giovedì 15 marzo 2012

La Cassazione con la sentenza Dell'Utri boccia davvero il metodo Falcone?

Per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa Marcello dell'Utri non è stato assolto dalla Cassazione. La Suprema Corte ha annullato la sentenza di condanna in appello e a disposto il rinvio a un nuovo processo da tenersi con nuovi giudici. Bisognerà leggere le motivazioni della sentenza, ma non è da escludere che l'impianto accusatorio non sia stato valutato completamente infondato, altrimenti il verdetto più logico in caso di acclarata innocenza sarebbe stato di assoluzione senza rinvio.
La decisione risponde alle richieste del pg Iacoviello che nella sua requisitoria aveva rilevato una insufficiente motivazione a corredo della sentenza di condanna e il mancato esercizio del ragionevole dubbio a favore dell'imputato.
Il concorso esterno in associazione mafiosa è un reato creato dalla giurisprudenza, interpretando estensivamente l'art 416 bis del codice penale che tipizza l'associazione mafiosa non il concorso esterno. Tale reato ha dato luogo a notevole variazioni interpretative in grado di mettere a rischio la stessa certezza del diritto. Un punto di debolezza messo in luce che ha enfaticamente evidenziato come al concorso esterno come reato "non crede più nessuno"
Secondo magistrati come Caselli e Ingroia la requisitoria del pg ha delegittimato il metodo Falcone. Ma è veramente così? Per accertarsene è sufficiente andare a recuperare il pensiero autentico di Giovanni Flacone che così si espresse nel libro "Cose di Cosa nostra" scritto insieme a Marcelle Padovani.
"La famosa Legge Rognoni—La Torre, votata nel 1982, che ha introdotto lo specifico delitto di associazione mafiosa, in fondo non ha fatto che perfezionate questa linea di tendenza e questa strategia di contrasto al crimine organinizzato, valorizzando 1’esperienza dello «specifico» mafioso e introducendo nella fattispecie del delitto associativo elementi, quali l'intimidazione, l'assoggettamento delle vittime e l`omertà che non erano previsti nell'ordinaria associazione per delinquere.
 Tuttavia la Legge La Torre, studiata per perseguire specificamente il fenomeno mafioso e per porre rimedio alla mancanza di prove, dovuta alla limitata collaborazione dei cittadini e alla difficoltà intrinseca nei processi contro mafiosi di ottenere testimonianze, non sembra che abbia apportato contributi decisivi nella lotta alla mafia. Anzi, vi è i pericolo che si privilegino discutibili strade intese a valorizzare ai fini di una condanna elementi sufficienti solo per aprire un’inchiesta. Tutto dovrebbe cambiare a seguito della entrata in vigore, nel 1989. del nuovo Codice di procedura penale di tipo accusatorio. Non si potrà ancora a lungo, a mio parere, continuare a punire il vecchio delitto di associazione in quanto tale, ma bisognerà orientarsi verso la ricerca della prova dei reati specifici, Con la nuova procedura, infatti, la prova, come nei processi dei paesi anglosassoni, deve essere formata nel corso del pubblico dibattimento. Il che rende estremamente difficile, in mancanza di concreti elementi di colpevolezza per i delitti specifici, la dimostrazione dell'appartenenza di un soggetto a un'organizzazione criminosa; appartenenza che si desume generalmente da elementi indiretti e indiziari di difficile acquisizione dibattimentale. C'è il rischio che non si riesca a provare, col nuovo rito, nemmeno l'esistenza di Cosa nostra!"

Dunque Giovanni Falcone rilevava la forbice tra i comportamenti concreti comportamenti degli imputati per concorso esterno che si risolvono per lo più in indizi e la necessità di individuare concreti elementi di prova per giungere alla definizione di un reato e alla conseguente condanna. Egli profeticamente denunciava quel vuoto legislativo che venti anni dopo sarebbe stato smascherato dalla requisitoria pg: il concorso esterno per come è formulato oggi non costituisce un reato autonomo ma può essere riscontrato solo quando la contiguità tra Cosa Nostra e l'imputato abbia prodotto altre fattispecie di reato. Per arginare le collusioni tra la società, la politica,l'economia e la mafia dunque occorre eliminare ogni divergenza interpretativa in sede giudiziaria e stabilire con chiarezza per legge quali comportamenti concreti tenuti da un non associato alla mafia possano costituire reato. Ma c'è la volontà di fare questo tipo legge? c'è la volontà di fare chiarezza? c'è la volontà di combattere la mafia?

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