mercoledì 26 maggio 2010

Maneggi e illegalità in Rai e il dietrofront di Santoro

Contrordine compagni: il prode Santoro fa marcia indietro e rinuncia eroicamente al compenso milionario che la Rai gli offriva per rinunciare la contratto da dipendente e lavorare come collaboratore esterno, ovviamente dopo aver subodorato un crollo della popolarità presso il suo pubblico di aficionados.
Il buon Santoro avrebbe preteso che l'accordo venisse reso noto una volto concluso. La fuga di notizie a sua dire ha leso la sua dignità. Io penso invece che abbia provvidenzialmente evitato ai contribuenti l'ultimo salasso nell'infinita serie di sprechi di cui si è resa protagonista la tv di Stato. Se non bastasse In viale Mazzini per il 2009 hanno presentato un bilancio con un passivo di 61,9 milioni di euro. E la Corte dei Conti ha rilevato una serie di illegalità nella gestione; in Rai non viene resa pubblica la contabilità separata così da non consentire ai contribuenti di sapere come vengono spesi i soldi del canone. Contabilità separata che i dirigenti puntualmente rispolverano solo quando si tratta di batter cassa per chiedere un aumento dell'importo dell'abbonamento. La magistratura contabile rilevava anche la disapplicazione della norma che dal 2008 richiederebbe la pubblicazione su Internet dei dettagli dei compensi per le consulenze esterne. Peccato che a tutt'oggi la relativa pagina web sia ancora in allestimento.
Ordinaria illegalità del servizio pubblico.Tanto paga Pantalone!!!

domenica 23 maggio 2010

Quelli che difendono Santoro

Quelli che difendono Santoro sono i numi tutelari dei proletari e della giustizia sociale che però plaudono a un compagno che gridando alla persecuzione, si arraffa 16 milioni di euro del servizio pubblico. Sono quelli a cui non piace l'Italia non perché loro sarebbero capaci di crearne una migliore ma perché in questo momento al potere ci sta un Cavaliere che si fa i propri comodi. Loro odiano quel Cavaliere e chi li ha consegnato l'Italia. Ma in verità vorrebbero essere come lui. E si cercano come Santo protettore il suo alter ego, che ha abbandonato il suo scranno al parlamento europeo dopo soli sei mesi di mandato. I Santoriani sono gli arciitaliani, provinciali ed esterofili allo stesso tempo, i furbetti pronti a giustificare il principe dei furbi. Perché vuoi mettere la goduria di vedere partecipare uno di loro al magna magna......

mercoledì 19 maggio 2010

Thailandia: le cause del conflitto tra i fedeli di Shinawatra e l'esercito

L'origine delle violenze di questi giorni in Thailandia va ricercata nel settembre 2006 quando l'allora premier Shinawatra venne defenestrato da un colpo di stato. Takhsin Shinawatra, magnate delle comunicazioni, ha reso i ceti rurali thailandesi dei protagonisti della politica. Ma quando parte della sua azienda, la Shin corporation, venduta ai fondi sovrani del Singapore fu accusato di aver messo pericolo la sicurezza economica.
Il passo falso di Shinawatra fu di essersi contrapposto al re come figura paternalista di aiuto ai disagiati. Takshin invece ha fornito questo aiuto ai contadini non solo retoricamente come fa il re ma con un concrete politiche. Da qui si comprende perchè le camicie rosse ( esponenti proprio di quel ceto contadino) la cui protesta viene repressa dall'esercito, diano consenso a Shinawatra. E ciò disturba le élite cittadini e industriali che sostengono l'attuale potere

Gli anatemi veneti contro Roma olimpica

Il Coni ha scelto Roma come candidata ufficiale dell'Italia per le Olimpiadi del 2020. La bocciatura di Venezia ha scatenato gli strali campanilistici dei politici locali: l'ex sindaco Cacciari ha definito l'esclusione di Venezia "una scelta miope"e il governatore del Veneto Zaia ha parlato di scelta politica di cui "non condivide nè il metodo né il metodo". C'è poi chi all'interno del Carroccio ha riproposto l'antico linguaggio parlando di scelta romanocentrica.
Al di là del fatto che le ultime Olimpiadi Italiane sono state organizzate nel 2006 nel profondo nord, a Torino, in realtà la decisione di puntare su Roma appare ineccepibile: la Capitale si presentava con requisiti nettamente migliori di Venezia per le infrastrutture, per i trasporti, per gli impianti già a disposizione e per l'esperienza nell'organizzare grandi eventi sportivi ( l'ultimo dei quali, il mondiale di Nuoto del 2009 ha ricevuto un generale apprezzamento ).
I casi di Seoul, Barcellona e Sydney mostrano come organizzare un evento come l'Olimpiade può essere una grande occasione di sviluppo e promozione non solo per Roma ma per tutto il Paese. A patto di agire in spirito di collaborazione mettendo da parte i particolarismi.

Da Michele Santoro a Sant'oro. La Rai versa 16 milioni di euro al martire della libera informazione


il difensore dei proletari Michele Santoro chiude la sua avventura di Annozero battendo cassa: ottiene un contratto di collaborazione di 24 mesi con due annualità di buonuscita (due milioni di euro), con annessa possibilità di produrre dieci docufiction in prima serata e due miniserie Tv da 1 milione e duecento euro l’una, per un totale di circa 16 milioni di euro.
Un salasso perpetrato ai danni del servizio pubblico, pagato da tutti gli abbonati proprio in un periodo in cui la crisi economica richiede ai comuni mortali sacrifici quotidiani. Naturalmente il prode Michele non perde l'occasione per presentarsi al suo pubblico come vittima di mobbing da parte dell'ostile dirigenza Rai, altra faccia di questa indecorosa vicenda. Non mi ricordo casi di martirio così ben ricompensato. Se i fedelissimi di Sant'oro vogliono credere a questa sua ennesima recita melodrammatica potrebbero anche decidere di fare una colletta per pagare il robusto onorario del loro protettore . Ma in mancanza di ciò risulta difficile da digerire il fatto che a scucire i soldi debbano essere tutti i cittadini.

lunedì 17 maggio 2010

Berlusconi riapre a Casini. Ma la Lega frena

Preoccupato che la frattura con Fini e i problemi giudiziari di alcuni suoi luogotenenti possano avere ripercussioni sulla solidità del suo governo Berlusconi starebbe pensando di provare a reintegrare nella maggioranza di governo l'ex alleato Casini. Un'eventualità che non entusiasma Bossi. E a parole nemmeno lo stesso leader dell'UDC sembra propenso a prendere in considerazione. Ma non è detto che l'astinenza dalle poltrone non lo induca a cambiare idea....

venerdì 14 maggio 2010

L'Euro: debolezza di una moneta senza Stato

La crisi finanziaria sta mostrando la debolezza dell'euro. La reazione dell'Unione Europea di fronte agli scossoni dei mercati è stata troppo lenta e la si è pagata con la spesa di soldi pubblici per centinaia di miliardi di euro. E forse potrebbero non bastare. Ci si interroga come possa funzionare una moneta che non ha dietro uno Stato ma che deve essere gestita a più voci da Paesi conservano pregiudizi reciproci
Può funzionare uno unione economica senza un unione politica forte?

giovedì 13 maggio 2010

Bondi contro Draquila: tragicommedia sul liberalismo di destra


Il ministro dei Beni Culturali Bondi ha annunciato alcuni giorni fa che non andrà al Festival di Cannes in segno di protesta contro l'ammissione del documentario Draquila di Sabina Guzzanti che a suo dire offenderebbe l'Italia.
Personalmente ritengo che Draquila sia un opera di buon livello che ha il pregio di indagare sui retroscena dell'onera di ricostruzione de L'Aquila a seguito del terremoto del 2009. E si pone domande la cui legittimità è confermata dalle recenti inchieste giudiziarie sugli appalti della Protezione civile.
Ma anche si fosse trattato di un prodotto mediocre quando un ministro cerca di fare terra bruciata attorno a un opera che non gli piace fa un cattivo uso del suo ruolo politico. Non certo un bel segnale per chi ha a cuore la libertà di espressione in Italia. L'ennesimo indizio della singolare interpretazione del concetto di liberalismo predominante tra gli uomini della destra al governo

mercoledì 12 maggio 2010

Cameron primo ministro ; Clegg suo vice. La difficile coesistenza tra conservatori e liberaldemocratici


Dopo le dimissioni di Gordon Brown e la nomina di David Cameron a primo ministro la Gran Bretagna conosce con l'alleanza tra conservatori e democratici il primo governo di coalizione dal 1945. il leader dei liberldemocratici Nick Clegg è stato infatti nominato vice premier. il primo punto in agenda dovrà essere il risanamento del bilancio. Si prevede per la fine del 2010 un deficti del 12%: per risanarlo verranno effettuati tagli al settore pubblico oer 6 miliardi di sterline.
Più in generale sarà curioso verificare come faranno a convivere due convenzioni della politica apparentemente agli antipodi: Clegg è un' europeista convinto mentre Cameron è euroscettico; i conservatori sono favorevoli al nucleare, il libdem sono per l'energia verde rinnovabile.
Per ora si sono trovate alcune soluzioni di compromesso: l'ingresso nell'euro per questa legislatura è archiviato; viene mantenuto il deterrente nucleare e l'utilizzo dell'atomo come fonte energetica; ma i libdem potranno mantenere su questo punto le loro opzioni e sostenere nella Camera dei Comuni la loro linea verde; inoltre i conservatori hanno concesso il referendum sulla riforma elettorale ( i libdem vorrebbero passare dall'uninominale al proporzionale); verranno aumentatele tasse sui capital gains e chi guadagna meno di 10000 sterline verrà esentato dal pagamento delle tasse.

La crisi economica in Spagna e il disastro Zapatero. I punti di contatto con l'Italia

La Spagna è un Paese il cui modello economico non dovrebbe essere assolutamente imitato. Fino a pochi anni fa protagonista di una crescita imperiosa ma fondata sopratutto sul boom nel settore dei servizi e dell'immobiliare, non appena la bolla speculativa si è esaurita il suo sistema economico è crollato come un castello di carte. Ora Madrid si ritrova con un pesante deficit e con una stagnazione che durerà per tutto il 2010 e forse oltre.
Con un mercato del lavoro fortemente polarizzato tra chi è ipergarantito e chi invece poteva accedere solo a contratti da precario è chiaro che il peso della crisi sia stato sopportato sopratutto da questi ultimi: e questo spiega il drammatico dato del 20 % di disoccupazione.
Poi c'è il problema delle pensioni: in Spagna si va in pensione ufficialmente a 65 anni e questo sarebbe un dato accettabile; peccato che nella realtà tra il 2002 e il 2007 la media dell'età pensionabile dei lavoratori maschi era di 61 anni ; inoltre in media un lavoratore che si ritira in pensione otterrà l'81% del suo reddito precedente contro una media del 59% dei paesi dell'OCSE. Se a ciò si aggiunge che gli spagnoli hanno una delle più alte aspettative di vita del continente si capisce perché il sistema pensionistico spagnolo fa acqua da tute le parti.
Infine esiste il problema dell'economia sommersa: in Spagna il lavoro nero oscilla tra il 20 e il 25%.
Zapatero non sembra intenzionato per ora a portare avanti con incisività le necessarie misure per rimettersi in carreggiata.
Dopo quanto illustrato non ci vuole una mente particolarmente brillante per capire invece quanti punti in comune ci siano con l'Italia. Mi si potrà opporre che almeno noi abbiamo un sistema produttivo più vario e che riesce ancora ad avere un certo appeal all'estero. Però è' sufficiente questa differenza a sentirsi sicuri di non fare la stessa fine degli spagnoli?

lunedì 10 maggio 2010

L'UE stanzia 500 miliardi di euro per evitare il baratro finanziario. Ora si torni all'economia reale.

E' servito un piano di 750 miliardi di euro, dei quali 500 messi dalla Ue ( 60 dalla Cammisione; 440; dagli Stati membri; il resto dall'FMI)per evitare che altri paesi seguissero il destino della Grecia verso il baratro finanziario. Si tratta di un'enorme massa di liquidità: tanto per rendere l'idea 600 miliardi sono più di un terzo del PIL italiano e oltre la metà del PIl spagnolo. Una mossa necessaria per fermare l'emorragia; ma che da sola non potrà assicurare che una situazione simili si ripresenti. Servono controllo più rigidi contro i movimenti speculativi e regole e sanzioni più rigide nei confronti degli Stati che cercano degli stratagemmi per mascherare i loro conti in rosso
L'altra misura che ha dato sollievo ai mercati è il fatto che la Bce si impegna per la prima volta acquistare sul mercato secondario i titoli di stato dei Paesi membri, in particolare di Portogallo e Spagna nel caso in cui essi si trovano di fronte a una speculazione al ribasso ai loro danni, e purché questi si impegnino a risanare i propri conti. Oltre a ciò, aggiungo io, si dovrà tornare a puntare sul rilancio dell'economia reale a scapito della finanza creativa. Basti pensare che gli Stati Uniti e l'Inghilterra hanno deficit più grossi di Spagna e Portogallo ma hanno un settore produttivo ben più solido che dà garanzie di copertura finanziaria che le deboli economie mediterranea in fase di stagnazione evidentemente non possono fornire.
Questo problema riguarda anche l'Italia: occorre che il nostro governo si impegni maggiormente nello snellimento della pubblica amministrazione, faccia una verifica dei costi-benefici del federalismo per verificare se sia opportuno portarlo avanti in questa delicata fase di, attui un piano di lotta all'evasione fiscale, agisca per liberalizzare i mercati interni, in particolare quello delle professioni in modo da dare fiato alle energie più vitali imprigionate dai corporativismi.
Sono misure necessarie a risollevare i nostri conti pubblici e dare nuova spinta alla produzione. Non avere il coraggio di prenderle ci potrebbe portare in un futuro non troppo remoto a una situazione simile a quella greca.

venerdì 7 maggio 2010

Elezioni nel Regno Unito senza un trionfatore. Tre soluzioni al rebus per Downing Street


Per la prima volta dal 1974, gli elettori britannici si ritrovano con una Camera dei comuni senza un partito con la maggioranza assoluta. E' il cosiddetto Parlamento appeso ( hung Parliament)che vede il rampante leader conservatore Cameron sconfiggere il declinante Labour party dell'ancora più grigio Gordon Brown senza però avere i numeri per governare da solo. I tories infatti guadagnano 306 seggi , 20 meno della maggioranza assoluta; i laburisti invece si assestano a 258 ( con 90 parlamentari in meno rispetto al 2005), mentre il liberaldemocratico Clegg che sembrava aver riscosso grandi consensi nei dibattiti televisivi non è riuscito a tradurli in voti, perdendo addirittura 5 seggi rispetto alle precedenti legislative. A differenza dell'Italia dunque La tv non ha determinato il risultato elettorale d'oltre Manica.
Resta la grande incertezza sugli sviluppi futuri per il governo britannico. Tre gli scenari possibili.
prima ipotesi: Cameron crea un governo di minoranza scendendo a patti per ogni singolo provvedimento con i piccoli partiti a carattere regionale nella Camera dei Comuni.
Seconda ipotesi: Cameron trova un accordo con Clegg per un governo di coalizione con il
Terza ipotesi: ( la più improbabile) il leader laburista e premier uscente Gordon Brown si allea con Clegg per un governo lib-lab con appoggio esterno di singoli deputati di terzi partiti. Rimane il problema di riconsegnare le chiavi di Downing Street a chi è stato sostanzialmente sfiduciato nel suo operato di governo dalla maggioranza degli elettori. Dunque appare problematico pensare a un nuovo incarico a Gordon Brown. Ma se lui si facesse da parte a favore di un suo compagno di partito questa eventualità potrebbe tornare in auge.

giovedì 6 maggio 2010

L'oracolo di Moody's manda in tilt la Borsa italiana

Moody's , la fantomatica agenzia di rating che prevede i disastri finanziari dopo che sono avvenuti, emette il suo oracolo: l'Italia e il suo sistema bancario rischiano di fare la fine della Grecia!
Apriti cielo!!! Neanche si fosse presentato l'angelo dell'Apocalisse ad annunciare la prossima fine del mondo, La Borsa di Milano è andata nel panico perdendo il 4%. E questo nonostante la doverosa e legittima presa di distanze della banca d'Italia dai vaticini dei sapientoni di Moody's che visti i disastri che combinano da anni farebbero meglio ad andare a zappare la terra.
Oggi abbiamo avuto l'ennesima riprova che il sistema finanziario è un gigante con i piedi di argilla

Update 7 maggio: Moody's corregge il tiro e dichiara che l'Italia non è tra i paesi a rischio. Nel frattempo però grazie al loro improvvido giudizio milioni di euro si sono volatilizzati.

mercoledì 5 maggio 2010

Crisi finanziaria: quali Paesi rischiano dopo la Grecia?

Dopo la crisi finanziaria che ha colpito Grecia, il rischio è ora quello di un effetto domino che colpisca anche altri Paesi. Per ora va detto che nessuno Stato dell'Ue si trova in condizioni così dissestate come quello ellenico. Il rischio maggiore di fronte ad ondate speculative lo corre il Portogallo che ha fallito recentemente un asta dei suoi bond per la richiesta di tassi troppo alti da parte degli investitori. Anche la Spagna naviga in cattive acque: ha un deficit sopra l'11%, una disoccupazione al 20% e anche il suo premier Zapatero non sembra in grado di affrontare la sfida di riformare il mercato del lavoro. Tuttavia a suo favore può vantare un debito pubblico ancora contenuto attorno al 50%. Meno a rischio sembrano l'Irlanda, che può contare su metà del suo PIL esportato e su Dublino scelta come sede europea da molte multinazionali americane ( anche Google per esempio), e l'Italia che ha il tallone d'Achille del debito pubblico alto, ma con un deficit sotto la media europea e un settore manifatturiero che gode di grande apprezzamento in tutto il mondo può ancora considerarsi relativamente al sicuro. E difatti anche l'ultima asta dei titoli di Stato italiani ha visto il sold out da parte degli investitori

Scajola non sa chi gli paga la casa. Ma per Silvio il magnanimo, è tutta colpa della libertà di stampa

Scajola ha dato dello scandalo casa che lo ha travolto una giustificazione piuttosto esilarante ( o deprimente a seconda dei punti di vista): "Se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri senza saperne io il motivo, il tornaconto e l'interesse, i miei legali eserciterebbero le azioni necessarie per l'annullamento del contratto". Gli italiani che sanno quali sacrifici occorra fare per comprarsi l'abitazione saranno disposti a bersi anche questa?
Comunque il Papi sa già a chi additare la responsabilità della persecuzione inflitta al povero Claudio : "In Italia c'è troppa libertà di stampa". Si tratta di uno sfogo o di una minaccia?

martedì 4 maggio 2010

Le sette vite di Claudio Scajola, tra scivoloni e dimissioni


Papi Silvio è uno che notoriamente sa ben ricompensare gli amici fedeli. Claudio Scajola è certamente uno di questi, nonostante i suoi scivoloni. Nel luglio 2002 quando era ministro dell'Interno definì Marco Biagi, il giuslavorista trucidato dalle BR, "un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza". L'improvvida dichiarazione lo costrinse alle dimissioni ma fu riciclato un anno dopo da Berlusconi come ministro per l'attuazione del programma. Successivamente ha proseguito una brillante carriera all'interno di Forza Italia per poi venire nominato ministro delle attività produttive nel terzo governo Berlusconi ( 2005) e quindi divenire ministro dello sviluppo economico nell'attuale esecutivo. Ora toglie nuovamente il disturbo per l'acquisto di un appartamento in pieno centro di Roma, forse con soldi provenienti da fondi dell'imprenditore Anemone, coinvolto nell'inchiesta per appalti della protezione civile, e probabilmente per un importo non completamente dichiarato al fisco. Come mai la casa in questione è stata pagata solo 600000 €, prezzo ritenuto irrisorio visto la zona di pregio in cui era ubicata? Come mai ci sono più testimoni che dichiarano che i soldi del pagamento sarebbero provenienti da Anemone? Si tratterà pure di un complotto o un accerchiamento mediatico, come ha sostenuto Scajola , il quale però sinora non ha saputo dare spiegazioni convincenti sul perché un imprenditore che lucrava con gli appalti pubblici abbia versato 900000 € in nero per la sua bella casetta vista Colosseo. Non rimanevano che le dimissioni da presentare, per non creare ulteriore imbarazzo all'interno della maggioranza. Scajola sa come tornare discretamente nei ranghi quando necessario; una qualità che di sicuro il Cavaliere ricompenserà adeguatamente in futuro promuovendo una nuova risurrezione politica del suo maldestro compagno.

lunedì 3 maggio 2010

La conferenza di revisione del trattato di non proliferazione nucleare parte in salita

La conferenza di revisione sul trattato di non proliferazione nucleare che si svolgerà a New York nel mese di maggio difficilmente poterà risultati apprezzabili. La modifica di questo trattato firmato da 189 paesi che ha prodotto buoni risultati ma che comincia a essere inadeguato ( è del 1968) non sarà facile sopratutto per la resistenza medie potenze che non vogliono legarsi troppo alle politiche delle grandi potenze
Il vero problema riguarda la nuova frontiera della tecnologia nucleare duale per uso civile e militare. E' probabile che molti paesi, per le ragioni dette sopra, porranno ostacoli a una regolamentazione.

Le agenzie di rating: inaffidabili, poco credibili, in perenne conflitto di interessi

La credibilità delle agenzie di rating è praticamente pari a zero. Il fatto che la parte del leone la facciano in tre (Moodys, Standard & Poors e Fitch )e che si muovano spesso in simbiosi dovrebbe indurre a guardare con sospetto un settore così oligopolistico. Se poi si tiene conto che alcuni dei più gravi scandali finanziari degli ultimi anni da Enron a Parmalat sono avvenuti con le agenzie che hanno mantenuto alti i giudizi dei rispettivi titoli fino quasi al default è la riprova della loro inaffidabilità. L'ultimo caso è quello dei bond greci: le agenzie di rating hanno provveduto al downgrade su quei titoli solo nell'imminenza della decisione sulla concessione del prestito ad Atene quando era già noto che le finanze di quel paese erano al collasso.
Il vero problema di queste agenzie è che vengono pagate su commissione da chi emette i titoli: e dunque è naturale che tendano ad essere inizialmente indulgenti nel valutare la solvibilità dei loro clienti salvo stroncarli senza pietà quando sono prossime alla bancarotta. Dunque non si vede il motivo per cui i risparmiatori nel gestire i loro investimenti si debbano fidare dei loro giudizi per nulla indipendenti.

domenica 2 maggio 2010

L'origine della crisi finanziaria in Grecia e il rischio di un contagio nei mercati mondiali

Il dissesto finanziario della Grecia trova anche in questo caso la sua origine nei famigerati derivati, in questo caso nei currency swap. Si tratta di uno strumento finanziario che comporta lo scambio di capitali e di relativi interessi in due valute differenti e viene utilizzato normalmente da chi opera nel settore dell'import-export per assicurarsi contro eccessi di oscillazione nel mercato dei cambi. Stavolta però le banche ( nel nostro caso Goldmam sachs e JP Morgan) si impegnavano a versare una somma in dollari in cambio della sua restituzione con gli interessi in euro avendo come garanzia i diritti sui profitti di lotterie, tasse aeroportuali, pedaggi autostradali e servizi pubblici. Si trattava di mascherare come compravendita di servizi da poter mettere in attivo di bilancio ciò che in realtà era un prestito ipotecario contratto dallo Stato in deficit. In questo modo la Grecia ha per anni nascosto la vera entità del suo debito pubblico. Il contagio globale si realizzava nel momento in cui Atene vendeva le sue obbligazioni a mezzo mondo, ignaro del suo reale stato delle finanze. Oltre a banche anche istituzioni pubbliche sono coinvolte (la regione Lombardia avrebbe bond greci per centinaia di milioni di euro). Ecco perché salvare la Grecia dal default è una misura necessaria per evitare di trascinare nel baratro molte altre entità finanziarie. Da qui il prestito di 120 miliardi di euro in tre anni erogato alla Grecia che a sua volta dovrà però impegnarsi a fare gli opportuni sacrifici per rientrare in carreggiata. Il caso Grecia tuttavia rimette in evidenza la mancanza di regole con controlli severi e condivisi a livello globale che rendano il mercato della finanza più trasparente.

Il dissenso di Fini e la tentazione delle correnti

Ci sono molte cose condivisibili nell'analisi critica lanciata da Fini all'interno del suo partito: il rischio di egemonica programmatica leghista, l'inopportunità di concentrarsi nella risoluzione dei problemi personali e giudiziari di Berlusocni, la necessità di trovare nel PDL spazi in cui il dissenso abbia possibilità di esprimersi con regolarità. Ma esiste un punto debole che rischia di ritorcerglisi contro e di essere usato dai suoi detrattori per screditarlo: la minaccia di creare gruppi parlamentari autonomi olezza di politica da Prima Repubblica. Fu proprio Fini a scagliarsi nel 2005 contro le correnti, da lui definite "metastasi dei partiti". Ora invece dalla colonne del Secolo d'Italia giornale a lui affine si delinea un inversione pensiero di 360 gradi che non può non suonare stonata.
le correnti sono servite nei vecchi partiti del secolo scorso sopratutto a cristallizzare posizioni di potere personali piuttosto che stimolare un vivace dibattito interno. L'esatto contrario di ciò che serve al PDL per diventare un partito davvero democratico.