martedì 30 giugno 2009

Berlusconi si fa propaganda con la tragedia di Viareggio. E le TV gli reggono il gioco

Ogni occasione è utile per Berlusconi per cercare di farsi propaganda. Anche la tragedia di Viareggio non ha fermato il Cavaliere. Appena venuto a conoscenza della notizia coglieva la palla al balzo per dichiarare pomposamente alle telecamere: "prenderò in mano la situazione". Peccato che ad attenderlo al suo arrivo in Versilia ci fosse un gruppo di viareggini indignati che lo invitavano ad andarsene al grido di "Buffone!!"
Inutile dire che la notizia è stata data dalle tv asservite al Cavaliere con toni censori nei confronti dei manifestanti. "piccolo gruppo di facinorosi che ha rovinato la visita" li ha definiti il TG5 "pochi cordsi do contestatori e (molti) applausi nell versione del TG1 zerbino di Minzolini.

Negli Stati Uniti Madoff condannato a 150 anni di prigione. In Italia Tanzi verso la prescrizione

Negli Stati Uniti il finanziere Bernie Madoff, responsabile di una maxi truffa ai danni di risparmiatori per 65 miliardi di dollari è stato condannato a 150 miliardi di dollari. In Italia una simile punizione esemplare, utile come deterrente oltre che per fare giustizia è impensabile. Noi siamo il paese che di fronte ai crac Cirio e Parmalat ha pensato bene di depenalizzare il flaso in bilancio e ridurre i termini di prescrizione dei reati. Infatti l'ex patron di Parmalat Callisto Tanzi ha buone possibilità di venire assolto proprio per scadenza dei termini di prescrizione. Con buona pace di tutte le persone che in buona fede erano stati indotti a sottoscrivere i bond Parmalat da partre di banche senza scrupoli che erano a conoscenze dell'imminente fallimento della società di Collecchio

lunedì 29 giugno 2009

Colpo di stato in Honduras. La destituzione del presidente Zelaya conferma la fragilità delle democrazie latinoamericane


Il colpo di Stato nell'Honduras che ha deposto il presidente democraticamente eletto è l'ultimo di una serie di provvedimenti che ha messo in secondo piano quel poco che restava dello Stato di diritto nel piccolo paese centroamericano. A dire il vero a questa situazione ha contribuito non poco proprio Zelaya il quale aveva deciso di indire un referendum costituzionale nonostante la Corte Suprema, appoggiata dal Congresso, lo avesse dichiarato illegale come di sua competenza . Il referendum una volta approvato avrebbe consentito la convocazione di una Assemblea incarica di riscrivere la Costituzione. Secondo l'opposizione e secondo molti osservatori con questa azione di forza Zelaya mirava a modificare il limite di un mandato non rinnovabile previsto attualmente per avere la possibilità di ripresentarsi alle elezioni previste a novembre. Zelaya sosteneva con una buona dose di populismo che l'attuale Costituzione non consentiva la popolo di aver il potere necessario per uscire alla povertà. In realtà la costituzione non gli consentiva di concentrare il potere. D'altronde il tentativo di identificare in un singolo politico gli interessi supremi di una nazione è sempre stato uno dei principali ostacoli allo sviluppo democratico dei paesi latinoamericani.
Pur con tutte queste riserve la decisione di procedere all'arresto e all'espulsione di Zelaya da parte dei militari su mandato della stessa Corte suprema, appare un atto di forza ancora più grave in quanto si tratta della destituzione del presidente scelto dal popolo. Censurato per di più dall'intera comunità internazionale.
Il nuovo presidente pro-tempore è il capo del Parlamento Roberto Michelletti, referente delle opposizioni ma sopratutto delle forze conservatrici.Zelaya, vicino alla politica di Chavez, si è rifugiato in Nicaragua dove oggi c'è una riunone ALBA , L'alternativa bolivariana per l'America latina, alleanza continentale dei governi di sinistra capeggiata dallo stesso leader venezuelano che però in questi tempi appare ridimensionato nella sua azione per gli ostacoli frapposti da Kirchner e Lula, i capi di Stato di Brasile e Argentina le due principali potenze latino-americane.

sabato 27 giugno 2009

La liberalità del Cavaliere e l'impudenza dei disfattisti. Draghi avvisato: "far tacere i pessimisti"


Ennesimo esempio di tolleranza democratica del Cavaliere. Che si sa ha come principale ricetta al rilancio economico della nazionale un sano e provvidenziale ( per lui) ottimismo. Poco importa se i dati macroeconmici indicano un aumento del debito pubblico, della disoccupazione e un crollo del PIL a -5%. La ricetta di Berlusconi rimane sempre la stessa: un ottimismo che non deve conoscere ostacoli, e chi non si adegua a suo parere andrebbe messo a tacere. Tutti quegli enti internazionali e giornali che "un giorno sì e uno no escono e dicono che il deficit è al 5%, meno consumi del 5%, crisi di qui, crisi di là, la crisi ci sarà per fino al 2010, la crisi si chiuderà nel 2011... Un disastro: dovremmo veramente chiudere la bocca a tutti questi signori che parlano, magari perchè di cose che i loro uffici studi gli dicono possono verificarsi, ma che così facendo distruggono la fiducia dei cittadini dell'Europa e del mondo". Un attacco senza precedenti con particolare riferimento alle previsioni fatte dalla Banca d'Italia la cui indipendenza di giudizio dovrebbe essere tutelata dal capo del governo e non messa in discussione. Gli accenti ricordano quelli della crociata contro i disfattisti di Mussoliniana memoria. Nulla a che vedere con uno stile improntato al liberalismo, di cui il Cavaliere mena vanto. Essere liberali non è uno slogan di cui servirsi per fare propaganda, è uno status mentale che andrebbe interiorizzato per poi essere tradotto in adeguati comportamenti. Dubito però che al nostro presidente del Consiglio ciò interessi: chi non è d'accordo con lui gode di una sola libertà: quella di tacere.

venerdì 26 giugno 2009

La ricandidatura di Franceschini alla guida del PD . Ragioni e ombre di un politico al bivio



Franceschini si ricandida a segretario in vista del congresso di ottobre. Subentrato a Veltroni , l'indomani del clamoroso rovescio in Sardegna, ha avuto il merito di riuscire a tenere a galla un partito che i sondaggi davano sull'orlo del crollo finale al trono al 22% dei consensi. Tuttavia alcune ombre aleggiano sul resto del suo operato. Aveva promesso che avrebbe tolto il disturbo proprio in occasione del congresso dopo aver proceduto a ringiovanire le strutture dirigenziali. La decisione di chiedere alla base di rinnovargli il mandato suona come l'ammissione di non essere riuscito a perseguire il suo obiettivo di rinnovamento. Sensazione amplificata dal messaggio video in cui dichiarava " non posso lasciare il partito a chi c'èra prima di me". Di fronte ai mugugni dei colonnelli il buon Dario si è affrettato a precisare che la sua accusa non era rivolta ad alcuna persona in particolare ma è chiaro che il riferimento a chi per 15 anni ha gestito il centro sinistra. I vari D'Alema, Fassino, Rutelli hanno sentito le loro orecchie fischiare e non hanno certo gradito. Anche a livello locale, la pesante sconfitta delle amministrative ha mostrato la resistenza dei cacicchi a difesa delle loro piccole posizione di potere, un conservatorismo sanzionato dall'elettorato in maniera esplicita.
Franceschini ha mostrato di sapersi opporre sul piano dialettico a Berlusconi con grinta ma anche esibendo contenuti. Tuttavia la sua funzione sarà quella di lavorare per far emergere la nuova classe dirigente. Per ora appare difficile rinvenire in lui la statura di leader politico capace di sfidare alle prossime politiche il Cavaliere. E la distanza tra le ambizioni da leader che sembra cullare e le più immediate necessità del Partito Democratico potrebbero essere un ostacolo al buon esito della sua missisone.

giovedì 25 giugno 2009

La prudenza di Obama sulle violenze di Teheran nell'ottica degli equilibri in Medio Oriente


Obama ha condannato le violenze in Iran e ha espresso forti dubbi sulla reegolarità delle elezioni in Iran. Ma pur assumendo questi toni duri ha tenuto a precisare che spetterà sempre all'Iran decidere del suo futuro e che gli Stati Uniti non interferiranno negli affari interni di Teheran. Questa prudenza è dovuta a una valutazione realistica della situazione: il regime di Ahmadinejad spalleggiato dagli ayatollah è ancora forte e l'Iran continua a ricoprire un ruolo chiave negli equilibri mediorientali. L'Iran conta propria su questo: sottobanco proporrà una collaborazione in Afghanistan e in Pakistan ma solo se in cambio verrà lasciata in pace di risolvere i suoi problemi sul piano interno.
Resta in sospeso anche il futuro del nucleare iraniano; su questo punto l'Iran sta alla finestra, osserverà come gli Usa reagiranno alla sfida portata dalla Corea del Nord . In base base alla credibilità con cui Obama saprà affrontare tale problematica , l'Iran si regolerà di conseguenza.

mercoledì 24 giugno 2009

In difesa del bistrattato quorum per il referendum

Ogni qualvolta un referendum fallisce le frustrazioni degli sconfitti si riversano contro il quorum e se ne propone regolarmente l'abolizione. I costituenti che la sapevano lunga, invece lo inserirono considerando requisito imprescindibile che una legge approvata dalla maggioranza dei rappresentanti del popolo potesse venite abrogata dagli elettori sovrani sempre a maggioranza.
Il quorum non è altro che la trasposizione in sede referendaria di ciò che il numero legale rappresenta per i lavori parlamentari. Così come sarebbe ingiusto vedere approvata una legge da pochissimi parlamentari riuniti in assemblea ugualmente è logico rifiutarsi di accettare l'ipotesi di una abrogazione fatta con il consenso del 20-25% dell'elettorato. Eliminare il quorum non sarebbe altro che una scorciatoia che consegnerebbe alle minoranze il diritto di decidere per conto delle maggioranze. In teoria senza il quorum chi promuove un referendum una volta ottenuto il placet della Corte costituzionale non avrebbe alcun interesse a pubblicizzarlo alla generalità degli elettori ma solo alla ristretta cerchia di coloro che già si conosco ne condividono la posizione. Spetta ai proponenti l'onere della prova di dimostrare che la maggior parte dei cittadini è dalla loro parte e qualora in una consultazione referendaria non si raggiunge il quorum ciò assume il significato di una bocciatura della loro azione di cui si dovrebbe tenere democraticamente conto. E' profondamente fuorviante pensare che in un paese come l'Italia, che ha tra i tassi di affluenza alle urne più alti delle democrazie liberali, se la maggior parte dei cittadini non prendono parte alle consultazioni referendaria ciò debba essere interpretato come un segno di superficiale disinteresse per i temi trattati. Spesso le motivazioni sono altre: quesiti troppo tecnici ( come nel caso di questi ultimi referendum elettorali), sfiducia per l'efficacia di un istituto in cui il pronunciamento popolare è stato sovente disatteso dal Parlamento, valutazione negativa sull'opportunità di ricorrere al referendum per affrontare specifiche questioni.
E' indubbio che occorre ridare smalto all'istituto referendario magari aumentando il numero delle firme richieste per la loro ammissibilità. Si può anche modificare il modo con cui è attualmente concepito il quorum, ancorandolo per esempio all'affluenza delle politiche ( quindi fissando il quorum al 50%+1 di coloro che hanno partecipato alle politiche). Ma la sua abolizione in toto metterebbe a rischio il principio democratico secondo cui sono le maggioranze a decidere.

martedì 23 giugno 2009

Amministrative: Sonora bocciatura per il Partito democratico anche ai ballottaggi

Se nelle europee pur cedendo due roccaforti come l'Umbria e le Marche il centro sinistra aveva tenuto, nelle amministrative si è registrato un vero e proprio tracollo. Evidente al primo turno con decine di amministrazioni consegnate alla destra, meno clamoroso ancorché significativo nei ballottaggi con la perdita delle provincie di Milano e Venezia. Ancora più preoccupante la sconfitta di Prato, storico feudo rosso ma che a seguito di una drammatica crisi del tessile è stato conquistato dal centro destra. Un sintomo dell'incapacità del PD di andare incontro alle esigenze della popolazione anche a livello di governo locale. Le crepe si fanno evidenti. Urgono interventi decisi prima di assistere al definitivo crollo dell'edificio del riformismo progressista.

Minzolini , il gossip D'Addario - Berlusconi e le lezioni non richieste sulla vera informazione.



Il direttore del Tg1 Minzolini si è giustificato in un editoriale dell'edizione delle 20 sulla mancata trattazione del giro di ragazze a pagamento transitante per le abitazioni di Berlusconi dicendo che un telegiornale non si occupa di gossip.
Come ho già scritto se il presidente del Consiglko va a letto con delle persone che poi vengono candidate nelle liste del suo partito questo non è gossip ma ha evidenti risvolti politici. Se il Presidente del Consiglio si fa ricattare dalle persone con cui ha avuto rapporti sessuali questo ne indebolisce il ruolo e ciò ha anch'esso rilevanza pubblica. Invece di rispondere ai legittimi interrogativi scaturenti da queste e altre vicende il presidente del Consiglio intende risolvere il problema imbavagliando la stampa libera e se il direttore del TG ammiraglia del servizio pubblico soggiace alla volontà di Berlusconi non parlandone sul suo telegiornale anche questo ha evidente rilevanza. Minzolini dovrebbe chiedere scusa ai cittadini per aver mancato ai suoi doveri di completezza nell'informazione invece di accampare giustificazioni riguardo la sua remissività nei confronti dei poteri forti

lunedì 22 giugno 2009

Perchè il referendum elettorale è fallito? Ragioni contingenti e tendenze di fondo di un istituto in crisi

L'affluenza alle urne inferiore al 25% degli aventi diritto non lascia adito a dubbi: il referendum elettorale è fallito. La formulazione dei quesiti troppo tecnica già in partenza faceva dubitare sull'esito positivo. Il sopravvenuto boicottaggio della consultazione da parte di molte forze politiche, motivato da nobili ragioni di difesa della democrazia ma dietro cui in realtà si nascondevano interessi particolaristici, ha dato il colpo di grazia alle residue speranze. Se queste ragioni spiegano il rovescio contingente tuttavia non fa comprendere la tendenza di fondo che ha portato l'istituto referendario a continui insuccessi dal 1997 in poi. Per un verso si registra una consolidata sfiducia dell'elettorato dovuto al fatto che in molte occasioni la volontà popolare inequivoca è stata stravolta dalle decisione prese in sede parlamentare dalla casta politica. La responsabilità civile dei magistrati, l'abolizione del ministero dell'Agricoltura, il finanziamento pubblico ai partiti, la stessa modificazione in senso maggioritario delle legge elettorale sono tutti argomenti trattati più volte da referendum con verdetti chiarissimi emessi dal popolo di cui non si è tenuto conto al momento di redigere i conseguenti provvedimenti legislativi. Infine occorrerebbe anche riformare le procedure di svolgimento di referendum: da un lato aumentano il numero di firme richieste in modo da porre all'attenzione dei cittadini solo questioni di cui già preventivamente si è accertata l'esistenza di un diffuso interesse presso l'opinione pubblica. E abbassare ( non eliminare) il quorum che nella formulazione attuale del 50%+1 degli aventi diritto favorisce l'appello alla diserzione delle urne come arma tattica dai sostenitori del NO per far fallire il referendum, sommando il proprio dissenso a chi per varie ragioni decide di astenersi.

domenica 21 giugno 2009

La Gran Bretagna su spesopoli scopre la " trasparenza all'italiana "

Sullo scandalo dei rimorsi delle spese personali dei deputati la Gran Bretagna scopre la trasparenza all'italiana: la Camera dei Comuni ha deciso di pubblicare tutti i documenti sulle spese dei parlamentari salvo poi censurarne buona parte dei contenuti con gli omissis accampando la giustificazione del segreto di Stato ben nota dalle nostre parti
Si tratta dell'ennesimo autogol del premier Gordon Brown che mostra di non capire non capire gli umori della nazione che vuole su questa faccenda totale chiarezza
Quasi tutti coinvolti. Anche Tony Blair si è fatto rifare il tetto della casa due giorni prima di dimettersi da deputato. E sul conto del leader conservatore Cameron risulta un rimborso spese improprio per 1000 sterline. Ma con ogni probabilità sarà il primo ministro colui che dovrà pagare più di tutti abbandonando il 10 di Downing Street a causa del crollo verticale della sua

L'Iran al bivio tra i giovani di Teheran che chiedono libertà e la repressione degli ayatollah



La sanguinosa repressione del dissenso che sta avvenendo in questi giorni in Iran segna un punto di non ritorno per la repubblica islamica. Il ruolo della Guida suprema ne esce fortemente scosso: l'ayatollah Khamenei prendendo nettamente posizione a favore di Ahmadinejad e negando i brogli elettorali compiuti dal governo è venuto meno alla sua funzione super partes; e con ciò presso una parte consistente della popolazione ha perso quel residuo di autorevolezza che avrebbe ancora potuto rivendicare. Il Paese è spaccato in due e si trova a un bivio che indipendentemente dall'esito delle manifestazioni di protesta non riporterà l'Iran alla situazione precedente alle elezioni. Mousavi annunciando che avrebbe continuato a scendere in piazza sino al proprio martirio ha apertamente sfidato Khamenei e in caso le proteste abbiano successo non si può non prevedere un ridimensionamento del ruolo degli ayatollah. Qualora invece il braccio di ferro si risolvesse a favore dei conservatori islamisti il regime già ora autocratico si evolverebbe verso uno Stato di polizia permanente che eliminerebbe i residui spazi di libera espressione esistenti. Il fragile e contraddittorio equilibrio che ha retto l'Iran dopo il 1979 è venuto meno per sempre. Resta da capire se il popolo seguirà la strada dei giovani delle piazze o quella del fanatismo liberticida degli ayatollah.

venerdì 19 giugno 2009

Istat e OCSE certificano la cattiva politica economica del governo Berlusconi

L'Ocse parla per l'Italia di "recessione sorprendentemente" forte e certifica che nel 2010 il debito pubblico italiano potrebbe crescere fino a raggiungere il 120% mentre il deficit della finanza pubblica rispetto al PIL raggiungerà il 6%. D'altro canto l'Istat ha annunciato dati sconfortanti per l'occupazione: nel primo trimestre si sono persi 204000 posti di lavoro e il tasso di disoccupazione è previsto che possa raggiungere il 7,9% a fine anno. in poche parole lo Stato sta spendendo molte risorse pubbliche ma con risultati sconfortanti. La domanda dunque è quella che da tempo sto rivolgendo al nostro premier da buon cittadino preoccupato e inascoltato: al di là della solita litania sull'ottimismo quali misure il nostro governo intende prendere concretamente per porre freno alla crisi utilizzando meglio le risorse dei cittadini

Patrizia D'Addario e Berlusconi: il modello politico femminile del PDL


Cherchez la femme. E il Cavaliere torna a inciampare politicamente sul gentil sesso. La pietra dello scandalo stavolta è l'avvenente bionda Patrizia D'Addario, reclutata da imprenditori pugliesi della sanità, i fratelli Tarantini a partecipare insieme ad altre escort di lusso a cene e festini a Villa certosa e Palazzo Grazioli. Sui risvolti di questura vicenda relativi ad eventuali episodi di corruzione è giusto che si occupino i magistrati. Tanto più che la D'Addario è un personaggio esuberante anche per il suo passato fatto di millantate amicizie con Valeria Marini e il mago David Copperfield e una relazione ne più reale con un noto pregiudicato di Bari, noto come "Spaghetto", e denunciato dalla stessa D'Addario per sfruttamento della prostituzione. Il vero problema dal punto di vista politico è che un personaggio così improbabile è stato candidato dal PDL alle elezioni comunali di Bari. Si ritorna dunque alla questione dei criteri per la selezione della classe politica da parte dal Cavaliere già emerse con le ambizioni parlamentari di Noemi, con il tentativo di candidare ex letteronze e gieffine, il ben noto ciarpame di Veronica.
A queste problematiche il Cavaliere rifiuta di rispondere se non con la solita litania del complotto ordito ai suo danni dalla sinistra e dalla magistratura politicizzata. Ma se nella sua concezione della donna il centro destra sembra considerare la competenza un optional, e elevare a elemento sostanziale l'essere una bella figa ( come ama dire il cavaliere) e magari anche un po' mignotta questo non ha nulla a che vedere con un complotto. E semplicemente una degradazione della rappresentanza politica e del talento femminile.

martedì 16 giugno 2009

Berlusconi, il vecchio amico di Obama


Berlusconi si è presentato da Obama come dovrebbe fare uno statista, in maniera sobria e concreta. Ha evitato le battute sull'abbronzatura del suo interlocutore , le corna o le urla sguaiate del G 20. Non ha trattato Nancy Pelosi, da velina o da bella gnocca ma ha colloquiato di politica come si dovrebbe usulamente fare con lo speaker del Congresso degli Statiu Uniti. E difatti la visita è andata bene. Ovviamente per farsi benvolere ha dovutpo promettere l'invio di altri centinaia di soldati in Afghanistan e di accollarsi tre terroristi provenienti da Guantanamo. Ma anche l'importanza della forma ha avuto il suo peso.
Beninteso i rapporti tra americani e italiani sono di lunga data e gli interessi in comune talmente radicati che solo un idiota avrbbe potuto compromettergli. E al Cavaliere, imbalsamato come non mai, è bastato cercare di essere il meno possibile se stesso per far filare tutto liscio. Per i nostalgici di Papi Silvio niente paura: c'è da giurare che al suo rientro in Italia tornerà a vestire i panni dell'inguaribile gaffeur.

Iran: I brogli elettorali di Ahmadniejad e la protesta coraggiosa dei sostenitori di Mousavi


La Repubblica islamica dell'Iran affronta la prima vera crisi di legittimità popolare dalla rivoluzione del 1979: a provocarla le elezioni presidenziali che hanno visto la conferma di Ahmadinejad con le conseguenti proteste dei seguaci del leader dell'opposizione Mousavi che non riconoscono la legittimità del risultato. Manca la prova regina della frode perpetrata da governo e ayattollah ma ciò è imputabile al fatto che non è stato consentito un controllo indipendente con l'accesso vietato agli osservatori internazionali e con i Pasdaran che cacciavano via dai seggi i rappresentanti delle opposizioni a colpi di manganello. Tuttavia gli indizi che portano a massicci brogli sono molteplici: il fatto che in Paese esteso e che presenta grandi difficoltà di collegamento con le province più periferiche i dati elettorali siano stati resi pubblici dopo poche ore dalla chiusura dei saggi ( 20 milioni di voti erano già stati scrutinati nelle prime tre ore); che le varie province presentassero scostamenti ridotti rispetto alla media nazionale come se la grande varietà delle etnie in cui si suddivide l'Iran improvvisamente avesse perso il suo tradizionale peso elettorale; e con i candidati dell'opposizione che perdevano anche nelle loro roccaforti di origine. Un dato in netta controtendenza con il passato: Mousavi subiva una netta sconfitta anche nelle province azere di cui è originario e l'altro candidato Mehdi Karoubi abbia ottenuto nella sua provincia del Larestan appena il 5% quando nel 2005 aveva otenuto una schiacciante vittoria con il 55% dei voti. Nella stessa provincia Ahmadinejad passava da un misero 8% di quattro anni fa ad oltre il 70% dei consensi. Per rendere l'idea è come se le rosse Toscana e Emilia dessero all'improvviso la maggioranza assoluta a Berlusconi o se viceversa la Sicilia vedesse tutti i parlamentari assegnati alla sinistra.
Il popolo iraniano si sente preso in giro e scende in piazza per reclamare il ripristino della verità elettorale. La sanguinosa repressione dei filo islamisti non si fa attendere , con essa emerge la pesante cappa della censura violata dalle immagini trasmesse dagli stessi manifestanti via web.
L'occidente sa di non potersi sbilanciare: un appoggio diretto ai manifestanti da parte dei suoi governi è l'occasione che gli ayatollah cercano per accusare chi protesta di essere al soldo di potenze straniere e così innescare un violento giro di vite. Si viene a creare così il paradosso di un apparente isolamento internazionale che può essere il più prezioso sostegno da dare a chi a Teheran scende in piazza per riappropriarsi della sua libertà

domenica 14 giugno 2009

La nascita delle ronde nere, simbolo del fallimento della politica del governo sulla sicurezza


Dopo le ronde padane, arrivano le ronde nere create dal MSI. Chi le promuove afferma di non aver avere alcun interesse politico, ma in realtà sia il nome sia la divisa, divisa grigia con cravatta nera, anfibi neri , elmetto, e con tanto di aquila imperiale in bella mostra sul basco, fanno chiaramente riferimento alla tradizione fascista.
E' l'ultimo prodotto di uno Stato che ha ormai rinunciato a garantire la sicurezza ai cittadini, e ammettendo la propria incapacità, delega funzioni ai privati. O meglio ai partiti. Per ingraziarsi la Lega, l governo ha dato il via libera alle ronde di partito. Ora la situazione comincia a sfuggire di mano e dopo quelle nere probabilmente qualche gruppuscolo della sinistra extraparlamentare creerà le ronde rosse, magari in connessione con l'estremismo brigatista. Quale sarà l'ulteriore passo, la creazione delle squadracce e delle formazioni paramilitari? Berlusconi rimedi a questo pasticcio da lui creato e restituisca allo Stato il monopolio della forza legittima!

(foto:corriere.it)

venerdì 12 giugno 2009

Bono e Bill Gates criticano l'Italia: "non mantiene l'impegno di aiutare l'Africa"

Secondo un rapporto della "One", l'associazione che combatte la povertà fondata da Bono degli U2 e sostenuta da Bob Geldof, Desmond Tutu e Bill Gates Italia E francia non adempiono agli impegni siglati al G8 di Gleneaglesdi di raddoppiare gli aiuti per l'Africa. Secondo Tutu a oggi l'Italia ha fornito solo il 3% dell'incremento degli aiuti promesso all'Africa quando il primo ministro Berlusconi firmò la dichiarazione di Gleneagles nel 2005. Una grana di immagine per l'Italia che guida il G8,anche se è certo che a l'Aquila l'attenzione non sarà certo concentrata sull'Africa ma sulla crisi economica.
Resta però il dubbio se non sia necessario trovare nuovi sistemi per aiutare i paesi sottosviluppati che vadano al di là dei meri trasferimenti monetari che alla fine rischiano di disperdersi in mille rivoli senza arrivare a chi ne ha davvero bisogno. E' questa la poszione ad esempio della Comunità di Sant'Egidio molto attiva con progetti di aiuto concreti in Africa. Anche se va riconosciuto a Bono e Geldolf di essersi mossi anch'essi in una direzione simile con programmi di aiuto specifici. ( per esempio sull'AIDS).

La visita in pompa magna di Gheddafi e il velleitarismo della politica mediterranea dell'Italia


Gheddafi è stato accolto in Italia con tutti gli onori. Gli è stato concesso di parlare a Palazzo Giustiniani, sede della presidenza del Senato. A dire il vero ha straparlato paragonando gli Stati Uniti a Osama Bin Laden. Sarà curioso vedere di quali contorsionismi verbali si servirà Berlusconi per giustificarsi di fronte ad Obama che lo incontrerà tra pochi giorni, dopo che da mesi il Cavaliere faceva anticamera. Comunque bisogna giudicare queste vicende con realismo: abbiamo bisogni del petrolio e del gas libico e la collaborazione di Tripoli ci è indispensabile per contrastare l'immigrazione clandestina. E infatti anche Baffino D'Alema ha detto di non scandalizzarsi per la visita in pompa magna del rais libico , oggi saldamente al potere nel suo paese in virtù di: 1) la forza della sua ideologia 2) la disponibilità di rendite petrolifera 3) controllo di polizia e politico negli interstizi dei poteri tribali che Gheddafi conduce da quarant'anni. Occorrerebbe però anche evitare di calarsi le braghe ( 5 miliardi di dollari di risarcimenti per danni coloniali sono tanti) e non dimenticarsi che Gheddafi è stato uno dei fiancheggiatori dei più sanguinosi attentati terroristici degli anni ottanta, è stato colui che ha cacciato tutti gli italiani residenti dalla Libia per non parlare dei pogrom ai danni degli ebrei. La comunità ebraica tripolina comprendeva oltre quarantamila persone, dopo le persecuzioni venne cancellata e i suoi membri costretti a una tragica diaspora all'estero. Ancora oggi il colonnello è alla testa dei leader arabi che rifiutano di riconoscere lo Stato di Israele
Tutto questo per porre anche l'accento opportunità fondare non solo con la Libia la nostra politica di relazioni con l'altra sponda del Mare Nostrum.
Andrebbe ripristinata la politica mediterranea che vedeva l'Italia giocare un ruolo di primo piano nell'era democristiana ( Andreotti ne era un convinto fautore) e anche di Craxi che aveva rapporti privilegiati con il nord africa ( vedi Tunisia) e Medio Oriente ( vedi Palestina).Il Mediterraneo nel frattempo è in continuo sviluppo e il Nord Africa registra incrementi annui del PIL incrementa del 4-5%: in quelle zone si diffondono investimenti cinesi, indiani, brasiliani, ma non italiani. Esiste un problema culturale di antico pregiudizio verso i possibili ritorni economici dall'Africa e una atavica tendenza a guardare al di là delle Alpi. Ancora più gravi sono i problema infrastrutturale i nostri porti non sono attrezzati, non abbiamo ferrovie adeguate culturale. A Rotterdam intercettano queste merci che provengono dal Maghreb destinazione Nord Europa anche se arrivano due tre giorni più tardi rispetto a quanto non succederebbe per esempio a Genova. Sono occasioni commerciali che ci lasciamo sfuggire e, nonostante i i media enfatizzino l'importanza della visita Gheddafi, all'orizzonte non si vede una politica organica che possa invertire la tendenza.

mercoledì 10 giugno 2009

L'exploit della Serracchiani sintomo della richiesta di cambiamento della base del Partito Democratico


Deborah Serracchiani, giovane avvocato di 38 anni di Udine ottiene in Friuli Venezia Giulia più preferenze anche di Berlusconi (73.910 contro 64.286 del Cavaliere). La Serrachiani dopo una gavetta nelle istituzioni e nella direzione locale del PD è assurta all'onore delle cronache nazionali con discorso appassionato e fortemente critico verso la dirigenza del partito e proprio per questo accolto da una standing ovation da parte di una base fortemente incazzata . Franceschini ne comprende le doti comunicative e decide di farle fare il grande balzo verso Strasburgo. Intuizione vincente a giudicare dall'esito elettorale. L'exploit della Sarracchiani è indice di un desiderio della base di dare una svecchiata alla struttura del partito dando il benservito a quei dirigenti che da 15 anni . La batosta delle amministrative mostra anche come la ripulita debba essere incominciata dalle realtà locali dove sopravvivono molti cacicchi (per dirla con Zagrebelsky) con ambizioni da ras fascisti. La pluralità è la forza del PDe di Serracchiani se ne possono trovare in tutte le zone dello stivale : se Franceschini vuole dare a quel partito un futuro di alternativa di governo dovrà mostrare attenzione alle forze giovani emergenti che scalpitano sinora frenati da interessi particolaristici e rendite di posizione accumulatesi ad ogni livello negli ultimi anni.

martedì 9 giugno 2009

Berlusconi dice il no al referendum elettorale. Le ragioni di una retromarcia


Il risultato delle europee pesa sugli equilibri del centro destra e crea ulteriori divisioni al suo interno. O meglio mette in evidenza il sempre maggiore isolamento di Fini, legato in questo caso alla conferma della sua intenzione di andare a votare per il Si al prossimo referendum. Al contrario Berlusconi dopo il risultato delle europee ha mutato la sua posizione decidendo di non appoggiare più il movimento referendario. Il Cavaliere sperava di ottenere un risultato elettorale superiore al 40%. In quel caso avrebbe potuto presentarsi con le carte in regola per fare una massiccia campagna a favore dell'attribuzione del premio di maggioranza alla lista più votata ( che in modo da svincolarsi dall'abbraccio alle volte soffocante della Lega. Il brusco ridimensionamento lo costringe a mantenere una posizione più cauta: con il 35% ottenuto il 6 e 7 giugno ottenere il successo correndo da solo sarebbe assai più problematico: non solo ciò porterebbe a un divorzio non ricomponibile con Bossi, ma vi sarebbe la concreta prospettiva di un trasferimento della Lega o di parte dei suoi voti ( una riedizione del Ribaltone del 94) o in alternativa si favorirebbe la riunione in un unica lista delle forze di centro destra. Ecco dunque che con l'attuale rapporto di forze nella maggioranza, il Porcellum rimane la legge elettorale più idonea a mantenere una salda alleanza di governo avente come perno il Carroccio. Non per nulla quella legge fu approvata dal Leghista Calderoli, che la definì con sarcastico autocompiacimento "una porcata", realizzata su misura per tutelare gli interessi padani mantenendo sotto controllo il Cavaliere a cui rimane garantito il potere necessario per coltivare i suoi interessi personali

lunedì 8 giugno 2009

Dopo le elezioni l'Europa si scopre spostata a destra

Il Vecchio Continente dopo le elezioni si scopre nettamente spostato a destra. In tutti i maggiori paesi la sinistra subisce nette sconfitte e in Gran Bretagna e Spagna gli insuccessi di laburisti e PSOE suonano come una decisa sanzione dell'elettorato nei confronti dei governi in carica. IL PPE diventa nettamente il primo gruppo parlamentare nell'Europarlamento: oltre cento seggi separarono popolari e socialisti ( 265 seggi a 162) e anche i liberali tradizionale ago della bilancio a Bruxelles. Dunque il nuovo parlamento che sarà chiamato a approvare la nomina del nuovo presidente della Commissione torni a confermare un esponenete di centro destra, forse lo stesso Barroso
Il governo francese e quello tedesco sono stati premiati perché visti come stati protettori e garanti della stabilità economica. La sinistra invece è stata giudicata dall'elettorato non in grado di dare ricette valide contro la crisi. In un periodo di crisi bisogno si cerca sicurezza e all'elettorato propenda verso le soluzioni conservatrici. Non sono mancate addirittura le affermazioni della destra radicale dichiaratamente euroscettica ( ad es. in Olanda e in Austria) e questo dovrebbe essere oggetto di riflessione da parte delle forze filoeuropee che non riescono ancora a far recepire le istituzioni comunitarie come vicine alle esigenze della popolazioni e meno tecnocratiche.

Elezioni europee: in Italia emerge il voto di protesta. Berlusconi in calo

Calano PDL e PD, in vistosa ascesa Lega e Italia dei valori. Il voto italiano per le europee non registra grandi spostamenti di elettori da una colazione all'altra ma registra il successo dei partiti capaci di incanalare maggiormente il disagio popolare nei confronti delle proposte delle maggiori forze politiche. Berlusconi sconta l'effetto Noemi e vede ridimensionata la sua aspirazione di superare il 40% dei voti, attentandosi invece su un ben più modesto 35%. Ma nemmeno il Pd può gioire: non si è avuto il temuto crollo ma l'arretramento rispetto alle politiche è visibile. tenendo contro del fatto a differenza del 2008 i democratici correvano separati dai radicali, si registra comunque un calo del 3%. Il calo berlusconiano, su cui influisce il massiccio astensionismo della roccaforte siciliana, è in parte compensato a destra dal successo leghista che sfonda quota 10%. fa piuttosto impressione che un partito tradizionalmente scettico verso i migrtanti ottenga un exploit elettorale proprio nel contesto delle elezioni europee. Per l'altro partito protestatario, L'Italia dei valori il trionfo va al di la di ogni più rosea aspettativa: il partito di Di Pietro vede premiare la sua connotazione radicalmente anti berlusconiana, quasi raddoppiando la sua percentuale in rapporto a un anno fa ( dal 4,5 all'85). L'Udc vede premiata una campagna elettorale sobria e attenta ai contenuti con un buon successo che lo attesta attorno al 6.5% ( contro il 5,6% del 2008 Si conferma la tendenza alla semplificazione del quadro politico: tutte le altre formazioni non superano la soglia di sbarramento del 4%. da registrare però un recupero di consenso della sinistra radicale che però a causa delle divisioni interne tra Rifondazione e i Sinistra e Libertà di vendola non avrà rappresentanti a BruXelles.

venerdì 5 giugno 2009

Il discorso de Il Cairo e le priorità di Obama in politica estera

Obama riduce al minimo la visita in Germania e in Francia, e viene sospeso l'incontro con Berlusconi programmato per il 15 giugno. Le Priorità dell'America sono oggi la crisi economica e Afghanistan e l'Europa non è al centro dell'attenzione dell'agenda attuale di Washington. Il centro geopolitico di Washington è il Medio oriente e in particolare il Pakistan. Il discorso pronunciato a Il Cairo di grande apertura senza però che si sia indietreggiato sull'obiettivo di sconfiggere il terrorismo di Al Qaeda va inserito in questa strategia complessiva dell'amministrazione americana

Le riforme del Cavaliere: quando tra il dire e il fare non c'è il mare ma le profondità degli abissi

Berlusconi vorrebbe un parlamento con meno parlamentari. Con la maggioranza che ha non ha che da agire! Berlusconi vorrebbe un esecutivo dotato di maggiori poteri: perchè npon attua quelle riforme che politologi e costituzionalisti gli vanno da nni suggerendo( sfiducia costruttiva, eliminazione dell'inamovibilità dei ministri che possaano essere così rimossi dal premier senza passare per il Parlamento?
La risposta a questi interrogativi risiede nel fatto che il Cavaliere si sia mostrato sempre molto attento a curare i propri interessi personali ma molto meno interessato a operare in funzione dell'interesse generale. Che cosa c'è d'altronde da aspettarsi da chi , pur di impedire all'avversario di governareha fatto approvare una legge elettorale che impedisce al cittadino di esprimere le proprie preferenze ( leggi Porcellum) ?

giovedì 4 giugno 2009

In Iran duro dibattito televisivo tra Ahkmadinejad e Mousavi

Per la prima volta nella storia dell'Iran il presidente uscente si è dovuto confrontare in un dibattito con lo sfidante dell'opposizione. E tra il conservatore moderato Mousavi e Ahmadinejad ci sono state scintille. Mousavi ha rivolto al suo avversario durissime critiche in particolare sulla politica nucleare che a suo dire ha isolato l'Iran proponendo in alternativa un dialogo con gli europei e l'Occidente. Inoltre ha contestato le leggi ingiuste contro le donne e riguardo alla posizione assunta sull'Olocausto: "Abbiamo visto i danni che ha subito il paese quando ha parlato contro l'Olocausto che va considerato comunque un crimine. Ha dato una cattiva immagine del nostro paese all'estero". Le elezioni presidenziali si volgeranno il 12 giugno. Ahkmadinejad vine considerato favorito ma se non dovesse riuscire a spuntarla al primo turno la sua situazione potrebbe complicarsi.

mercoledì 3 giugno 2009

Gran Bretagna: Lo scandalo rimborsi segnerà la fine politica di Gordon Brown?


Politici che usano fondi pubblici per pagarsi i mutui , per fare telefonate private, per acquistare film porno e amenità varie . Lo scandalo dei rimborsi che sta investendo il Parlamento sta trascinando nel baratro il governo Gordon Brown che sta gestendo questa crisi etica molto peggio degli alti leader di partito. Nell'occhio del ciclone il dimissionario ministro dell'Interno Jacqui Smith, il cui marito per noleggiare dvd porno aveva attinto ai fondi del conto spese ministeriale . Ha ugualmente abbandonato l'incarico il ministro per le Comunità locali Hazel Blears che dopo aver venduto la sua seconda casa, l'aveva dichiarata come prima per evitare di pagare le tasse. Inoltre ha ottenuto dei rimborsi per tre diverse proprietà in un solo anno. Altri ministri e sottosegretari potrebbero fare la stessa fine. Secondo i sondaggi in vista delle prossime elezioni europee e amministrative il Labour è accreditato solamente del 18% dei suffragi: un crollo che lo porterebbe a essere solo i quarto partito in Gran Bretagna.
Gordon Brown non è mai stato amato fino in fondo nemmeno tra i laburistri: non essendo eletto primo ministro ma subentrato a Blair e già dunque considerato poco legittimato ad assumere tale carica . Il Guardian, giornale di riferimento della sinistra, ne chiede esplicitamente le dimissioni per consentire al Labour di dare avvio a un nuovo progetto politico.
Il tutto si assomma alla delusione con cui Gordon Brown sta affrontando la crisi economica, dopo che era stato visto come l'uomo adatto per trovare le misure idonee ad affrontare la crisi. Nel primo trimestre del 2009 il PIL del Regno unito ha segnato una flessione del 4,1%

La memoria di Ken Saro Wiwa fa tremare le multinazionali del petrolio


Ken Saro Wiwa era un attivista ambientalista nigeriano che si batteva contro i disastri ecologici compiuti dalle multinazionali del petrolio nel delta del Niger. Saro Wiwa fu impiccato nel 1995 dopo essere stato condannato da un tribunale militare locale che gli negò un adeguata difesda e la possibilità di ricorrere in apello. In questi giorni si è aperto a New York un processo contro la Shell. Secondo l'accusa sarebbe stata la compagnia inglese a fare pressioni sulle autorità locali per mettere a tacere definitivamente Saro Wiwa. I consigli di amministrazione delle compagnie petrolifere sudano freddo: se la Shell venisse riconosciuta colpevole, il verdetto costituirebbe un importante precedente che potrebbe indurre l'industria petrolifera a rivedere le proprie politiche finora seguite nei paesi in via di sviluppo

L'odissea della Birmania e l'ennesimo processo farsa contro Aung San Suu Kyi

Aung San Suu Kyi
Il Myanmar ( ex Birmania) è uno degli Stati più autocratici al mondo, in mano a una dittatura militare che da decenni ha isolato il paese dal resto della comunità internazionale. Il leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, con la sua lotta non violenta ispirata ai metodi di Gandhi, è il simbolo di un popolo che cerca di riacquistare il diritto alla libertà. Da oltre venti anni agli arresti domiciliari Aung è stata nuovamente messa sotto processo per avere cercato di sottrarsi a questa misura.
In realtà si tratta dell'ennesima farsa messa in atto dalla Giunta con il pretesto del tentativo di un americano mormone, John William Yethaw, di raggiungere a nuoto la casa di Aung, Una messinscena volta a eliminare l'unico credibile rivale , anche in vista delle elezioni previste per il 2010. Un processo iregolare e per di più svolto sinora a porte chiuse. Solo Amnesty International ha chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che affronti il problema birmano."Il governo di Myanmar deve liberare Aung San Suu Kyi una volta per tutte, senza condizioni e senza ripristino degli arresti domiciliari", ha dichiarato Benjamin Zaracki, esperto di Amnesty International per il Myanmar.

martedì 2 giugno 2009

Obama apre di nuovo al dialogo con l'Iran

In un intervista alla BBC alla viglia del suo viaggio in Medio Oriente in Europa il presidente americano Obama auspica l'apertura di un dialogo diplomatico con l'Iran. Si tratta dell'ennesima apertura a Teheran dopo il famoso messaggio video inviato in occasione del capodanno iraniano.
Questo tentativo di avvicinamento nasce dalla consapevolezza che l'Iran, paese di 70 milioni di abitanti con ambizioni di leadership regionale, è una pedina fondamentale nell'equilibrio geopolitico mediorientale in virtù sia del suo ruolo chiave nella gestione degli idrocarburi, che della posizione geografica particolarmente delicata nella vicenda irachena e afghana. Gli interessi sarebbero reciproci: da una parte il miglioramento della situazione dei diritti umani e una minore ostilità di Teheran verso l'occidente, dall'altro il pieno inserimento dell'Iran nella comunità internazionale.

Il dittatore Kim designa suo figlio come successore alla guida della Corea del Nord


Stando a quanto riportato da un giornale sudcoreano il dittatore nordcoreano Kim Jong-il avrebbe designato come successore alla guida dello stato comunista il figlio minore Kim Jong-un. Di lui non si hanno fotografie recenti e le notizie biografiche sonoi incerte e scarse: sarebbe nato nell'84, educato in Svizzera fino ai 18 anni per poi ritornare a Pyongyang. La notizia è stata rivelata in un momento ideale per rafforzare il regime dopo le recenti polemiche sui test nucleari compiuti dalla Corea del Nord. Il problema della giovane età del secondogenito di Kim costituirebbe un problema per un paese a maggioranza confuciana e in cui l'aspetto dell'esperienza anagrafica riveste un ruolo importante: per questo si ipotizza che la successione non avvenga in maniera diretta ama attraverso un interregno gestito dal cognato di Kim

I limiti al potere di Re Silvio e la salute di una democrazia


Piovono le critiche su Berlusconni dall'estero: Frankfurter Allgemeine Zeitung ( che lo paragona al dio Giove), Times, Financial Times pongono l'accento sui problemi personali del Cavaliere e sulla vicenda dei voli di Stato in cui Silvio avrebbe fatto viaggiare suoi amici come il cantautore napoletano Apicella. La risposta berlusconiana non si è fatta attendere: si tratta di giornali imbeccati dalla sinistra. Il nostro presidente del Consiglio non coglie occasione per manifestare il suo fastidio nei confronti della libera stampa. Più in generale non ama tutto ciò che può costituire un limite al suo potere: a un livello ben più altro e istituzionale il parlamento per lui è "pletorico" ( magari lo sarebbe meno se lui evitasse di candidarvi il velinume), la magistratura che osa aprire indagini nei suoi confronti è politicizzata, e se il Quirinale osa non firmare i suoi decreti come avvenne nel caso di Eluana Englaro, si minaccia il ricorso al popolo per modificare d'impeto la Costituzione. La solidità degli istituti di controllo rendono forte una democrazia. Il che re vuole essere legibus solutus ne compromette lo stato di salute