venerdì 28 settembre 2012

L'opportuna minaccia di un Monti bis

La disponibilità data da Monti ad accettare un nuovo incarico di governo "tecnico" per la prossima legislatura qualora situazioni di emergenza lo richiedano è un segnale rassicurante per i mercati internazionali ma anche un avvertimento per la nostra classe politica. E perciò è stato accolto con perplessità dai leader dei principali partiti.
Mancano sei mesi al voto e i cittadini non conoscono ancora il sistema elettorale, i candidati premier, le alleanze e i programmi per governare il Paese. L'attuale situazione di stallo politico rischia di riprodurre le medesime condizioni di instabilità governativa che nel novembre scorso sfociarono poi nel mandato conferito a Monti. Il quale ha fatto chiaramente capire che nel caso la politica protragga nella sua inerzia non avrà problemi a riprendere in mano il Paese, esercitando nei confronti dei politici il ruolo di tutore. Come si fa con gli incapaci.

mercoledì 26 settembre 2012

Profumo di laicità a scuola

Francesco Profumo

La proposta del ministro dell'istruzione Francesco Profumo di modificare i programmi scolastici dell'ora di religione per adattarli al mutamento della società italiana in senso multiculturale è sicuramente un passo positivo ancorchè insufficente. Positivo perchè si va a promuovere lo studio dei diversi fenomeni religiosi sotto il profilo storico, culturale, sociale, indirizzandosi verso l'abbandono definitivo di quei retaggi confessionali che ancora caratterizzano l'ora di religione in Italia. Insufficente perchè sarebbero necessari docenti adeguati a un tale mutato approccio: purtroppo invece a tutt'oggi per incominciare la carriera di insegnante di religione accanto al placet del dirigente scolastico è necessaria la segnalazione della curia diocesana. Tutti gli insegnanti ( anche quelli oggi di ruolo) hanno dovuto seguire questa trafila che certamente non favorisce la creazione di un corpo docente indipendente dalla Chiesa e consapevole della necessità di offrire agli sudenti una didattica libera da ogni tentativo di indottrinamento teologico.
Non sorprende dunque che l'iniziativa sia stata accolta con sfavore dalle gerarchie ecclesistiche e dai partiti ( UDC e PDL in primis) più attenti alle loro prese di posizione. Ma in uno Stato laico, con una scuola laica dotata di programmi laici, l'opinione della Chiesa sull'idoneità degli insegnati non può essere considerata valida nè tantomeno vincolante.

sabato 15 settembre 2012

Matteo Renzi coglie il vero spirito delle primarie

Matteo Renzi

I dirigenti del Pd pensano a spartirsi il bottino prima di aver vinto la guerra. D'Alema, Veltroni, Fioroni e compagnia sono già d'accordo con Bersani che una vola al governo si spartiranno tra loro ministeri e scranni di presidente delle due Camere. Matteo Renzi però non è d'accordo e candidandosi alle primarie ha annunciato che se vincerà, verrà dato il benservito a tutti i vertici del partito che in questi anni hanno avuto la corresponsabiità di far vincere Berlusconi contribuendo a gettare l'Italia nel baratro. Ma ha anche assicurato una collaborazione leale con Bersani qualora sia lui a vincere.
La consistenza della candidatura e della proposta di governo di Renzi è tutta da verificare. Tuttavia al sindaco di Firenze possono essere già attribuiti due meriti. Ha reso queste primarie una vera competizione politica. E'un salto di qualità rispetto alle primarie concepite da Prodi che sostanzialmente servivano solo a designare formalmente una leadership nei fatti già incontrastata. Di conseguenza Renzi ha trasferito in Italia un po' delle spirito della autentiche primarie americane in cui i contendenti prima si scannano tra di loro in una lotta senza esclusione di colpi, ma una volta che è emerso il vincitore, tutti, compresi gli sconfitti delle primarie, si mettono a sua disposizione per consentirgli di portare avanti al meglio la sfida elettorale e concrettizare l'eventuale programma di di governo. Esattamente il contrario di quanto finora successo nel centro-sinsitra dove i nodi e le divisioni emergevano irrisolti quando arrivava il momento di confrontarsi in concreto con i problemi del Paese, e il perenne scontro tra opposte fazioni paralizzava l'azione di governo.

giovedì 13 settembre 2012

Le conseguenze dell'omicidio dell'ambasciatore Usa in Libia. A rischio Obama e la sua politica estera

L'attentato al consolato americano di Bengasi costato la vita all'ambasciatore in Libia John Christopher Stevens mette in difficoltà Obama: si tratta di un colpo alla sua politica di distensione con i paesi islamici e all'autorevolezza della sua figura di comandante in capo degli Stati Uniti. Il presidente di fatto non è stato in grado di difendere l'incolumità di suoi connazionali che risiedevano in una porzione di territorio americano e questo lo pone in difficoltà di fronte ai prevedibili attacchi repubblicani in vista delle prossime elezioni presidenziali.
Con ciò non intendo minimamente avallare le fantasie complottiste che circolano sul web : la gestione politica del dopo Gheddafi ha permesso che zone chiavi della Libia fossero sempre di più soggette all'influenza di gruppi fondamentalisti, forse legati anche ad al-Qaeda, che hanno organizzato e sobillato la rivolta antiamericana di Bengasi
Di fronte a tale scenario c'è la tentazione di attribuire le responsabilità dell'attacco a un film che dipinge il profeta dell'islam Maometto come un pedofilo donnaiolo, di cui circolano stralci su Internet.
E' evidente che quel video di infima qualità è stato solo un pretesto per scatenare le violenze tanto più che Stevens veniva riconosciuto come un propugnatore del dialogo e del rispetto tra le diverse culture e religioni.
Per difenderci dal terrorismo senza cadere nell'isteria dobbiamo distinguere chi nell'islam propugna odio e violenza da chi cerca il dialogo. Occorre essere inflessibili con i primi, aperti e amichevoli con i secondi. Al contrario mostrare condiscendenza verso chi diffonde fanatismo e intolleranza non aiuta l'Occidente a preservare la sua libertà e rischia di fare il gioco di chi ha interesse a trasformare la primavera araba nell'inverno dell'integralismo religioso.

martedì 11 settembre 2012

Favia vs Beppe Grillo. Il franchising della politica

C'è poca democrazia interna nel Movimento 5 stelle? E' soprendente che un problema così lampante sia emerso solo dopo lo sfogo del consigliere regionale emiliano Favia catturato in fuorionda alle telecamere di La7. Che le possibilità di dissenso interno siano limitate lo stabilisce lo stesso "Non-Statuto" del movimento all'art 3 che testualmente recita: "il nome del Movimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso.".
Il movimento 5 stelle è proprietà di Beppe Grillo: tutti gli aderenti lo sanno e possono usare il marchio in franchising solo se il titolare acconsente. Non si può contestare la voce del padrone e lo stesso Beppe Grillo-  o il suo alterego Casaleggio che gli scrive i discorsi - nel momento in cui definisce Favia un ex disoccupato che ora ha 3 mila euro al mese tratta i militanti da dipendenti.

lunedì 3 settembre 2012

Cheick Modibo cerca di guidare il Mali fuori dall'incubo delle divisioni interne e dell'integralismo islamista

Il Mali è un Paese stremato dalle divisioni nell'esercito, nella classe politica e nell'opinione pubblica. Un Paese reduce dal colpo di Stato militare di marzo, spaccato a metà con il nord del Paese in cui gli indipendentisti tuareg del MLNA hanno dichiarato al secessione unilaterale dal resto del Mali e vaste zone settentrionali in mano ai gruppi islamisti Aqmi,Ansar Dine e Mujao. Cheick Modibo dopo un primo fallito tentativo ad aprile, ha ritentato il 20 agosto di formare un governo di unità nazionale con il compito di ristabilire un ordine civile.
Le richieste dell'ECOWAS [Comunità economica dell'Africa occidentale] di comprendere nel governo i principali gruppi politici sono state rispettate. Ora la scommessa sarà non cronicizzare l'emergenza e giungere ad elezioni regolari, anche senza il Nord secessionista. Perchè solo un governo legittimato dal voto popolare ha possibilità di restituire nel lungo periodo la pace al mali e di risolvere il problema del Nord.