spesso critico nei confronti del Movimento 5 Stelle ma il linciaggio mediatico che sta subendo in questi giorni mi sembra un tentativo di nascondere fatti molto gravi all'attenzione dell'opinione pubblica. La gazzarra inscenata dai grillini alla Camera dopo la votazione del decreto Imu-Bankitalia è certamente censurabile ma non si deve ignorare il fatto che nel merito essi si opponevano alla ricapitalizzazione con le riserve statuarie della quote di Banca d'Italia in mano alle banche private, un operazione che è stata definita una "porcata" dagli autorevoli economisti di NoisefromAmerika, non certo sospettabili di collusione con i pentastellati.
Lo scopo del contestato provvedimento sarebbe quello di ricapitalizzare le banche italiane in modo da renderle più aderenti agli standard di Basilea 2 richiesti dalle autorità europee e di assicurare, attraverso la tassazione della plusvalenza derivata dall'aumento di capitale sulle quote di Bankitalia, un entrata fiscale stimabile in circa 1-1,15 miliardi di euro con cui si andrebbe a coprire il mancato ricavo erariale derivante dalla cancellazione della seconda rata IMU.
Il punto cruciale sta nel fatto che l'aumento di capitale per 7,5 miliardi di euro delle quote di bankitalia in mano anche alle banche private viene finanziato tramite le riserve statuarie, che sono pubbliche in quanto frutto dei ricavi ottenuti dalle attività che la banca centrale svolge in monopolio, come ad esempio il battere moneta. Questo denaro non arriverà direttamente alle banche ma verrà scritto come immissioni di nuovo capitale sui loro bilanci. Potrebbe rimanere come mera operazione contabile se non fosse per due fondamentali particolari:
1) i dividendi cui le banche azioniste hanno diritto, che possono arrivare fino a un tetto massimo del 6% del nuovo valore nominale delle quote. Attualmente il dividendo previsto è di circa l'1% e finchè il capitale era rimasto a 156mila euro, per il Tesoro si trattava di sborsare poche migliaia di euro l'anno. Ma con la nuova ricapitalizzazione i dividendi da versare crescerebbero in modo esponenziale. Il calcolo è presto fatto: le banche potrebbero ricevere circa 70 milioni con il dividendo attuale all'1% e fino a un massimo di 450 milioni l'anno, un vero regalo in quanto la rendita è proveniente da attività con cui i banchieri privati non hanno nulla a che fare.
2) le quote azionarie di Bankitalia diventano trasferibili e con la nuova legge che prevede per le banche private una partecipazione azionaria massima del 3% le quote in eccesso dovranno essere rivendute. Quale sarà il prezzo che l'acquirente dovrà sborsare non si sa: sarà il mercato a stabilirlo. Il problema è che l'acquirente probabilmente sarà il Tesoro che dovrà dunque sborsare soldi pubblici alle banche per riprendersi le quote ricapitalizzate con le sue riserve.
In definitiva per ricavare subito una somma sicura il governo ha esposto il contribuente al rischio di dover pagare cifre molto ingenti in futuro.
Assai discutibile è anche il modo con cui si è giunti all'approvazione del decreto tramite la cosidetta "ghigliottina", sistema con cui il presidente della Camera Boldirini ha proceduto all'immediata votazione del decreto, rendendo vano l'ostruzionismo dei grillini che cercavano di allungare il dibattito fino alla mezzanotte, termine a partire dal quale il decreto sarebbe decaduto per mancata conversione in legge entro i 60 giorni utili. La ghigliottina è prevista dal regolamento del Senato ma non da quello della Camera e nell'utilizzarla in assenza di una norma scritta che la prevedesse ci si è fatti scudo sull'interpretazione per analogia da parte della presidenza dell'Assemblea. Un'autentica forzatura delle procedure a favore del governo portata avanti da chi avrebbe il dovere di essere al di sopra delle parti.
Ma il polverone scatenato con la rissa in Parlamento scatenata dalla protesta dei 5 stelle cade proprio a fagiolo: del danno per i contribuenti provocato dal decreto Bankitalia e delle modalità con cui è stato fatto divenire legge evidentemente non è opportuno parlare troppo.

Il declino politico di Mario Monti

La figura di Mario Monti è l'esempio paradigmatico di come l'uomo di Stato spesso non riesca ad andare d'accordo con l'uomo politico. Nella sua attività da presidente del Consiglio Monti ha fatto cose molto migliori di chi lo ha preceduto, salvaguardando i conti pubblici dalla crescita dei tassi di interesse sul debito che rischiava di alzarsi in maniera incontrollata, introducendo una riforma pensionistica che pur imperfetta e con il grave costo sociale degli esodati ha reso il sistema previdenziale sostenibile con il passaggio definitivo al contributivo e con l'eliminazione delle pensioni di anzianità, e restituendo all'Italia prestigio internazionale.
Monti ha fatto quel lavoro sporco, lasciato in arretrato dai politici di professione in cerca di facile e immediato consenso. Le sue misure erano impopolari tanto più in un contesto di crisi economica. In più la scelta di compagni di viaggio oramai logorati come Casini e Fini non ha giovato a rendere appetibile il suo progetto politico. Al momento del voto gli italiani hanno scelto o i tradizionali schieramenti o l'alternativa protestataria di Grillo. Successivamente il suo movimento Scelta Civica si è anche mostrato litigioso all'interno e incapace di tradurre le idee in iniziative concrete e coerenti. Il Monti politico è apparso subito un leader abortito: a disagio e incapace di integrarsi con i maneggi dei palazzi romani, ha finito per venire inesorabilmente marginalizzato anche nel suo partito. Ora ritorna a Bruxelles: si occuperà di progettare un sistema per finanziare le istituzioni comunitarie con tasse e risorse proprie