sabato 18 febbraio 2012

La tele-predica di Celentano a Sanremo e l'ipocrisia della Rai

Nella serata inaugurale del festival di Sanremo gli spettatori italiani hanno dovuto assistere tramite gli schermi del servizio pubblico a un lunghissimo quanto penoso monologo di Adriano Celentano fatto tra l'altro di appelli a chiudere giornali, offese gratuite ( il critico Aldo Grasso da lui definito un "deficiente"), farneticazioni su chi sia più o meno vicino alla volontà di Dio .
La tendenza di Celentano a sproloquiare non è certo una novità e a monte ci sono anzitutto le responsabilità di chi dirigendo la baracca ne avrebbe dovuto prevenire le intemperanze: i dirigenti della Rai che dopo aver dato carta bianca al telepredicatore della via Gluck, se ne sono lavati le mani preannunciando eventuali sanzioni da parte del Codice etico dell'azienda, salvo poi con incredibile esibizione di ipocrisia dare il benestare in nome degli ascolti alla presenza del Molleggiato per l'atto finale della kermesse sanremese.
Sarebbe bastato ingaggiare Celentano per l'unica cosa per cui ha titolo di esibirsi sul palco dell'Ariston: cantare. Ma questo presupporrebbe un'azienda gestita in maniera efficente e autorevole, una Rai diversa da ciò che è.

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