giovedì 26 gennaio 2012

L'abolizione del valore legale della laurea e le priorità dell'università

Insistenti voci di corridoio parlano di un imminente decreto del governo Monti che eliminerebbe il valore legale della laurea. Nell'intenzione del proponente si tratterebbe di una misura volta a eliminare una rigidità che attualmente mette sullo stesso piano gli atenei in cui si fa ricerca e didattica seriamente, e i diplomifici sorti negli ultimi decenni per dare il pezzo di carta anche agli asini, purché avessero i soldi per pagarselo.
Ma chi ha creato i presupposti per questa giungla accademica è stato proprio lo Stato che non si è mai impegnato nel dettare e ne far rispettare standard minimi di qualità per la creazione di corsi universitari. Da qui il proliferare delle università telematiche con inesistente attività di ricerca, dei corsi di laurea con piani di studio improbabili frequentati da uno-due studenti, dei nepotismi e dei trucchi nell'assegnazione delle cattedre. Quanto la laurea sia svalutata lo sanno bene i giovani che si affacciano al mondo del lavoro.
Ma siamo proprio sicuri che nelle condizioni pietose in cui versa il sistema universitario italiano abolire il valore legale della laurea rappresenti una soluzione? O forse aumentando ulteriormente la discrezionalità non si mortificherebbe ancora di più il merito favorendo ulteriori abusi e clientele nei concorsi pubblici? Se un candidato effettua le prove meglio di tutti ma ha la sventura di non essersi potuto permettere un università di eccellenza, perché dovrebbe perdere il concorso a favore di chi si è dimostrato meno preparato ma ha acquisito punteggio in virtù dell'ateneo di provenienza?
Ad ogni modo si può anche arrivare ad abolire il valore legale della laurea, ma avrà senso farlo solo dopo aver seriamente affrontato i problemi interni al mondo universitario a partire dall'assegnazione meritocratica delle risorse pubbliche. A un governo dei professori è doveroso chiedere molto di più proprio su questi temi: eliminare con un tratto di penna il valore legale dei titoli equivale a lavarsene le mani.

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