domenica 8 luglio 2012

L'anomala spending review di Monti che scontenta le corporazioni e avvantaggia l'Italia

Monti la chiama spending review ma si tratta piuttosto di tagli lineari. E' questa la critica a mio parere più incisiva al decreto sulla riduzione della spesa pubblica. E' mancata quella valutazione capillare degli sprechi, vera caratteristica distintiva della spending review, ma i tagli ci sono e anche consistenti: 26 miliardi di euro con un risparmio ripartito in 4,5 miliardi per il 2012, 10,5 miliardi per il 2013 e 11 miliardi per il 2014. Ciò consente di scongiurare l'aumento dell'Iva almeno fino a luglio del 2013 e di avere a disposzione 1 miliardo sia per il 2013 che per il 2014 da destinare alla ricostruzione delle zone terremotate dell'Emilia.
La bontà complessiva del provvedimento è dimostrata dalla protesta di tutte le corporazioni che stanno attaccate alle mammelle dello Stato.Assistiamo alla singolare comunanza di vedute critiche tra il presidente di Confindustria Squinzi e Camusso della CGIL, entrambi a parole preoccupati che non si faccia macelleria sociale. In realtà pensano al proprio piccolo orticello: il numero uno degli industriali è preoccupato della probabile revisione di trasferimenti di denaro pubblico alle aziende che costa ogni anno oltre 35 miliardi di euro ( fonte: Def 2012) alle tasse dei contribuenti sotto forma di incentivi, sgravi fiscali e prebende varie senza alcuna verifica sull'effettiva utilità di tali erogazioni ( per non parlare degli appalti spesso gestiti in maniera allegra inefficente dalla pubblica amministrazione);  mentre i sindacati temono le ripercussioni del taglio nel pubblico impiego (ci saranno il 20% in meno di dirigenti, il 10% degli altri dipendenti, e il blocco dei concorsi per dirigenti fino al 2015).
La riduzione di 5 miliardi del fondo sanitario andrà rimodulata per individuare dove sono realmente gli sprechi, ma è sacrosanto l'incremento dello sconto obbligatorio che farmacie e aziende praticano al Servizio sanitario (Ssn) e la riduzione del 5% nel secondo semestre 2012 della spesa per i dispositivi medici,che dal 2013 avrà un tetto del 4,8%. E pazienza se ci saranno le prevedibili proteste di farmacisti e industrie farmaceutiche e biomedicali.
Ugualmente animate da logiche particolaristiche appaiono le levate di scudi degli avvocati contro la soppressione di 37 tribunali e 38 procure e la cancellazione di 220 sezioni distaccate e di 674 sedi dei giudici di pace: la moltiplicazione degli uffici giudiziari non ha certo giovato allo snellimento dei processi. Senza dimenticarsi che la giustizia italiana costa a ciascun cittadino 67 euro l'anno , contro i 46 della Francia e i 22 della Gran Bretagna.
Da verificare invece se il rafforzamento della Consip, la centrale acquisti della pubblica ammninistrazione, consentirà di ridurre le assurde disparità di costo nelle forniture tra diversi enti pubblici.
In definitiva se è vero che si può e deve fare di più e di meglio, occorre anche rilevare i molti aspetti positivi e distinguersi da coloro che contestando sia quando si aumentano le tasse sia quando si tagliano le spese, in realtà vogliono che tutto rimanga uguale a prima.

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