mercoledì 30 giugno 2010

La grana dell'autonomia della Catalogna si abbatte su Zapatero

La Corte costituzionale spagnola ha accolto l'insieme dello Statuto dell'autonomia catalana ma ha respinto alcuni elementi fondamentali come il principio che la Catalogna possano essere nazione e l'uso preferenziale della lingua catalana nell'amministrazione.
Questo depotenziamento dello Statuto non è stato ben digerito a barcellona e ciò incrementa le difficoltà per Zapatero che ha bisogno dell'appoggio dei partiti autonomisti per mantenere la fiducia al Congresso.

lunedì 28 giugno 2010

Nel g 20 di Toronto Obama dice no a più poteri alle banche centrali

Durante il g 20 di Toronto si è deciso che i Paesi membri dovranno dimezzare il loro deficit entro il 2013. Se attuata sarebbe una misura importante. Va però ricordato che spesso ciò che viene deciso non viene effettivamente realizzato dai singoli Stati e che riunioni come il g8 e il g20 sono occasioni in cui i leader politici cercano di lustrare la loro immagine più o meno appannato a scapito dell'assunzione di impegni vincolanti. In questo senso sarebbe stato fondamentale trovare un accordo per restituire alle banche centrali maggiori poteri di controllo sull'attività delle banche, ma a ciò si è opposto Obama e la delegazione americana nonostante le pressioni europee

sabato 26 giugno 2010

L'Italia del calcio al collasso dopo i mondiali in Sudafrica. Perchè Lippi lascia e Abete no?


L'Italia di Lippi esce dal primo turno della Coppa del mondo di calcio, e per la prima volta nella sua storia senza vincere nessuna partita nella fase finale. Ad eliminarci non sono state Brasile o Argentina., ma paraguay e Slovacchia, due oneste compagini senza grandi valori tecnici ma con un umiltà e una determinazione mancata agli azzurri. A precederci nel girone persino la Nuova Zelanda, numero 78 del ranking Fifa, con soli 4 professionisti nella rosa composta per lo più da calciatori dopolavoristi.
La figuraccia sudafricana non giunge inaspettata. L'anno precedente in Confederations Cup si erano collezionate magre esibizioni e nel giro di pochi mesi gli azzurri avevano subito due nette sconfitte dal Brasile ( 2-0 e 3-0) , a indicare l'accresciuto gap da recuperare dalle nazionali di punta. Nel frattempo Lippi di fronte agli scricchiolii che si manifestavano non solo non si è adoperato per risolverli ma li ha aggravati fino a giungere al crollo finale. Il c.t ha tenuto pochissimo conto di ciò che aveva espresso il campionato: lasciando a casa coloro che avevano offerto un buon rendimento come Cossu, Balzaretti e Poli, non tendendo conto della qualità e dell'accresciuta maturità di Cassano, preferendo portare a tutti i costi i suoi pretoriani Camoranesi e Gattuso pur reduci da una stagione ampiamente negativa; si è dimostrato confuso lasciando a casa il miglior centrocampista della stagione Perrotta, preferendogli un Marchisio in evidente imbarazzo nel giocare da incursore dietro le punte, ruolo che non gli si addice e che invece è tagliato su misura per il romanista. Discorso diverso va fatto per Balotelli, reclamato a furor di popolo nel gruppo , ma che invece secondo me durante in virtù delle intemperanze all'Inter non si è meritato di far parte del gruppo. ma anche durante la competizione mondiale si è proseguito negli errori, inserendo giocatori fuori ruolo e ignorando elementi come Quagliarella e Maggio che appena una volta inseriti alla prova dei fatti si sono dimostrati i più in forma.
Rimedi tardivi dettati più dalla disperazione che dalla logica.
L'Italia pallonara torna dunque a casa a capo chino. Lippi lascia l'incarico; invece chi lo ha scelto rimane in sella. Il presidente della Federazione Abete annuncia di non aver alcuna intenzione di dimettersi e di avere la coscienza a posto. Resta il fatto che durante la sua gestione si è passati dal titolo di campione del mondo e da un medaglia di bronzo olimpica alla peggiore spedizione mondiale di sempre e a un Under 21 a forte rischio di eliminazione per gli Europei con conseguente perdita dopo trent'anni del treno a cinque cerchi. dati che dovrebbeero indurre a fare un passo indietro anche chi tiene le redini del calcio patrio

mercoledì 23 giugno 2010

Sul futuro diella Fiat di Pomigliano l'ombra del sindacalismo massimalista

La Fiat ha proposto un piano di 700 milioni di euro di investimenti per lo stabilimento di Pomigliano d'Arco. Va ricordato che i motivi per cui la Fiom, unico tra i sindacati ad essersi opposto all'accordo, non riguardano la durezza prevista per i turni di lavoro ma due clausole che dovrebbero limitare le assenza in massa per malattie per ragioni non di salute ( la partita di calcio del mercoledì per intenderci) e gli scioperi indetti in violazione degli accordi sottoscritti. Si tratta di misure legittime , assolutamente non contrastanti con la Costituzione, aventi come obiettivo la tutela della necessaria produttività. La maggioranza dei lavoratori l'ha capito dando il proprio assenso all'accordo. Ma il 37% di lavoratori contrari potrebbe indurre la Fiat a lasciare la produzione della Panda in Polonia per timori di boicottaggi. Sarebbe una brutto segnale di immagine per l'Italia , un Paese che nell'Unione Europea riesce ad attrarre investimenti esteri meno di tutti, Grecia esclusa

sabato 19 giugno 2010

Il Belgio a rischio disgregazione sotto la spinta dei secessionisti delle Fiandre

la vittoria dei secessionisti delle Fiandre nelle elezioni politiche del Belgio. non è affatto sorprendente. il ricco Nord fiammingo si tiene sulle spalle il sud vallone francofono che da anni vede il suo sistema industriale in difficoltà. D'altronde il sistema federale non si è rivelato efficace, ma anzi piuttosto costoso in quanto le decisione sull'imposizione fiscale è rimasto di competenza dello stato centrale, lasciando alle regioni la discrezionalità di come impiegare le risorse a loro trasferite. per questo i fiamminghi spingono per modificare l'assetto istituzionale belga in una confederazione. Una tendenza centrifuga che si somma a quelle già in atto in Spagna, Italia e Inghilterra e che getta ombre sulla futura compattezzaz dell'Unione Europea

domenica 6 giugno 2010

La Turchia di Erdogan lontana dall'Occidente, vicina ad Hamas ed Iran

Per il primo ministro della Turchia Erdogan Hamas non è un gruppo terroristico, ma un movimento di resistenza che difende la propria terra.
Era solo il 1996 quando Turchia e Israele raggiungevano un accordo in funzione antisiriana. Ma è come se fosse un altra epoca: da quando è andato al potere nel 2002 con il suo partito filoislamico AKP, Erdogan ha operato un deciso riavvicinamento a Siria e Iran come contrappeso alle difficoltà del suo paese di farsi accettare come membro dell'Unione Europea. E contestualmente sul piano interno erodeva gradatamente le fondamenta della laicità dello Stato di ispirazione kemalista, svincolandosi dal controllo dei militari che fino ad allora di quel principio erano stati inflessibili tutori anche ricorrendo a soluzioni autoritarie.
La Turchia intende giocare un ruolo di primo piano nello scacchiere mediorientale, forte dell'acquisita potenza come forza militare convenzionale ( e forse nucleare in ambnito Nato e del suo ruolo di punto di transito delle fonte energetiche )( gas e petrolio) verso l'Europa occidentale. E con Erdogan difficilmente starà a fianco di Israele.

martedì 1 giugno 2010

Dopo l'assalto con vittime alla Freedom Flottiglia Israele rischia l'isolamento internazionale

Sangue al largo di Gaza: uno scenario che ha visto da una parte pacifisti o sedicenti tali con bombe molotov e spranghe da spaccare in testa agli odiati israeliani , dall'altra i soldati dal grilletto facile. E' di 10 morti il bilancio dell'attacco di Israele alla flottiglia pacifista che portava a Gaza aiuti umanitari. Un convoglio finanziato dalla IHH, una ONG turca dietro cui si nasconderebbe una organizzazione islamista radicale in relazione con i Fratelli Musulmani e con Hamas. E sullo sfondo il governo turco di Erdogan avvicinatosi alla Siria e all'Iran, pronto ad accusare Israele di terrorismo di Stato.
Una provocazione quella della Freedom Flottiglia, nella quale Israele è cascata in pieno. Non solo a causa delle vittime provocate, ma anche perchè l'assalto è avvenuto in acque internazionali. Israele sostiene di aver diritto di tutelare il suo blocco navale posto su Gaza anche al di fuori delle acque territoriali e di aver preventivamente avvertito via radio la flottiglia dell'esistenza del blocco. Ma resta l'impressione di una operazione gestita male e finita peggio ( perchè ad esempio l'uso dell'esercito e non della polizia?) Tel Aviv rischia l'isolamento internazionale; tanto più dopo il rifiuto di aderire a una commissione internazionale che indaghi sull'accaduto.