giovedì 31 marzo 2011

Silvio di Lampedusa

Nel suo blitz a Lampedusa Berlusconi ha promesso che l'isola verrà liberata in 48 ore da tutti gli immigrati. Riuscirà a mantenere l'impegno o sarà la solita promessa da Silvio come il milione di posti di lavoro o la spazzatura via da Napòli? Ha inoltre assicurato che si batterà perchè a Lampedusa sia assegnato il Nobel per la pace. Chissà che ne pensano i suoi omologhi europei e americano

martedì 29 marzo 2011

Anche in Siria si chiede libertà contro il regime di Bashar Assad

Anche la Siria è incendiata dalla rivolta che contesta il regime del presidente Bashar Assad chiedendo libertà e democrazia nel Paese. Gli scontri a Latakia principale porto della Siria, sede della setta alawita cui appartiene Assad, e a Deraa hanno indotto il regime a rendere la repressione del regime più violenta provocando centinaia
Oltre il bastone Assad usa la carota: la legge di emergenza in vigore dal 1963 è stata abolita, il governo guidato dallo zio della first lady Assma al Assad , Muhammad Naji al Utri. Se la popolazione che ha paura di sbilanciarsi non sembra avere molto fiducia in una conversione in senso più liberale del regime, tuttavia solo pochi giorni fa era impensabile a Damasco inscenare una aperta contestazione

Cameron, Sarko, Obama, Merkel discutono di Libia. Ma Silvio non c'è

Francia, Germania, Stati Uniti, e persino Germania si riuniscono in videoconferenza per discutere il destino postbellico della Libia. E ovviamente l'Italia non viene invitata. Avranno pensato: meglio non avere nulla da spartire con chi fa la politica del baciamano al dittatore.

lunedì 28 marzo 2011

Profughi: Lampedusa chiama Padania. La Lega nicchia

La Lega chiede giustamente all'Europa di condividere con l'Italia il carico di profughi provenienti dal Nord Africa.
Intanto Lampedusa, dove i profughi oramai sono stanziati a migliaia, invoca l'aiuto del Nord affinché ne ospiti una parte. Ma il senatore del Carroccio PierGiorgio Stiffoni ( noto Ponzio Pilato) invita a fare le tendopoli in Sicilia perché il clima è più simile a quello cui sono abituati i maghrebini. Coerenza padana.

Le amministrative in Francia bocciano Sarkozy. Avanza Marie le Pen


Nonostante il protagonismo francese in Libia, un nuovo smacco per Sarkozy viene dalle elezioni cantonali ( equivalenti alle nostre amministrative). In una tornata dominata dall'estensione che ha raggiunto il 55%, il partito del presidente, l'UMP, ha ottenuto un misero 18% contro il 35% portato a casa dai socialisti che hanno acquisito la maggioranza in ben 60 consigli generali di dipartimento. Da sottolineare anche l'exploit del partito di estrema destra Front Nationale. Un sondaggio realizzato a inizio marzo dava Marie le Pen in testa ai sondaggi per le presidenziali. Rispetto al padre Jean Marie è più furba dialetticamente: evita di parlare di argomenti tabù come l'antisemtismo ( il fondatore dell'FN aveva definito la Shoah un incidente della seconda guerra mondiale), salvo cercare di fare presa sulle paure della Francia profonda con il suo continuo riferimento alla minaccia costituita dall'immigrazione

domenica 27 marzo 2011

Libia: si al comando Nato. Ma tra Francia e Italia resta la tensione

Alla fine il consiglio Atlantico ha deliberato di passare tutte le operazioni militari in Libia della coalizione dei volonterosi sotto il comando Nato. L'alleanza Atlantica gestiva già l'embargo marittimo ( sotto comando dell'ammiraglio italiano Veri) e della no-fly zone. L'oggetto del contendere riguardava le operazioni di bombardamento sui bersagli di terra delle truppe di Gheddafi che la Francia era restia a far passare sotto comando Nato , temendo che ciò ne avrebbe limitato la libertà d'azione. Anche su questo Parigi sembra essersi uniformata ai desiderata degli alleati, ma non nasconde la volontà di mantenere comunque una posizione di supremazia, sia per intensificare le sua presenza in Nord Africa sia perché il presidente Sarkozy spera di ricavare dall'operazione un vantaggio elettorale in vista delle prossime presidenziali , facendo leva sul tradizionale sciovinismo transalpino. Si parla di una non meglio identificata "regia politica", ma l'Italia che teme di perdere le proprie posizione di vantaggio commerciale in Libia non ne vuole sapere di consentire ai cugini d'oltralpe ulteriori occasioni per primeggiare

sabato 26 marzo 2011

Cacciare De Mattei dal CNR: per lui il terremoto in Giappone castigo divino.



Dai microfoni di Radio Maria, il vicepresidente del CNR Roberto De Mattei, ha definito il terremoto del Giappone un castigo divino.
Anzitutto di quali terribili colpe si sarebbero macchiati i giapponesi per meritare una simile punizione celeste? Questa radio ha abituato a tali farneticazioni, indegne della sensibilità e della compassione di cui dovrebbe essere dotato ogni buon cristiano.
Ma la cose più grave è che escono dalla bocca del vicepresidente dell'istituzione pubblica ( pagata con denaro dei contribuenti) che dovrebbe essere il faro della ricerca scientifica in Italia. Siamo di fronte oltre che a dichiarazioni disumane, a delle vere e proprie idiozie scientifiche. Di fronte a una tale manifesta incompatibilità tra il ruolo istituzionale occupato e convinzioni personali, in un Paese decente un personaggio come De Mattei sarebbe stato rimosso dall'incarico all'istante.

giovedì 24 marzo 2011

Il governo che da benzina alla cultura

Sottoscrivo Massimo Gramellini che sottolinea come il governo abbia deciso di ricavare i finanziamenti alla cultura con l'ennesima tassa sulla benzina che dovrebbe portare alle casse dello Stato 236 milioni di euro. Se si decideva di unificare amministrative e referendum si risparmiava una cifra ben maggiore evitando il salasso ai contribuenti.

mercoledì 23 marzo 2011

Lo Yemen tra aspirazioni alla democrazia e insidie del fondamentalismo islamico


Dopo Tunisia, Libia ed Egitto il vento delle rivolta si è spostato in Medio Oriente. Nello Yemen il regime del presidente Saleh, oramai abbandondato anche da molti suoi luogotenenti, è messo in grande difficoltà dalla protesta e chiede aiuto alla vicina Arabia saudita che era intervenuta militarmente anche in Bahrein per sedare le manifestazioni organizzate dalla maggioranza sciita contro.
I leader dell'opposizione yemenita di fronte alla pesante repressione si sta preparando all'ipotesi di una duratura guerra civile. Ma oltre attivisti a favore della democrazia nello Yemen che si sono fatti sentire nella capitale Sana'a e nelle altre principali loclaità del Paese vi sono oppositori nascosti che da mesi prepararono una guerra molto violenta al regime legati con il fondamentalismo islamico e ad al Qaeda ( che nello Yemen ha una delle sue roccaforti) e in possesso di armi molto pericolose.
Per evitare che l'integralismo islamico prevalga si adombra un intervento di forze ivi compresi gli Stati Uniti, più restie a intervenire in altri paesi come il Bahrein per via dei forti interessi petroliferi che invece nello Yemen non ci sono.

La norma Paniz che taglia i tempi di prescrizione

Approvata in commissione giustizia della Camera una norma presentata dal relatore Maurizio Paniz che prevede tempi accorciati di prescrizione per chi si presenta incensurato al processo. L'ennesima legge ad personam per il Cavaliere? Forse. Di certo una norma contro chi crede nella giustizia e nella certezza del diritto. O meglio: a forza di ridurre i tempi per poter svolgere i processi l'unica cosa certa sarà l'impossibilità di assicurare alla giustizia chi commette i reati

martedì 22 marzo 2011

Guerra a Gheddafi: se non c'è il gatto americano i topi europei ballano

A favore di Gheddafi ci soni le evidenti divisioni all'interno della coalizione dei volonterosi: gli Stati Uniti con Obama hanno il comando delle operazioni militari ma hanno una gran voglia di sfilarsi. Il segretario alla difesa Robert Gates e gli ambienti militari sono molto perplessi circa l'utilità di imbarcarsi in quest'ennesimo conflitto. E quando manca una leadership americana, gli europei ne approfittano per litigare.
In prima fila ci sono le divergenze italo-francesi. Questa appare sopratutto la guerra di Sarkozy, che si distingue per il suo attivismo. Il presidente francese spera di far recuperare alla Francia una maggiore influenza in Nord Africa e di acquisire consenso in vista delle prossime presidenziali puntando a rivitalizzare il sentimento della grandeur. Il governo italiano teme invece che la Francia finisca per sottrargli la vantaggiosa posizione commerciale acquisita con la Libia. Inoltre la nostra diplomazia appare tagliata fuori dalle decisioni rilevanti dalla coalizione e per questo ha annunciato che nel caso non si arrivi a un comando unificato gestirà le proprie basi militari con un proprio comando indipendente. E' piuttosto triste notare come, nonostante ci sia stata una risoluzione ONU e un vertice a Parigi, non si sia riusciti a trovare un accordo su questo punto fondamentale nonostante l'operazione militare sia cominciata da giorni.
a complicare la questione del comando NATO c'è la contrarietà della Germania al conflitto: la Merkel è in campagna elettorale e non vuole ritrovarsi nella stessa situazione della guerra in Iraq quando Schroeder era contrario alla guerra e la Merkel favorevole e solamente per questo motivo l'allora leader della SPD era sul punto di spuntarla nelle elezioni

Libia: proteggere i civili o eliminare Gheddafi?

La risoluzione ONU n°1973 ha come unico scopo esplicito quella di proteggere i civili. Stati Uniti , francia e Italia hanno escluso categoricamente che sia loro intenzione eliminare Gheddafi. Ma ieri durante il question time alla Camera dei Comuni il premier britannico Cameron ha detto senza mezze misure che per la sicurezza del popolo libico bisogna spodestare Gheddafi. Effettivamente se ci si ragiona è lecito domandarsi se sia possibile garantire l'incolumità delle opposizioni con Gheddafi ancora al potere. Si è già constatato che gli annunci di tregua del rais sono dei bluff. Per cui se la coalizione decidesse di mantenere al potere Gheddafi, non ci sarebbe alcuna garanzia che il rais dopo poco non si muoverebbe per sterminare i ribelli.
Poichè è esclusa l'ipotesi di un'invasione di terra, la coalizione spera che con l'ombrello aereo della no-fly zone altre città passino tra i rivoltosi. La minaccia militare di Gheddafi è limitata, sopratutto in chiave aeree ( vecchi MIG e qualche Mirage francese) per cui l'ipotesi di un rovesciamento interno del regime,anche se molto complessa, non è impossibile. Ma con la sola no fly zone e i raid aerei non si può distruggere l'esercito di Gheddafi. Resta dunque il rischuo di una perdurante guerra civile. E allora la soluzione per dissolvere il regime sarebbe la classica "pollottola d'argento": eliminare fisicamente il rais libico. Forze speciali inglesi e francesi sono sul terreno proprio per stanarlo.

L'Italia, Gheddafi e l'alibi del comando NATO

Secondo ambienti a lui vicini Berlusconi sarebbe addolorato per la sorte del colonnello Gheddafi. Nel frattempo anche per venire incontro ai dubbi leghisti il governo italiano ha trovato nella richiesta di un comando NATO l'alibi per defilarsi dalla coalizione. Le decisioni politiche all'interno dell'organizzazione del Patto Atlantico vanno prese all'unanimità. Ma se Germania e Turchia sono contrarie ai raid aerei contro la Libia, come è possibile pensare ad avere un comando NATO ?

domenica 20 marzo 2011

Obiezioni a Bossi, prudente amico di Gheddafi


Bossi sostiene che con Gheddafi occorreva essere più prudenti perché ora sulle nostre coste i profughi arriveranno a milioni e ci dovremo scordare il petrolio e il gas libico.
Mi viene da obiettare al Senatur che sarebbe stato ancora più prudente evitare di farsi fotografare nell'atto di baciare le mani al dittatore.
Ammettiamo pure che il rais resista al potere: dopo quello che ha fatto al suo popolo Gheddafi è oramai un reietto della comunità internazionale. E ciò lo renderà ancora più cattivo e cinico: e davvero credibile l'ipotesi di poter tornare a fare affari da lui come se niente fosse? E ciò dovrebbe avvenire a prezzo di quale ulteriore genuflessione ai suoi ricatti?
Se invece Gheddafi venisse detronizzato, come sarebbe meglio presentarsi al popolo libico: come coloro che hanno foraggiato il loro oppressore o che invece li hanno aiutati a liberarsene?

venerdì 18 marzo 2011

La CEDU dice si al crocifisso nelle scuole: non è lesa la libera scelta educativa dei genitori

La Corte europea dei diritti dell'uomo da ragione all'Italia : il crocifisso può rimanere nelle scuole. Viene ribaltata in appello la sentenza di primo grado che invece accoglieva il ricorso di una cittadina italiana di origine finlandese, che si lamentava per la presenza del crocifisso nella scuola di Abano Terme frequentata dal figlio. Nelle motivazioni della sentenza si precisa che "le autorità hanno agito nei limiti della discrezionalità di cui dispone l'Italia nel quadro dei suoi obblighi di rispettare, nell'esercizio delle funzioni che assume nell'ambito dell'educazione e dell'insegnamento, il diritto dei genitori di garantire l'istruzione conformemente alle loro convinzioni religiose e filosofiche". Il Crocifisso è un simbolo essenzialmente passivo "che non può essere paragonato a un discorso didattico o a alla partecipazione ad attività religiose". Inoltre decisivo è il fatto che gli stessi ricorrenti abbiano riconosciuto che "la presenza del crocifisso in classe non abbia implicato delle pratiche di insegnamento volte al proselitismo o che i figli della ricorrente siano stati confrontati a un insegnamento condizionato da tale presenza". La sentenza esprime un principio ragionevole: la sola presenza del crocifisso non può essere considerato un indice di indottrinamento ed è pieno diritto di uno Stato nell'esercizio della sua sovranità dare ai simboli la rilevanza che ritengono più corrispondente al bagaglio culturale del popolo di appartenenza. Come ho sempre sostenuto il crocifisso può essere più meno gradito sulla base di una sensibilità personale ma è assurdo pensare che la sua sola presenza sia una limitazione della libertà di scelta dei genitori nell'indirizzo educativo e religioso da proporre ai figli. Il crocifisso tace sulla parete. Ciò che ci dovrebbe davvero preoccupare sono le parole d'odio pronunciate dei tanti fanatici clericali e anticlericali

Libia: l'ONU autorizza no-fly zone e uso della forza contro Gheddafi.

Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato la risoluzione n° 1973 che autorizza la no-fly zone in Libia e l'uso della forza per proteggere i civili. Non viene consentita l'invasione per detronizzare il rais libico.

mercoledì 16 marzo 2011

Se Gheddafi doma la rivolta ringrazi il terremoto in Giappone

Gli dei dell'atomo stanno con Gheddafi. Il terremto del Giappone ha contribuito a distogliere l'attenzione della comunità internazionale dalla questione libica e il rais ne ha approfittato per riconquistare posizioni. Le notizie dal fronte sono favorevole a Gheddafi e le forze di opposizione sembra abbiano poche possibilità di scampo. D'altronde stando alle analisi fatte da britannici e israeliani le forze filoregime hanno i mezzi più potenti ( aerei e elicotteri) e possono contare su forze meglio addestrate e equipaggiate a fronte dell'improvvisazione che regna tra i ribelli. Stroncata la resistenza in Tropolitania, Gheddafi sta puntando verso la Cirenaica, centro della rivolta. Bengasi è assediata dalle forze pro-regime, che stando alle cronaca, hanno preso il controllo di molti quartieri di Tobruk.
la comunità internazionale si è distinta per la sua inerzia: il Consiglio di sicurezza è bloccato dal veto di Cina e Russia diffidenti verso le ipotesi di no-fly zone; ma già oggi questo provvedimento potrebbe essere inutile. Il conflitto si sta decidendo sul terreno e non via aria e Gheddafi sta strangolando i rivoltosi ponendoli sotto assedio. L'Europa dal canto ne esce con l'ennesimo fallimento politico: solo Sarkozy si è schierato apertamente per il riconoscimento dei rivoltosi, con un'azione estemporanea e inutile. Ovviamente l'Italia sta alla finestra e osserva gli eventi. La vicinanza geografica richiederebbe un maggior spirito d'iniziativa da parte del nostro governo che evidentemente spero in qualche anima buona che gli risolva i problemi con lo scomodo vicino

lunedì 14 marzo 2011

Il terremoto in Giappone, Fukushima e il nucleare in Italia

Il terribile terremoto in Giappone con i conseguenti problemi alle centrali nucleari ( in particolare quella di Fukushima dove si sono registrate esplosioni) hanno ridato fiato alla polemica antinuclearista che negli ultimi tempi sembrava sopita. Si prospetta una nuova ondata di fobia come quella che avvenne all'indomani del disastro di Chernobyl? I timori furono allora decisivi nel determinare il successo del referendum contro le centrali nucleari. Di certo non ci possiamo permettere come nel 1987 che la nostra politica energetica venga determinata sull'onda dell'emotività. Una decisione sbagliata ancora prima nel metodo che nel merito , i cui effetti si trascinano fino a oggi sotto forma del costo più elevato dell'energia elettrica in Europa.
Per una fare delle valutazioni razionali occorre partite da un dato di fatto: terremoti di potenza paragonabile a quella del Giappone ( magnitudo 8,9 della scala Richter) non si sono mai registrati nel nostro Paese.
I cittadini sul nucleare hanno diritto ad un' informazione senza reticenze. Per questo però occorre fare le giuste domande. Anzitutto:le centrali di ultima generazione garantiscono la sicurezza dai terremoti? E poi: in Italia esistono zone in cui il rischio sismico è essente o così limitato da consentire di ubicarvi centrali nucleari senza che si corra il rischio di una nuova Fukushima?

sabato 12 marzo 2011

Responsabilità civile dei magistrati. Sconosciuta in Italia. E l'UE ci bacchetta

Su uno in particolare dei punti oggetto della riforma proposta dal governo Berlusconi, l'introduzione della responsabilità civile , i magistrati minacciano di fare le barricate. Ma perché i giudici non devono essere responsabili delle violazioni dei diritti compiuti nell'esercizio della professione al pari di qualsiasi altro funzionario dello Stato?
Trovo abbastanza paradossale che chi ha il compito istituzionale di valutare le colpe altrui pretenda per se sesso e per la propria corporazione di essere irresponsabile, anche in caso di colpe gravi e dolo per ingiusta detenzione. Vorrei ricordare che a causa dell'eccessiva restrizione dell'attuale legge Vassalli, l'Italia è andata incontro a una procedura d'infrazione da parte dell'Unione Europea

giovedì 10 marzo 2011

La Lega contro gli alpini terroni

Non va proprio giù alla Lega il fatto che il corpo degli alpini sia composto per il 70% di meridionali. Per ovviare alla carenza di penne nere tra i polentoni, i seguaci di Bossi hanno partorito la genialata: la possibilità che le Regioni e gli Enti Locali stanzino agevolazioni e benefit per l'arruolamento di residenti nei territori in cui opera il corpo degli Alpini ( (l'Arco alpino, e quindi tutte le regioni del Nord, oltre all'Appennino tosco-emiliano, all'Abruzzo e alla provincia di Isernia).
E' vergognoso introdurre il concetto che a parità di mansioni nello stesso corpo militare si possa avere diritto a un migliore o peggiore trattamento sulla base della zona geografica di provenienza. Il fatto che questa idea sia stata congegnata alla vigilia delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità è l'ennesimo schiaffo che il Carroccio infligge alla nazione italiana, con la complicità degli alleati di governo.

venerdì 4 marzo 2011

La Libia sospesa tra l'anarchia somala e prospettive di un nuovo Iraq

Si è venduta la pelle dell'orso Gheddafi prima di averlo ucciso. In Libia le truppe del rais contrattaccano e sembrano riuscire non solo a fermare l'avanzata dei ribelli ma anche a riguadagnare posizioni. Oramai la situazione si sta evolvendo verso la guerra civile e la disorganizzazione e divisione tra le forze di opposzione, in cui l'elemento tribale gioca un ruolo determinante, rende assai elevato il rischio di un involuzione verso uno scenario anarchico di tipo somalo. Anzi l'ultimatum lanciato a Gheddafi sembra un segnale di debolezza che non nasconde la frustrazione per non essere riusciti a dare la spallata decisiva al dittatore.
Se fino ad ora non si è concretizzata l'ipotesi di una no Fly zone per proteggere la popolazione dai bomabrdamenti delle forze proGheddafi, ciò è dovuto al timore che si sarebbe potuto dare un appiglio a qualche azione islamista in chiave antioocidentale volta a destabilizare regimi quello giordano , saudita e marocchino considerati argini moderati contro l'avanzare del fanatismo jihadista. Sarebbe necessario un mandato ONU con conseguente accordo tra le potente sinora mancato. La situazione sul campo è mutata rispetto a quando la resa di Gheddafi sembrava imminente: ora l'intervento potrebbe decidere le sorti della contesa. con le prosettiva per nulla incoraggiante per le forze occidentali di dover gestire sul campo, come in Iraq, una transizione non breve.

mercoledì 2 marzo 2011

Germania: Zu Guttenberg, si dimette il ministro copione. E In Italia come funziona?

In Germania il ministro della difesa Zu Guttenberg da le dimissioni dopo che si è scoperto che aveva copiato la tesi di dottorato. Titolo che poi gli è stato revocato dall'università. Non solo il giovane politico dovrà difendersi dall'accusa di essere stato raccomandato per poter essere ammesso al corso da un professore appartenente al suo stesso partito , la CSU bavarese,
In Italia invece sulla pigrizia dei copioni ci hanno fatto un industria: con 1200 euro in poche giorni ti preconfezionano la tesi di laurea.

martedì 1 marzo 2011

Fotovoltaico: costi e benefici degli incentivi statali

Ci si divide sulla decisione del governo di tagliare drasticamente gli incentivi per l'installazione di pannelli fotovoltaici.
Secondo uno studio
de la voce.info il sistema degli incentivi comporta gravi oneri per la collettività: un impanto di 1 MW di potenza costa oltre 3 milioni di euro; funzionando per venti anni produrrà energia dal sole per un valore di 2 milioni di euro; in questo periodo lo Stato distribuirà agli investitori sussidi per oltre 9 milioni di euro. E'chiaro dunque che al di là delle valutazioni sul provvedimento governativo e delle previsioni sui futuri sviluppi del settore, l'attuale sistema di incentivi è troppo oneroso e inefficente per i contribuenti.