sabato 24 dicembre 2011

Gli attentati di Damasco e l'isolamento diplomatico di Bashar Assad

A chi attribuire la paternità degli attentati che a Damasco hanno provocato oltre 40 morti e centinaia di feriti? Sono stati organizzati da Al qaeda come sostiene il governo siriano, oppure commissionati dallo stesso presidente Assad come sostengono gli oppositori? Un'ipotesi quest'ultima tutt'altro che priva di senso vista la spregiudicatezza del regime siriano che da mesi reprime con metodica ferocia le manifestazioni di dissenso ( secondo l'ONU a novembre si era registrati già 3500 morti tra gli oppositori).
Resta la condizione di sempre maggiore isolamento in cui versa Bashar Assad con numerosi Stati della regione mediorientale ( tra tutti Turchia e Giordania) che lo hanno invitato a dimettersi e la Lega Araba che ha votato delle sanzioni e ha inviato degli osservatori proprio questa settimana per verificare la situazione. Le arroganti sicurezze del dittatore siriano stanno venendo meno e non è escluso che possa aver giocato la carta del sanguinoso depistaggio come estremo tentativo di mantenersi ancorato al potere.

lunedì 19 dicembre 2011

La morte di Kim Jong-il: i possibili scenari per la Corea del Nord e per i vicini asiatici



Scene di disperazione nella Corea del Nord per la morte del caro leader Kim Jong-il, uno dei dittatori più retrogradi del pianeta. Eppure probabilmente lo schock dei nordcoreani per la perdita della loro guida politica è sincera: si tratta di un popolo indottrinato che non ha conosciuto dalla seconda guerra mondiale altro che la dinastia dei Kim e per di più  indebolito da condizioni di vita e sanitarie terribili , aggravatesi dopo la carestia del 1995, e pertanto incapace di qualsiasi indipendente reazione organizzata.
L'erede designato è il figlio terzogenito di Kim Jong-il, Kim Jong-un di cui si sa pochissimo e che si ritiene non abbia nemmeno 30 anni. Data la giovene età sarà probabilmentre eterodiretto dallo zio Jang Song-taek, vice presidente dellla comissione nazionale di difesa, vero centro nodale del sistema nordcoreano, carica considerata per importanza seconda sola a quella del Leader supremo. Proprio all'interno delle forze armate si gioca il destino del Paese con il rischio di rese dei conti e lotte intestine e con la possibilità di rivolte tra i soldati che stanno appena un po meno peggio del resto della popolazione di cui condividono comunque la precarietà nelle condzioni di vita. Visti i bellicosi precedenti, c'è anche la preoccupazione che la instabilità interna porti a azioni di forza verso l'esterno con lancio di missili o altre azioni militari rivolte in particolare ai danni dei vicini sudcoreani e giapponesi con i primi che hanno messo le loro forze armare in stato d'allerta mentre a Tokyo il governo ha tenuto una riunione di emergenza
Infine le possibilità di una svolta riformista che attenui l'isolamento del Paese anche se non possono essere escluse restano assai improbabili, almeno nell'immediato, in virtù delle dinamiche interne a un'elite familiare che mira esclusivamentre al mantenimento del potere.

domenica 18 dicembre 2011

Asta frequenze tv: il trappolone della Lega al governo Monti e la vendetta contro il Cavaliere

Il governo Monti ha accolto un ordine del giorno dell'Idv e della Lega in cui si impegna "ad annullare l'assegnazione gratuita delle frequenze tv e a sostituirla con asta a titolo oneroso". Si tratta di un'impegno doveroso con cui forse si potrà alleggerire la pressione sul contribuente tartassato. Ma è un'impegno per nulla scontato perché contrasta con gli interessi di Berlusconi che non ha esitato a definire "un'imboscata" l'iniziativa leghista. Il Carroccio con un abile mossa politica cerca di prendere due piccioni con una fava: fare lo sgambetto a Monti e proporsi come interprete del malcontento popolare per la manovra economica "lacrime e sanuge". Il governo Monti per parte sua ha dei vincoli dettati dagli interessi delle maggioranze parlamentari che lo sostengono: se l'asta si facesse davvero, il Cavaliere potrebbe cogliere l'occasione per staccare la spina all'esecutivo ma dovrebbe poi spiegare agli Italiani perchè, in tempi di crisi, l'erario dovrebbe rinunciare a un introito ( una tantum) oscillante tra i 2 e i 16 miliardi per favorire i soliti noti.

giovedì 15 dicembre 2011

Tobin tax: pro e contro della tassa sulle transazioni finanziarie

Si vocifera della possibilità di introdurre nella manovra economica la Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie e lo stesso Mario Monti ha esplicitamente aperto a tale prospettiva. La Tobin tax venne ipotizzata negli anni 70 dall'economista James Tobin ( che è stato professore a Yale proprio di Monti) allo scopo di stabilizzare i mercati, tutelandoli dagli eccessi speculativi. Con tale imposta inoltre l'erario potrebbe raccogliere parecchi miliardi di euro che consentirebbero al governo di alleggerire la pressione fiscale sul ceto medio e meno abbiente. Ma ci sono anche delle controindicazioni sull'uso della Tobin tax per fare cassa, giacchè essa potrebbe risolversi in un incitamento alla fuga dei capitali rendendo di fatto più povero il Paese che la applica; un rischio che molti economisti ritengono sopravvalutato anche se è probabile che la Tobin Tax produrrebbe i suoi migliori risultati se concordata a livello sovranazionale ( si ipotizzava ad esempio che la sua gestione venisse affidata alle Nazioni Unite) o quantomeno promossa dall'Unione Europea.
Tuttavia ci sono anche studiosi come Francesco Giavazzi che sono totalmente contrari all'applicazione della Tobin tax in quanto frenerebbe la circolazione della liquidità incrementando la variabilità dei mercati, innescando effetti economici depressivi. C'è un precedente storico che sostiene questo tipo di argomentazioni: la Svezia introdusse negli anni 80 una tassa sulle transazioni finanziarie che portò pochi soldi al fisco e provocò un drammatico crollo del volume delle negoziazioni che tornarono a livelli normali quando l'imposta venne abolita nel 1991.

martedì 13 dicembre 2011

La tragedia di Francesco Pinna e il respiro di Jovanotti e della Fornero

Il destino di Francesco Pinna: morire da precario a 20 anni per 5 euro l'ora, schiacciato dal crollo di impalcature allestite per un concerto di Jovanotti. Morire per un tozzo di pane per far divertire gli altri.
Lorenzo Jovanotti dal suo account twitter: "questa tragedia mi toglie il fiato". Faccia un bel respiro e rifletta sulla sicurezza di chi lavora nei cantieri dei suoi concerti.
Al ministro Elsa Fornero: le morti bianche sul lavoro sono un emergenza nazionale tanto quanto le pensioni e i conti pubblici. A lei l'ingrato ma doveroso compito di operare per prevenirle, cercando di riuscire dove la politica per indifferenza e incompetenza ha fallito

venerdì 9 dicembre 2011

Il brodino anticrisi dell'Europa: Unione fiscale e fondo salva Stati gestito dalla BCE

Dal consiglio europeo di Bruxelles si attendevano misure coraggiose per affrontare di petto la crisi economica: occorreva intraprendere i primi passi per creare un unione politica, ponendo fine all'anomalia di una moneta senza Stato, e affidare un ruolo più incisivo alla banca centrale europea come prestatore di ultima istanza ai governi e garante del debito pubblico degli Stati. E invece con l'impegno per il pareggio di bilancio e il fondo salva stati ( FESF) gestito dalla Banca centrale europea, ma entro i limiti delle disponibilità finanziarie prefissate dagli Stati membri, ancora una volta assistiamo alla montagna che partorisce il topolino. Al di là del fatto che la Gran Bretagna non abbia aderito aderito a questo accordo il vero problema è che l'Europa resta ancorata al rigore sui conti pubblici imposto dai tedeschi ( che non è esattamente il massimo in tempi di recessione) offrendo di se stessa l'immagine dell'impaurito agnello che si offre al lupo della speculazione.

giovedì 8 dicembre 2011

La manovra economica di Monti: troppe tasse , poca crescita

La manovra di emergenza del governo Monti ha un impatto totale di 34 miliardi lordi ( di cui 20 netti destinati al deficit), la maggior parte dei quali provengono da tasse. Un insieme di provvedimenti che rischiano di avere un'impatto recessivo in particolare per quelle imposte che colpiranno direttamente i consumi (l'Iva se entrerà a regime a partire dal secondo semestre 2012, e l'accise sulla benzina in un Paese in cui il trasporto avviene su gomma). Pur essendoci un netto passo in avanti rispetto alla politica economica del governo Berlusconi si poteva fare meglio intervenendo con più tagli alla spesa ( rappresentati sopratutto dalla riforma pensionistica). Troppo poco anche sul fronte della crescita limitata alla deducibilità Irap delle nuove assunzioni per under 35 e donne. Progressi in tema di lotta all'evasione fiscale con la tracciabilità dei pagamenti superiori ai 1000 euro affiancata dalla possibilità per il fisco di esaminare i movimenti dei conti correnti.

mercoledì 7 dicembre 2011

La riforma delle pensioni di Elsa Fornero essenziale per il futuro dei giovani

Introduzione del contributivo per tutti, innalzamento dell'età pensionabile a 66 anni da subito per gli uomini ( per le donne ci si arriverà per gradi nel 2018) e possibilità di andare in pensione con 42 anni di contributi per gli uomini e 41 per le donne;  rapida estinzione delle pensioni di anzianità: la riforma previdenziale predisposta dal ministro Elsa Fornero rappresenta una rivoluzione copernicana del welfare, difficile da comprendere nella sua pesantezza ma assolutamente necessaria. Bastano i dati del rapporto OCSE "Pensions at a glance 2011" a ricordarci l'insostenibilità intergenerazionale del precedente sistema: l'Italia spende per la previdenza il 14% del PIL, il doppio dell media dei Paesi OCSE; l'età media di pensionamento è inferiore di quasi 3 anni per gli uomini ( 61,1 contro 63,9) e di 4 anni per le donne (58,7 contro 62,5) rispetto alla media OCSE. I tassi di attività delle persone appartenenti alla fascia tra i 55 e i 69 anni rimangono inferiori rispetto alla media OCSE: 62% degli uomini di età compresa tra 55-59 è inserita nel mercato del lavoro rispetto a circa il 78% nei paesi dell'OCSE. Una percentuale che scende ulteriormente con l'età: solo il 30% delle persone di età 60-64 e circa il 13% nel fascia di età 65-69 partecipa al mercato del lavoro rispetto al 54,5% e 29,3% della media OCSE. Nonostante ciò  il tasso di sostituzione tra l'assegno di pensione e l'ultima retribuzione lavorativa resta più alto rispetto agli altri Paesi dell'OCSE.
Della riforma ci sono anche elementi che fanno storcere il naso come il blocco delle indicizzazioni per le pensioni al di sopra dei 936 euro ( in Commissione parlamentare è stato proposto di innalzare il limite a 1400 euro). Inoltre visto che la stretta attuale è dovuta a decenni di lassismo non sarebbe stato scandaloso chiedere un contributo a coloro che si sono avvantaggiati del generoso sistema retributivo e delle baby pensioni. Ma era questa la direzione da seguire per un Paese che invecchia e in cui il carico di produrre beni e servizi sarà sulle spalle di sempre meno lavoratori, quei giovani che così possono avere ancora una prospettiva di futuro.

sabato 3 dicembre 2011

L'aggressione squadrista a Giannino è la sconfitta della libera circolazione di idee


Il giornalista Oscar Giannino è stato aggredito alla Statale di Milano con lanci di pomodori da un gruppo di squadristi che si spacciano per studenti ed è stato costretto suo malgrado a lasciare l'ateneo senza poter prununicare l'intervento
La cosa più triste è che i facinorosi delinquenti hanno raggiunto il loro obiettivo.
Giannino sa difendersi benissimo da solo con la forza delle sue idee, ma anche se non avrebbe bisogno la solidarietà gli è dovuta. Piuttosto sono gli studenti civili, anche coloro che non condividono le idee di Giannino, che hanno perso. Quando a qualcuno viene impedito con la forza di esprimere le proprie idee, perdono qualcosa tutti coloro che credono che la libertà sia innanzitutto confronto tra idee differenti, ma perdono sopratutto i giovani che della libera circolazione delle idee hanno bisogno come il pane per acquisire piena consapevolezza di se. Gli studenti della Statale reinvitino Giannino a parlare e isolino la minoranza violenta: è l'unico modo per riappropriarsi della libertà a loro sottratta.

venerdì 2 dicembre 2011

Servizio pubblico di Michele Santoro orfano di Berlusconi

Dopo essere partito con il botto, Servizio Pubblico di Michele Santoro si sta gradualmente ridimensionando: la prima puntata aveva fatto quasi tre milioni di spettatori e il 12% di share salvo poi perdere progressivamente audience nei successivi appuntamenti. La puntata di giovedì 1 dicembre ha tenuto incollati due milioni di spettatori, quasi un terzo in meno rispetto all'esordio.
Servizio Pubblico risulta ripetitivo, ricalcando troppo da vicino lo schema di Anno Zero. Ma sopratutto il venir meno al governo dell'odiato Cavaliere toglie molti motivi per seguire il talk politico antiberlusconiano per eccellenza. Per risollervare le sorti del suo auditel la banda Santoro banda dovrà trovarsi alla svelta un nuovo nemico che le consenta di ergersi nuovamente a unica paladina della libera informazione.

La vendetta boomerang: Concita De Gregorio, l'Unità e Emma Bonino



Concita de Gregorio ha rivelato che nelle elezioni regionali del Lazio il Pd avrebbe boicottato il suo candidato Emma Bonino per far vincere Renata Polverini, esponente del centrodestra vicina a Gianfranco Fini in modo da consolidare il progetto di alleanza con il Terzo Polo. La De Gregorio che al tempo dei fatti era direttore dell'Unità, ha detto che ricevette questa confidenza da un altissimo dirigente del partito. Ora si toglie il sassolino dalla scarpa, pochi mesi dopo aver lasciato con qualche contrasto la direzione del quotidiano fondato da Antonio Gramsci.
Si dice che la vendetta sia un piatto da consumare freddo; in questo caso trovo che si tratti di un boomerang per la professionalità della De Gregorio. Se l'indiscrezione non è vera, si tratterebbe di una notizia inventata, cosa che un giornalista non dovrebbe mai fare: ma l'unico modo per dimostrarne la veridicità è rivelare la fonte cioè il nome del dirigente del PD che invece la De Gregorio ha voluto mantenere nell'anonimato. Se al contrario si trattava di qualcosa di vero, un giornalista, e ancor più un direttore, avrebbe dovuto portarla a conoscenza dei suoi lettori. Ma la De Gregorio ha spiegato questa presunta reticenza con motivazioni che sanno di arrampicata sugli specchi. Ha detto che pubblicare quella notizia avrebbe costituito un danno nell'ottica del giornalista responsabile. In tal caso la De Gregorio si sarebbe presa una bella tirata d'orecchi da Enzo Biagi secondo cui il vero editore di riferimento è chi legge il giornale. La De Gregorio ha anche sostenuto che non poteva pubblicare una rivelazione confidenziale, salvo poi smentirsi nei fatti abbandonando questo genere di scrupolo (???) pochi mesi dopo essere stata congedata dalla direzione dell'Unità.
Insomma in ogni caso una rivelazione da prendere con le molle perchè fatta con colpevole ritardo e con una tempistica che rivela il secondo fine di vendicarsi, e per questi motivi degna di attenzione più per il comportamento non proprio inappuntabile dell'autrice che per la notizia in se.

(fonte youtube: radioeco di Pisa)

domenica 27 novembre 2011

In Egitto i giovani si riprendono piazza Tahrir. Il ruolo dell'esercito e le ambiguità dei Fratelli Musulmani

I giovani egiziani che credono nella democrazia si ritrovano di nuovo, come all'inizio dell'anno, in piazza Tahrir per riappropriarsi della rivoluzione a loro scippata dai militari che invece cercano di mantenere il potere e i propri decennali privilegi. I manifestanti chiedono che il Consiglio Supremo delle forze armate guidato dal maresciallo Tantawi ceda a un governo civile di unità nazionale l’interim del potere che detiene attualmente; ma i militari non sono disposti a lasciare e dopo essersi scusati per la sanguinosa repressione delle proteste hanno rilanciato nominando primo ministro Kamal Ganzouri un vecchio collaboratore del deposto rais Mubarak. Al centro dell'attenzione di chi protesta c'è anche la regolarità delle imminenti le elezioni parlamentari: dal 28 novembre all'inizio di gennaio in tre giornate consecutive verrà rinnovata la camera bassa; successivamente in altre tre tornate fino a marzo gli egiziani voteranno per la camera alta; quindi il parlamento eleggerà un'assemblea costituente che dovrà redigere la nuova legge fondamentale del paese e infine entro giugno si procederà all'elezione del nuovo presidente: un processo lungo e farraginoso che si teme sia stato progettato proprio per dilazionare la transizione del potere a favore dell'esercito.
Da sottolineare l'ambiguo atteggiamento dei Fratelli musulmani che avevano dato il via alle proteste perchè volevano le elezioni subito ( i sondaggi danno la coalizione dei partiti islamisti in testa con il 50% dei consensi) ma poi temendo di venire scavalcati dai gruppi più liberali hanno abbandonato le manifestazioni di piazza per trattare direttamente con i militari.

giovedì 24 novembre 2011

Il conflitto di interessi di Corrado Passera, la pecora nera del governo Monti


La compagine del governo Monti è composta da personalità di riconosciuta competenza. Tuttavia c'è chi potrebbe essere considerato la pecora nera dell'esecutivo: si tratta del nuovo superministro dello Sviluppo economico e delle infrastrutture Corrado Passera già amministratore delegato di banca Intesa San Paolo, il primo istituto bancario italiano per numero di clienti. Nonostante le sue dimissioni da Intesa, Passera si porta dietro alcune questioni che creano un conflitto con il corretto adempimento dell'incarico istituzionale appena assunto. A proposito di infrastutture, Passera ha favorito la creazione di un gruppo ferroviario privato, la Nuovo Trasporto Viaggiatori che è stata quotata in Borsa poco tempo prima che diventasse ministro.  Passera non è più l'amministratore di Banca Intesa, ma ne possedeva azioni e stock option fino a poco tempo fa. Banca Intesa ha interessi sostanziali nelle telecomunicazioni, in media, energia e trasporti: tutti settori di competenza del nuovo 'super-ministro.
E giusto giudicare Corrado Passera sulla base del suo operato da ministro. Ma è allo stesso tempo doveroso che lui nel frattempo elimini ogni ragione di conflitto di interessi e venda o affidi a un fiduciario indipendenti le azioni delle società che potrebbero dare origine a tale contrapposizione.

Yemen: Saleh lascia il potere dopo 33 anni. Le incognite della transizione

Il presidente dello Yemen Ali Abdullah Saleh ha firmato nella capitale saudita Riad un accordo per lasciare il potere dopo 33 anni di ininterrotto dominio. Un altro dittatore che cede il passo al rinnovamento della primavera araba? alcuni elementi lo fanno dubitare . L'accordo garantisce a Saleh l'immunità, nonostante la contrarietà dell'opposizione che avrebbe voluto sottoporlo a processo. Inoltre Saleh rimarrà per 90 giorni al potere come presidente onorario lasciando al suo vice il compito di indire nuove elezioni. Saleh quando si rivolge al suo popolo invitandolo all'unità , non parla da sconfitto: sembra di trovarsi di fronte ad esercizi di equilibrismo di un personaggio spregiudicato sempre sopravissuto alle azioni dei rivali e che intende continuare a giocare un ruolo attivo nella vita politica del Paese, anche se privato del ruolo di comando.
Restano forti le incognite per un paese poverissimo segnato dalla carestia e dalla mancanza d'acqua e di petrolio. Resteranno da affrontare i dissidi tribali e le divisioni tra nord e sud nonchè la forte presenza di Al Qaeda: tutte situazioni sinora sfruttate e alimentate da Saleh per rimanere al potere.

lunedì 21 novembre 2011

In Spagna i popolari di Mariano Rajoy vincono le elezioni. Ma restano le incognite della crisi economica


Il partito popolare guidato da Mariano Rajoy, ha vinto le elezioni parlamentari in Spagna con la garanzia di formare il nuovo governo con una netta maggioranza nella camera bassa ( 186 seggi circa su 350). I risultati ufficiali sono praticamente completi e danno al PP il 44% dei voti contro il 29% dei socialisti. L'esito del voto era quasi scontato: la Spagna deve affrontare una pesantissima crisi economica che il governo socialista di Zapatero non è riuscita ad arginare con il deficit dello Stato al 9,3% ( dato del 2010) e oltre 5 milioni di disoccupati. Ma si hanno molti dubbi sul fatto che Rajoy sia in grado di attuare una politica economica che permetta al Paese di uscire dal tunnel tanto più se si considera che la bolla immobiliare che ha originato il collasso economico spagnolo ha preso piede al tempo del governo del popolare Aznar.Le prime reazioni negative dei mercati confermano questa complessiva sfiducia: la borsa di Madrid è partita con il segno meno e il tasso di interesse dei Bonos, i titoli di stato iberici, è in netto rialzo.

venerdì 18 novembre 2011

Monti, l'Europa e i tormenti del Fatto Quotidiano

Mi ha colpito il titolo del "Fatto quotidiano" a commento del discorso programmatico di Monti in Senato. "Tasse, lavoro e Ici, l'amara medicina di Monti".
Forse Padellaro, Travaglio e soci preferivano chi annunciava meno tasse per tutti, un milione di posti di lavoro e l'abolizione dell'ICI. Amano Berlusconi ma non hanno il coraggio di dirlo apertamente ai loro lettori?
Il governo Monti si appresta a varare misure impopolari che comporteranno grossi sacrifici per gli Italiani. L'obiettivo è quello di evitare il collasso dei conti pubblici, stimolare la crescita economica e riacquisire quella credibilità necessaria per fronteggiare le offensive della speculazione finanziaria e per restituire all'Italia la necessaria autorevolezza sul tavolo europeo e globale. Anche dalla stampa, orfana delle prodezze del Cavaliere, è lecito attendersi un innalzamento "a livello europeo" degli standard di critica. Serve più costrutto e meno demagogia, meno richiamo alla pancia e più alla testa dei lettori.

domenica 13 novembre 2011

Le dimissioni di Berlusconi: bilancio e eredità di un'era politica

Le dimissioni di Berlusconi certificano la crisi del berlusconismo ma non necessariamente ne determinano la fine . Il Cavaliere è portatore di interessi diffusi e consolidati che non si eclissano da un giorno all'altro: probabilmente continuerà a giocare un ruolo importante nella vita politica ancora per un po' di tempo ma difficilmente lo rivedremo a Palazzo Chigi. Forse in futuro sarà qualche suo colonnello ( Alfano? Gianni Letta?) a tornare al governo.
Berlusconi anche nel momento del declino rappresenta un'anomalia: non è stato mandato via dall'opposizione o da una sconfitta elettorale come avviene nella normale prassi democratica ma dal giudizio dei mercati e dalla sfiducia dell'Unione Europea e della comunità internazionale.
Berlusconi si è presentato come liberale ma in realtà ha rappresentato l'incarnazione di un populismo dalle facili promesse continuamente non mantenute. E' rimasto tanto al potere perchè gli elettori lo hanno scelto democraticamente, sedotti inizialmente dalla sua storia imprenditoriale di successo. Poi gli Italiani hanno continuato a dargli fiducia nonostante i fallimenti perché chi doveva rappresentare un'alternativa non si è mostrato in grado di fare di meglio. Da destra a sinistra tutta la classe politica di questi anni è stata inadeguata. A Mario Monti l'onere di supplire per un po' di tempo a questa mediocrità, di provare a ricostruire dove altri hanno lasciato macerie. Nel frattempo tutti dovremo prepararci a fare meglio: i politici a essere un un po' più uomini di Stato, i cittadini a scegliersi rappresentanti migliori degli attuali.

sabato 12 novembre 2011

La carta Mario Monti contro i giochetti della politica italiana


Da quando il presidente della Repubblica ha fatto chiaramente intendere di privilegiare l'opzione Mario Monti lo spread tra titoli italiani e tedeschi è sceso in due giorni da 575 a 462 punti base. A dimostrare quanto sia importante la credibilità nell'economia, il solo effetto annuncio è stato in grado di far risparmiare agli italiani 20000 miliardi di interessi.
Mario Monti ha già fatto intendere il suo eventuale programma di governo: provvedimenti mirati volti a risanare il Paese, certamente impopolari ma necessari a recuperare la giusta rotta nel mare in tempesta della crisi globale. Da una parte la riduzione della spesa corrente ad esempio con la riforma delle pensioni , dall'altra interventi sulla tassazione, come una patrimoniale per i ceti più abbienti, che vanno in direzione di una maggiore equità sociale.
Credo che gli Italiani abbiano capito che sono necessari dei sacrifici anche pesanti. All'orizzonte non si vedono alternative eppure una parte della classe politica continua imperterrita nelle loro manovre di palazzo, incurante dei tempi sempre più ristretti che rimangono per evitare di sprofondare nel baratro

giovedì 10 novembre 2011

Tra Napolitano e Mario Monti restano gli interessi di bottega dei partiti

La scelta di Napolitano di nominare Mario Monti senatore a vita è stato un geniale atto di alta politica: il presidente della repubblica ha dato indicazioni ai partiti su come intenderà gestire la crisi e ha forniti un segnale rassicurante ai mercati che infatti hanno reagito riducendo lo spread sia pur di poco. Il fatto che l'atto di nomina sia avvenuto con la controfirma del presidente del consiglio dimissionario Berlusconi è un atto importante di disponibilità a prendere in considerazione l'ipotesi di un governo tecnico. Tuttavia l'ipotesi Monti a Palazzo Chigi non può essere data ancora per acquisita. Ci sono le divisioni all'interno del PDL e le forze politiche , in primis Lega e IDV, che mirano a coltivare i propri interessi di bottega e sperando di guadagnare qualche fetta di consenso premono per andare subito al voto ignorando le possibili gravi ripercussioni che questo comporterebbe per la solidità economico- finanziaria del Paese.
E' il momento della responsabilità: gli sforzi del Presidente della Repubblica di restituire credibilità al nostro Paese si riveleranno inutili se la classe politica non si muoverà nella stessa direzione

mercoledì 9 novembre 2011

Il governo tecnico ultima spiaggia dell'Italia nel dopo Berlusconi

Nemmeno l'annuncio delle prossime dimissioni di Berlusconi subito dopo l'approvazione della legge di stabilità sembra dare respiro alle Borse che hanno registrato un ulteriore crollo mentre lo spread tra Btp e titoli tedeschi si è alzato fino a 575 punti. Forse i timori non riguardano solo un possibile tentativo del Cavaliere di allungare i tempi, ma coinvolgono una sfiducia nel complesso del sistema politico italiano. Con questa legge elettorale infatti non è garantito che l'esito delle urne possa fare emergere una solida maggioranza in grado di governare. E' forte il rischio di replicare le condizioni dei governi Prodi e Berlusconi sostenuti da esigui numeri in Parlamento e con coalizioni eterogenee e litigiose. Questa è la grande differenza con la Spagna dove non si ebbe lo stesso effetto di panico  all'annuncio delle elezioni anticipate: a Madrid sanno che chiunque vincerà le elezioni sarà messo in condizione di potersi assumere le responsabilità di governo. Nessuna delle forze politiche sembra poi in grado di sostenere il peso delle misure lacrime e a sangue ( e dunque necessariamente impopolari) necessarie per far uscire l'Italia dai guai.
Un governo tecnico guidato da personalità di sicura competenza e autorevolezza internazionale, come Mario Monti, che spedisca in soffitta il Porcellum e affronti con decisione e immediatezza l'emergenza è quantomai necessario. Una volta create le condizioni per superare la tempesta la parola potrà tornare alla politica e al giudizio del popolo sovrano

domenica 6 novembre 2011

L'autunno della primavera araba: l'islam politico del Cnt in Libia ed Ennhada in Tunisia

Ennhada, partito islamico moderato ha vinto le elezioni per l'assemblea costituente in Tunisia. Non è una sorpresa questa svolta islamica: nel regime repressivo di Ben Ali la moschea restava il principale luogo in cui poter maturare una qualche forma di opposizione. Secondo gli osservatori internazionali le elezioni si sono svolte secondo i crismi della democraticità. Ma Ennhada avrà la volontà di difendere questo processo democratico? Il grande interrogativo resta la compatibilità di questo islam moderato con il pluralismo. Nel frattempo si parla di modificare il codice della famiglia proibendo l'adozione. Piccoli segnali, ma pur sempre inquietanti.
Il leader di Ennhada Rachid Ghannouchi sostiene che la sharia sarà una della fonti del diritto. In libia il presidente del Consiglio Nazionale Transitorio (Cnt) Mustafa Jalil si è spinto ben oltre affermando che la nuova costituzione sarà ispirata principalmente alla legge islamica. Sull'Egitto ho già parlato del ruolo di primo piano assunto dai Fratelli Musulmani nella transizione e della difficoltà dei movimenti laici a far sentire la loro voce. Per la Tunisia è ancora troppo presto per esprimersie e bisognerà monitorare se le promesse di un "islam liberale" e rispettoso dei diritti delle donne verranno mantenute, ma in Libia ed Egitto l'evolversi della situazione non incoraggia le speranze dei fautori di una primavera araba all'insegna della laicità e delle libertà individuali.

venerdì 4 novembre 2011

Il bluff di Papandreou sugli aiuti UE alla Grecia: la politica al tavolo da poker

Papandreou ha deciso di ritirare la proposta di referendum sul piano di aiuti per la Grecia. Come previsto quella del premier ellenico si è rivelata una mossa da giocatore di poker, un bluff inscenato mettendo sul piatto quel poco di credibilità che la Grecia ancora possiede. Un pessimo esempio di una politica priva di coraggio che per mere ragioni di consenso sfrutta le paure per il futuro del popolo. Purtroppo di "statisti" alla Papandreou se ne vedono circolare sempre di più in Italia e in Europa

martedì 1 novembre 2011

Con il referendum di Papandreou la Grecia fuori dall'euro? I rischi per l'Italia

Se confermata, la decisione del premier greco George Papandreou di indire un referendum sul piano di aiuti predisposto dall'Europa deve essere considerata un'autentica follia : Atene ha un economia al collasso e dei conti pubblici disastrosi che per anni ha cercato di nascondere ricorrendo a operazioni finanziarie spregiudicate.
Papandreu ora cerca di scaricare le responsabilità per le inefficenze dello Stato ellenico. facendo leva demagogicamente sul malessere del suo popolo. Un voto dei greci contro il piano di salvataggio significherebbe l'uscita del Paese dall'euro. Ma la sola conferma dell'indizione del referendum rischia di minare l'efficacia degli aiuti gettando per mesi i mercati in un'ulteriore incertezza di cui proprio non si sentiva il bisogno.
Se la Grecia decide di rifiutare il salvagente che le viene offerto è giusto lasciarla al suo destino. Ma forse questo sarà solo il primo caso di un Paese costretto ad abbandondare la moneta unica. L'italia se non imparerà la lezione potrebbe essere una delle prossime vittime da sacrificare sull'altare del supereuro.

lunedì 31 ottobre 2011

Il metodo Obama divide Matteo Renzi, Vendola e Bersani

In America Obama e la Clinton si sono scannati durante la campagna elettorale salvo poi lavorare insieme una volta conquistata la Casa Bianca. In Italia la sinistra e il partito Democratico che pure avrebbero l'aspirazione di ricalcare le orme del presidente statunitense, nei fatti si sono sempre comportati in maniera diametralmente opposta: la grande unità d'intenti per sconfiggere il comune nemico berlusconiano ha sempre lasciato il posto, una volta al potere, a una litigiosità quotidiana e all'incapacità di superare i particolarismi per realizzare un progetto comune. Gli esiti delle due esperienze di governo con Prodi sono note a tutti.
Per questo le punzecchiature di Matteo Renzi alla classe dirigente di sinistra sono molto positive: il programma politico con cui intenderebbe proporsi a livello nazionale è ancora un mistero, ma il sindaco di Firenze ha pienamente ragione quando reclama un confronto duro e serrato all'interno della sua coalizione che metta allo scoperto i problemi e le differenze in modo da arrivare sui contenuti a una salutare resa dei conti interna: è la condizione necessaria per poi concentrarsi nella definizione e realizzazione di un programma di alternativa al governo. Un approccio che dovrebbe portare alla definizione di una solida leadership d ma che purtroppo trova il suo principale ostacolo nella logica burocratica di difesa delle rendite di posizione che anima i tanti, troppi signorotti del centrosinistra.

sabato 29 ottobre 2011

Dai mercati finanziari e dall'UE ultima chiamata al governo Berlusconi. Gli effetti della sfiducia sul contribuente italiano

Nella crisi economica globale l'Italia si inserisce con due grosse criticità: l'alto debito pubblico (al 120% del PIL) e la bassa crescita ( con una media dello 0,75% negli ultimi 15 anni, nettamente inferiore all' andamento europeo medio). Nell'ultima asta di ottobre i rendimenti dei titoli italiani hanno raggiunto livelli record: 5, 98% per i BTP decennali; 4,93% per quelli triennali. Lo spread con i titoli tedeschi resta pericolosamente vicino ai 400 punti base. Sono segnali che la fiducia nella nostra capacità di ripagare i debiti va sempre più scemando e per farvi fronte il Tesoro deve offrire tassi di interesse sempre più elevati. Ogni punto percentuale di interesse sui titoli da ripagare ci costa almeno 18-20 miliardi di euro. E' evidente che se dovessero rimanere rendimenti così alti le conseguenze per i contribuenti  si rivelerebbero presto drammatiche. Serve un governo che sappia dare ai mercati una prova di capacità di affrontare la situazione.
Berlusconi ha inviato una lettera all'Unione Europea in cui si è impegnato a effettuare entro precise scadenze le riforme necessarie a raggiungere il pareggio di bilancio e stimolare la crescita economica: in pratica il Cavaliere ha assicurato che realizzerà in poco più di un anno e mezzo quello che non gli è riuscito nei precedenti otto anni a Palazzo Chigi. Non stupisce quindi che gli investitori non gli credano: per lui è davvero l'ultima occasione di smentirli con i fatti.

lunedì 24 ottobre 2011

Merkel e Sarkozy ridono degli Italiani prima che di Berlusconi

C'è una tentazione da cui occorre fuggire come la peste: compiacersi della cattiva reputazione che i nostri politici hanno all'estero. Il sogghignare della Merkel e di Sarkozy è rivolto contro l'Italia ancora prima che contro Berlusconi. Il premier tedesco e francese ridono di un Paese inaffidabile con uno dei debiti pubblici più alti al mondo e che da 15 anni ha tassi di crescita bassissimi ( una media dello 0,75% del PIL). Se poi il nostro presidente del Consiglio incorre in brutte figure , se non riesce a rispettare gli impegni assunti in sede internazionale, a rimetterci è prima di tutto la credibilità dell'Italia. Il problema della classe politica deve essere risolto autonomanente dai cittadini senza sperare in "provvidenziali" spallate esterne. La mediocrità di chi ci rappresenta nelle istituzioni chiama in causa la responsabilità delle nostre scelte di elettori.

giovedì 20 ottobre 2011

L'uccisione di Gheddafi e i segreti che il rais libico si porta nella tomba

L'uccisione di Gheddafi non necessariamente è un bene per il futuro della Libia perché il rais si porta nella tomba i segreti di 40 anni di governo, molti dei quali condivisi con coloro che adesso si sono riciclati come suoi oppositori nel Consiglio nazionale transitorio. E poi ci sono le immense ricchezze naturali del Paese che Gheddafi ha gestito con molti politici e uomini d'affari di tutto il mondo. Sarebbe stato interesse dei libici che Gheddafi venisse catturato vivo e fosse allestito contro di lui un pubblico processo in modo che potessero venire alla luce anche gli eventuali lati inconfessabili dei legami con le cancellerie mondiali e con alcuni degli attuali leader del Consiglio nazionale transitorio libico .
Ma ora che a Gheddafi hanno tappato la boccca per sempre, sarà assai più difficile sapere la verità cui il popolo libico avrebbe diritto. Forse in molti tirano un sospiro di sollievo.

martedì 18 ottobre 2011

La liberazione di Gilad Shalit: pro e contro per Israele e prospettive nei rapporti con i palestinesi


Israele non abbandonerà mai un suo soldato né da vivo nè da morto: questo motto riassume una mentalità considerata fondamentale per un Paese che è sempre sul chi vive, in una continua mobilitazione militare nei confronti dei vicini. E spiega perchè la liberazione di Gilad Shalit, il soldato prigioniero di Hamas dal 2006, sia stata accolta favorevolmente da buona parte della popolazione israeliana nonostante abbia comportato come contropartita la liberazione di oltre mille palestinesi alcuni dei quali responsabili di attentati sanguinosi ai danni di civili israeliani.
L'accordo con Hamas ha attirato anche pesanti critiche sul governo Netanyahu accusato di aver usato la questione Shalit per tentare di coprire gli effetti della crisi economica. Ma va ricordato che le autorità israeliane hanno agito su parer favorevole dei prestigiosi servizi di sicurezza Mossad e Shin Bet : la momentanea debolezza di Hamas conseguente allo spostamento del quartier generale dell'organizzazione islamista da Damasco ( sconvolta dalla rivolta contro il regime di Assad) a il Cairo e alla crescita di popolarità di Abu Mazen dopo la richiesta di includere la Palestina tra i membri ONU ha convinto gli israeliani che si trattasse forse dell'ultima possibilità per liberare Shalit.
Infine, non bisogna farsi soverchie illusioni sulla possibilità che questo accordo possa riaprire spiragli per una pace tra israeliani e palestinesi giacchè rimangono inalterati i motivi di contrasto tra i due popoli.

domenica 16 ottobre 2011

A Roma le ragioni degli indignados sopraffatte dalla violenza

Chi era sceso in piazza ieri a Roma aveva ottime ragioni da far valere, soprattuto i giovani che vedono le loro speranze e il loro futuro a rischio, compromesso da una crisi economica non creata da loro. Ma le violenze che hanno messo a ferro e fuoco la città hanno sopraffatto queste ragioni, costringendo la maggioranza pacifica al silenzio.
C'è anche chi avanza il sospetto che l'obiettivo dei teppisti fosse proprio quello di impedire alla protesta di piazza di far sentire le proprie rivendicazioni. Spetta agli inquirenti accertare i fatti; personalmente però non amo per niente la filosofia complottista perchè rimanda alla tentazione di scaricare le colpe su un altro indefinito. L'idea di una misteriosa Spectre, origine di tutti i mali è un comodo alibi per annullare le proprie responsabilità da cui nessuno in questo caso può chiamarsi fuori: chi ha organizzato il corteo deve interrogarsi se ha fatto tutto il possibile per prevenirne la degenerazione. Dall'altra parte c'è il governo che in uno stato democratico ha il dovere di garantire la compatibilità tra il diritto costituzionale a manifestare e quello dei cittadini a non doversi chiudere in casa per sfuggire all'orda barbarica e quando non riesce ad assolvere il compito rivela semplicemente la sua inadeguatezza.
Al netto di tutte le polemiche gli unici che ieri avevano il diritto di essere indignados erano i Romani.

sabato 15 ottobre 2011

Berlusconi Sansone minaccia i suoi filistei e ottiene la fiducia per un debole governo


Mentre gli italiani sempre più inquieti e indignati si arrabattano per sopravvivere alle conseguenze della crisi, il discorso vuoto di Berlusconi, privo di sostanziali novità, intriso di soliti luoghi comuni sui presunti agguati subiti( ma la mozione di fiducia l'ha presentata lui), sul pericolo di affidare l'Italia alle sinistra, volto a sottolineare quasi come una minaccia che senza di lui la destra sarà destinata a un crollo verticale, è stato premiato dalla fiducia dalla Camera dei deputati nominati dal padrone. L'esecutivo di Berlusconi rimane però debole e probabilmente con ridotte prospettive di vita. I malumori all'interno della coalizione si fanno sempre più evidenti: nel suo intervento in cui annunciava il suo voto a favore il deputato repubblicano Nucara esprimeva le sue riserve sui metodo di scelta dei ministri: " Inserisci persone nel tuo governo che non sarebbero degni di ricoprire incarichi in nessuna delle vostre aziende". Il riferimento è a Francesco Saverio Romano, ministro delle politiche agricole, indagate per concorso in associazione mafiosa.
Nel frattempo il Cavaliere ha provveduto a elargire ulteriori prebende, nominando altri quattro viceministri e due sottosegretari.

giovedì 13 ottobre 2011

La strana alleanza tra militari e Fratelli Musulmani conduce l'Egitto verso la reazione

Chi si cela dietro le recenti ulteriori violenze a danno dei copti d'Egitto? Jihdisti vicini ad al Qaeda che intendono cancellare ogni traccia di cristianesimo dal Paese oppure si tratta di una strategia della tensione volta a rafforzare il ruolo di indispensabili tutori dell'ordine di coloro che attualmente detengono il potere? Durante l'azione di protesta dei copti svoltasi al Cairo testimoni oculari affermano di aver visto militari attaccare e sparare contro i manifestanti: un episodio che conferma il sempre più incerto futuro per i cristiani d'Egitto e getta ulteriori ombre sul ruolo ambiguo svolto dall'esercito durante la rivolta.
La transizione del dopo Mubarak sta portando a una cogestione del potere tra militari e Fratelli Musulmani, due forze fino a ieri reciprocamente ostili ma che per ora hanno necessità di sostenersi a vicenda. L'esercito da Nasser, a Sadat fino a Mubarak ha sempre avuto un ruolo chiave ma per continuare a detenerlo ha bisogno dell'appoggio degli islamisti "moderati". A sua volta la Fratellanza necessita della forza dei militari per respingere l'offensiva dei jihadisti salafiti che non accettano le soluzioni di compromesso da loro proposte.
occorre sgmbrare il campo da qualsiasi equivoco: il fatto che i Fratelloi Musulmani siano più moderato rispetto ai qaedisti non significa che siano nè laici nè tantomeno democratici: il loro obiettivo resta l'introduzione della Sharia islamica come legge dello Stato e il Corano è il loro unico punto di riferimento per il controllo degli affari politici e sociali. Solo nel 2007 la Fratellanza proponeva una bozza di programma in cui l'operato del governo, rigorosamente chiuso alla presenza femminile doveva essere soggetto alla supervisione dei religiosi per verificarne la conformità con la Sharia. In questo quadro si nota l'assenza delle forze democratiche che dopo le mobilitazioni dei mesi scorsi non hanno avuto la forza per darsi una efficente e compettitiva struttura politica. D'altronde la convocazione delle elezioni per novembre favorisce naturalmente le forze politiche già organizzate espressione deii militari e dei fratelli musulmani. Sembrano già tradite le speranze di chi credeva per quel Paese in un futuro di libertà e democrazia

Berlusconi e il declino del mito dell'imprenditore uomo di Stato

Berlusconi ha fondato i suoi successi politici su una fama di grande imprenditore. Ma l'imprenditore ha una visione egoistica del vivere, cerca sempre di sfruttare le occasioni per ricavare un profitto personale. In piena armonia con questa mentalità il Berlusconi politico non ha perso occasione per fare i propri interessi.
L'uomo di Stato invece dovrebbe avere un'idea di sviluppo complessivo del Paese che governa, un progetto che includa una visione di ampio respiro che includa e tuteli le diverse sfaccettature del vivere sociale
Gli Italiani in questi diciassette anni di era berlusconiana avranno capito che essere un grande imprenditore non significa automaticamente essere un grande statista?

martedì 11 ottobre 2011

FT: Guerra diplomatica sul petrolio tra Italia e Malta

Guerra diplomatica tra Italia e Malta sugli idrocarburi: il nostro paese infatti sta elaborando una normativa che stabilirà i diritti territoriali della zona economica esclusiva su possibili giacimenti offshore di petrolio e gas in aree del Mar Ionio che sono rivendicate anche da malta. Secondo quanto scrive il Financial Times, l'Italia ha recentemente portato un "un'iniziativa" diplomatica di protesta attraverso il suo ambasciatore a Malta, contro la pubblicazione nel mese di agosto da parte del governo di La valletta di una gara d'appalto per l'esplorazione petrolifera in aree della piattaforma continentale nel Mar Ionio rivendicate dall'Italia.
L'Italia sostiene che la mossa di Malta ha violato "lo spirito e la lettera" della Convenzione del 1982 delle Nazioni Unite sul diritto del mare che impegna tutti gli Stati a raggiungere "soluzioni eque" nel delimitare le rispettive zone di influenza.

lunedì 10 ottobre 2011

Il giusto mezzo tra Vasco e Nonciclopedia

Non so se un processo per diffamazione fosse il modo giusto di risolvere la controversia tra Vasco Rossi e quelli di Nonciclopedia. Però mi sento di dire che se un sito è aperto a tutti, proprio a tutti, compresi gli idioti ( vedi voce sulle Br in cui è scritto "Negli anni '70 andava di gran moda farsi rapire dalle BR.") o i razzisti , qualcosa andrebbe rivisto. Tra Vasco e Nonciclopedia c'è l'enorme spazio del buon senso in cui poter fare una satira intelligente.

domenica 9 ottobre 2011

Con Di Rupo il Belgio ritrova un governo ma non l'armonia tra fiamminghi e valloni

Dopo 18 mesi di stallo istituzionale il Belgio avrà di nuovo un governo: il leader socialista vallone Di Rupo incaricato alla fine alla fine dell'estate di formare l'esecutivoha trovato un accordo tra gli otto partiti che è presumibile andranno a comporre la maggioranza. Escluso invece il partito separatista fiammingo NVA che aveva ottenuto il successo elettorale nelle Fiandre.
L'accordo prevede la possibilità per le regioni di raccogliere una parte del gettito fiscale senza passare per il governo centrale e trasferimenti dal centro alla periferia nel settore della sanità e delle politiche sociali.
Ma ciò che ha sbloccato l'impasse è stata la crisi finanziaria e di liquidità della banca franco-belga Dexia partecipata dal governo e dagli enti locali che in caso di fallimento dell'isitututo avrebbero visto andare in fumo i milioni di euro che vi avevano investito.
Dunque l'incubo che la crisi delle anche sconvolgesse anche il Belgio ( che finora presenta tassi di crescita del PIL superiori al 25) ha quasi costretto le forze politiche a muoversi. Per Di Rupo una bella gatta da pelare: qualora il suo governo non riuscisse a far mantenere al Belgio la crescita economica sinora raggiunta, potrebbe prospettarsi un ulteriore crescita nei consensi dei rivali fiamminghi

sabato 8 ottobre 2011

Se Steve Jobs fosse nato in Italia......


Senza raggiungere i livelli di fanatismo religioso con cui i fans di Steve Jobs ne hanno accolto la morte, è difficile non provare ammirazione per un uomo che ha cominciato dal garage di casa sua e pur cacciato una prima volta dall'azienda che aveva fondato ne ha ripreso le redini quando era in difficoltà trasformandola in un impero globale della tecnologia.

Jobs però ha potuto sviluppare il suo genio creativo in un ambiente come la Silicon Valley quanto mai recettivo al lancio di nuove iniziative imprenditoriali nel settore hi-tech. Francamente l'ipotesi di una Apple creata in Italia non riesco proprio a immaginarmela: probabilmente Jobs avrebbe passato la maggior parte del suo tempo a combattere contro l'astrusità della nostra burocrazia invece che a sviluppare le sue idee, girando a vuoto alla ricerca di politici a cui raccomandarsi e senza lo straccio di un finanziatore disposto a puntare un euro su un giovane brillante ma visionario.
In Italia lo "stay hungry, stay foolish" avrebbe ceduto spazio allo "stay submissive".

giovedì 6 ottobre 2011

Tremonti e l'Italia alla ricerca della credibilità perduta

Alla domanda sul perchè la Spagna abbia superato l'Italia nello spread con i titoli tedeschi il ministro dell'economia Tremonti ha così risposto: " il caso Spagna dipende anche da un annuncio di nuove elezioni che di per sé è una prospettiva di cambiamento e quindi un’apertura al futuro."
Anche tra i membri del suo governo ci sono persone che reputano Berlusconi una zavorra del passato e un ostacolo alla ripresa della credibilità dell'Italia?

mercoledì 5 ottobre 2011

Esercizi di autosodomia mentale per sopravvivere alla norma ammazzablog

Comincia L'addestramento! Voglio farmi trovare pronto all'approvazione della norma ammazzablog che impone l'obbligo di rettifica, pena l'emissione di una multa fino a 12500 euro, per tutti i siti Internet ( e non solo per le testate giornalistiche regolarmente registrate) entro 48 ore dalla richiesta della parte lesa, indipendentemnte da una verifica sulla veridicità di ciò che viene scritto e dall'esistenza di una sentenza di condanna per diffamazione.

Per cui già da ora accolgo la richiesta di rettifica del governo che ha sempre sottolineato quanto i suoi componenti operino meravigliosamente bene per garantire agli italiani il massimo benessere possibile.
L'opposizione a seguito delle ratifica richiesta dal governo a sua volta mi invita a rettificare la rettifica, sottolineando che se ne avesse la possibilità, agirebbe per il meglio e darebbe prova di sicura competenza, granitica compattezza e encomiabile dirittura morale.
Prendo atto delle richieste di rettifiche concludendo che qualsiasi situazione negativa contingente è da addebitarsi unicamente a un malaugurato scherzo di un Destino cinico e baro.

p.S: mi trovo costretto a rettificare il mio ultimo giudizio gravemente lesivo dell'onorabilità del Destino che non deve essere considerato né cinico né baro, ma anzi si adopera con senso di giustizia per dare a ciascuno ciò che merita. Viviamo nel migliore dei mondi possibile, rallegriamocene.

Il downgrade di Moody's e l'Italia bella addormentata

L'agenzia di rating Moody's declassa il debito italiano da A2 a Aa2. Al di là delle note deficienze di questi istituti il commento di De Bertoli sul Corriere fotografa l'attuale situazione: all'estero non si fidano più di noi perchè non siamo credibili, non siamo seri.
Ma oltre all'analisi del presente occorrerebbe avere memoria del passato: c'era bisogno bisogno del downgrade dell'agenzia di rating per prendere atto dell'Italica mancanza di serietà? Il nostro debito pubblico è da decenni spaventosamente alto. Un debito creato da politici eletti dai cittadini italiani. Il primo segno tangibile per riacquisire credibilità sarebbe liberarsi della sindrome della bella addormentata nel bosco che impedisce al popolo italiano di fare un po' di sana autocratica sull'origine dei propri mali.

Meredith Kercher e le lacune della giustizia italiana

"L'unica cosa certa di questo processo è la morte di Meredith Kercher". E' l'impietoso commento di un giudice relatore prima che il collegio giudicante emettesse il verdetto con cui Amanda Knox e Raffaele Sollecito venivano assolti dall'accusa di omicidio della studentessa inglese. E' nello stesso tempo l'ammissione, forse inconsapevole, di un fallimento. C'è da domandarsi infatti come sia stata possibile la contaminazione delle prove ( il coltello e il reggiseno di Meredith sporchi di sangue) operata dagli investigatori e per quale motivo si sia dovuto aspettare tanto tempo per rendersene conto. E' lecito interrogarsi anche sulla correttezza della sentenza che condanna Rudy Guede, tenendo conto che con l'assoluzione di Amanda e Raffaele è crollato uno dei presupposti del teorema sulla sua colpevolezza, ovverosia la compartecipazione al delitto di tre persone. Il fallimento di un processo indiziario impedisce ai familiari di Meredith di avere la giustizia a cui hanno diritto. Poteva andare peggio giacché si è corretta la condanna pronunciata in primo grado; ma forse si poteva evitare di tenere per quattro anni in carcere due ventenni che, stando alla sentenza d'appello ex 530 c.p.p. 1° comma, con quell'omicidio non hanno proprio nulla a che vedere. Purtropo questi processi indiziari avvengono e continueranno ad avvenire fino a quando la legge lo consentirà e per questo, per quanto le mancanze dei magistrati siano evidenti, le accuse lanciate da politici come Alfano sono uno scaricabarile che occulta le responsabilità del legislatore che si è occupato della giustizia di pochi tralasciando quella dei comuni cittadini che continuano a reclamare una giustizia davvera giusta.

martedì 4 ottobre 2011

Mentre la Grecia affonda, la Germania pensa all'euromarco

La grecia effettua tagli per 30000 posti di lavoro pubblici ma con una stima dell'8,5% del deficit e una contrazione del 5,5% del suo PIL, non riuscirà a raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica prestabiliti.
Per salvarsi L'Europa ( e l'Italia) guarda sempre più alla Germania, entrata nell'euro con le difficoltà seguenti all'unificazione e uscita come il Paese più forte dell'area. I problemi dei paesi più deboli ( compresa l'Italia)hanno costituito un contrappeso alla rapida rivalutazione dell'euro che ha favorito la ripresa delle esportazioni tedesche.
Il problema dell'Europa però resta politico: la moneta non corrisponde a una Stato ma a 17 Paesi dell'eurozona ognuno dei quali ha un suo debito pubblico. Di fronte a questo deficit strutturale dell'Unione Europa, all'illusione di una moneta senza sovrano, dell'economia che può sostituire la politica , è puramente illusorio pensare che sia la sola Germania a farsi carico dei paesi cicala; piuttosto avverrà il contrario: i tedeschi lasceranno l'Euro e torneranno a creare un nuovo marco assieme agli altri Paesi virtuosi.

sabato 1 ottobre 2011

Napolitano, l'invenzione della Padania e i malumori leghisti

Giorgio Napolitano
Esercitando il suo ruolo di garante dell'unità nazionale il presidente della repubblica Napolitano ha ribadito che la Costituzione e le leggi non lasciano spazio a una via democratica alla secessione. Una dichiarazione ovvia giacché si fonda sull'art 5 della Carta che sancisce l'indivisibilità della repubblica italiana; un'affermazione che però andava ribadita giacchè il silenzio finisce per alimentare speculazioni politiche. Che le parole di Napolitano, nella loro forza, fossero opportune è confermato anche dal malumore con cui sono state accolte dai leghisti che pur evitando di entrare in aperta polemica con il capo dello Stato hanno fatto appello al diritto all'autodeterminazione dei popoli. Un principio che in questo caso però non c'entra nulla giacché esso non può essere utilizzato per dare una legittimazione storica a prodotti di marketing politico come la Padania . L'autodeterminazione dei popoli impone la liberazione dei territori occupati con la forza ma nè la Lombardia né il Veneto possono essere considerate colonie italiane. Quella di uno stato Lombardo-Veneto resta un idea grottesca che solo menti illuminate come quella del Trota sono in grado di partorire.

venerdì 30 settembre 2011

Draghi, Saccomanni e gli squallidi giochi politici sulla Banca d'Italia


Grazie all'eccellente operato di Mario Draghi la banca d'Italia ha riacquisito quell'autorevolezza a livello internazionale messa a rischio ai tempi di Antonio Fazio e dei furbetti del quartierino. Buon senso vorrebbe che si proseguisse nel segno della continuità e il governatore, prossimo ad assumere la presidenza della banca Centrale Europea, ha già indicato Fabrizio Saccomanni quale suo successore ideale.
Il balletto di nomi che si sta facendo in questi giorni è invece la manifestazione dell'ennesimo pasticcio che la nostra classe politica di piccoli intrallazzatori rischia di combinare a un Paese che in tempi di crisi avrebbe bisogno di comportamenti ben più seri.

mercoledì 28 settembre 2011

Russia: lo zar Putin si candida alle presidenziali del 2012 e prenota un nuovo soggiorno al Cremlino


Al congresso del partito "Russia unita" è andata in scena la recita di cui tutti conoscevano trama e finale: i suoi leader Putin e Medvedev si scambieranno le poltrone dopo le elezioni presidenziali del marzo 2012. Medvedev restituirà al suo mentore le chiavi del Cremlino etornerà primo ministro.
Nonostante qualche voce dissenziente, come quella del ministro delle finanze dimissionario Kudrin che ha rifiutato di collaborare con Medvedev, le elezioni sono quasi una formalità: nelle legislative di dicembre Russia Unita manterrà la maggioranza alla Duma e la popolarità di Putin rimane talmente alta e il suo controllo del sistema politico così consolidato da renderne inimagginabile una sconfitta alle presidenziali.
Nei dieci anni di presidenza Putin, la qualità di vita era salita grazie al contemporaneo innalzamento a oltre 100 dollari del prezzo del petrolio di cui il Paese è grande produttore ed esportatore. I Russi credono che il loro vecchio zar possa risollevare la situazione, o forse non vedono migliori alternative. E con la recente riforma costituzionale che allunga il mandato costituzionale da 4 a 6 anni, il soggiorno al Cremlino dell'ex agente del KGB potrebbe prolungarsi fino al 2028.

sabato 24 settembre 2011

I guai di Dilma Rousseff tra ministri corrotti e indignados brasiliani

In Brasile Dilma Rousseff ha assunto il mandato presidenziale da pochi mesi e tra corruzioni, indebiti arrichimenti e contrasti nel gabinetto cinque ministri hanno lasciato i loro incarichi .L'ultimo caso è quello del ministro del Turismo, l’ottuagenario Pedro Novais, si e’ dimesso in seguito alle accuse di corruzione e appropriamento indebito di fondi pubblici. I media brasiliani hanno diffuso la notizia che il ministro ha utilizzato denaro pubblico per pagare lo stipendio a una cameriera e a un autista al servizio di sua moglie.
E anche li si diffondono gli indignados, migliaia di persone che scendono in piazza a contestare tutti i partiti politici e protestare contro la dilagante corruzione

mercoledì 21 settembre 2011

Standard & Poor's, il debito italiano e Berlusconi, vittima del complotto dei media

Ho avuto modo di esprimere in passato parecchie perplessità sull'autorevolezza delle agenzie di rating. Tuttavia le motivazioni con cui Standard & Poor's ha abbassato da A+ ad A/A-1 il rating del debito pubblico italiano sono ineccepibili: "le prospettive di crescita dell'economia italiana si stanno indebolendo e stimiamo che la fragilità della coalizione di governo e le divergenze politiche all'interno del Parlamento continueranno a limitare la capacità del governo di rispondere in maniera decisiva al difficile contesto macroeconomico interno ed esterno".
Crescita, fragilità del governo, credibilità del sistema politico sono proprio le specifiche criticità dell'Italia nell'ambito della più ampia crisi economica globale. Dinanzi a questa situazione di fatto, si può reagire gridando scandalizzati al complotto dei media oppure con un po' di umiltà rimboccarsi le maniche per cercare di migliorare.

lunedì 19 settembre 2011

Le escort di Tarantini e i diritti di Berlusconi imputato-testimone

Nell'inchiesta sulla presunta estorsione operata da Tarantini ai danni di Berlusconi ciò che divide il Cavaliere dalla procura sono gli avvocati: il primo accetta di presentarsi come testimone solo se accompagnato dai suoi legali, una possibilità che però i magistrati rifiutano fino a prefigurare l'accompagnamento coatto del presidente del Consiglio.
Forse Berlusconi si comporta in questo modo perchè ha qualcosa da nascondere, ma è anche vero che sovente avvengono inchieste in cui i magistrati chiamano come testimoni persone che dopo tempo finiranno indagate sulla base delle dichiarazioni da loro rilasciate senza il sostegno dell'avvocato di fiducia. Sembra quasi una strategia processuale volta a aggirare il diritto che vale per l'imputato (ma non per il testimone) a non rilasciare dichiarazioni contro se stessi. Per questo ritengo giusto che qualsiasi cittadino ( non solo Berlusocni) anche da testimone possa avvalersi durante l'interrogatorio della consulenza di un legale: scomparirebbe finalmente l'ambigua figura dell'imputato-testimone che a mio parere costituisce nella prospettiva di un giusto processo un abuso della giustizia italiana e ne danneggia la credibilità.

venerdì 16 settembre 2011

I pro e i contro dell'art 8 della manovra sugli accordi in deroga al contratto collettivo

L'art 8 della manovra che introduce la possibilità di derogare in sede di contrattazione aziendale ai contratti collettivi dietro accordo delle parti sociali poteva essere un'interessante iniziativa per combattere la rigidità nel lavoro. Bisogna considerare che è impossibile che un unico contratto nazionale si adatti a situazioni produttive che possono variare anche di parecchio di zona in zona. Tuttavia l'introduzione anche della facoltà di licenziare, un tema su cui da sempre si è registrata una grande conflittualità sociale farà in modo che la norma resti inattuate per l'ostruzionismo dei sindacati. In definitiva l'art 8 rimarrà probabilmente un esempio di come una legge scritta male e l'andare a stuzzicare temi ideologici possano affossare una buona idea.

sabato 10 settembre 2011

Cresce la tensione tra Israele e Egitto dopo l'assalto all'ambasciata del Cairo e gli scontri di frontiera

ambasciata di Israele in Egitto

L'assalto dell'ambasciata israeliana in Egitto segna un evidente aumento della tensione in una pace sempre molto a rischio tra i due paesi. L'Egitto è uno degli unici due paesi arabi ad avere un accordo di pace con Israele. Il sentimento anti-israeliano è certamente molto radicato, ma ora è venuto fuori in maniera visibile e rumorosa dopo la caduta del presidente Hosni Mubarak. Le proteste fanno seguito all'uccisione avvenuta il mese scorso di 5 guardie di frontiera egiziane al confine con Israele. Ci sono state persone davanti all'ambasciata per un certo numero di giorni. Emblematica la dichiarazione di uno dei manifestanti: "Siamo stati educati a odiare Israele, e ora possiamo esprimerlo apertamente. Dopo la caduta di Hosni Mubarak, niente sangue egiziano andrà impunito".

mercoledì 7 settembre 2011

Iva al 21% e niente tagli alla spesa: una manovra finanziaria iniqua e recessiva

Iva portata dal 20 al 21%, contributo di solidarietà del 3% per i redditi eccedenti 300 milioni, anticipazione al 2014 dell'innalzamento graduale dell'età pensionabile per le donne che lavorano nel privato ( nel pubblico scatterà a partire dal 2012) , fino al traguardo definitivo dei 65 anni per andare in pensione che dovrà essere raggiunto nel 2026: queste le principali novità dell'ennesima correzione alla manovra d'estate; un pacchetto di misure da 54 miliardi di euro da qui al 2103 in modo da assicurare per allora il pareggio di bilancio come da accordi con l'UE. Ancora una volta per tappare i buchi però si è deciso di intervenire sul fronte delle entrate, aumentando le tasse dirette e indirette ( l'IVA che dovrebbe portare 5 miliardi all'anno in tasca all'erario) con probabili effetti negativi sui consumi. Ma se non si consuma non si cresce e qui casca l'asino berlusconiano: nel rapporto debito/PIl quanto lo Stato recupera in termini per ridurre il debito lo perde con gli interessi riducendo la base imponibile del PIL. E' mancato ancora una volta il coraggio di intervenire riducendo la spesa pubblica di cui godono i più anziani e che zavorra sopratutto le nuove generazioni costrette a sopportarne le conseguenze negative per molti anni. Si è invece deciso di tagliare le agevolazioni fiscali a vantaggio sopratutto dei redditi medio bassi: se sei giovane e povero il governo ti fa sapere che ti aspetta un futuro da incubo.

mercoledì 31 agosto 2011

Il dietrofront del governo e il conflitto tra generazioni sulle pensioni

Sulla manovra economica nel governo le idee sono poche ma confuse. Poche ore dopo aver tolta la possibilità di riscattare la laurea e il servizio militare ai fini pensionistici ci si accorge che il provvedimento potrebbe essere incostituzionale e lo si ritira.
Sempre a proposito di pensioni è gravissimo che si introduca il divieto di andare in pensione se non dopo aver maturato 40 anni di lavoro effettivi. Una misura che colpisce i più giovani mentre i diritti acquisiti da chi in pensione c'è già non vengono minimamente intaccati. Il reddito medio di un under 30 al primo impegno è di 823 euro. Per contro il 16% dei pensionati percepisce più di 1500 euro al mese. Figli e nipoti vengono tartassati, i loro diritti calpestati, i contributi usati per consentire a padri e i nonni di ritirare pensioni ben più alte dei loro stipendi. Il conflitto intergenerazionale è nei numeri e nei fatti. Alla faccia dell'equità!


lunedì 29 agosto 2011

La Libia del dopo Gheddafi tra intrighi, speranze e interrogativi

Con i ribelli oramai dentro Tripoli, il declino del potere di Gheddafi sembra oramai inesorabile. Ma non è detto che la fase di trasazione sia breve: Gheddafi potrebbe trasferisi a sud nella sua Sirte e gestire da li la sua battaglia. Ma se anche il rais venisse eliminato in breve tempo o fuggisse all'estero resterebbe insoluta la questione dei rapporti le tribù a lui fedeli e quelle dei rivoltosi; Robert Fisk che di problemi arabi se ne intende parla di una situazione di caos destinata a durare anni. Tra gli antigheddafiani ci sono le divisioni tra laici e islamisti più o meno moderati con gli eredi della vecchia monarchia senussita decisi a rivendicare il loro spazio. Se poi si dà uno sguardo alle biografie dei membri del Consiglio nazionale transitorio ( CNT) ci si accorge della vasta presenza di ex sodali di Gheddafi, pronti a fare il salto della quaglia con provvidenziale tempismo: Mahmoud Jibril primo ministro ad interim del CNT prima del voltafaccia guidava il consiglio dello sviluppo economico di Gheddafi; Mustafa Mohammed Abdul Jalil , presidente del CNT e già ministro della giustizia del governo di Gheddafi; Ali al-Isawi, vice premier del CNT ma ambasciatore in India e ministro dell'economia sotto Gheddafi; Abdel Rahman Shalgam, rappresentante del CNT all'ONU ed ex ministro degli esteri di Gheddafi.
Uomini pronti ad accordarsi con le potenze occidentali per la lucrosa gestione delle ricchezze naturali del Paese, ma forse non altrettanto adatti, visto l'ingombrante passato, per tutelare gli interessi dei libici. E chissà che uno spazio non possa essere trovato un posticipno anche ad Abdessalam Jalloud, l'ex vice di Gheddafi, fuggito in Italia solo pochi giorni fa e svelto a descrivere come un tiranno l'oramai ex vecchio amico. C'è poi la misteriosa morte del capo militare dei ribelli Abdel Fattah Younis, caduto in un agguato dei lealisti forse su imbeccata dei suoi compagni desiderosi di liberarsi di un'ingombrante personaggio. Un anticipo dei lunghi coltelli destinati a insanguinare il dopoguerrra?

sabato 27 agosto 2011

Benedire lo sciopero dei calciatori per occuparsi solo dei problemi veri dell'Italia

Con tutti i problemi in cui versa l'Italia in questo periodo di crisi, i nostri politici hanno il tempo di occuparsi ( bontà loro )dello sciopero dei calciatori. Ho ascoltato esponenti di destra e di sinistra, dal PDL Cicchitto al comunista Marco Rizzo illuminarci con i loro punti di vista sulla vicenda: tutti pronti a scagliarsi contro i superpagati e viziati dei del pallone . Questa condanna quasi unanime pronunciata da una casta politica che non avrebbe alcun titolo per mettersi a pontificare nei confronti di chicchessia, mi fa apparire più simpatica la posizione dell'AIC, il sindacato dei calciatori.
Se poi si entra nel merito della questione, per quale motivo i calciatori non possono avere il diritto di scioperare come qualsiasi altra categoria di lavoratori? Perché sono ricchi? Questo ne fa solo un facile bersaglio da esporre al ludibrio della pubblica opinione alle prese con le difficoltà del vivere quotidiano. Resta però il loro diritto a tutelarsi nella loro professionalità. Per di più la controparte sono i presidenti delle squadre di calcio. Una controversia privata tra ricchi dunque: che a pagare il contributo di solidarietà siano i calciatori o i loro presidenti, per il comune cittadino contribuente cambia ben poco. Che si scannino pure tra di loro, dunque. Occorre ricordare che nel precedente accordo collettivo la stipula dei contratti dei giocatori al "netto" era stata voluta proprio dalla Lega che sperava di ottenere delle agevolazioni fiscali che poi non sono mai arrivate. Ora che i presidenti si accorgono di aver clamorosamente toppato le previsioni scaricano demagogicamente i loro errori sui calciatori. Non è un caso che da quando il calcio è mutato da giocatolo per ricchi in industria dell'intrattenimento, i principi del capitalismo italico stiano perdendo clamorosamente competitività a livello internazionale.
Sull'altro argomento di dissidio, la richiesta dei presidenti di poter mettere fuori rosa a loro discrezione i giocatori non è altro che la pretesa legalizzazione di un atto di prepotenza con cui poter scaricare arbitrariamente onerosi contratti che loro stessi hanno firmato.
Ben venga lo sciopero ( anche se per Mario Sconcerti sarebbe più opportuno chiamarla serrata ): con il calcio gli italiani staccano la spina dalla realtà per immergersi in discussioni tanto appassionate quanto astruse. Se poi con l'indignazione per lo sciopero, viene meno la passione pallonara dei tifosi ancora meglio.
Senza l'arma di distrazione di massa l'attenzione sui problemi del Paese si spera possa essere totale. Dal profondo della loro inettitudine, tutt'altro che una buona notizia per i nostri politicanti.

domenica 21 agosto 2011

Prevedere, prevenire e sconfiggere la crisi economica con la trasparenza dei mercati e l'autorevolezza della politica

La crisi legata alla sostenibilità del debito pubblico non era prevedibile sostiene il ministro dell'economia Tremonti. Un articolo del Corriere lo smentisce: autorevoli economisti nel 2009 avevano illustrato il possibile scenario fatto di aumento dei tassi di interesse, aumento dello spread tra titoli italiani e tedeschi e panico dei mercati circa la solvibilità dei debiti sovrani.
A parte le evidenti e già citate mancanze di Tremonti nell'attuare politiche che potessero dare sostegno alla crescita, resta da capire come mai la prima fase della crisi, legata alla bolla immobiliare non sia stata arginata. La risposta all'interrogativo è : carenza di informazioni. Mentre per la finanza pubblica gli analisti dispongono dei dati necessari per delineare scenari futuri affidabili, per i derivati legati ai mutui subprime gli organismi di controllo e le agenzie di rating hanno totalmente fallito nel loro compito o forse sono state addirittura conniventi nel celare le informazioni circa la effettiva affidabilità degli investimenti connessi ai settori che avrebbero poi fatto crack. Forse questo ci aiuta a capire come il vero problema attuale sia la carenza di trasparenza nei mercati e la necessità di ripristinarla rinunciando al mito liberista del laissez-faire, senza però cadere nell'eccesso opposto del dirigismo. Basterebbe una politica che torni a dettare regole chiare e a farle rispettare con rigore assumendo un ruolo autorevole a livello globale, non più succube dei giochini della speculazione finanziaria: la libertà dei mercati è stata per troppo confusa con l'anarchia in cui il più furbo o il più disonesto ha soverchiato il piccolo risparmiatore. Ma l'attuale generazione di politici ha davvero la volontà e l'intelligenza per invertire la rotta prima che il disastro diventi irreparabile?

domenica 14 agosto 2011

Manovra di agosto con stangata da 45 miliardi. Pagano i soliti tartassati. Restano tabù la patrimoniale e le pensioni

Nella conferenza stampa che illustrava la nuova manovra finanziaria da 45 miliardi in due anni, Berlusconi aveva esordito dicendo una verità: se le Borse non sono crollate, se i rendimenti dei nostri titoli non sono schizzati verso valori insostenibili, il merito è della banca Centrale europea che ha comprato i Bot italiani garantendo sulla loro solvibilità e permettendo di calmierare i prezzi dei titoli di Stato. E poichè i soldi li hanno cacciati fuori i cittadini europei, in particolare ( per il 30%) i tedeschi, è logico che da Francoforte ( sede della BCE) chiedessero in cambio quelle misure di rigore finanziario nei conti pubblici necessarie per arginare la sfiducia dei mercati che a sua volta origina la speculazione.
I provvedimenti del decreto costituiscono un passo in avanti; forse potrebbero essere sufficienti ad arginare la tempesta finanziaria, ma sono davvero pochi gli interventi strutturali in grado di abbattere il debito pubblico. Oltre alle "una tantum", parecchie sono le misure non eque che vanno a colpire i soliti noti: taglio nei trasferimenti agli enti locali ( e il federalismo fiscale va sempre più a farsi benedire), contributo di solidarietà per redditi superiori a 90000 euro. Si tartassa chi già paga , cioè i dipendenti mentre riusciranno a farla franca molti autonomi e liberi professionisti che dichiarano importi inferiori. E' giusto rilevare che qualche decisione molto positiva è stata presa come il taglio di comuni e province al di sotto rispettivamente di 1000 e 300000 abitanti.

Complessivamente è mancato il coraggio di operare quelle riforme radicali che l'Europa ci chiedeva. Alcune di queste riforme sono presenti nella manovra alternativa del PD: liberalizzazioni delle professioni, tracciabilità dei pagamenti sopra i mille euro e descrizione aunnale del patrimonio nella dichiarazione dei redditi per arginare l'evasione fiscale. Ma anche nelle proposte dei democratici abbondano le una tantum e sopratutto non si toccano i settori che costituiscono bacini di voti per la sinistra: rimane inalterato il carrozzone della pubblica amministrazione, per cui l'Europa aveva chiesto di introdurre la libertà di licenziare; non si interviene sulle pensioni, dove l'Italia ha la maggiore spesa in Europa che per di più assorbe la gran parte del nostro welfare ( in Italia la spesa previdenziale rappresenta il 67% della spesa totale per il welfare contro il 53% della media europea- UE15). Il grosso del debito pubblico italiano è stato accumulato tra gli anni 70 e l'inizio degli anni 90 , cioè da quelle generazioni che oggi sono per lo più già andate in pensione. Si tratta di persone che hanno condotto e conducono un livello di vita al di sopra di quanto hanno prodotto e versato con i contributi, e se non si opera un prelievo sulle loro pensioni, il peso di quel debito pubblico verrà scaricato esclusivamente, come già sta avvenendo sui giovani che non hanno alcuna responsabilità della gestione allegra della finanza pubblica nei passati decenni. Dunque il welfare andrebbe rimodulato con meno pensioni, e maggiore sostegno ai giovani sopratutto precari: sarà impopolare, ma bisogna andare in questa direzione se si vuole essere equi.

Krugman, S&P e il debito pubblico americano.

Il nobel dell'economia Paul Krugman evidenzia come il downgrade del debito pubblico statunitense da parte dell'agenzia di rating Standard & Poor's , basato su un errore di calcolo, rischia però di produrre conseguenze gravi e negative sull' economia e la finanza: crolli in Borsa, aumento degli interessi sul debito, richiesta di ulteriori misure di rigore con effetti negativi per la ripresa economica.
Se questo episodio conferma l'inaffidabilità delle agenzie di rating, tuttavia la crescita abnorme del debito pubblico USA ( attestato al 96% del PIL) è un dato reale.
Ho già detto come le misure assunte da Obama potevano essere giudicate insufficienti dai mercati. Krugman attribuisce queste carenze "alla follia antitasse della destra repubblicana" che però potrebbe ribattere ricordando la costosissima riforma sanitaria messa in piedi dall'amministrazione Obama: E' il classico problema che divide le politiche economiche progressiste e conservatrici: più tasse o meno spesa pubblica?
Al netto dei contrasti politici resta la voragine nei conti pubblici che qualcuno in America dovrà pur risanare.

giovedì 11 agosto 2011

Quantitative easing: che cos'è e perché può servire ad arginare la crisi dei mercati finanziari

Il quantititative easing è l'immissione di moneta nel sistema finanziario da parte della banca centrale con operazioni di mercato aperto. Questa politica monetaria espansiva modifica anche il prezzo sul mercato dei titoli oggetto dell'acquisto. Nel caso dell'attuale crisi economica lo scopo sarebbe quello di acquistare titoli dei debiti sovrani in difficoltà ( Spagna e Italia) per proteggerli dall'aggressione della speculazione. E' quello che ha fatto la Banca centrale europea annunciando l'acquisto di titoli di Stato tra cui i Bot italiani: l'effetto dell'annuncio ha consentito immediatamente di ridurre lo spread tra titoli tedeschi e italiani che aveva raggiunto quote abnorme al di sopra dei 400 punti base. Ovviamente si tratta di una misura che può tamponare solo temporaneamente il panico nelle Borse: il resto lo devono fare gli Stati approntando misure di risanamento dei conti pubblici credibili.

mercoledì 3 agosto 2011

La speculazione aggredisce l'Italia: cosa dovrebbe fare il governo per uscire dalla crisi


L'Italia ha un debito pubblico altissimo e da decenni va incontro a crescita bassa o nulla: ciò la rende un bersaglio ideale per la speculazione finanziaria. Sono deboli i titoli di Stato che per essere venduti devono continuamente alzare il loro rendimento ( lo spread con i titoli tedeschi ha raggiunto oramai i valori di quelli spagnoli); sono fragili le azioni delle banche che di titoli di Stato italiani sono piene. Ho già detto che la manovra finanziaria di Tremonti è largamente insufficiente: rimanda al 2013 il problema risanamento dei conti pubblici e non suggerisce alcun progetto per la crescita. Il suo impianto deve essere rivisto immediatamente. Nello stesso tempo occorre mettere mano a quelle riforme che affrontino i motivi per cui il nostro Paese non attrae investimenti e si sta indebolendo nella competizione internazionale: snellire la burocrazia, ridurre i tempi della giustizia garantendo la certezza del diritto, investire nell'istruzione e nella ricerca dando le risorse ai cervelli che meritano e producono e per contro facendo tabula rasa attorno ai baroni parassiti, promuovere lo sviluppo tecnologico, rendere trasparenti i mercati favorendo la concorrenza. Un governo che abbia a cuore le sorti del Paese dovrebbe mettere in cima alla sua agenda questi temi su cui da decenni non si fanno progressi, lasciando perdere le leggi ad personam. La resa dei conti per l'Italia è prossima e se non si agisce il declino sarà inesorabile.

martedì 2 agosto 2011

Il rischio default e l'accordo sul tetto del debito ( debt ceiling) negli Stati Uniti: origine e conseguenze.

Negli Stati Uniti il Tesoro può emettere obbligazioni entro un certo tetto di debito del bilancio dello Stato,stabilito dal Congresso. Questa procedura del "tetto del debito"è stata introdotta nel 1917, durante la prima guerra mondiale; in precedenza era addirittura più severa perché il Tesoro per ogni singola emissione doveva ricevere un apposita autorizzazione dal Congresso. Il tetto del debito fissato in 14300 miliardi di dollari è stato superato nel 2011, quindi il Tesoro non aveva più potere di emettere titoli di debito: occorreva che il Congresso rialzasse il tetto del debito, altrimenti, senza più il finazniamento proveniente dai titoli di Stato ci sarebbe stato il default ovverosia l'incapacità da parte dell'amministrazione USA nel far fronte alle proprie spese.
Poichè la Camera è a maggioranza repubblicana, il presidente americano ha dovuto trovare un compromesso affinchè il Congresso autorizzasse l'innalzamento del debito. Nell'accordo bipartisan è previsto un immediato innalzamento del tetto del debito per 900 miliardi dietro garanzia di un corrispondente taglio della spesa; una seconda tranche di debito potrà essere prevista seguendo il seguente schema: una commissione paritetica Camera-Senato dovrà predisporre entro il giorno del Ringraziamento un ulteriore piano di tagli per 1500 miliardi di dollari. Se il Congresso lo approverà, il Tesoro potrà diporre di un altro rialzo del tetto del debito di parti importo. In caso contrario il debt ceiling aumenterà di 1200 miiardi di euro e verrà predispoto un corrispondente taglio della spesa proveniente per metà dal budget militare.
Obama è riuscito ad avere il default, salvando la sua riforma sanitaria, ma si è dovuto piegare alle richieste repubblicane ( in particolare del Tea Party) di non innalzare le tasse ai redditi più alti. Ma non è sicuro che l'accordo sia sufficiente a evitare il downgrade del debito pubblico americano da parte delle agenzie di rating che chiedevano un taglio delle spese di 4000 miliardi di dollari più alto da quello garantito da Obama ( 2400 miliardi).

Zapatero al passo d'addio. Una Spagna in ginocchio guarda al passato

Le elezioni generali in Spagna si svolgeranno il 20 novembre , con quattro mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura. E il premier Zapatero getta la spugna: il paladino dei diritti civili non si ricandiderà travolto dalla crisi economica in cui versa da anni il Paese. Il crollo della sua popolarità è dovuto all'incapacità tempestivamente i problemi della società spagnola che viveva al di sopra delle sue possibilità cavalcando l'illusione di una crescita senza freni. Problemi in un certo senso simili a quelli dell'Italia: chissà che non possa essere una proficua lezione per i politici e l'opinione pubblica di casa nostra
Non è detto che il successore sappia fare meglio di Zapatero: il leader dei popolari Mariano rajoy, e Alfredo Perez de Rubalcaba per i socialisti, rappresentano un ritorno alla vecchia politica degli Aznar e Felipe Gonzalez.

mercoledì 27 luglio 2011

Cervelli evaporati: la strage in Norvegia vista da Borghezio e Feltri

Borghezio a Radio 24: "le idee di Breivnik sono condivisibili, alcune ottime. se poi sono sfociate nella violenza la colpa è dell'invasione degli immigrati". Dal Carroccio dove non si faceva una piega quando il nostro andava a disinfettare le carrozze dei treni in cui sedevano gli immigrati di colore, si sono precitati nel dissociarsi dalle dichiarazioni del loro esponente per la strage: se fossero davvero indignati, per coerenza, dovrebbero cacciarlo dal partito.
"Cuor di Leone" Vittorio Feltri nel suo editoriale per il Giornale del 25 luglio ci regala una perla di introspezione psicologica: "c'è da chiedersi perché il pluriomicida (Breivnik) non sia stato minimamente contrastato dal gruppo destinato allo sterminio (...) l'uomo non ha o forse ha perso nei secoli la capacità di combattere per la comunità di cui fa parte. In lui prevalgono l'egoismo e l'egotismo." Insomma le vittime sono anche colpevoli di pavidità e di egoismo. Gli auguro di non trovarsi mai in contesti simili in cui poter dar prova del suo coraggio.