giovedì 6 agosto 2009

I massacri di cristiani in Pakistan e il silenzio dell'Occidente

Violenze contro la comunità cristiani in Pakistan: otto fedeli cristiani sono stati bruciati vivi da una folla inferocita. All'origine della strage
la falsa accusa di blasfemia ( aver bruciato delle pagine del Corano) lanciato contro un cristiano probabilmente per motivi di vendetta. E così l'ira dei fondamentalisti islamici si è scatenata, prima nel villaggio di Korian e quindi della città di Gorja, a ovest di Lahore, nella regione del Punjab, con decine di abitazioni cristiane messe a fuoco. Il governo ha promesso un risarcimento di 500000 rupie alle famiglie delle vittime. Ma questi episodi di odio religioso contro i cristiani non sono una novità in questa zona dell'Asia. I cristiani sono una piccola comunità facile da schiacciare e in quanto portatrice di valori nuovi di progresso per quelle zone ( il rispetto per le donne, la rivendicazione della dignità degli intoccabili in India) possono mettere in discussione gli equilibri sociali e i consolidati privilegi delle caste e delle classi dominati.
Non si può non constatare con rammarico che di fronte a queste vicende la reazione prevalente in Occidente è l'indifferenza. E proprio i paesi più ricchi potrebbero fare molto per arginare questo fanatismo. In questi paesi in cui negli strati più bassi della popolazione domina l'ignoranza l'educazione è svolta da centri religiosi gestiti da fondamentalisti che instillano nelle giovani generazioni l'odio verso il doiverso. La promozione di politiche di diffusione dell'istruzione da parte dell'Occidente consentirebbe a vasti strati di quelle popolazioni dall'incultura, acquisendo gli strumenti per uscire dalla conseguente povertà e sottraendoli all'influenza dei fomentatori di intolleranza.
Non si può pensare che questo non ci riguarda: di ciò ce ne rendiamo conto troppo tardi quando le persone così indottrinate si presentano nelle nostre città in viste di seminatrici di terrore e morte.

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