giovedì 28 aprile 2011

Sui bombardamenti in Libia frattura tra Berlusconi e Lega. Un apparente paradosso

La decisione di Berlusconi di far partecipare anche l'Italia ai bombardamenti aerei sulla Libia in applicazione della risoluzione ONU 1973 è l'ultimo passo di un mutamento di posizione già preventivabile con la scelte precedenti di inviare istruttori militari e riconoscere il governo degli insorti . Il governo elimina finalmente le ambiguità sulla sue partecipazione nella coalizione antigheddafi anche se non vi sembra esservi una strategia autonoma da parte dell'Italia ma piuttosto il desiderio di non recitare un ruolo di secondo piano nell'ambito dell'Alleanza. Una chiarezza di intenti non certo favorita dalle divisioni interne alla maggioranza con la Lega contraria ai bombardamenti, intenta a cavalcare le paure dell'elettorato circa i costi economici del conflitto una massiccia invasione di immigrati; la mozione presentata dal Carroccio in Parlamento dovrebbe impegnare il governo a stabilire un limite temporale per i raid aerei italiani senza costi aggiuntivi per le finanze dello Stato. La Lega imbriglia il Cavaliere con una proposta di azione militare a scadenza breve e predeterminata ( come uno yogurt) e a costo zero che se dovesse essere accolta ridicolizzerebbe l'Italia a livello internazionale. Ma per Bossi la demagogia da esibire nei confronti della propria base di consenso è preferibile a una politica estera dignitosa. E' solo un apparente paradosso il fatto che Berlusconi veda vacillare il suo trono proprio in una delle poche occasioni in cui ha assunto un comportamento da uomo di Stato: gli alleati che gli rompono le uova nel paniera sono quelli che lui si è scelto a cui ha legato a doppio filo le sue fortune politiche.

sabato 23 aprile 2011

La Moratti contro Lassini sui manifesti anti procura. E Berlusconi che ne pensa?


Il candidato PDL alle comunali di Milano Roberto Lassini fa affiggere dei manifesti incitanti alla cacciata delle BR dalle procure. Scoppia un putiferio. Il sindaco Moratti ne prende le distanze: "Lassini è incompatibile con me, si deve dimettere". Particolare importante: ciò potrà avvenire solo al termine delle elezioni perché tecnicamente Lassini non può essere tolto dalla lista già presentata. Berlusconi ufficialmente si è dissociato dai manifesti, ma stando alle indiscrezioni privatamente avrebbe apprezzato la linea perchè in sostanza concidente con quanto lui pensa circa un complotto delle procure volto a farlo fuori.
Dunque sul tema emergono due linee nel PDL : quella di Berlusconi e quella della Moratti. Per questo se Lassini dovesse risultare eletto, alla fine potrebbe essere protetto proprio dal Cavaliere e dunque non dimettersi.

L'impasse in Libia. Prospettive di una strana guerra

La Francia, grande protagonista della guerra libica, stava organizzando un Colpo di Stato contro Gheddafi che non era ancora pronto quando è cominciata la rivolta di Bengasi.
Sarkozy nel cominciare l'offensiva ha sopravvalutato le capacità sia dei rivoltosi sia dei golpisti.
La guerra è cominciata anche in base alle notizie di Al Jazeera che parlava di un'emergenza umanitaria con diecimila morti e fosse comuni dovuti alla repressione di Gheddafi. Questa descrizione ora sappiamo che è stata ingigantita artificiosamente dalla tv satellitare del Qatar
Da questi elementi sorgono alcuni interrogativi: qual'è la natura e sopratutto dove porterà questa guerra? Si tratta di guerra umanitaria, guerra per cacciare Gheddafi,o guerra che premette a una secessione tra Tripolitania e Cirenaica? Questa incertezza presuppone come scenario più probabile per i prossimi mesi ( o forse anni) lo stallo bellico. Il rais potrà avvantaggiarsi dal prolungarsi del conflitto: le ragioni morali della guerra con il tempo finiranno per svanire e alcune potenze come Cina e Russia, inizialmente defilate, potranno fa sentire la loro voce solo per per disturbare la coalizione che sostiene i ribelli.

mercoledì 20 aprile 2011

Il dietrofront sul nucleare e il nulla della politica energetica in Italia

Il governo fa marcia indietro sul nucleare con un emendamento che abroga le norma sulla costruzioni di centrali a partire dal 2013. Un epilogo prevedibile dopo il disastro di Fukushima che ha fatto rimergere antiche paure risalenti a Chernobyl. In vista del prossimo referendum Berlusconi non ha voluto correre il rischio che il progetto nucleare fosse respinto dagli elettori: ciò avrebbe comportato un danno d'immagine difficile da minimizzare se non giocando d'anticipo.
Resta l'irrisolto di come impostare la nostra politica energetica: l'Italia resta il Paese europeo con il costo più alto dell'energia elettrica. In Un Paese manifatturiero come questo se non si esce da questa stato di handicap ogni dibattito su sviluppo produttivo e crescita economica rimane accademia. Lo scenario di una maggioranza che va avanti a forza di proclami e un opposizione incapace di proporre un piano energetico alternativo non può indurre all'ottimismo.

sabato 16 aprile 2011

Scenari per il 2013: Berlusconi al Quirinale, Alfano a Palazzo Chigi

Berlusconi ha annunciato che non si ricandiderà come premier alle prossime politiche e che stà pensando ad Angelino Alfano come successore. Ammettendo anche che queste parole rivelino un intenzione sincera quale potrebbe essere il futuro ruolo politico del Cavaliere? uno scenario si può immaginare partendo da alcuni dati: l'attuale legislatura avrà la sua scadenza naturale nell'aprile 2013, un mese prima della fine del mandato presidenziale di Napolitano. Ma è probabile che l'elezione del presidente della Repubblica venga anticipata per consentire al neoeletto di nominare il presidente del Consiglio di inizio nuova legislatura. Ciò consentirebbe a Berlusconi di avanzare la propria candidatura al Quirinale con la certezza di venire eletto: a votarlo sarebbe l'attuale Parlamento con la maggioranza che fa capo a lui.

venerdì 15 aprile 2011

Costa d'Avorio: Ouattara di fronte a un paese diviso

E' finito il conflitto tra opposte fazioni in Costa d'Avorio: le truppe fedeli a Ouattara con l'aiuto delle forze ONU e francesi sono penetrate nel bunker in cui era asserragliato Gbagbo e lo hanno arrestato.
la grande sfida per il nuovo presidente Ouattara sarà riunificare un Paese diviso da dieci anni di lotte intestine.

mercoledì 13 aprile 2011

Immigrazione dal Nordafrica: le colpe del governo e il silenzio dell'Europa

Il governo italiano per allentare sul proprio territorio la pressione provocata dagli sbarchi dei clandestini provenienti dal Nordafrica ha cercato la soluzione dando ai migranti un permesso di soggiorno temporaneo che dovrebbe consentire loro di circolare liberamente per l'Unione Europea secondo i principi degli accordi di Schenghen.
La Francia al contrario obietta che questi permessi non sono conformi alle regole europee e ha annunciato che respingerà gli extracomunitari in possesso di questi documenti che dovessero cercare di attraversare la frontiera con l'Italia. Se come sostenuto da Parigi il governo italiano prima di concedere il permesso temporaneo non ha verificato che il migrante fosse incensurato, avesse i mezzi per sostenersi e un passaporto con cui essere identificato effettivamente verrebbero a mancare le condizioni di ingresso disciplinate dall’articolo 5, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 562/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2006.
Il governo ha invocato la direttiva 55/2001 che prevede la redistribuzione dei migranti tra i Paesi europei in casi di massiccio afflusso. In questo caso il problema è eminentemente politico: per attivare la solidarietà tra Stati membri è necessario che il Consiglio ( cioè gli Stati membri) si pronunci favorevolmente a maggioranza qualificata ma al momento solo Italia e Malta ritengono che vi siano le condizioni per l'applicazione della direttiva.
Ma dove il nostro governo si è gettato la zappa sui piedi è nel mancato recepimento della direttiva 115/2008 sul rimpatrio dei migranti perchè in contrasto con la legge 94/2009 che introduce il reato di immigrazione clandestina. E' diffcile essere apparire credibili nel chiedere la solidarietà dei partners comunitari quando ci si dimentica di recepire le norme europee sulla materia.
Nonostante tutto è auspicabile che le divisioni interne pur legittime tra maggioranza e opposizione non costituiscano un ostacolo a che l'Italia riesca si presenti a Bruxelles con un unica e autorevole voce: abbiamo interesse a rendere corresponsabile l'Europa del problema del flusso migratorio dal NordAfrica sopratutto qualora la sua intensità dovesse aumentare nel prossimo futuro.

Report, i rischi dei social network e le critiche pelose dei guru del web.


Milena Gabanelli ha dedicato una puntata del suo programma Report alle minacce che un uso non consapevole di Internet può riservare alla privacy e alla stessa sicurezza delle persone. Come prevedibile da alcuni settori del web sono partite critiche severissime in cui si accusa la Gabanelli di aver affrontato l'argomento in maniera superficiale e allarmistica. Legittimo criticare, peccato che quando si passa dai giudizi di valore al merito delle obiezioni siano proprio quest'ultime a colpire negativamente per pregiudizio e superficialità. Alcuni esempi di queste illuminate reprimende: l'"esperto" Ernesto Assante accusa la Gabanelli e la curatrice del servizio Stefania Rimini di non aver parlato delle opportunità che Internet fornisce di una comunicazione e informazione più libera. In realtà proprio all'esordio della puntata le potenzialità della Rete vengono evidenziate citando esempi positivi di condivisione gratuita e dal basso delle conoscenze come Wikipedia e Liber Liber, ma poi si sottolinea anche la necessità di analizzare i rischi che il web può presentare. Approfondire queste problematiche reali secondo Assante è " volontà di mettere tutto in cattiva luce, compreso YouTube" ( perchè Youtube ha il dono dell'infallibilità?). Molto meglio continuare a minimizzare, tacere: Il sommo sacerdote del web Assante avrebbe preferito una versione di Report cerchiobottista in cui, come i talk show tv , all'opinione critica deve far seguito per par condicio quella più rassicurante? E' singolare osservare come il perbenismo dei talk show tv che i guru della Rete giustamente aborrono, diventa auspicabile non appena è il loro orticello a divenire oggetto di indiscreta attenzione.
Secondo Anna Masera su La Stampa si sarebbe trattato della classica inchiesta allarmistica che però non dice come liberarsi dei pericoli. Obiezione all'obiezione: a parte che la Gabanelli suggerisce alcuni accorgimenti ( usare password diverse per differenti account e scegliere combinazioni alfanumeriche complesse) il miglior modo per liberarsi e difendersi dai rischi è conoscerli , non sottacerli.
Un'altra pregnante osservazione viene da Matteo Bordone sulla rivista del settore Wired: a suo dire le insidie esposte da Report sono ben note ai giovani e l'unica cosa che viene fatta è "mettere genericamente in guardia il pubblico" infilando "una serie di sciocchezze e banalità". Forse Bordone era distratto quando veniva intervistata l'avvocato esperta di crimini informatici Marisa Marraffino che citava numerosi casi di condanne per diffamazione via internet, in particolare un quindicenne sanzionato con una multa di 15 mila euro per aver parlato male della sua ex ragazza con un commento su Facebook. O forse per lui affrontare una causa civile o penale è una banalità.
In definitiva non è un caso che le osservazioni più piccate siano giunte proprio dai guru del Web che con un atteggiamento tra l'omertoso e lo snobistico, hanno per lo più scelto la strada di demonizzare chi faceva informazione sui lati più oscuri del cyberspazio trascurando nel merito i fatti esposti, evidentemente perché si aveva ben poco di sostanzioso da rilevare. Le truffe informatiche, l'utilizzo disinvolto dei dati personali da parte di alcuni colossi del settore sono una realtà : con buona pace delle scomuniche dei sacerdoti del 2.0, la Gabanelli invitando a un uso responsabile e prudente dei social network, ha avvicinato il grande pubblico alla scoperta delle grandi potenzialità e opportunità che offre quotidianamente Internet.
Avere paura della verità scomoda scoperchiata da Report non serve a chi considera il web uno strumento per essere più liberi, serve a chi vuole autoproclamarsi nume tutelare di una casta riservata a pochi eletti smanettoni.

venerdì 8 aprile 2011

Ruby- Silvio e il nodo del conflitto di competenza tra Trbunale dei ministri e di Milano

Il Parlamento si è espresso a favore della richiesta di investire la Corte Costituzionale circa la competenza del tribunale di Milano nel giudicare Silvio Berlusconi sul Caso Ruby. Secondo l'illuminata opinione dei nostri rappresentanti il giudice naturale dovrebbe essere il giudice naturale del processo dovrebbe essere il tribunale dei ministri in quanto Berlusconi fece la famosa telefonata alla questura per chiedere la liberazione di Ruby nella convinzione che la ragazza fosse effettivamente la nipote di Mubarak , e dunque per evitare un incidente diplomatico avrebbe esercitato le sue funzioni di presidente del Consiglio. Il motivo per cui si avalla una tesi tanto ridicola e inverosinmile è semplice: se la Consulta dovesse pronunciarsi a favore di un trasferimento al Tribunale dei ministri prima di dare corso al processo si dovrebbe passare di nuovo in Parlamento per l'autorizzazione a procedere che con ogni probabilità con questa maggioranza non verrebbe concessa. In questo modo si consentirebbe a Berlusconi di evitare per l'ennesima volta di uscire immacolato senza aver risposto nel merito delle accuse formulategli.

martedì 5 aprile 2011

Grandeur e xenofobia: le armi con cui Sarkozy cerca la riscossa

Sarkozy dopo la Libia mostra il suo attivismo anche in Costa d'Avorio: i militari francesi insieme a quelli dell'ONU, in esecuzione della risoluzione 1975 dell'ONU starebbero collaborando con i miliziani di Ouattara per schiacciare le ultime resistenze di Gbagbo che non vuole abbandonare il potere.
Un interventismo che mira a solleticare il desiderio di grandeur dell'elettorato francese in vista delle presidenziali del prossimo anno che stando ai sondaggi lo vedono in crisi di consenso. Per raggiungere questo obiettivo non esita a solleticare le recondite paure xenofobe dei francesi e cerca anche di seguire l'esponente dell'ultradestra Marie Le Pen secondo cui la presenza musulmana in Francia deve essere equiparata all'occupazione nazista. Ecco allora organizzato dall'UMP, il partito del presidente, un dibattito sulla laicità e sui rischi ad essa cagionati dagli immigrati musulmani

lunedì 4 aprile 2011

Un asse greco-turco per la Libia?

L'intervento delle forze della coalizione ha interrotto l'avanzata delle truppe di Gheddafi ma sinora non è sufficiente a risolvere il conflitto a favore dei ribelli.
Un emissario del rais libico è andato ad Atene per chiedere al premier greco Papandreu farsi portavoce di una mediazione. In questo lavorio diplomatico potrebbe inserirsi anche la Turchia di Erdogan, anch'esso molto attivo anche sul punto di vista umanitario con una recente missione turca volta a portare soccorso ai feriti di Misurata. E tra questi attori mediterranei chissà che non si possa inserire anche l'Italia.

domenica 3 aprile 2011

Il futuro dell'Italia in Libia nel dopo Gheddafi

Anche se la risoluzione 1973 dellconsuglio di sicurezza ONU non lo prevede è chiaro che le forze di coalizione si sono spinte troppo avanti per pensare che la loro azione non abbia come scopo la detronizzazione di Gheddafi.
E per l'Italia come si mette? Viene dalla Libia il 25% del nostro petrolio e il 10% del gas. Gli accordi per il petrolio sono validi fino al 2042 e per il gas fino al 2047. Il governo provvisorio di Bengasi sostiene che non sono in discussione i contratti già stipulati. Nessuno degli Stati, nemmeno la Francia, ha intenzione di creare un precedente di mancato rispetto dei contratti energetici già stipulati. Però bisogna essere consapevoli che non potremo più pensare di avere con la Libia quella condizione privilegiata. Per questo bisognerebbe avere una posizione più netta e una partecipazione più attiva alla cacciata del dittatore e non accontentarsi di fornire qualche base militare e attendere gli eventi.

UPDATE: 4 APRILE. L'Italia ha compiuto un passo importante per uscire dall'ambiguità riconoscendo il governo dei ribelli e non escludendo la fornitura di armi.

Costa d'Avorio : la guerra civile dimenticata fa migliaia di morti e un milione di profughi

Prosegue in Costa d'Avorio da novembre la guerra civile tra i sostenitori di Alassane Ouattara , il vincitore delle recenti elezioni presidenziali, e Gbabo, il presidente uscente che però non intende riconoscere la legittimità del risultato e che non vuole lasciare il potere. Nonostante ci sai una forza ONU sul campo le violenze non si arrestano. In questo momento sarebbe in corso un'offensiva dei miliziani di Ouattara verso sud che li ha portati a poche chilometri da Abidjan. L'agenzia per i rifugiati ( UNHCR) parla del rischio di un milioni di rifugiati. E le vittime si contano a migliaia.
Secondo l'UNHCR sono necessari 97 milioni di dollari per assistere le vittime di questo conflitto ma i donatori ne garantiscono sono 20. Siamo di fronte a una guerra dimenticata , mentre la comunità internazionale volge il suo sguardo alla Libia e al Giappone.

Giappone: il terremoto fa danni per 300 miliardi di dollari

300 miliardi dollari: questo è la stima totale dei danni provocati dal terremoto e dal collasso della centrale nucleare in Giappone.
Dopo il disastro di Fukushima il Giappone discute sull'opportunità di proseguire sulla strada per il nucleare. Ma considerando che da questa fonte il Paese ricava il 50% del suo fabbisogno energetico non sarà affatto riconvertire. E il governo di Naoto Kan ipotizza la nazionalizzazione della Tepco, la società che gestiva l'impianto di Fukushima, che già in precedenti episodi critici ( il disastro di Tokaimura) aveva cercato di occultare le notizie.