domenica 13 settembre 2009

Lo scontro tra Michele Placido e Brunetta, specchio dell'Italia della cultura e della politica


La querelle tra Michele Placido e il ministro Brunetta è una brutta storia, purtroppo molto italiana. Emblematica perchè degradata com'è l'Italia di questi tempi. Veniamo ai fatti. Placido, è a Venezia per presentare il suo film "Il Grande Sogno" in concorso al festival. La pellicola ha come tema il movimento di contestazione del 68 e durante la rituale conferenza stampa una giornalista domanda il motivo per cui un regista dichiaratamente di sinistra per fare un film che rivendica la bontà delle idee di trasformazione sociale si deve far finanziare il film da Medusa, la società di proprietà del presidente del Consiglio Berlusconi. Placido cade nella provocazione politica e sbotta: "Io non voto Berlusconi, neanche lo conosco, io voto da un’altra parte". E chi se ne frega... mi vien da dire; non si dovrebbe discutere del film? E invece si sfora nelle appartenenza politiche.
Ma siano solo all'inizio: da Gubbio, Brunetta si sente in diritto di lanciare contro il regista rosso strali insultanti: " C’è un pezzo d’Italia molto rappresentata, molto “placida” e quest’Italia è leggermente schifosa" e invita il ministro della cultura Bondi a realizzare l'idea di chiudere, il FUS, il fondo unico per lo spettacolo, a cui si abbeverano secondo Brunetta artisti fannulloni e politicizzati. La controreplica di Placido avviene tramite una lettera aperta in cui difende la sua professionalità e annuncia querela: "Ha sbagliato persona, per questo la denuncio. Questo signore che lei chiama Placido, leggermente schifoso, lavora per il comune di Roma, Teatro Tor Bellamonaca, gratis da cinque anni e gratis ha creato un teatro in Calabria. I miei ultimi tre film di sovvenzioni non ne hanno avute e hanno incassato 14 milioni di euro. Non voglio dilungarmi sulla mia carriera come attore con lavori con Monicelli, Rosi, Tornatore, Albertazzi, Strehler, Ronconi: fannulloni anche loro?"
Si è cominciato con la sgradevole impressione data da Placido che che si sente in dovere di mettere avanti la rivendicazione di purezza della propria appartenenza ideologica quasi che ciò debba dare legittimazione al proprio lavoro cinematografico . Il tutto soverchiato però dalle offese di Brunetta accompagnate da minacce di tagliare i finanziamenti pubblici agli artisti riottosi. Infine a chiudere il cerchio l'attestato di solidarietà a Brunetta da parte di Bondi, il quale nel suo ruolo di ministro della cultura non ci pensa per nulla a difendere la libertà di espressione del regista e preferisce stare dalla parte del potente che insulta, mostrando con ciò di condividerne gli intenti di repressione del pensiero non ortodosso

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