mercoledì 1 luglio 2009

Il caso Rita Clementi. La fuga dei cervelli causata dalla mafia accademica italiana


Rita Clementi , la ricercatrice dell'università di Pavia che ha polemicamente scritto al presidente Napolitano per annunciare che avrebbe lasciato l'Italia per gli Stati Uniti per essersi dovuta scontrare con il baronato accademico che non riconosce il merito, ha mantenuto la sua promessa e ha lasciato l'Italia.
In realtà la sua denuncia non dovrebbe sorprendere: basterebbe aver letto la circostanziata analisi che il professor Roberto Perotti fa nel suoi libro "l'università truccata" sui sistemi familistici e clientelari di gestione dell'università per capire che quanto riportato dalla dottoressa Clementi non è che una goccia nel mare del malaffare accademico. Tuttavia c'è ancora chi fa finta di cascare dalle nuvole: A Pavia , ateneo in cui la Clementi ha operato e in cui è stata bocciata due volte, non hanno gradito le esternazioni della ricercatrice reputandole lesive della reputazione dell'istituto.
C'è poco da indignarsi però, perché Rita Clementi ha ragione da vendere. Esistono dei criteri internazionali di valutazione della produttività della ricerca basati sul numero di pubblicazione e di citazioni ottenute in riveste scientifiche internazionali. Essi sono espressi in indici. I più famosi sono l'indice h e l'indice g. Utilizzando il software "Publish or perish" si possono calcolare automaticamente tali indici basandosi sul database di Google scholar. Ebbene Rita Clementi (indice h=11; indice g=24) registra valori bibliometrici migliori sia di Roberto Ciccone (h=7;g=11) che di Valeria Calcaterra (h=9;g=16), i candidati che le commissioni d'esame gli hanno per due volte preferito ai concorsi.
E qui torniamo al problema generale più volte esposto: i concorsi hanno palesemente fallito. In essi regna la discrezionalità generatrice di abusi e l'irresponsabilità a discapito di criteri che premino il merito, il grande assente dal panorama accademico italiano.

2 commenti:

Ivo Serenthà ha detto...

Una testimonianza ulteriore che il nostro paese è alla deriva,non solo a riguardo della meritocrazia,bensì per la politica che lo rappresenta e la profonda disonestà intellettuale ormai molto diffusa.

Dentro e ancora per molto tempo,nella buia notte della Repubblica.

Saluti,

&& S.I. &&

storico sgrz ha detto...

disonestà intellettuale che impera nei centri ddella nostra cultura e ricerca.

Ricambio i saluti. A presto :)