lunedì 2 novembre 2009

L'Aventino afgano di Abdullah e il debole potere di Karzai


Karzai rimane il presidente dell'Afghanistan: Questo verdetto assume i crismi dell'ufficialità dopo che la commissione elettorale ha annullato il ballottaggio a seguito del ritiro dell'unico contendente superstite Abdullah Abdullah che intendeva così protestare contro la mancata revoca dei membri di quella stessa commissione corresponsabili dei brogli del primo turno .
Quella di cancellare il ballottaggio è stata una scelta quasi inevitabile: un eventuale svolgimento avrebbe visto una scarsissima partecipazione si sarebbe risolta in uno scontato plebiscito per Karzai, avrebbe esposto le forze di polizia a inutili pericoli di attentati concedendo ai terroristi una vetrina per le loro azioni integraliste. D'altronde l'obiettivo di dare credibilità al nuovo governo attrevarso le urne appare fallito: Abdullah rivendicherà di essere il legittimo vincitore, Karzai è in una situazione di estrema debolezza con scarsissima credibilità presso il suo popolo ed è dunque probabile gli americani lo mettano sotto tutela.
Abdullah spera di potere ottenere maggiormente da una contrattazione dietro le quinte che da una partecipazione al voto giacche non ha più fondi per proseguire la campagna elettorale e rischierebbe una pesante sconfitta elettorale. D'altronde anche lui aveva beneficiato dei brogli sia pure in misura minore rispetto a Karzai: nel suo Panshir gli emissari degli avversari politici non riescono nemmeno a entrare. Da rilevare come annunciando il ritiro non abbia invitato al boicottaggio delle urne: ulteriore segnale del fatto che cercherà di raggiungere ad un accordo sottobanco con Karzai per cogestire il potere

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