giovedì 29 marzo 2012

L'IMU tartassa gli anziani in casa di riposo

Secondo il sindacato pensionati Spi Cgil, sulla base dell'art 13 del decreto salvaitalia gli anziani lungodegenti nelle case di riposo dovranno pagare l'IMU sull'abitazione di proprietà lasciata vuota come seconda casa con conseguente aggravio dell'imposta che passerebbe al 7,6 per mille contro il 4 da pagare per l’abitazione principale.
Una norma assurda e incivile che penalizza i vecchi più deboli che sono costretti a vivere in una casa di riposo perchè non più autosufficienti. Un balzello da cancellaare al più presto in nome di quell'equità tanto sbandierata a parole ma troppo spesso calpestata nei fatti

mercoledì 28 marzo 2012

Il potere finanziario della Cina sopprimerà la democrazia?

Mario Monti si è recato in Estremo Oriente con il dichiarato obiettivo di riuscire ad attrarre da quella regione investimenti verso il nostro Paese. E il presidente cinese Hu Jintao ha strizzato l'occhio ai desiderata del nostro premier promettendo il prossimo avvento in Italia di massicci capitali. L'economista Monti si muove sul presupposto che sviluppare intensi rapporti con un gigante economico come la Cina costituisca un'occasione per stimolare la crescita italiana. Ma si affacciano anche inside politiche a far da contraltare ai vantaggi economici. L'ingresso della Cina nell'organizzazzione mondiale del commercio venne favorito anche nella convinzione che un apertura di quella nazione al mercato globale avrebbe stimolato anche la diffusione dei diritti civili e politici a beneficio dell popolo cinese. Da allora sono passati 11 anni e le speranze di un'apertura democratica della Cina si sono rivelate illusorie: allo sviluppo economico non si è accompagnata una crescita delle libertà democratiche e il partito comunista cinese continua a reprimere violentemente ogni manifestazione di dissenso interno verso i suoi sistemi di gestione del potere.
Per di più i rapporti di forza si sono invertiti in breve tempo e la Cina da territorio di conquista si è tramutato in un colosso in grado di imporre la sua influenza finanziaria e politica al più alto livello con le tradizionali potenze ( compresi gli Stati Uniti) che si trovano sempre più spesso a dover giocare in difesa di fronte alla sua spregiudicata aggressività.
Per l'Italia favorire la penetrazione nella nostra realtà economico-finanziaria dei grandi capitali provenienti da regimi che con il rispetto dei diritti umani e del pluralismo democratico hanno poca a nessuna dimestichezza potrebbe risultare un processo arduo da controllare, comportando lo spiacevole corollario di una colonizzazione economica cui faccia conseguentemente seguito la svendita di quei diritti faticosamente conquistati dalle democrazie liberali. Un rischio di cui il Monti presidente del Consiglio dovrebbe tenere adeguatamente conto.

domenica 25 marzo 2012

Nell'art 18 della Fornero domina il giudice e il profitto degli avvocati

Fornero e Monti

Nel nuovo articolo 18 così come previsto dalla riforma lavoro della Fornero domina la figura del giudice: a lui spetterà decidere se un licenziamento è discriminatorio, disciplinare o motivato da ragioni economiche, se ci dovrà essere la reintegrazione nel posto di lavoro o il risarcimento e in quest'ultimo caso dovrà stabilirne l'entità. L'enorme discrezionalità nella valutazione della prova rischia di lasciare spazio a un procedimento lungo e conflittuale, a una giurisprudenza contradditoria con enormi incertezze nell'applicazione delle norme. Gli avvocati avranno terreno per mettere in piedi molte più cause di lavoro dagli esiti simili a quelli di una roulette russa: sono sopratutto loro a beneficiare con ricche parcelle di queste modifiche

giovedì 15 marzo 2012

La Cassazione con la sentenza Dell'Utri boccia davvero il metodo Falcone?

Per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa Marcello dell'Utri non è stato assolto dalla Cassazione. La Suprema Corte ha annullato la sentenza di condanna in appello e a disposto il rinvio a un nuovo processo da tenersi con nuovi giudici. Bisognerà leggere le motivazioni della sentenza, ma non è da escludere che l'impianto accusatorio non sia stato valutato completamente infondato, altrimenti il verdetto più logico in caso di acclarata innocenza sarebbe stato di assoluzione senza rinvio.
La decisione risponde alle richieste del pg Iacoviello che nella sua requisitoria aveva rilevato una insufficiente motivazione a corredo della sentenza di condanna e il mancato esercizio del ragionevole dubbio a favore dell'imputato.
Il concorso esterno in associazione mafiosa è un reato creato dalla giurisprudenza, interpretando estensivamente l'art 416 bis del codice penale che tipizza l'associazione mafiosa non il concorso esterno. Tale reato ha dato luogo a notevole variazioni interpretative in grado di mettere a rischio la stessa certezza del diritto. Un punto di debolezza messo in luce che ha enfaticamente evidenziato come al concorso esterno come reato "non crede più nessuno"
Secondo magistrati come Caselli e Ingroia la requisitoria del pg ha delegittimato il metodo Falcone. Ma è veramente così? Per accertarsene è sufficiente andare a recuperare il pensiero autentico di Giovanni Flacone che così si espresse nel libro "Cose di Cosa nostra" scritto insieme a Marcelle Padovani.
"La famosa Legge Rognoni—La Torre, votata nel 1982, che ha introdotto lo specifico delitto di associazione mafiosa, in fondo non ha fatto che perfezionate questa linea di tendenza e questa strategia di contrasto al crimine organinizzato, valorizzando 1’esperienza dello «specifico» mafioso e introducendo nella fattispecie del delitto associativo elementi, quali l'intimidazione, l'assoggettamento delle vittime e l`omertà che non erano previsti nell'ordinaria associazione per delinquere.
 Tuttavia la Legge La Torre, studiata per perseguire specificamente il fenomeno mafioso e per porre rimedio alla mancanza di prove, dovuta alla limitata collaborazione dei cittadini e alla difficoltà intrinseca nei processi contro mafiosi di ottenere testimonianze, non sembra che abbia apportato contributi decisivi nella lotta alla mafia. Anzi, vi è i pericolo che si privilegino discutibili strade intese a valorizzare ai fini di una condanna elementi sufficienti solo per aprire un’inchiesta. Tutto dovrebbe cambiare a seguito della entrata in vigore, nel 1989. del nuovo Codice di procedura penale di tipo accusatorio. Non si potrà ancora a lungo, a mio parere, continuare a punire il vecchio delitto di associazione in quanto tale, ma bisognerà orientarsi verso la ricerca della prova dei reati specifici, Con la nuova procedura, infatti, la prova, come nei processi dei paesi anglosassoni, deve essere formata nel corso del pubblico dibattimento. Il che rende estremamente difficile, in mancanza di concreti elementi di colpevolezza per i delitti specifici, la dimostrazione dell'appartenenza di un soggetto a un'organizzazione criminosa; appartenenza che si desume generalmente da elementi indiretti e indiziari di difficile acquisizione dibattimentale. C'è il rischio che non si riesca a provare, col nuovo rito, nemmeno l'esistenza di Cosa nostra!"

Dunque Giovanni Falcone rilevava la forbice tra i comportamenti concreti comportamenti degli imputati per concorso esterno che si risolvono per lo più in indizi e la necessità di individuare concreti elementi di prova per giungere alla definizione di un reato e alla conseguente condanna. Egli profeticamente denunciava quel vuoto legislativo che venti anni dopo sarebbe stato smascherato dalla requisitoria pg: il concorso esterno per come è formulato oggi non costituisce un reato autonomo ma può essere riscontrato solo quando la contiguità tra Cosa Nostra e l'imputato abbia prodotto altre fattispecie di reato. Per arginare le collusioni tra la società, la politica,l'economia e la mafia dunque occorre eliminare ogni divergenza interpretativa in sede giudiziaria e stabilire con chiarezza per legge quali comportamenti concreti tenuti da un non associato alla mafia possano costituire reato. Ma c'è la volontà di fare questo tipo legge? c'è la volontà di fare chiarezza? c'è la volontà di combattere la mafia?

Tripoli e Bengasi ai ferri corti: la Libia di nuovo a rischio guerra civile

E' passato poco più di un anno dall'inizio della rivolta libica che avrebbe portato al crollo del regime di Gheddafi e le notizie che arrivano non inducono all'ottimismo per l'evoluzione democratica, la stabilità istituzionale e il consolidamento dei diritti umani di quel Paese.
In un recente rapporto Amnesty International denuncia la diffusione della tortura operata dalle milizie nei confronti degli sconfitti fedeli del colonnello o anche degli abitanti delle località che erano state roccaforti dei lealisti.
C'è poi la montante tensione tra la capitale Tripoli e la città simbolo della resistenza, Bengasi in cui i capi tribali hanno proclamato l'autonomia della Cirenaica dal resto del Paese chiedendo la creazione di uno stato federale. IL CNT per bocca del suo presidente Jalil esprime parole di condanna nei confronti del passo compiuta a Bengasi. Sarà secessione? Dopo quella tra ribelli e lealisti, c'è il rischio di una nuova guerra civile in libia che potrebbe vedere contro le regioni storiche del Paese, la Tripolitania e la Cirenaica

sabato 10 marzo 2012

Putin zar di Russia per la terza volta. Analisi del voto presidenziale e del ruolo futuro dell'opposizione

Putin ha vinto le presidenziali russe del 4 marzo con il 63,7% dei voti e torna al Cremlino per il suo terzo mandato. Ha preceduto il comunista Zyuganov ( 17,2% dei voti) e l'unica sopresa di un risultato scontato, il magnate Prokhorov che ha ottenuto il 7%,7 dei voti
Le elezioni sono state caratterizzate da brogli: l'Osce ha riconosciuto che in almeno il 30% dei seggi i risultati sono stati alterati a favore del premier ( addirittura in Cecenia Putin ha ottenuto il 99% dei voti). Tra i sistemi contestati quello del carosello di voti: si tratta di gruppi di elettori che si spostavano in bus da un seggio all'altro senza che vi fossero adeguati controlli per verificare chi avesse già votato in precedenza. L'Osce inoltre ha denunciato le restrizioni nell'ammissione dei candidati dell'opposizione ,la superiore presenza del primo ministro sui media e l'utilizzo di fondi statali che hanno innescato la corruzione e il clientelismo a favore di Putin. Ma gli stessi rivali riconoscono che anche senza brogli probabilmente Putin avrebbe vinto lo stesso. Tuttalpiù si sarebbe andati al secondo turno.
Se il risultato nazionale può apparire  per lui confortante, nelle principali città Mosca e san Pietroburgo zar Vladimir ha ottenuto con il 47% dei consensi un risultato ben inferiore. Il potere ha le sue roccaforti nella provincia dove c'è maggiore corruzione, non si sa cosa sia Internet e l'unica informazione che giunge è quella della tv di Stato, mentre in città c'è la possibilità di attingere a più fonti e di organizzare meglio il dissenso.
Il futuro si presenta incerto sia per Putin che per gli oppositori. I numerosi arresti di manifestanti e lo sgombero degli assembramenti appaiono il sintomo di un potere che convive con il timore che da un momento all'altro scatti la scintilla che propaghi la rivoluzione
L'opposizione oltre alle sue interne divisioni si trova a dover raccogliere nuove sfide sia psicologiche che ideologicamente. L'obiettivo che ne ha guidato la lotta nel corso degli ultimi tre mesi, la battaglia per libere elezioni e un conteggio dei voti onesto ha cessato di essere il denominatore comune di tutti coloro che criticano il sistema. Ora servono nuove motivazioni e nuove ragioni di mibilitazione: il rischio è quello di un lento ma continuo calo dell'attenzione e delle proteste a tutto vantaggio di Putin.

venerdì 9 marzo 2012

Un caso diplomatico, la morte di Franco Lamolinara: i punti oscuri del blitz britannico e lo schiaffo alla diplomazia italiana

Sono troppi i punti oscuri nel blitz delle teste di cuoio britanniche che in Nigeria è costato la vita all'ingegnere italiana Franco Lamolinara, rapito da maggio terroristi assieme all'inglese McManus, ( anch'esso ucciso)
Gli ostaggi sono stati uccisi a bruciapelo dai rapitori prima del blitz o hanno perso la vita nella concitazione dello scontro o fuoco?
E la nostra diplomazia è stata informata prima che l'azione incominciasse, (come affermano gli inglesi), oppure quando esso era in svolgimento o si era conclusa come afferma il governo italiano? E nella prima ipotesi il nostro governo mentirebbe per quale motivo il nostro governo mentirebbe? Qualora invece Londra non abbia tempestivamente messo al corrente Roma del blitz ci troveremo di fronte a una mancanza di rispetto britannica verso un alleato di lunga data. In ogni caso un'altra vicenda, dopo quella dei marò in stato di fermo in India, sintomatica della scarso peso che la nostra diplomazia sembra godere al livello internazionale

martedì 6 marzo 2012

Enrica Lexie: il destino dei marò in balia dei rapporti tra India e Italia

E' uno spinosissimo caso diplomatico la vicenda dei due fanti di marina italiani ( i c.d. marò) Massimo Latorre e Salvatore Girone trattenuti dalle autorità indiane dello stato di Kerala in quanto accusati di aver ucciso il 15 febbraio due pescatori locali. Restano da definire le modalità di svolgimento dell'incidente che ha coinvolto gli italiani mentre stavano svolgendo servizio antipirateria a bordo della petroliera Enrica Lexie, al largo del Mar Arabico . Secondo la versione indiana i due marò avrebbero fatto fuoco contro un peschereccio locale uccidendo due pescatori dell'equipaggio. I soldati italiani invece affermano che nello scontro a fuoco si sono limitati a sparare colpi di avvertimento in direzione di uno scafo in avvicinamento alla petroliera simile a quelli utilizzati dai pirati di quelle zone.
Al di là delle contrastanti versioni rimangono dei punti fermi fondamentali per la comprensione degli avvenimenti:
il diritto internazionale. L'incidente è avvenuto in acque internazionali e i due marò hanno sparato a bordo di una petroliera battente la nostra bandiera che in quelle circostanze è a tutti gli effetti territorio italiano. Dunque la posizione sinora assunta da New Delhi è illegittima: la legge indiana non può essere applicata in quanto la giurisdizione è italiana e spetta al nostro Paese l'accertamento processuale dei fatti. La forzatura indiana, dovuta a ragioni politiche ( venire incontro alle pressioni dei nazionalisti che non vogliono indulgenze nei confronti dello straniero) resta una flagrante e inaccettabile violazione giuridica.
mancanza di una linea di comando. i due marò operavano in base a una legge italiana approvata nell'agosto dello scorso anno che presenta il grave difetto di non stabilire con chiarezza come in simili emergenze la linea di comando dovesse essere di esclusiva competenza dei militari. Ciò ha dato la possibilità al comandante della Enrica Lexie di condurre la petroliera nel porto indiano nonostante le indicazioni contrarie dei soldati italiani.
Infine il comportamento dell'armatore e del comandante della petroliera che, al di là delle lacune nella normativa italiana, deve essere comunque censurato. Se una compagnia chiede il sostegno delle forze armate per proteggere le proprie navi dagli assalti dei pirati ha poi il dovere di essere leale quando sopraggiungono gli imprevisti. In questo caso invece di allontanarsi dal luogo dell'incidente come espressamente richiesto, il comandante della petroliera forse temendo ritorsioni economiche indiane non ha saputo far di meglio che assecondare le richieste delle autorità locali consegnando loro i nostri militari. Da rilevare sotto questo aspetto le similitudini con la tragedia della Costa Concordia, il cui disastro era stato inizialmente taciuto alla capitaneria di Porto nella sua reale entità: in entrambi i casi gli armatori e l'equipaggio hanno fatto prevalere le loro egoistiche valutazioni economiche scavalcando le autorità italiane.
La posta in gioco è molto alta: il rischio di creare un pericolosissimo precedente di diritto internazionale, la capacità delle nostre autorità di tutelare i propri militari e cittadini all'estero, l'autorevolezza dello Stato italiano nei rapporti con le altre nazioni ( è lecito immaginare che qualora i protagonisti della vicenda fossero stati soldati americani, gli indiani avrebbero riposto molto della loro arrogante baldanza). E' di vitale importanza che la nostra diplomazia si muova per tutelare con forza ed efficacia i legittimi interessi italiani nella vicenda.