lunedì 1 marzo 2010

A Vancouver Razzoli splende nel buio dell'Italia a cinque cerchi


La medaglia d'oro nello slalom di Giuliano Razzoli salva solo in parte la spedizione italiana a cinque cerchi a Vancouver. Senza l'exploit del "Razzo" il bottino azzurro in terra canadese sarebbe stato ben misero, con in carniere altre quattro medaglie, un argento e tre bronzi e si sarebbe dovuti tornare indietro a Lake Placid 1980 ( allora ci furono solo due argenti) per scovare un medagliere azzurro altrettanto mediocre.
La vittoria di questo emiliano di 25 anni dalla faccia pulita e dallo sguardo sereno è un lampo di un singolo, frutto di volontà e di sacrifici fatti da lui e dalla sua famiglia. Per il resto il comune denominatore degli italiani sono state le controprestazioni di troppi atleti di punta ( si salvano solo l'argento di Piller Cottrer nel fondoe il bronzo dell'eterno Zoeggeler alla sua quinta medaglia olimpica consecutiva nello slittino in altrettante edizioni dei giochi) e gli inquietanti buchi che incominciano ad emergere in molte discipline della neve e del ghiaccio. Interi settori come quello del bob,del biathlon e dello snowboard sono naufragati nell'anonimato. Lo sci alpino oltre al già citato Razzoli ha saputo esprimere come nota lieta solo il quarto posto della giovane Johanna Schnarf nel supergigante femminile, mentre si èregistrato il crollo dei gigantisti su cui era lecito riporre speranze di medaglie, ma incapaci di adattarsi a una neve farinosa sui cui bisognava sciar con dolcezza , in maniera molto diversa dall'aggressività con cui sono soliti affrontare le piste ghiacciate delle Alpi. Ancora più preoccupanti le prospettive dello sci nordico: la squadra è anziana con molti atleti all'ultima Olimpiade ( compreso il nostro portabandiera Giorgio Di Centa, autore di dignitose prestazioni ma anche lui fuori dal podio) e non si intravede il necessario ricambio generazionale. Nel pattinaggio velocità, l'eroe di Torino 2006 Enrico Fabris è crollato, forse per cattiva forma, forse per la troppa pressione, e il resto della squadra lo ha seguito dappresso. Nell'artistico si sono salvati il doppio della danza Faiella-Scali ( buoni quinti) mentre imbarazzante è stata l'esibizione costellata di cadute in serie da parte di Carolina Kostner, stellina sempre meno splendente che conferma di aver grossi limiti mentali nell'approccio al grande appuntamento. Nello short track c'è stato il bronzo della giovane Arianna Fontana: anche in questo caso si tratta però di una isolata prestazione individuale tanto più che la stessa atleta non ha nascosto lo scarso feeling esistente con il resto della squadra. Qualche nota lieta nel grigiore gnerale lo ha riservato il settore della combinata nordica con il bronzo del ventenne Alessandro Pittin ( vera e unica sorpresa in positivo per gli azzurri nonchè prima storica medaglia olimpica di quel settore ) corredata dal buon comportamento dei suoi compagni Giuseppe Michielli, Lukas Rungalldier, e Armin Bauer: almeno questa disciplina nei prossimi anni potrà regalarci buone soddisfazioni.
Per il resto sarà compito delle federazioni e del Coni riflettere sulle brutte figure fatte per poi approntare gli opportuni rimedi. Non facciamoci soverchie illusioni però: ci vorranno anni per trovare le soluzioni. Ovverosia il tempo necessario per fare una buona programmazione e far crescere i giovani. Una strada che si preannuncia in salita, sempre che si abbia davvero la volontà di intraprenderla.

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