lunedì 21 dicembre 2009

Il summit sul clima di Copenaghen si chiude in discordia

Dalla conferenza Onu sul clima di Copenaghen esce con un testo non vincolante nè sul piano politico né su quello giuridico: nient'altro che l'esternazione sterile di buone intenzioni. Si riconosce che occorrerà operare per evitare che la temperatura nei prossimi decenni aumenterà oltre i due gradi; è stato stilato un fondo di 30 miliardi di dollari per favorire lo sviluppo sostenibile entro il 2012 e di 100 miliardi entro il 2020; ma viene eliminato ogni riferimento al taglio del 50% delle emissioni entro il 2050. Quest'ultimo è il punto in cui Cina e India hanno messo sotto scacco il resto del mondo. Gli Stati Uniti non si rammaricano troppo: il destino del vertice era già stato determinato nell'incontro a due con la Cina in cui ci si era accordati per mantenere lo status quo e dunque Obama non può certo sorprendersi del suo esito finale, visto che ha creato le premesse dell'affossamento. Per l'ennesima volta i particolarismi egoistici degli Stati fanno dimenticare che il pianeta non lo si riceve in eredità dai nostri padri ma in prestito dai nostri figli.

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