lunedì 31 gennaio 2011

Giuba: vince il si al referendum per la secessione dal Sudan

Sono giunti i risultati del referendum per la secessione dal Sudan: Con una percentuale bulgara del 99% gli elettori del Sud Sudan si è pronunciato a favore della costituzione di uno Stato indipendente da Khartoum. Giuba probabilmente sarà la nuova capitale.

venerdì 28 gennaio 2011

Istat Noi Italia: alla scoperta di un Paese in salute cagionevole

L'Italia presenta nel 2009 un debito pubblico pari al 116%, tra i più alti nei paesi industrializzati e inferiore in Europa solo alla Grecia. Il tasso di inattività della popolazione italiana tra i 15 e i 64 anni è pari a 37,6 per cento, valore tra i più alti del Continente. Tra le donne esso sale fino al 48,9 per cento. Il tasso di disoccupazione è salito dal 6,7 per cento del 2008 al 7,8 del 2009 ; quello giovanile (15-24 anni) è pari al 25,4 per cento, nettamente superiore al dato medio dell’Unione (19,8 per cento). Il 44% dei disoccupati totali non lavora da almeno 12 mesi ( c.d disoccpazione di lunga durata).
Le famiglie in condizioni di povertà assoluta sono il 4,7 per cento delle famiglie totali, per un totale di 3,1 milioni di individui; la povertà relativa coinvolge il il 10,8 per cento delle famiglie ; si tratta di 7,8 milioni di individui poveri, il 13,1 per cento della popolazione residente.


L'Istat nel suo rapporto "Noi Italia" ci ricorda che oltre al Buna Bunga esiste un Paese reale che non se la sta passando tanto bene

L'ipocrisia del Corriere e lo ZOO di 105

Lo Zoo di 105 è una delle peggiori trasmissioni radiofoniche del panorama italiano: i suoi conduttori non riescono a mettere in piedi una frase senza inserirvi parolacce e fanno scherzi telefonici da bambini di quinta elementare. Ovviamente questo di tipo di "comicità" trash viene seguita da milioni di ascoltatori che mettono il cervello il folle confondendo la volgarità con l'umorismo.
Pochi giorni fa vedo sull'edizione web del Corriere della Sera, la faccia rispettabile del giornalismo italiano, due articoli in cui si descrivono minutamente gli eventi che hanno portato al cambio di tre quarti dei componenti la conduzione dello Zoo facendo l'elogio dell'unico che resta ( Marco Mazzoli) e buttando la croce addosso a quelli che se ne sono andati verso la concorrente Radio Deejay
Insospettito da tanta solerte attenzione per le vicende di un programma di così mediocre qualità, mi sono domandato quale relazione ci fosse tra il Corriere della Sera e lo Zoo. Una rapida indagine e mi sono reso conto che la RCS , il gruppo editoriale proprietario del Corriere detiene una partecipazione azionaria del 34% in Finelco, la società che controlla Radio 105, l'emittente che manda in onda lo Zoo.
Complimenti al Corriere: ci vuole una bella faccia tosta per fare una simile marchetta editoriale e spacciarla per informazione. O per dirla con la prosa cara a quelli dello Zoo: ci vuole una bella faccia da cu.o

mercoledì 26 gennaio 2011

Il PDL sceglie Nicole Minetti o Sara Giudice?

Anche tra le fan di Berlusconi ci sono i rottamatori che chiedono un po' di democrazia interna: l'eretica del PDL si chiama Sara Giudice, consigliera di zona del PDL lombardo, che ha promosso una petizione per chiedere l'allontanamento della consigliera regionale Nicole Minetti, coinvolta nel caso Ruby, e per sollecitare Berlusconi a un cambio di rotta nelle scelta dei giovani da proporre come futuri candidati. Al di là dell'evidente contraddizione di appellarsi per un cambiamento al presidente del Consiglio, cioè a colui che con i suoi comportamenti ha generato lo scandalo, la battaglia meritocratica della Giudice va accolta con simpatia come un segnale di una destra che vorrebbe che le cose cambiassero. Ma temo per lei che il modello di riferimento nel PDL continuerà a essere la Minetti e che il Bunga Bunga rimarrà il sistema di selezione di una parte della classe politica femminile di quel partito. Difatti si vocifera di una probabile espulsione. Molto probabilmente alla Giudice non resterà che diventare discepola di Minetti e Carfagna o cambiare aria.

giovedì 20 gennaio 2011

Berlusconi fa Bunga Bunga allo stato di diritto in Italia

Il riemergere del caso Ruby è stata una doccia gelata per Berlusconi che pensava di essersi buttato definitivamente alle spalle i problemi giudiziari. il pronunciamento della Consulta che restituiva al giudice la discrezionalità nella valutazione dell'esistenza di impedimenti di carattere istituzionale era in realtà un problema di scarsa rilevanza perché il Cavaliere con il legittimo impedimento aveva già ottenuto il suo scopo: ritardare ulteriormente lo svolgimento dei processi che dovranno ripartitre da zero perchè nel frattempo i componenti delle vecchie giurie sono stati trasferiti ad altro incarico e sono stati sostituite da un nuovo collegio giudicante. Dunque con la prescrizione imminente la sorte dei processi Mills, diritti tv Mediaset, e Mediatrade appariva segnata.
Ma il giorno dopo ( e i difensori del Cavaliere non hanno mancato di sottolineare maliziosamente questa coincidenza) arrivava la comunicazione dell'iscrizione di Berlusconi nel registro degli indagati per concussione prostituzione minorile. La concussione sarebbe dovuta alla telefonata effettuata da Berlusconi in questura per chiedere la liberazione della minorenne Ruby, fermata per sospetto furto, in quanto nipote del presidente egiziano Mubarak. A tal proposito ero rimasto sorpreso dell'iniziale e frettolosa archiviazione della vicenda: se un qualunque cittadino riporta false dichiarazioni all'autorità di pubblica sicurezza e chiede per un suo conoscente un trattamento di favore va incontro giustamente a grossi problemi con la giustizia; e a Berlusconi non può essere concesso un trattamento differente rispetto a tali comportamenti.
Senza volermi sostituire alle valutazioni dei giudici ho la sensazione che i riscontri a carico del Cavaliere per la prostituzione minorile siano assai più fumosi. Tuttavia dalle intercettazioni emerge un quadro alquanto degradato della condotta del presidente del Consiglio che in virtù del suo ruolo pubblico assume inevitabilmente una connotazione politica. Coloro che esercitano ruoli istituzionali devono rendere conto all'opinione pubblica della loro condotta privata nel momento in essa li possa rendere ricattabili e dunque inadeguati a poter svolgere in maniera imparziale il loro incarico. E certamente il Bunga Bunga non ha reso più solida in Italia e all'estero l'immagine di Berlusconi.

lunedì 17 gennaio 2011

Lo spartiacque Mirafiori: Marchionne e il provincialismo delle relazioni industriali in Italia

Potrà piacere o meno l'accordo di Mirafiori, ma la sua approvazione segna un punto di rottura nel costume italico delle relazioni industriali,senza però ridisegnare un nuovo modello. E mentre il governo era impegnato a trafficare con il legittimo impedimento e il Bunga Bunga, la Confindustria cincischiava e la FIOM erigeva una barricata riesumando il grido di battaglia proletario contro il capitale, il signor Marchionne con il suo inappunatabile maglioncino dettava le sue condizioni: o vi adeguate ai sistemi di lavoro tedeschi e francesi o noi vi salutiamo e prendiamo un volo solo andata per Detroit. Chi ha capito l'antifona ha votato a favore dell'accordo, magari di malavoglia. Gli altri sognano ancora che il mondo finisca al confine di Ventimiglia. Per loro il risveglio si preannuncia brusco.

venerdì 14 gennaio 2011

Tunisia: dopo la caduta di Ben Ali i suoi satrapi cercano di tenere il potere

La protesta in Tunisia era cominciata come rivendicazione di disagio sociale da parte delle categorie più svantaggiate, ma anche in virtù della reazione rabbiosa seguita alle decine di vittime tra i manifestanti ha finito per travolgere il regime corrotto e repressivo. Il presidente Ben Ali, accortosi di non riuscire più a governare il malcoltento, ordinava alla polizia di cessare di sparare alla folla e cercava con un colpo di coda di rimanere al potere promettendo riforme, libertà di stampa e che non si sarebbe ricandidato nelle prossime elezioni previste tra tre anni. Il precipitare degli eventi lo ha costretto a una fuga precipitosa in Arabia Saudita dopo 23 anni di dominio incontrastato grazie anche alla complicità dei potenti vicini Francia e Italia che fino all'ultimo hanno cercato ottusamente di difenderlo vedendovi un argine al proliferare dell'islamismo in quel Paese.
Tuttavia la democrazia non si inventa in un giorno e il rischio che alla vecchia dittatura, si sostituisca un nuovo apparato di potere che riproduca la stessa corruzione e i medesimi sistemi repressivi è forte. Questi dubbi sembrano confermati dal fatto che la costituzione che ha sorretto giuridicamente la dittatura di Ben Ali rimane in piedi e che nel nuovo governo di unità presieduto dall'ex primo ministro e prtavoce di Ben Ali , Gannouchinazionale i ministeri chiave, ( esteri, interni, difesa) sono in mano ad esponenti legati al vecchio regime.

giovedì 13 gennaio 2011

Berlusconi su Mirafiori : l'ammaina bandiera della politica industriale in Italia

«Se vince il "no", ci sono buoni motivi per lasciare l'Italia»: queste parole non le ha pronunciate un cittadino qualsiasi, ma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che in virtù del suo ruolo una qualche responsabilità in materia di politica industriale la dovrebbe avere. Indipendentemente dal giudizio sul problema contingente di Mirafiori, si tratta di una dichiarazione da porre a emblema di uno Stato che da decenni ha rinunciato a giocare un ruolo in questa materia. Ed è anche per questo che la Fiat , essendo l'unica grande industria rimasta in Italia, può permettersi di fare la voce grossa imponendo un aut-aut : o si accettano le condizioni dell'accordo oppure niente investimenti a Mirafiori.

martedì 11 gennaio 2011

L'Eta alle corde annuncia la 12° tregua in trent'anni

L'Eta annuncia l'ennesima tregua... probabilemtne un tentativo per riottnere la legalizzazione del suo braccio politico Batasuna e poter partecipare alle prossime elezioni. E difatti in Spagna sono in molti a pensare che si tratti dell'ennesima promessa da marinaio dei terroristi baschi.

lunedì 10 gennaio 2011

Il Sud del Sudan al referendum per la secessione da Khartoum

Quattro milioni di sudanesi iscritti alle liste elettorali si stanno recando alle urne per il referendum in cui si deve decidere la separazione del Sud dal resto del Paese.
Secondo l'inglese Times che per ragioni coloniali quelle zone le conosce bene il nord del Sudan ha oppresso per due secoli il sud: ora sembra giunto il momento del redde rationem. L'esito favorevole alla separazione sembra scontato anche se l'esito si conoscerà tra una settimana dopo che terminerà lo scrutinio delle schede
Si tratta di un territorio che fa gola per le sue significativeriserve petrlifere e minerarie ( oro e rame). Se tre quarti dei pozzi sono al sud ma le infrastrutture per il suo sfruttamento sono al nord
il preisdente sudanese Bashir ha detto che rispetterà il voto ma mette le mani avanti dicendo che il sud comunque non è pronto per costituire uno Stato indipendente: il Sudan lascerà davvero andare via il suo sud pacificamente?

domenica 9 gennaio 2011

Tunisia e Algeria in subbuglio per il caro vita. La faccia crudele della globalizzazione

Basta una carestia dell'annata agricola in Russia con conseguente aumento dei prezzo del grano per avere riflessi in zone lontane migliaia di chilometri nel pianeta. Le rivolte in Tunisia e Algeria di questi giorni che hanno provocato morti, non sono dovuti alla religione come spesso siamo abituati a sentire in quelle zone, ma alla fame. Il caroprezzi dei beni di prima necessità ha colpito le classi più disagiate di quei Paesi che sono scesi nelle piazze a protestare perché faticano ad acquistare il necessario per nutrirsi. E' il volto spietato della globalizzazione. A cui si aggiunge la prepotenza del potere locale: in Tunisia è un singolo episodio che scatena la ribellione collettiva: un giovane venditore ambulante abusivo di frutta e verdura che già fatica a sbarcare il lunario, si vede sequestrare la sua merce dall'occhiuta polizia e per protesta si da fuoco. La notizia circola e la rabbia dei disoccupati, anche laureati, monta fino a divenire contestazione al regime politico.

L'attentato a Gabrielle Giffords, bersaglio del fanatismo ultraconservatore


Gabrielle Giffords è una deputata dell'Arizona proabortista e tra le principali sostenitrici al Congresso delle riforma sanitaria di Obama. Per questo è stata messa nella lista nera dell'ultraconservatrice Sarah Palin che arrivava a pubblicare una pagina sul suo sito web in cui la indica va come "i nemici da abbattere". Un 22enne fanatico ha preso alla lettera gli strali della Palin ( che nel frattempo ha cancellato la pagina incriminata-- vedi foto--) e ha deciso di eliminare fisicamente la Giffords sparandole a bruciapelo alla testa durante un suo comizio a Tucson e facendo con la sua mitragliatrice automatica una strage che ha provocato 5 morti.
Gli Stati Uniti ha visto nella sua storia due presidenti uccisi con colpi di arma da fuoco, e difficilmente anche dopo questo episodio l'opinione pubblica modificherà la sua tendenza a considerare il possesso delle armi un diritto per i suoi cittadini. Anche la Gffords era tra favorevole al mantenimento di questo "diritto": se sopravviverà all'attentato, come è auspicabile, avrà un valido motivo per ricredersi su questa sua convinzione.

giovedì 6 gennaio 2011

Anche su Cesare Battisti le divisioni tra destra e sinistra

Le manifestazioni del 4 gennaio per chiedere l'estradizione di Cesare Battisti sono state l'ennesima occasione utilizzata dagli schieramenti per strumentalizzazioni e pelosi distinguo: dall'opposizione si esige una preventiva ammissione di inadeguatezza del governo nella gestione della vicenda, il quale a sua volta insinua più o meno velatamente una correlazione tra la continuità idelogica degli avversari con il presidente brasiliano Lula e la decisione di quest'ultimo di non autorizzare il ritorno in Italia del terrorista dei PAC . La conseguenza visibile è stata la decisione delle forze politiche di manifestare con sit-in separati davanti alle rappresentanze diplomatiche del Brasile In questo senso si spiega la preoccupazione dell'associazione dei familiari delle vittime del terrorismo espresso nel loro sito web con un comunicato che richiamava all'unità di intenti. Una nuova manifestazione è prevista per il 15 gennaio: è auspicabile che in quell'occasione si assumere un atteggiamento diverso nel comune obiettivo di assicurare alla giustizia italiana un criminale come Cesare Battisti

lunedì 3 gennaio 2011

Un Egitto dagli equilibri fragili dopo la strage di Alessandria

Dopo la strage ad Alessandria il presidente egiziano Mubarak temendo una spoacctaura interna tra musulmani e cristiani ha invocato l'unità di tutti gli egiziani e garantito la sicurezza dei copti, i quali però non si sentono certo rassicurati dalle sue parole.
La chiesa copta di Alessandria Al-Qiddissin dove è avvenuto l'attentato risultava da rtempo un possibile bersaglio del terrore jihadista. Perchè allora in un momento sensibile come la messa di mezzanotte dell'ultimo dell'anno, vi erano solo tre poliziotti a guardia dell'edificio?
Si aggiunga che l'imam della moschea di al Azhar, Ahmed al Tayeb massima autorità islamica dell'Egitto si è scagliato contro la condanna dell'attentato di Benedetto XVI, parlando di indebite ingerenze. Una poszione filogovernativa che cerca di sostenere la fragile poszione di Mubarak. Inoltre l'accusa lanciata dall'imam di mancato sostegno verso le sofferenze dei musulmani iracheni è palesemente priva di fondamento: l'allora pontefice Giovanni Paolo II si è sempre opposto la guerra in Iraq.
E' giunta ai copti la solidarietà dei Fratelli Musulmani. Un gesto tutt'altro che disinteressato da parte di un gruppo che opera come movimento politico ostile a Mubarak e che teme la concorrenza del radicalismo degli jihadisti di Al Qaeda. E difatti la comunità copta ha accolto questa mano tesa con molto scetticismo
Ci sono però anche segnali incoraggianti: per il 7 gennaio, il Natale copto, molti musulmani si sono offerti di partecipare alla celebrazione religiosa per fare scudo e scongiurare la possibilità di nuovi attentati. Ci sono anche musulmani con cui poter dialogare, e questo pur nella tragedia da ancora speranza.

sabato 1 gennaio 2011

Attentato ad Alessandria d'Egitto: nuovo anno, vecchio jihadismo

Il nuovo anno comincia malissimo con un attentato sanguinoso, quasi sicuramente di matrice islamista, ai danni della comunità cristiana copta di Alessandria d'Egitto. Il bilancio della strage è di 21 morti. Iraq, Nigeria e Egitto sono solo gli ultimi luoghi in cui le minoranze cristiane vengono fatte oggetto di violente persecuzioni.

La libertà religiosa sarà uno dei temi spinosi anche per il 2011. E sbaglia chi crede che questi episodi non lo riguardino perchè avvengono in luoghi lontani dall'Occidente. Le Torri Gemelle, la stazione di Atocha a Madrid, la metropolitana di Londra ce lo rammentano con il loro carico di vittime innocenti.