lunedì 31 ottobre 2011

Il metodo Obama divide Matteo Renzi, Vendola e Bersani

In America Obama e la Clinton si sono scannati durante la campagna elettorale salvo poi lavorare insieme una volta conquistata la Casa Bianca. In Italia la sinistra e il partito Democratico che pure avrebbero l'aspirazione di ricalcare le orme del presidente statunitense, nei fatti si sono sempre comportati in maniera diametralmente opposta: la grande unità d'intenti per sconfiggere il comune nemico berlusconiano ha sempre lasciato il posto, una volta al potere, a una litigiosità quotidiana e all'incapacità di superare i particolarismi per realizzare un progetto comune. Gli esiti delle due esperienze di governo con Prodi sono note a tutti.
Per questo le punzecchiature di Matteo Renzi alla classe dirigente di sinistra sono molto positive: il programma politico con cui intenderebbe proporsi a livello nazionale è ancora un mistero, ma il sindaco di Firenze ha pienamente ragione quando reclama un confronto duro e serrato all'interno della sua coalizione che metta allo scoperto i problemi e le differenze in modo da arrivare sui contenuti a una salutare resa dei conti interna: è la condizione necessaria per poi concentrarsi nella definizione e realizzazione di un programma di alternativa al governo. Un approccio che dovrebbe portare alla definizione di una solida leadership d ma che purtroppo trova il suo principale ostacolo nella logica burocratica di difesa delle rendite di posizione che anima i tanti, troppi signorotti del centrosinistra.

sabato 29 ottobre 2011

Dai mercati finanziari e dall'UE ultima chiamata al governo Berlusconi. Gli effetti della sfiducia sul contribuente italiano

Nella crisi economica globale l'Italia si inserisce con due grosse criticità: l'alto debito pubblico (al 120% del PIL) e la bassa crescita ( con una media dello 0,75% negli ultimi 15 anni, nettamente inferiore all' andamento europeo medio). Nell'ultima asta di ottobre i rendimenti dei titoli italiani hanno raggiunto livelli record: 5, 98% per i BTP decennali; 4,93% per quelli triennali. Lo spread con i titoli tedeschi resta pericolosamente vicino ai 400 punti base. Sono segnali che la fiducia nella nostra capacità di ripagare i debiti va sempre più scemando e per farvi fronte il Tesoro deve offrire tassi di interesse sempre più elevati. Ogni punto percentuale di interesse sui titoli da ripagare ci costa almeno 18-20 miliardi di euro. E' evidente che se dovessero rimanere rendimenti così alti le conseguenze per i contribuenti  si rivelerebbero presto drammatiche. Serve un governo che sappia dare ai mercati una prova di capacità di affrontare la situazione.
Berlusconi ha inviato una lettera all'Unione Europea in cui si è impegnato a effettuare entro precise scadenze le riforme necessarie a raggiungere il pareggio di bilancio e stimolare la crescita economica: in pratica il Cavaliere ha assicurato che realizzerà in poco più di un anno e mezzo quello che non gli è riuscito nei precedenti otto anni a Palazzo Chigi. Non stupisce quindi che gli investitori non gli credano: per lui è davvero l'ultima occasione di smentirli con i fatti.

lunedì 24 ottobre 2011

Merkel e Sarkozy ridono degli Italiani prima che di Berlusconi

C'è una tentazione da cui occorre fuggire come la peste: compiacersi della cattiva reputazione che i nostri politici hanno all'estero. Il sogghignare della Merkel e di Sarkozy è rivolto contro l'Italia ancora prima che contro Berlusconi. Il premier tedesco e francese ridono di un Paese inaffidabile con uno dei debiti pubblici più alti al mondo e che da 15 anni ha tassi di crescita bassissimi ( una media dello 0,75% del PIL). Se poi il nostro presidente del Consiglio incorre in brutte figure , se non riesce a rispettare gli impegni assunti in sede internazionale, a rimetterci è prima di tutto la credibilità dell'Italia. Il problema della classe politica deve essere risolto autonomanente dai cittadini senza sperare in "provvidenziali" spallate esterne. La mediocrità di chi ci rappresenta nelle istituzioni chiama in causa la responsabilità delle nostre scelte di elettori.

giovedì 20 ottobre 2011

L'uccisione di Gheddafi e i segreti che il rais libico si porta nella tomba

L'uccisione di Gheddafi non necessariamente è un bene per il futuro della Libia perché il rais si porta nella tomba i segreti di 40 anni di governo, molti dei quali condivisi con coloro che adesso si sono riciclati come suoi oppositori nel Consiglio nazionale transitorio. E poi ci sono le immense ricchezze naturali del Paese che Gheddafi ha gestito con molti politici e uomini d'affari di tutto il mondo. Sarebbe stato interesse dei libici che Gheddafi venisse catturato vivo e fosse allestito contro di lui un pubblico processo in modo che potessero venire alla luce anche gli eventuali lati inconfessabili dei legami con le cancellerie mondiali e con alcuni degli attuali leader del Consiglio nazionale transitorio libico .
Ma ora che a Gheddafi hanno tappato la boccca per sempre, sarà assai più difficile sapere la verità cui il popolo libico avrebbe diritto. Forse in molti tirano un sospiro di sollievo.

martedì 18 ottobre 2011

La liberazione di Gilad Shalit: pro e contro per Israele e prospettive nei rapporti con i palestinesi


Israele non abbandonerà mai un suo soldato né da vivo nè da morto: questo motto riassume una mentalità considerata fondamentale per un Paese che è sempre sul chi vive, in una continua mobilitazione militare nei confronti dei vicini. E spiega perchè la liberazione di Gilad Shalit, il soldato prigioniero di Hamas dal 2006, sia stata accolta favorevolmente da buona parte della popolazione israeliana nonostante abbia comportato come contropartita la liberazione di oltre mille palestinesi alcuni dei quali responsabili di attentati sanguinosi ai danni di civili israeliani.
L'accordo con Hamas ha attirato anche pesanti critiche sul governo Netanyahu accusato di aver usato la questione Shalit per tentare di coprire gli effetti della crisi economica. Ma va ricordato che le autorità israeliane hanno agito su parer favorevole dei prestigiosi servizi di sicurezza Mossad e Shin Bet : la momentanea debolezza di Hamas conseguente allo spostamento del quartier generale dell'organizzazione islamista da Damasco ( sconvolta dalla rivolta contro il regime di Assad) a il Cairo e alla crescita di popolarità di Abu Mazen dopo la richiesta di includere la Palestina tra i membri ONU ha convinto gli israeliani che si trattasse forse dell'ultima possibilità per liberare Shalit.
Infine, non bisogna farsi soverchie illusioni sulla possibilità che questo accordo possa riaprire spiragli per una pace tra israeliani e palestinesi giacchè rimangono inalterati i motivi di contrasto tra i due popoli.

domenica 16 ottobre 2011

A Roma le ragioni degli indignados sopraffatte dalla violenza

Chi era sceso in piazza ieri a Roma aveva ottime ragioni da far valere, soprattuto i giovani che vedono le loro speranze e il loro futuro a rischio, compromesso da una crisi economica non creata da loro. Ma le violenze che hanno messo a ferro e fuoco la città hanno sopraffatto queste ragioni, costringendo la maggioranza pacifica al silenzio.
C'è anche chi avanza il sospetto che l'obiettivo dei teppisti fosse proprio quello di impedire alla protesta di piazza di far sentire le proprie rivendicazioni. Spetta agli inquirenti accertare i fatti; personalmente però non amo per niente la filosofia complottista perchè rimanda alla tentazione di scaricare le colpe su un altro indefinito. L'idea di una misteriosa Spectre, origine di tutti i mali è un comodo alibi per annullare le proprie responsabilità da cui nessuno in questo caso può chiamarsi fuori: chi ha organizzato il corteo deve interrogarsi se ha fatto tutto il possibile per prevenirne la degenerazione. Dall'altra parte c'è il governo che in uno stato democratico ha il dovere di garantire la compatibilità tra il diritto costituzionale a manifestare e quello dei cittadini a non doversi chiudere in casa per sfuggire all'orda barbarica e quando non riesce ad assolvere il compito rivela semplicemente la sua inadeguatezza.
Al netto di tutte le polemiche gli unici che ieri avevano il diritto di essere indignados erano i Romani.

sabato 15 ottobre 2011

Berlusconi Sansone minaccia i suoi filistei e ottiene la fiducia per un debole governo


Mentre gli italiani sempre più inquieti e indignati si arrabattano per sopravvivere alle conseguenze della crisi, il discorso vuoto di Berlusconi, privo di sostanziali novità, intriso di soliti luoghi comuni sui presunti agguati subiti( ma la mozione di fiducia l'ha presentata lui), sul pericolo di affidare l'Italia alle sinistra, volto a sottolineare quasi come una minaccia che senza di lui la destra sarà destinata a un crollo verticale, è stato premiato dalla fiducia dalla Camera dei deputati nominati dal padrone. L'esecutivo di Berlusconi rimane però debole e probabilmente con ridotte prospettive di vita. I malumori all'interno della coalizione si fanno sempre più evidenti: nel suo intervento in cui annunciava il suo voto a favore il deputato repubblicano Nucara esprimeva le sue riserve sui metodo di scelta dei ministri: " Inserisci persone nel tuo governo che non sarebbero degni di ricoprire incarichi in nessuna delle vostre aziende". Il riferimento è a Francesco Saverio Romano, ministro delle politiche agricole, indagate per concorso in associazione mafiosa.
Nel frattempo il Cavaliere ha provveduto a elargire ulteriori prebende, nominando altri quattro viceministri e due sottosegretari.

giovedì 13 ottobre 2011

La strana alleanza tra militari e Fratelli Musulmani conduce l'Egitto verso la reazione

Chi si cela dietro le recenti ulteriori violenze a danno dei copti d'Egitto? Jihdisti vicini ad al Qaeda che intendono cancellare ogni traccia di cristianesimo dal Paese oppure si tratta di una strategia della tensione volta a rafforzare il ruolo di indispensabili tutori dell'ordine di coloro che attualmente detengono il potere? Durante l'azione di protesta dei copti svoltasi al Cairo testimoni oculari affermano di aver visto militari attaccare e sparare contro i manifestanti: un episodio che conferma il sempre più incerto futuro per i cristiani d'Egitto e getta ulteriori ombre sul ruolo ambiguo svolto dall'esercito durante la rivolta.
La transizione del dopo Mubarak sta portando a una cogestione del potere tra militari e Fratelli Musulmani, due forze fino a ieri reciprocamente ostili ma che per ora hanno necessità di sostenersi a vicenda. L'esercito da Nasser, a Sadat fino a Mubarak ha sempre avuto un ruolo chiave ma per continuare a detenerlo ha bisogno dell'appoggio degli islamisti "moderati". A sua volta la Fratellanza necessita della forza dei militari per respingere l'offensiva dei jihadisti salafiti che non accettano le soluzioni di compromesso da loro proposte.
occorre sgmbrare il campo da qualsiasi equivoco: il fatto che i Fratelloi Musulmani siano più moderato rispetto ai qaedisti non significa che siano nè laici nè tantomeno democratici: il loro obiettivo resta l'introduzione della Sharia islamica come legge dello Stato e il Corano è il loro unico punto di riferimento per il controllo degli affari politici e sociali. Solo nel 2007 la Fratellanza proponeva una bozza di programma in cui l'operato del governo, rigorosamente chiuso alla presenza femminile doveva essere soggetto alla supervisione dei religiosi per verificarne la conformità con la Sharia. In questo quadro si nota l'assenza delle forze democratiche che dopo le mobilitazioni dei mesi scorsi non hanno avuto la forza per darsi una efficente e compettitiva struttura politica. D'altronde la convocazione delle elezioni per novembre favorisce naturalmente le forze politiche già organizzate espressione deii militari e dei fratelli musulmani. Sembrano già tradite le speranze di chi credeva per quel Paese in un futuro di libertà e democrazia

Berlusconi e il declino del mito dell'imprenditore uomo di Stato

Berlusconi ha fondato i suoi successi politici su una fama di grande imprenditore. Ma l'imprenditore ha una visione egoistica del vivere, cerca sempre di sfruttare le occasioni per ricavare un profitto personale. In piena armonia con questa mentalità il Berlusconi politico non ha perso occasione per fare i propri interessi.
L'uomo di Stato invece dovrebbe avere un'idea di sviluppo complessivo del Paese che governa, un progetto che includa una visione di ampio respiro che includa e tuteli le diverse sfaccettature del vivere sociale
Gli Italiani in questi diciassette anni di era berlusconiana avranno capito che essere un grande imprenditore non significa automaticamente essere un grande statista?

martedì 11 ottobre 2011

FT: Guerra diplomatica sul petrolio tra Italia e Malta

Guerra diplomatica tra Italia e Malta sugli idrocarburi: il nostro paese infatti sta elaborando una normativa che stabilirà i diritti territoriali della zona economica esclusiva su possibili giacimenti offshore di petrolio e gas in aree del Mar Ionio che sono rivendicate anche da malta. Secondo quanto scrive il Financial Times, l'Italia ha recentemente portato un "un'iniziativa" diplomatica di protesta attraverso il suo ambasciatore a Malta, contro la pubblicazione nel mese di agosto da parte del governo di La valletta di una gara d'appalto per l'esplorazione petrolifera in aree della piattaforma continentale nel Mar Ionio rivendicate dall'Italia.
L'Italia sostiene che la mossa di Malta ha violato "lo spirito e la lettera" della Convenzione del 1982 delle Nazioni Unite sul diritto del mare che impegna tutti gli Stati a raggiungere "soluzioni eque" nel delimitare le rispettive zone di influenza.

lunedì 10 ottobre 2011

Il giusto mezzo tra Vasco e Nonciclopedia

Non so se un processo per diffamazione fosse il modo giusto di risolvere la controversia tra Vasco Rossi e quelli di Nonciclopedia. Però mi sento di dire che se un sito è aperto a tutti, proprio a tutti, compresi gli idioti ( vedi voce sulle Br in cui è scritto "Negli anni '70 andava di gran moda farsi rapire dalle BR.") o i razzisti , qualcosa andrebbe rivisto. Tra Vasco e Nonciclopedia c'è l'enorme spazio del buon senso in cui poter fare una satira intelligente.

domenica 9 ottobre 2011

Con Di Rupo il Belgio ritrova un governo ma non l'armonia tra fiamminghi e valloni

Dopo 18 mesi di stallo istituzionale il Belgio avrà di nuovo un governo: il leader socialista vallone Di Rupo incaricato alla fine alla fine dell'estate di formare l'esecutivoha trovato un accordo tra gli otto partiti che è presumibile andranno a comporre la maggioranza. Escluso invece il partito separatista fiammingo NVA che aveva ottenuto il successo elettorale nelle Fiandre.
L'accordo prevede la possibilità per le regioni di raccogliere una parte del gettito fiscale senza passare per il governo centrale e trasferimenti dal centro alla periferia nel settore della sanità e delle politiche sociali.
Ma ciò che ha sbloccato l'impasse è stata la crisi finanziaria e di liquidità della banca franco-belga Dexia partecipata dal governo e dagli enti locali che in caso di fallimento dell'isitututo avrebbero visto andare in fumo i milioni di euro che vi avevano investito.
Dunque l'incubo che la crisi delle anche sconvolgesse anche il Belgio ( che finora presenta tassi di crescita del PIL superiori al 25) ha quasi costretto le forze politiche a muoversi. Per Di Rupo una bella gatta da pelare: qualora il suo governo non riuscisse a far mantenere al Belgio la crescita economica sinora raggiunta, potrebbe prospettarsi un ulteriore crescita nei consensi dei rivali fiamminghi

sabato 8 ottobre 2011

Se Steve Jobs fosse nato in Italia......


Senza raggiungere i livelli di fanatismo religioso con cui i fans di Steve Jobs ne hanno accolto la morte, è difficile non provare ammirazione per un uomo che ha cominciato dal garage di casa sua e pur cacciato una prima volta dall'azienda che aveva fondato ne ha ripreso le redini quando era in difficoltà trasformandola in un impero globale della tecnologia.

Jobs però ha potuto sviluppare il suo genio creativo in un ambiente come la Silicon Valley quanto mai recettivo al lancio di nuove iniziative imprenditoriali nel settore hi-tech. Francamente l'ipotesi di una Apple creata in Italia non riesco proprio a immaginarmela: probabilmente Jobs avrebbe passato la maggior parte del suo tempo a combattere contro l'astrusità della nostra burocrazia invece che a sviluppare le sue idee, girando a vuoto alla ricerca di politici a cui raccomandarsi e senza lo straccio di un finanziatore disposto a puntare un euro su un giovane brillante ma visionario.
In Italia lo "stay hungry, stay foolish" avrebbe ceduto spazio allo "stay submissive".

giovedì 6 ottobre 2011

Tremonti e l'Italia alla ricerca della credibilità perduta

Alla domanda sul perchè la Spagna abbia superato l'Italia nello spread con i titoli tedeschi il ministro dell'economia Tremonti ha così risposto: " il caso Spagna dipende anche da un annuncio di nuove elezioni che di per sé è una prospettiva di cambiamento e quindi un’apertura al futuro."
Anche tra i membri del suo governo ci sono persone che reputano Berlusconi una zavorra del passato e un ostacolo alla ripresa della credibilità dell'Italia?

mercoledì 5 ottobre 2011

Esercizi di autosodomia mentale per sopravvivere alla norma ammazzablog

Comincia L'addestramento! Voglio farmi trovare pronto all'approvazione della norma ammazzablog che impone l'obbligo di rettifica, pena l'emissione di una multa fino a 12500 euro, per tutti i siti Internet ( e non solo per le testate giornalistiche regolarmente registrate) entro 48 ore dalla richiesta della parte lesa, indipendentemnte da una verifica sulla veridicità di ciò che viene scritto e dall'esistenza di una sentenza di condanna per diffamazione.

Per cui già da ora accolgo la richiesta di rettifica del governo che ha sempre sottolineato quanto i suoi componenti operino meravigliosamente bene per garantire agli italiani il massimo benessere possibile.
L'opposizione a seguito delle ratifica richiesta dal governo a sua volta mi invita a rettificare la rettifica, sottolineando che se ne avesse la possibilità, agirebbe per il meglio e darebbe prova di sicura competenza, granitica compattezza e encomiabile dirittura morale.
Prendo atto delle richieste di rettifiche concludendo che qualsiasi situazione negativa contingente è da addebitarsi unicamente a un malaugurato scherzo di un Destino cinico e baro.

p.S: mi trovo costretto a rettificare il mio ultimo giudizio gravemente lesivo dell'onorabilità del Destino che non deve essere considerato né cinico né baro, ma anzi si adopera con senso di giustizia per dare a ciascuno ciò che merita. Viviamo nel migliore dei mondi possibile, rallegriamocene.

Il downgrade di Moody's e l'Italia bella addormentata

L'agenzia di rating Moody's declassa il debito italiano da A2 a Aa2. Al di là delle note deficienze di questi istituti il commento di De Bertoli sul Corriere fotografa l'attuale situazione: all'estero non si fidano più di noi perchè non siamo credibili, non siamo seri.
Ma oltre all'analisi del presente occorrerebbe avere memoria del passato: c'era bisogno bisogno del downgrade dell'agenzia di rating per prendere atto dell'Italica mancanza di serietà? Il nostro debito pubblico è da decenni spaventosamente alto. Un debito creato da politici eletti dai cittadini italiani. Il primo segno tangibile per riacquisire credibilità sarebbe liberarsi della sindrome della bella addormentata nel bosco che impedisce al popolo italiano di fare un po' di sana autocratica sull'origine dei propri mali.

Meredith Kercher e le lacune della giustizia italiana

"L'unica cosa certa di questo processo è la morte di Meredith Kercher". E' l'impietoso commento di un giudice relatore prima che il collegio giudicante emettesse il verdetto con cui Amanda Knox e Raffaele Sollecito venivano assolti dall'accusa di omicidio della studentessa inglese. E' nello stesso tempo l'ammissione, forse inconsapevole, di un fallimento. C'è da domandarsi infatti come sia stata possibile la contaminazione delle prove ( il coltello e il reggiseno di Meredith sporchi di sangue) operata dagli investigatori e per quale motivo si sia dovuto aspettare tanto tempo per rendersene conto. E' lecito interrogarsi anche sulla correttezza della sentenza che condanna Rudy Guede, tenendo conto che con l'assoluzione di Amanda e Raffaele è crollato uno dei presupposti del teorema sulla sua colpevolezza, ovverosia la compartecipazione al delitto di tre persone. Il fallimento di un processo indiziario impedisce ai familiari di Meredith di avere la giustizia a cui hanno diritto. Poteva andare peggio giacché si è corretta la condanna pronunciata in primo grado; ma forse si poteva evitare di tenere per quattro anni in carcere due ventenni che, stando alla sentenza d'appello ex 530 c.p.p. 1° comma, con quell'omicidio non hanno proprio nulla a che vedere. Purtropo questi processi indiziari avvengono e continueranno ad avvenire fino a quando la legge lo consentirà e per questo, per quanto le mancanze dei magistrati siano evidenti, le accuse lanciate da politici come Alfano sono uno scaricabarile che occulta le responsabilità del legislatore che si è occupato della giustizia di pochi tralasciando quella dei comuni cittadini che continuano a reclamare una giustizia davvera giusta.

martedì 4 ottobre 2011

Mentre la Grecia affonda, la Germania pensa all'euromarco

La grecia effettua tagli per 30000 posti di lavoro pubblici ma con una stima dell'8,5% del deficit e una contrazione del 5,5% del suo PIL, non riuscirà a raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica prestabiliti.
Per salvarsi L'Europa ( e l'Italia) guarda sempre più alla Germania, entrata nell'euro con le difficoltà seguenti all'unificazione e uscita come il Paese più forte dell'area. I problemi dei paesi più deboli ( compresa l'Italia)hanno costituito un contrappeso alla rapida rivalutazione dell'euro che ha favorito la ripresa delle esportazioni tedesche.
Il problema dell'Europa però resta politico: la moneta non corrisponde a una Stato ma a 17 Paesi dell'eurozona ognuno dei quali ha un suo debito pubblico. Di fronte a questo deficit strutturale dell'Unione Europa, all'illusione di una moneta senza sovrano, dell'economia che può sostituire la politica , è puramente illusorio pensare che sia la sola Germania a farsi carico dei paesi cicala; piuttosto avverrà il contrario: i tedeschi lasceranno l'Euro e torneranno a creare un nuovo marco assieme agli altri Paesi virtuosi.

sabato 1 ottobre 2011

Napolitano, l'invenzione della Padania e i malumori leghisti

Giorgio Napolitano
Esercitando il suo ruolo di garante dell'unità nazionale il presidente della repubblica Napolitano ha ribadito che la Costituzione e le leggi non lasciano spazio a una via democratica alla secessione. Una dichiarazione ovvia giacché si fonda sull'art 5 della Carta che sancisce l'indivisibilità della repubblica italiana; un'affermazione che però andava ribadita giacchè il silenzio finisce per alimentare speculazioni politiche. Che le parole di Napolitano, nella loro forza, fossero opportune è confermato anche dal malumore con cui sono state accolte dai leghisti che pur evitando di entrare in aperta polemica con il capo dello Stato hanno fatto appello al diritto all'autodeterminazione dei popoli. Un principio che in questo caso però non c'entra nulla giacché esso non può essere utilizzato per dare una legittimazione storica a prodotti di marketing politico come la Padania . L'autodeterminazione dei popoli impone la liberazione dei territori occupati con la forza ma nè la Lombardia né il Veneto possono essere considerate colonie italiane. Quella di uno stato Lombardo-Veneto resta un idea grottesca che solo menti illuminate come quella del Trota sono in grado di partorire.