Nel suo viaggio in Terra santa benedetto XVI ha compiuto ciò che ci si aspetta da un uomo votato a promuovere la pace. Riaffermando la sua posizione favorevole a un dialogo culturale che non vada nella direzione di un sincretismo religioso, il papa ha offerto in Giordania la mano tesa all'islam, non rinunciando però a ricordare che una religione tradisce se stessa quando diviene pretesto per la violenza. In Israele e Palestina ha promosso la soluzione dei due Stati per due popoli ( la stessa portata avanti da Obama), invocando la pace sulle martoriate popolazioni di quella terra. E la visita allo Yad Vashem, il mausoleo della Shoah è stata la risposta più eloquente a coloro che accusavano Ratzinger di non essere stato abbastanza esplicito nella condanna dei dei negazionisti.
Pretendere di più sarebbe stato sbagliato: si tratta di una serie di piccoli ma significativi passi che se opportunamente coltivati potrebbero dare un importante impulso eliminare le diffidenze e a instaurare un clima di positivo confronto tra i popoli e le religioni in conflitto nella regione mediorientale.
domenica 17 maggio 2009
La visita di Benedetto XVI in Terrasanta getta un seme di speranza per la pace
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