sabato 29 ottobre 2011

Dai mercati finanziari e dall'UE ultima chiamata al governo Berlusconi. Gli effetti della sfiducia sul contribuente italiano

Nella crisi economica globale l'Italia si inserisce con due grosse criticità: l'alto debito pubblico (al 120% del PIL) e la bassa crescita ( con una media dello 0,75% negli ultimi 15 anni, nettamente inferiore all' andamento europeo medio). Nell'ultima asta di ottobre i rendimenti dei titoli italiani hanno raggiunto livelli record: 5, 98% per i BTP decennali; 4,93% per quelli triennali. Lo spread con i titoli tedeschi resta pericolosamente vicino ai 400 punti base. Sono segnali che la fiducia nella nostra capacità di ripagare i debiti va sempre più scemando e per farvi fronte il Tesoro deve offrire tassi di interesse sempre più elevati. Ogni punto percentuale di interesse sui titoli da ripagare ci costa almeno 18-20 miliardi di euro. E' evidente che se dovessero rimanere rendimenti così alti le conseguenze per i contribuenti  si rivelerebbero presto drammatiche. Serve un governo che sappia dare ai mercati una prova di capacità di affrontare la situazione.
Berlusconi ha inviato una lettera all'Unione Europea in cui si è impegnato a effettuare entro precise scadenze le riforme necessarie a raggiungere il pareggio di bilancio e stimolare la crescita economica: in pratica il Cavaliere ha assicurato che realizzerà in poco più di un anno e mezzo quello che non gli è riuscito nei precedenti otto anni a Palazzo Chigi. Non stupisce quindi che gli investitori non gli credano: per lui è davvero l'ultima occasione di smentirli con i fatti.

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